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Autore: kleines licht    31/05/2010    1 recensioni
" Il dolore era parte di me, mi serviva per andare avanti. Ero diventata qualcosa di irreale, impossibile, immortale e mi era rimasta una sola convinzione a cui attacarmi: i ricordi provocavano dolore. Stavo diventando dipendente dai miei ricordi, mi ci attaccavo con le unghie e con i denti per non cadere."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
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6.Un dolce ricordo

Lentamente il dolore sfumò fino a sparire del tutto con l'arrivo dell'alba, lasciando posto a una voragine buia che non volevo visitare. Sapevo che la causa di quel vuoto era la

mancanza di ricordi ma volevo usare quel poco tempo che avevo prima di cadere nel buio per cercare qualunque cosa facesse riaffiorare la sua immagine. Decisi che, quando sarei

stata sicura di aver ricordato ogni singolo avvenimento del mio passato, sarei tornata nella sua casa, nella sua stanza e avrei atteso li la mia morte perchè, ne ero convinta, la mia

morte sarebbe arrivata non appena il dolore avesse superato ogni limite.

Cercando di non pensare alla mia fine, decisi di ispezionare il castello: nella mia stanza c'erano poche cose appertenenti alla mia epoca, e anche se c'erano erano ricoperte d'oro e

rese irriconoscibili.

Continuai lungo il corridoio ma non trovai nulla a parte ragnatele e candele, per fortuna, spente. Quando scorsi una debole fiamma lontana feci dietro front: il fuoco mi metteva paura

adesso come mai prima d'ora.

Ripassai davanti al quadro con il signore biondo e mi ci soffermai come il giorno precedente: sembrava che quell'uomo volesse dirmi qualche cosa...

Sfiorai la tela con la punta delle dita e notai che mio zio portava un diadema familiare, non sconosciuto ai miei occhi. Il ricordo mi colpì e ,come per miracolo, il vuoto si chiuse un

po'.

                                                                                                          * * *

Decisi che tornare nella sua stanza sarebbe stato un errore: come potevo stargli lontana nella SUA stanza? Così andai nella grande camerata dove,ad attendermi, trovaile altre

camerire. Tutte mi fissavano come se avessi ucciso qualcuno poi una di loro parlò:- Ecco la nostra cenerentola! Che c'è? L'incantesimo è finito?-

Tutte si misero a ridere mentre io arrossivo e guardavo le mie scarpe.

-Oh...forse hai perso la lingua dopo il bacio con il principino!-

Per distrarmi contai a mente i giorni e mi resi conto che ne mancavano solo 5: 5 giorni e sarei andata a casa per il weekend.

Dal piano di sopra sentii chiamare il mio nome: mi stava cercando. Il panico mi travolse: che gli avrei detto? Che avevo paura della governante? O che volevo dimenticarlo perchè non

mi interessava?

La seconda mi sembrava una bestemmia quindi optai per la prima: meglio essere presa per codarda che mentire.

I miei pensieri furono interrotti dalle altre cameriere che avevano ripreso a sghignazzare. Probabilmente mi ero persa qualcosa perchè una di loro mi chiese :-perchè non rispondi?-.

In quell'istante mi venne in mente un'idea: non sarei stata costretta ad ammettere di essere una codarda se lui non mi avesse trovata. C'era un solo posto in cui ero sicura che un

ricco non avrebbe mai messo piede: il sottoscala. Certo, ero pieno di ragni e polvere ma era niente paragonata alla vergogna che avrei provato se lui avesse riso di me.

Corsi nel mio nascondiglio e rimasi immobile, quasi senza respirare. Sentivo chiaramente quello che avveniva all'esterno: qualcuno urlava il mio nome, alcune camerire preparavano la

cena e fuori inizia a piovere. Poi tutto tacque. Nessuno urlava più il mio nome, i mestoli non sbattevano contro le pentole. Si sentiva solo la pioggia contro il vetro.

Un senso di tristezza inondò: non gli importava più di me. Le lacrime iniziarono a scendermi lungo le guance e, per evitare di singhiozzare, chiusi gli occhi cercando la calma che

sembravo aver smarrito. Dopo alcuni minuti che passarono lenti come ore, una luce filtrò sotto le palpebre chiuse, costringendomi ad aprime gli occhi. Davanti a me trovai i suoi dolci

occhi verdi che mi fissavano. Non aspettò la mia reazione: mi baciò come se non ci vedessimo da anni. Il bacio finì troppo presto: anche Edward la pensava come me, glielo si

leggeva in faccia.

Senza parlare mi prese per un braccio a mi portò nella sua stanza, mi fece sedere e iniziò a gurdarmi. - Volevo farmi venire un infarto eh?- sussurò.

-scusa...-

-tieni, l'ho trovato mentre ti cercavo e mi sembra adatto a te- mentre parlava mi mostrò un bellissimo diadema dorato, intarsiato con motivi floreali.

Non me lo fece toccare: me lo allacciò al collo poi iniziò a baciarmi fino a che i miei occhi non si chiusero e mi persi in una dolce incoscienza.

                                                                                                               * * *

Il ricordo scomparve con la stessa velocità con cui era arrivato e lasciò una dolce nostalgia che mi cullò in un sonno strano e senza sogni.

 

 

 

 

   
 
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