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Autore: Ale Kanou    02/09/2005    10 recensioni
“Da cosa sei scappata?” le chiese lui. Sanae per un attimo non rispose poi, guardando diritto davanti a sé aggiunse a bassa voce “Dai fantasmi del passato…”
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 19: Scontri


I due ragazzi giapponesi rimasero a guardarsi per qualche secondo senza parlare: erano passati più di due anni dall’ultima volta che si erano visti e il loro addio non era certo stato dei più cordiali. Entrambi ricordavano quel periodo: stavano disputando il Campionato Mondiale in Francia.

Fin dall’inizio Genzo si era dimostrato più scontroso del solito con tutta la squadra e con Tsubasa in particolar modo: cosa che stupì un po’ tutti i membri della nazionale nipponica che, conoscendo i due ragazzi da anni, li ricordavano grandi amici fin dai tempi della scuola inferiore.

Anche Tsubasa in quell’occasione era apparso agli occhi di tutti molto diverso: era sempre nervoso in campo e si limitava a scambiare solo poche parole con i vecchi amici. Strano per lui che era sempre stato una persona solare e amichevole…lui che in quegli anni era riuscito con la sua forza d’animo e il suo entusiasmo contagioso a far raggiungere livelli mai sperati alla squadra del sol levante.

La tensione tra i due ragazzi esplose una sera a cena. Ozora e Wakabayashi erano seduti uno di fronte all’altro e nessuno dei due in tutta la serata aveva aperto bocca.

Alcuni dei giocatori giapponesi al tavolo, di fronte all’atteggiamento distaccato di entrambi i fuoriclasse, si ritrovarono a commentare a bassa voce che, il fatto di militare nei campionati esteri, evidentemente cambiava anche il carattere oltre che il modo di giocare delle persone.

Ishizaki, notando l’atmosfera pesante che regnava nella sala, aveva tentato come al solito di stemperare gli animi con una battuta spiritosa “Hey Tsubasa…allora raccontaci…come sono le brasiliane?”

Il ragazzo che in quel momento stava pensando a tutt’altro, alzò sorpreso la testa verso il compagno di squadra. Non sapendo come rispondere alla sua domanda, si ritrovò a fare solo un mezzo sorriso, cosa che scatenò subito le insinuazioni di molti dei presenti che, di fronte al silenzio del loro capitano, avevano pensato immediatamente che stesse nascondendo loro qualcosa.

“Figuratevi se lui ha in testa qualcos’altro oltre al pallone…” Il tono sprezzante con cui Genzo pronunciò quella frase non sfuggì a nessuno dei presenti, lasciando tutti ammutoliti.

Ishizaki tentò subito di intervenire “Ma dai Genzo…anche Tsubas…” ma fu interrotto dalla voce tagliente dello stesso attaccante “E tu che ne sai Wakabayashi?”

Lo sguardo del capitano nipponico nei confronti del portiere era glaciale mentre pronunciava quelle parole.

Genzo per niente intimorito dalla cosa, proseguì con tono fintamente ironico “Vuoi forse dire che per te c’è qualcosa di più importante del pallone? Tsss…non farmi ridere…”

Tsubasa si alzò dalla sedia all’istante infuriato e allungando un braccio verso il portiere, lo afferrò per la maglia dicendogli “Tu non sai un cazzo di me…”

Genzo a sua volta scattò in piedi e con un gesto brusco allontanò la mano di Ozora; una furia cieca lo stava pervadendo, mentre l’immagine di una meravigliosa ragazza che lentamente si stava consumando per un amore non corrisposto, gli riempiva la mente.

Guardando diritto negli occhi il suo capitano gli sibilò “Io so solo che per la tua cazzo di carriera sei disposto a mandare tutto a puttane…tutto e tutti…” Così dicendo, il numero uno abbandonò la sala, lasciando tutti i presenti esterrefatti e Tsubasa ammutolito.

Il vero significato di quelle frasi sfuggiva a molti dei ragazzi presenti, ma una cosa era certa…era successo qualcosa tra i due giocatori, qualcosa di grave che aveva incrinato per sempre un’amicizia che durava ormai da anni.



“Ozora.”
Senza neanche accennare ad un sorriso, Wakabayashi si era limitato a salutare il connazionale pronunciando il suo nome, per poi rivolgere la sua attenzione agli altri giocatori della squadra spagnola.

Anche Tsubasa non aveva mostrato alcun entusiasmo di fronte al vecchio compagno di squadra, non facendo il minimo accenno a stringergli la mano.

Improvvisamente l’attenzione di tutti fu attirata dall’allenatore della squadra tedesca che, avvicinandosi al suo portiere titolare, gli chiese in tedesco “Wakabayashi non ho ancora visto Nakazawa in giro. Eravamo d’accordo che sarebbe venuta qui oggi…ha accettato di fare da interprete in questi giorni…”

Genzo si sentì all’improvviso un macigno sul cuore. Non aveva la più pallida idea che Sanae fosse stata contattata per lavorare per la società…e questo complicava terribilmente le cose. Ma soprattutto si sentì sprofondare sentendo pronunciare il cognome dell’amica di fronte ai giocatori presenti...e ad uno in particolar modo.

Guardò per un attimo Ozora con la coda dell’occhio, sperando con tutto il cuore che non avesse ascoltato una solo parola di quello che l’allenatore gli aveva detto…ma l’espressione sul volto del connazionale non fece altro che confermare le sue paure.

Tsubasa rimase per un attimo senza fiato.

NAKAZAWA… NAKAZAWA… NAKAZAWA…

Solo questo aveva capito della frase dell’allenatore tedesco…ma quell’unica parola lo aveva fulminato all’istante.

Improvvisamente si ricordò di una telefonata fatta tempo addietro… “E’ partita per l’estero…è andata a studiare in Europa…” così gli aveva detto Ishizaki.

Nakazawa…non poteva essere una casualità…la ragazza che aveva appena sentito nominare non poteva essere che lei. Sentì una morsa serrargli il cuore e mille ricordi prorompere nella mente.

Mentre Genzo stava per rispondere al suo allenatore, si sentì afferrare violentemente il braccio e giratosi, si trovò di fronte due occhi azzurri furenti.

Incurante della presenza degli altri ospiti, Karl si rivolse al suo portiere con tono aggressivo “Che cazzo hai detto a Sanae? Dimmelo Wakabayashi! Che cosa l’ha sconvolta così?”

Serrando le mascelle e senza rispondere, Genzo lo oltrepassò ma dopo pochi passi si fermò dietro di lui, rispondendogli a bassa voce “Non spetta a me dirtelo Karl…”

Schneider, serrando i pugni, si allontanò velocemente dalla terrazza estraendo dalla tasca della giacca le chiavi della macchina.

I presenti rimasero in silenzio di fronte allo scambio di battute dei due giocatori: non conoscevano la lingua tedesca, ma era evidente che i due ragazzi stavano discutendo…l’espressione delle loro facce era inequivocabile.

“Women!” (Donne!) sospirò l’allenatore tedesco, scatenando l’ilarità di buona parte dei presenti che avevano udito la parola pronunciata in inglese dall’uomo (l’unico che aveva capito ciò che i due ragazzi si erano detti).

Tsubasa fu l’unico a non sorridere della battuta: le sue labbra erano serrate e i lineamenti del suo viso erano tiratissimi.

SANAE…anche Schneider aveva pronunciato quel nome.

Ormai non aveva più dubbi…era lei…
  
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