Savoir-faire ~ Perché
sul lavoro ci vuole competenza.
Herr Rosenthal
era un ometto in gamba. Quando gli dissero di consegnare il testamento del
barone al suo unico erede vivente [e si
ricordi che si dice Frankensteen, non Frankenstein!]
non presentò alcuna obiezione all’idea di viaggiare per più
di diecimila miglia, di solcare l’oceano per andare da lui a cercare di
convincerlo ad accettare un’eredità non voluta – i giovani d’oggi!
Non riuscivano proprio ad apprezzare ciò che gli veniva offerto – perché
cosette come i suoi reumatismi erano nulla, bazzecole, a confronto dell’incarico.
No, Herr Rosenthal non
avrebbe mai deluso un cliente; Herr Rosenthal sapeva fare bene il suo mestiere.
Sfortunatamente,
però, Herr Rosenthal
non si era mai trovato in una situazione simile – di fronte ad un simile
personaggio.
« Lei è
Igor? »
« Può
darsi. Lei chi è? »
« Herr Rosenthal. »
« Davvero? »
« Ha sentito
parlare di me, dunque? »
« No. »
« Ma…! »
« Cosa? »
« Ha appena detto
Davvero?. »
« L’ho
detto. »
« E dunque? »
« E dunque
cosa? »
« Nulla. Pensavo
mi conoscesse. »
« Se l’avessi
conosciuta non avrei detto Davvero?, Herr Rosenthal. »
« …
Capisco. »
« Beh, è
stato un piacere. Arrivederla. »
« No, aspetti
un momento. »
« Cosa c’è
ancora? »
« Io… Dunque, lei è o non è Igor? »
« Dove vuole
andare a parare? »
« Ho un
incarico per il signor Igor. Deve andare ad assistere il nipote del dottor Frankenstein… »
« Oh! In tal
caso sì, sono io Igor. »
« È un
immenso sollievo. »
« Bene, allora
posso andare? »
« Certo. In
paese troverà ad attenderla la giovane Inga,
sarà l’assistente del dottore durante la sua permanenza in
Transilvania. »
« Mi sembrava
di aver capito che sarei stato io l’assistente del dottore durante la sua
permanenza in Transilvania. »
« Ma certo, ma
certo. Vede, Inga è semplicemente più… »
« Più
cosa? »
« Ehm… Esperta, potremmo dire. »
« Esperta? È
stato mio nonno a servire per primo il nonno del dottor Frankenstein. Vuol forse farmi
intendere che mio nonno era anche il nonno di questa Inga?
»
« Oh, no, non
vedo una grande somiglianza. »
« Vorrei ben vedere.
»
« Senta, al
dottor Frankenstein junior saranno assegnati due assistenti, le va bene? »
« Più
che bene. Il doppio, direi. Ma scusi, perché lo chiede a me? »
« Cosa? »
« Dovrebbe
chiederlo al dottor Frankenstein junior. È a lui che saranno assegnati
due assistenti, no? »
« … Vorrebbe
partire, prego? »
« Oh
sì. Lei non viene? »
« No, il mio
lavoro è finito qui. »
« Si faccia
coraggio. Magari nel prossimo film avrà un ruolo maggiore. »
L’uomo ricurvo
strizzò gli occhi scombinati, sorrise dolcemente e trotterellò
avanti sulla strada, lasciando al perplesso Herr Rosenthal soltanto la visuale della sua gobba ballonzolante
sulla spalla. Già, probabilmente, Herr Rosenthal non era abbastanza in gamba da trattare
tranquillamente con personaggi come quell’Igor.
« Buon
viaggio! E saluti da parte mia Frau Blücher. »
Il gobbetto agitò allegro un braccio, mentre da qualche
parte alle sue spalle echeggiavano dei nitriti di cavalli terrorizzati.
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Spazio (sempre più insano) dell’autrice
Beh,
nasce come una nonsense demenziale, perciò immagino che vada letta come
tale. ^^
Oh,
qualche spiegazione è d’obbligo.
Ho sempre
amato il capolavoro di Mel Brooks Frankenstein
Junior alla follia; Igor è semplicemente il mio mito, e Marty Feldman è uno degli
attori che mi hanno colpita di più in assoluto, per la mimica e la
comunicatività anche non verbale. Sono mesi che mi crogiolo nel
desiderio di scrivere qualcosa su un personaggio così amabilmente matto –
un matto diverso dal Cappellaio di Alice, un matto tutto particolare, il matto
più demenzialmente ironico ed ironicamente
demenziale della storia del cinema – ma non trovavo mai l’idea
giusta.
Poi mi
è venuto in mente: chissà com’è andata quando il
flemmatico Herr Rosenthal è
andato da lui a dirgli che doveva lavorare per Frederick?
Ovviamente non è nulla di che. Consideratelo un minuscolo e umilissimo omaggio senza pretesa alcuna.
[ Peccato;
avrei voluto dare alle frasi “Arrivederla” e “Vorrei ben vedere” più enfasi. xD
Povero Igor. ]