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Autore: beat    01/06/2010    5 recensioni
Sapeva bene anche lui che Aiolos, l'Aiolos che voleva ricordare, era stato per tutti loro maestro e guida, prima ancora che amico o compagno. Lo sapeva bene Aphrodite, e non gli era facile dimenticare la sua luce. Nessuno di loro avrebbe mai potuto diventare tanto dorato e luminoso.
[Fiction paetecipante al "Contest Cinque Stagioni - Tema Primaverile" indetto dai GoldSaint sul forum di Gold Insanity]
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Leo Aiolia, Pisces Aphrodite
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

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Titolo: Notte senza luce
Autore: Beat
Personaggi: Pisces Aphrodite, Leo Aiolia, luminosissima non-presenza di Aiolos
Genere: Malinconico
Rating: Verde
Note: Storia ambientata a tre anni dalla Notte degli Inganni. Abbiamo un leoncino di dieci anni che si confronta con Aphrodite. Perché 'Phro? Perché questa storia doveva svilupparsi diversamente, solo che il progetto originale è fallito. In ogni caso era la persona più indicata da far confrontare con Aiolia, in quanto fa parte del gruppo dei “più grandi” tra i Gold. Shura non era il caso (l'Angst ci avrebbe ucciso tutti) e DeathMask… no, davvero, ce li vedete Lia e DM faccia a faccia?
Ho scelto di ambientarla tre anni dopo la morte di Aiolos perché in quel periodo Aphrodite non sapeva ancora di Saga e del suo complotto. Volevo un confronto “sincero”.
Buona lettura.


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Notte senza luce

Erano passati tre anni da quella notte.
Tre primavere che si erano susseguite così, semplicemente, una dopo l'altra. Il tempo non si fermava per nessuno, tanto meno per i mortali. Tanto meno per i morti.
Erano passati tre anni da quella funesta notte in cui tutto era cambiato.
Tre anni, e da allora nessuno osava più nominare Aiolos di Sagitter.
Non bisognava parlare di lui, empio traditore della causa e della dea.
Il suo nome era ora sinonimo di vergogna. Il suo ricordo era stato coperto di fango.
Lui, che era stato il più luminoso tra quei giovani guerrieri della speranza, ora era al pari del più gretto degli scarti.
Di lui non rimaneva più nulla.
Nemmeno il corpo era stato ritrovato. Sottovoce, timorosi, si mormorava che lo stesso Zeus si fosse così sdegnato da aver ridotto in cenere quelle empie spoglie.
Tutto quello che di Aiolos restava era una tomba vuota, posta lontano dai bianchi templi del Santuario. Solo il ventoso promontorio e il mare ad accompagnare il suo eterno sonno.

Aphrodite, Cavaliere d'Oro dei Pesci, era in piedi, maestosamente ritto di fronte alla croce di legno su cui era stato inciso per l'ultima volta il suo nome.
Solitario, fissava quel sepolcro vuoto, in silente attesa.
Era la prima volta, in quei tre anni, che aveva sentito la necessità di recarvisi. Non sapeva nemmeno lui perché, ma all'improvviso aveva avvertito il bisogno di confrontarsi con quella lapide muta.
E ora era lì, in attesa di non si sapeva bene cosa. Semplicemente in attesa.
Il sole, dorato come non mai, stava placidamente scendendo, tuffandosi senza fretta nel mare tinto di rosso.

“Che ci fai tu qui?”

Aphrodite voltò appena la testa, saettando lo sguardo verso Aiolia di Leo. Lo vide agitarsi nervosamente a qualche metro da lui, apparentemente indeciso se avvicinarsi alla tomba del caro fratello o mantenere le distanze dal suo collega.

“Ti ho fatto una domanda!”

La brezza della sera gli scompigliò i capelli, il viso accarezzato da ciuffi ribelli, così straordinariamente sanguigni con la luce del tramonto. Lo vide passare il peso da un piede all'altro, e non mancò di notare come le mani erano andate a serrarsi in pugni stretti.

“La tua poca cortesia non mi incita certo a risponderti, Leo.”
“Al diavolo!” sussurrò l'altro, ma abbastanza forte da farsi sentire.
Un invisibile sorriso si dipinse sulle labbra di Aphrodite.
“Me ne vado, non preoccuparti. Non ho comunque tempo da perdere in un posto del genere.”

Fu quasi un ringhio quello che sentì provenire da Aiolia, giusto un istante prima di venire buttato a terra, con il ragazzo che gli si era praticamente gettato addosso.
Aphrodite si sentì afferrare con veemenza per il collo, e se resistette alla tentazione di piantargli un centinaio di rose in corpo fu solo perché, velocemente come aveva attaccato, altrettanto rapidamente Aiolia si era ritirato. Aveva fatto un balzo all'indietro, ripristinando la distanza di sicurezza.
Aphrodite si rimise in piedi di scatto, una mano appoggiata sul collo e l'altra pronta ad evocare le rose.
Piantò gli affilati occhi azzurri su Aiolia, ma il leoncino stava evitando il suo sguardo.
Accovacciato su di una roccia a picco sul mare, teneva gli occhi fissi sull'orizzonte. Il sole era quasi completamente tramontato, e tutto intorno a loro si era tinto di rosso e oro.
Lo sapevano bene entrambi che non si sarebbe scusato, ma Aphrodite preferì sorvolare, per questa volta, sull'educazione, intuendo che il ragazzino si era già pentito del suo gesto sconsiderato. Che era irruento e avventato era ormai cosa risaputa.
Gli lanciò un'ultima occhiataccia, prima di voltarsi per andarsene.

“Perché è finita così?”
“Perché sei una testa calda che agisce prima di pensare.”
“Non intendevo quello…”

Aphrodite si voltò di nuovo verso Aiolia. Lo infastidiva il fatto che Leo lo stesse trattenendo più del necessario, ma era anche vero che erano tre anni che il ragazzino non rivolgeva la parola a nessuno dei santi d'oro.

“Che cosa intendevi, allora?”
“Perché è finita così? Con… con mio fratello…” nemmeno lui ce la faceva a pronunciare il nome di Aiolos. I troppi anni di silenzio pesavano anche per lui.

Aphrodite lo fissò senza dire nulla.
Aiolia era rimasto accovacciato sullo scoglio. Si era accucciato, stringendosi le braccia intorno le ginocchia, lo sguardo fisso sul mare, nel punto in cui il sole era appena scomparso. Stava evitando il contatto visivo con Aphrodite. Nonostante i dubbi laceranti che lo dilaniavano dentro, temeva oltre ogni altra cosa l'ovvia risposta alla sua domanda.

“Perché ha commesso la più terribile delle empietà. Ha tentato di ucci…”
“Non dirlo!”
“Cosa?! Perché non dovrei dire la verità?”
“Come può essere la verità? Come può essere che mio fratello abbia anche solo pensato di fare del male alla dea?”

Aphrodite vide le spalle del piccolo Aiolia tremare. Ma non gli sentì uscire dalle labbra nemmeno un singhiozzo, nonostante fosse evidente che avrebbe volentieri pianto.

“Tutti voi lo avete conosciuto. È stato lui ad addestrarci quando siamo diventati Gold Saint. Lo avete conosciuto tutti, e gli volevate bene. Come avete potuto dimenticare chi era?!”

Aphrodite di nuovo lasciò che il silenzio fosse la sua risposta.
Sapeva bene anche lui che Aiolos, l'Aiolos che voleva ricordare, era stato per tutti loro  maestro e guida, prima ancora che amico o compagno. Lo sapeva bene Aphrodite, e non gli era facile dimenticare la sua luce. Nessuno di loro avrebbe mai potuto diventare tanto dorato e luminoso.
Ma ora, dopo tre anni che il suo splendore era stato oscurato, era più facile essere portati a credere che in realtà tutti loro erano stati così abbagliati da non riuscire a vedere quello che c'era sotto.
La vera natura di Aiolos.
Quella del ribelle.
Del traditore.
Il lupo nascosto nel gregge.
Questo era quello che ormai tutti quanti dicevano di lui.
Questo era quello che Aphrodite si era convinto di credere.
Perché non c'era davvero altra spiegazione per quanto era successo quella terribile notte di tre anni prima.

Ormai era scesa la sera, sempre più densa e scura.
La brezza marina scosse Aphrodite dai suoi pensieri.
Si voltò verso il Santuario: era ora di rientrare.

“Aphrodite…”
“Che c'è ancora?”
“Tu che cosa ne pensi di questa storia?”
“Vuoi davvero sentirmelo dire? Sai benissimo che anche io la penso come tutti gli altri.”
Aphrodite sospirò, passandosi distrattamente una mano tra i capelli.
“Penso che tutta questa storia nasconda qualche cosa di terribile. Ma Aiolos è morto, quindi non posso che fidarmi di quello che dice il Pontefice.”
“Perché?”
“Perché dubitare della sua parola?”

Aiolia non rispose.
Non avrebbe saputo che dire.
Tutta quella storia era qualche cosa che andava troppo oltre le sue capacità. E si odiava, si odiava profondamente perché non riusciva a venire a capo di nulla. Suo fratello aveva dato tutto se stesso per lui, e in cambio lui non riusciva nemmeno a difendere il suo nome.
Aiolia si strinse ancora di più nelle spalle, il viso nascosto tra le braccia che stringevano quasi allo spasmo le ginocchia.
In quel momento dimostrava esattamente i dieci anni che in realtà aveva.
Aphrodite sospirò per l'ennesima volta.

“È tardi. Faresti meglio a rientrare.”
“Non ancora…”

Pisces vide Aiolia sollevare il viso, e guardare il cielo sopra le loro teste. Levò anche lui lo sguardo verso la notte. Non c'erano stelle e senza la luna il cielo sembrava più scuro del solito.

“Ti è mai capitato di svegliarti all'improvviso la notte e nel buio credere che il sole non sorgerà più?”
“No, io la notte dormo benissimo.”
“Che faresti se ti succedesse?”
“Niente. Che dovrei fare? Il sole sorgerà di nuovo. Non importa quanto la notte sia buia e faccia per un attimo dimenticare la luce. Il sole torna sempre a splendere.”
“Lo spero davvero…”
“Cosa?”
Aiolia scosse la testa, mormorando “Nulla”.

Poi si alzò si scatto, saltando giù dalla roccia su cui era stato accucciato tutto quel tempo.
Lanciò un'ultima occhiata ad Aphrodite, prima di cominciare a correre in direzione del Santuario.

E Aphrodite si ritrovò di nuovo da solo, con la sola compagnia di una tomba vuota sul promontorio ventoso.

E la notte nera, senza alcuna luce, tutto attorno a lui.




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Angolo dell'Autrice:




Buooonasera a tutti.
Questa fiction ha partecipato al Contest Cinque Stagioni - Tema Primaverile indetto dai GoldSaint sul forum di Gold Insanity.
Non è il massimo della vita, ne sono consapevole, ma è il meglio che sono riuscita a produrre visto il periodo in cui l'ho scritta. E in ogni caso è colpa di Aiolia che si è rifiutato di fare la semplice comparsa e mi ha rovinato i piani iniziali. *spuccia leoncino*


Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche.

Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!

Beat


   
 
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