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Autore: Tynuccia    01/06/2010    3 recensioni
[Gundam SEED Destiny] Se non ci fosse stato il suo migliore amico a dargli una gomitata nelle costole, molto probabilmente, sarebbe rimasto sulla scaletta con la bocca spalancata per un bel po’ di tempo.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Dearka Elthman, Miriallia Haww, Yzak Joule
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Donne

 

*

 

 “La Voltaire è atterrata alla perfezione, Comandante Joule,” avvisò una Verde, premendo un dito sull’auricolare e voltandosi appena per lanciare un’occhiata al suo superiore, in piedi dietro al Capitano della nave di classe Nazca. “L’Archangel e l’Eternal dovrebbero essere già qui.”

Yzak annuì piano e lasciò cadere le braccia lungo il torace, fino a quel momento rimaste incrociate sul suo petto. Si appoggiò alla sedia con entrambe le mani e si sporse in avanti, schiarendosi la gola per attirare l’attenzione della ciurma presente sul ponte.

 “Le operazioni di riconciliazione con i due equipaggi saranno seguiti esclusivamente da me, dall’Ufficiale Elthman e dal Maggiore Hahnenfuss. Il resto di voi può anche prendersi qualche ora di meritato riposo. Avvertite anche i meccanici, ma dite loro di non rilassarsi troppo: i Mobile Suit sono stati ridotti uno schifo ed esigo che vengano riparati al più presto possibile.”

L’albino ascoltò le parole d’assenso ed inclinò di poco il capo davanti al saluto dei suoi sottoposti, prima di voltarsi e camminare fuori dalla stanza con Dearka al suo fianco.

 “Quanto sei serio,” lo prese in giro quest’ultimo, alzando un sopracciglio. “Non solo quando parli a tutti quei Verdi, ma anche quando non siamo in servizio.”

 “Anche tu sei un Verde,” gli fece notare con fin troppa calma Yzak. “E poi adesso non c’entra niente.”

 “Era solo un tentativo di farti svagare, amico,” si difese il biondo, accettando però la sconfitta mentre levava le mani verso l’alto.

 “Per quello c’è la mia donna,” borbottò a disagio il soldato in bianco, fermandosi improvvisamente. “Piuttosto, è ancora in infermeria?”

 “Con il casino di feriti che c’è stato… Ovvio,” disse Dearka, afferrandogli il braccio e mettendolo sulla strada per l’ambulatorio. “Comunque non era niente di grave, solo qualche graffietto. Starà bene.”

Yzak grugnì qualcosa, neppure minimamente preoccupato, nonostante avesse temuto il peggio quando il DEEP Arms era rientrato nell’hangar, sorretto dal suo GOUF Ignited, ed il volto della sua fidanzata aveva presentato un brutto rivolo di sangue che le correva sull’intera lunghezza della faccia.

Raggiunsero la stanza, piena di soldati, in una manciata di minuti e, non appena il Comandante della nave si fermò sulla soglia, tutti quanti scattarono sull’attenti, ignorando più o meno vistosamente il dolore alle varie parti del corpo.

 “A riposo,” ordinò pigramente Yzak, in quel momento troppo concentrato sul sincerarsi delle condizioni della sua subordinata in rosso che a formalità di quel calibro. Li vide aprirsi, quasi come dei fiori, al suo passaggio. Ebbe la sgradevole sensazione che il pettegolezzo della sua storia con lei avesse già raggiunto le orecchie dell’intero equipaggio nel momento in cui si alzò un ‘Oh’ teatrale, quando si fermò davanti alla ragazza, seduta su una brandina, le gambe che dondolavano come se fosse stata una bambina di cinque anni. Sentì le gote andargli in fiamme e si voltò bruscamente, fulminando con lo sguardo ogni singolo presente nella stanza, compreso Dearka, che era in procinto di capitanare qualche coro spassionato da regalare alla coppia. “Fuori di qui.”

 “Ma signore,” protestò il biondo, facendo il verso agli altri. “Sono feriti.”

 “Devo parlare con il Maggiore da solo.”

 “Bene, gentaglia, lasciamo i piccioncini da soli,” Dearka battè le mani, uscendo, e seguito immediatamente da un gruppo di solidali soldati nei confronti di chi poteva tranquillamente vivere una storia d’amore a bordo di una nave da guerra.

 “Come al solito non ha capito un cazzo,” si lamentò Yzak, tornando a fronteggiare la giovane, che intanto se la rideva sotto i baffi. “Come stai?” domandò poi, alzando un dito per toccare i vari cerotti che le coprivano lembi di pelle sulla parte sinistra del volto. “Stiamo per incontrarci con quelli dell’Archangel e dell’Eternal, te la senti di unirti a me e Dearka?”

 “Ovvio,” rispose Shiho, scendendo dalla sua sedia improvvisata e sorridendogli. “In ogni caso sto benissimo, mai sentita meglio.”

 “Ottimo,” disse Yzak, afferrandola per un polso e trascinandola fuori dall’infermeria. Fece un cenno agli altri, che gli rivolsero ghigni maliziosi e scettici, vista la breve durata del loro incontro, e a Dearka, che li seguì verso l’uscita della nave.

 “Ti sei fatta la doccia prima di farti medicare?” notò curiosamente il Verde, sporgendosi verso la più bassa dei tre. “Non ti bruciavano le ferite?”

 “Per una volta dice qualcosa di intelligente,” convenne Yzak, rimproverandola con uno sguardo. “Sei stata una sciocca.”

Shiho scrollò le spalle e continuò a marciare senza dire mezza parola. Quando capì che i due dietro di lei aspettavano una spiegazione, sbuffò e si voltò.

 “Puzzavo da fare schifo, avrò anche i pantaloni, ma rimango una ragazza,” puntualizzò scocciata. “Sapevo che avremmo parlato con quelli dell’altra fazione e volevo rendermi presentabile.”

 “Ammetti una volta per tutte che sei una fan sfegatata di Lacus Clyne e vuoi solo brillare ai suoi occhi,” la prese in giro Yzak con il solito tono cattivo, così che lo scherzo risultasse pressappoco irriconoscibile alle orecchie della sua fidanzata e del suo migliore amico che, con un sorriso sornione, passò un braccio attorno alla spalla di lui.

 “Qualcuno è geloso, Joule?”

Shiho ridacchiò ed inserì il codice di apertura del portellone, mentre il suo innamorato si esibiva nel suo invidiabile repertorio di insulti, ringraziando il cielo di essere ormai immune al volume spropositato della sua voce.

 “Adesso basta, non vogliamo apparire irragionevoli agli occhi del Comandante Clyne, vero?” sussurrò, effettivamente elettrizzata all’idea di poterla finalmente incontrare. Si chiese se le avrebbe cantato qualcosa, ma la prospettiva di sentire le urla di Yzak ancora più alte per averle chiesto una stupidaggine del genere la fece desistere prim’ancora di poter scegliere una canzone.

Attese pazientemente che il pannello fosse completamente spalancato per cominciare la sua discesa sul suolo di Sextilis, su cui erano atterrati, ma i suoi occhi si fermarono sull’equipaggio dell’Archangel, più in particolare su una giovane ragazza dai capelli castani e corti. Alle sue spalle anche Dearka fu sul punto di gridare il suo nome, ma la sua collega dagli occhi viola fu più veloce e, agitato il braccio a destra e sinistra, sorrise felice.

 “Miriallia!”

Il mulatto rimase attonito davanti ai gesti di Shiho, che ormai era già a terra e stava correndo in direzione della Natural, per abbracciarla, tutta giuliva e gioiosa. Se non ci fosse stato il suo migliore amico a dargli una gomitata nelle costole, molto probabilmente, sarebbe rimasto sulla scaletta con la bocca spalancata per un bel po’ di tempo.

 “Forza, non perdiamo minuti preziosi,” lo riprese Yzak, continuando a scendere i gradini, nonostante fosse altrettanto basito di fronte alla calda reazione della sua sottoposta. Non che fosse fredda, ma quella era probabilmente la prima volta che la vedeva alle prese con un’amica femmina. Nascose un sorriso intenerito mentre lui e Dearka passavano alla destra delle due giovani, ancora strette in un abbraccio. Arrivarono di fronte al capitano dell’Archangel, Murrue Ramius, che li accolse con un cortese inchino, prima di stringere loro la mano.

 “Quelli dell’Eternal?” domandò Yzak, dopo che la donna ebbe finito di spiegare i loro piani. In sottofondo vi erano le chiacchiere concitate di Shiho e Miriallia ed il borbottio di Dearka, sia per aver rivisto la sua ex, sia per la presenza di Mwu La Fllaga al fianco della bella Murrue, che l’aveva scioccato non poco.

 “Si scusano, ma hanno preferito dirigersi direttamente su Aprilius One,” spiegò lei, incurvando leggermente le labbra verso l’alto. Si voltò poi verso il mulatto soldato con la divisa verde. “Sono contenta che tu stia bene, Dearka-kun.”

Lui si grattò nervosamente la nuca, ghignando come un vero mascalzone: non aveva mai fatto mistero dei suoi pensieri riguardanti il Capitano Ramius. Se solo avesse avuto dieci anni di meno… l’età di Miriallia, circa.

 “Non sei cambiato di una virgola,” borbottò Mwu, afferrandolo per un orecchio bonariamente. “La mia donna non si tocca.”

 “Tsk, non c’è bisogno di dirlo,” si offese l’altro, incrociando le braccia sul petto. Sentì il sommesso ridacchiare degli altri, Yzak escluso, ovviamente. Con la coda dell’occhio riconobbe anche Neumann e sentì un’ondata di gelosia invaderlo, realizzando che quel pallone gonfiato era sempre stato nello stesso equipaggio di Miriallia. Sperò intensamente che non si fosse fatto avanti, nel frattempo, ma giudicando dalla distanza che separava i due poteva stare tranquillo. Forse.

 “Yzak?” domandò Shiho, che intanto si era unita al gruppetto con la sua impensabile amica alle calcagna. Gli rivolse un sorriso a trentadue denti, mentre gli afferrava la stoffa della manica e la strattonava, neanche avesse avuto tre anni.

 “Dimmi,” sospirò pazientemente l’albino, fulminandola però con lo sguardo. “Comunque fai in fretta, questo è un incontro di lavoro, se non l’avessi capito.”

 “Noioso,” lo prese in giro la ragazza, strusciando la testa contro il suo braccio. Vide le sue gote andare a fuoco e dovette reprimere una risata. Puntò l’indice verso Miriallia, rimasta per tutto il tempo a debita distanza da Dearka e con lo sguardo piantato sul terreno. “Possiamo portarla a casa?”

Yzak alzò entrambe le sopracciglia, tanto che sparirono sotto la frangia chiara.

 “Shiho, non è un cane… a meno che non sporchi l’appartamento, comunque, va bene” biascicò, terrorizzato dalla prospettiva di vedere disordine nella loro casa, un po’ troppo immacolata per i gusti della sua fidanzata dal primo giorno in cui ci aveva dormito.

 “Ma non in quel senso!” replicò la tedesca, questa volta ridendo sonoramente. Gli battè un colpo sulla spalla. “Ho invitato Miri a stare da me per qualche settimana, su Aprilius, e ha bisogno di un passaggio. Sulla Voltaire c’è posto, no?”

 “Quindi te ne vai da casa?” fu l’unica cosa che riuscì a dire Yzak, dopo qualche secondo di silenzio.

 “Solo per un po’,” asserì Shiho, stringendosi nelle spalle. “Allora… andata?”

 “Per me è uguale, basta che non trovi il cadavere di Dearka davanti alla mia camera: sai che non sopporto i cattivi odori. Ora, se vuoi continuare a giocare alla mocciosa, allora, tornatene sulla nave. Qua dobbiamo stipulare un paio di trattative.”

 “Signorsì, mi dispiace Comandante,” annuì lei, mettendosi sull’attenti. Mascherò la propria delusione per l’assenza della sua idol preferita, ma si girò comunque per strizzare l’occhio a Miriallia, che ricambiò con un sorriso gentile.

 

*

 

 “Vuoi dirmi come diavolo facevi a conoscere la ex di Dearka?” domandò Yzak, puntando contro Shiho il cucchiaio con un pezzo di budino sopra, prima di infilarselo in bocca ed attendere la sua risposta, curioso come poche volte in vita sua.

 “Niente di particolare. Prima dello scoppio della seconda guerra era venuta su Aprilius One per un servizio fotografico ed io ero a capo del team di sicurezza. Non ti ricordi? Me l’hai affidata tu quella missione,” spiegò con nonchalance totale. “Ci siamo conosciute e ci siamo confidate, soprattutto.”

 “Ti conviene spiegarmi, allora, perché ha lasciato quel cazzone,” ringhiò l’albino, rubandole il dolce che si apprestava a mangiare. “Non che mi interessi, ma l’abbiamo dovuto sopportare fin troppo tempo!”

 “Non te lo dico, ladro,” borbottò lei, incrociando le braccia sotto al seno. Le bastò, comunque, un’occhiata di fuoco per farle sputare il rospo. Si sporse in sua direzione per avere più privacy, conscia che, in quella nave, anche i muri avevano le orecchie. “Non è nulla di piccante o tragico, nonostante i piagnistei di Dearka suggerissero il contrario. Semplicemente lui ha fatto troppe pressioni a Miri nel momento sbagliato e lei non ha retto lo stress.”

Yzak finì la torta e si appoggiò allo schienale, incrociando le dita sotto al mento. Una versione deludente, non c’era che dire, ma qualcosa nello sguardo della sua compagna gli fece venire un dubbio lancinante.

 “Sicura che non ci sia altro?”

 “Smettila di leggermi nel pensiero!” rise lei, appoggiando i gomiti sul tavolo per potergli mollare una leggera sberla sulla sommità del capo. “Beh, vedi… Lei era anche gelosa marcia di te.”

 Me?!” esclamò l’albino, scandalizzato. “Perché?”

 “Tu e Dearka siete pappa e ciccia. O, almeno, lo siete stati fin quando non ci siamo messi insieme all’inizio della guerra,” spiegò la tedesca, con ancora strascichi di risentimento nella voce. “Io ho avuto la fortuna di appurare che non siete omosessuali, vivendo con entrambi qua a bordo della Voltaire, ma Miri… Beh ha preferito scaricare quell’idiota prima ancora di avere delle conferme.”

Finita la frase, Shiho si alzò e camminò fino alla sua sedia, battendogli delle amichevoli pacche sulla schiena, un sorriso di scherno sulle labbra.

 “Non preoccuparti, comunque. Ha deciso di dargli una seconda chance. Noi donne siamo magnanime,” disse teatralmente. “Ci vediamo dopo in camera, ma tu intanto non lasciare che ti divori il senso di colpa.”

Yzak rimase in silenzio per qualche frazione di secondo, fissando Shiho che stava uscendo dalla mensa con stampato, sulla faccia sfregiata, il più grosso dei sorrisi divertiti.

 “NON MI SENTO IN COLPA, HAHNENFUSS!” urlò, paonazzo, mentre sbatteva ripetutamente le mani sulla superficie liscia del tavolo. L’unica cosa che si potè udire nel silenzio surreale che regnava nella stanza da che lui si era alzato in piedi fu la cristallina risata del Maggiore.

  
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