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Autore: Melanto    03/06/2010    6 recensioni
Fuggire. Reazione immediata dinanzi ad un dolore troppo grande per essere affrontato a viso aperto. Camuffare la sofferenza in voglia di lavorare. Poi partire. Cambiare persino continente per ricostruire precari equilibri su cui camminare in punta di piedi. Dimenticarsi di tutto: amici, famiglia... assopire i ricordi e cullarli come bambini, perché non facciano troppo male, per ricaricare le certezze. E poi... e poi tornare, per affrontare il passato ed i sensi di colpa.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Yoshiko Yamaoka
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Huzi - the saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Huzi

- Capitolo 21 (parte II) -

Più che dormire, quella notte Tatsuya rimase immerso in un irrequieto stato di veglia.
A volte, durante le fasi in cui aveva coscienza della realtà circostante, avvertiva la sensazione che  tutto oscillasse sotto e attorno a lui, ma non avrebbe saputo dire se fossero scosse o solo suggestione: il sonno tornava a blandirlo con attimi di finto riposo.
Si era svegliato definitivamente che il sole era sorto da poco, incapace di rimanere a letto. S’era allora seduto in poltrona, restando con lo sguardo fisso sulla vetrata che restituiva una Nankatsu brillante alle prime luci che facevano timido capolino tra le nuvole addensate nel cielo in banchi disomogenei, ma minacciosi.
I sensi erano in allerta e la spiacevole sensazione che tutto gli stesse sfuggendo di mano lo rendeva ancora più ansioso, ma cercava quasi inconsciamente di controllare il sentimento di paura che sentiva scivolare, gelido, sotto la pelle. Non era un qualcosa cui era molto avvezzo, anzi, solitamente era lui ad incutere timore nel prossimo e non viceversa, ma da che era arrivato in quella città tutte le sue convinzioni e i propositi, che erano stati ampiamente messi a dura prova, stavano cominciando a cedere di fronte alla realtà dei fatti impossibili da modellare ai propri voleri.
Accese la televisione prima di ordinare la colazione. Vedere la propria faccia già al primo notiziario della giornata gli fece arricciare le labbra in maniera talmente minacciosa che sembrava sul punto di commettere un omicidio, e, tutto sommato, l’idea gli era passata per la mente.
Quel maledetto di Morisaki!
La sera prima era stato un incubo! Si era trovato l’albergo assediato da una marea di giornalisti che lo avevano sommerso con le domande che avevano finito di minare le sue convinzioni.

“La popolazione deve sapere la verità!”
“Non potete continuare ad impedire che l’FVO comunichi quello che sta succedendo!”
“Cosa c’è dietro tutto questo?!”

Lui aveva cercato di rispondere nella maniera più diplomatica possibile, dando le informazioni sufficienti a tenere quelle bocche affamate di notizie buone per un po’, ma i risultati non erano stati quelli sperati. Ormai si era arrivati ad un momento in cui non era più possibile tirare troppo la corda. Era stato costretto a dire alla reception di impedire l’accesso all’hotel a tutta la stampa rimasta confinata fuori. Una pattuglia della polizia presidiava l’ingresso, un’altra era appostata sul retro.

“Si tratta di aspettare ancora qualche giorno, signori. Durante il comizio riceverete tutte le risposte che desiderate direttamente dal Prefetto Terobashi.”

Sentì la propria voce, proveniente dal televisore, ripetere quello che la sera prima aveva detto di fronte alle telecamere.
“E’ quindi tutta una mossa politica?!” aveva insinuato un giornalista e lui ricordò di aver fatto un enorme sforzo per non replicare: “Sì, e allora?!”.
“Ogni scelta presa fino a questo momento è stata fatta pensando solo al bene dei cittadini, se stiamo aspettando significa che, per quanto preoccupante, la situazione non è ancora così grave come può sembrare.” ma non era più stato sicuro delle proprie bugie. “Vi prego di attendere solo una manciata di giorni. Stiamo cercando di avere più certezze possibili, ma è un lavoro che richiede tempo e concentrazione, per questo vi pregherei di non disturbare oltre i ricercatori dell’FVO. Grazie per la vostra pazienza.”
Ed era rientrato nell’albergo, sfuggendo le orde di microfoni che avevano tentato di seguirlo assieme al vociare concitato e svelto degli addetti stampa che avevano cercato di fermarlo ed estorcergli altre informazioni. Mentre il servizio veniva interrotto e la cronista riprendeva a parlare dallo studio, Tatsuya avvertì nuovamente la sensazione di piacevole sollievo delle porte dell’hotel che si richiudevano alle sue spalle, isolandolo dall’orda e dandogli un rifugio in cui nascondersi. Una volta al sicuro, aveva severamente proibito ai centralinisti dell’albergo di passargli telefonate. Anche se fosse stato l’Imperatore Akihito. Nessuno avrebbe dovuto disturbarlo ancora più di quanto avessero già fatto con le loro dannate domande e richieste. Lo sapeva anche lui che stavano tirando troppo la corda, che stavano giocando col fuoco e con la vita di centinaia di migliaia di persone. Sapeva esattamente tutto questo, eppure anche lui, incredibilmente, aveva le mani legate dai voleri del Prefetto e non poteva fare nulla. Forse, in parte la colpa era anche sua, che non aveva fatto nulla per arginare la megalomania di Terobashi, sfruttandola, anzi, per i propri scopi, con particolare veemenza.
E dire che all’inizio era stato davvero sicuro di poter piegare Madre Natura ai suoi comodi.

“Anche se ancora permangono strane ombre e domande irrisolte sull’attuale situazione, nonostante le parole rassicuranti del Vice Prefetto, i cittadini di Nankatsu non sembrano più disposti a concedere la loro fiducia, mentre la condizione si fa più drammatica ogni momento che passa. Nuove scosse di lieve intensità sono state avvertite dalla popolazione che, già dalla serata di ieri, ha cominciato ad allontanarsi dalla città.”

Su quella frase della giornalista in studio, il telefono dell’albero prese a suonare, attirandosi la sua attenzione con uno sbuffo contrariato. Con un gesto seccato, Tatsuya spense il televisore, lanciando poi il telecomando sul divano, ed era combattuto tra il pensare che il tutto stesse praticamente sfuggendo loro di mano e il sentirsi quasi sollevato dall’esodo in massa che si stava naturalmente verificando a Nankatsu.
Rudemente agguantò il cordless dal supporto, rispondendo brusco.
“Mi sembrava d’esser stato chiaro ieri sera. Avevo detto di non passarmi nessuna telefonata, nemmeno quelle del Prefetto.”
La centralinista si mortificò, intimorita dal suo tono autoritario. “Lo so, signore, ma si tratta di sua figlia ed ho pensato che, almeno lei…”
Il piglio irato di Kishu s’acquietò all’istante, ma seguitò a mantenere un tono severo.
“Me la passi.”
“Subito, signore.”
L’attimo dopo, la vocina allegra di Kazuki lo fece sorridere di piacere, facendogli accantonare tutte le preoccupazioni che lo stavano braccando da giorni sempre più strettamente.
“Papà! Papà!”
“Principessa. Cosa fai in piedi a quest’ora? Non dovresti essere ancora a letto? E’ pur sempre Domenica.”
“Sì, ma ho chiesto alla mamma di svegliarmi presto così potevo telefonarti!”
L’uomo scosse il capo, con un certo divertimento. “Tua madre ti vizia troppo quando non ci sono. Stai facendo la brava?”
“Certo! Ieri sono andata a vedere il laghetto delle carpe con la nonna!”
“Oh, molto bello. Quando torno porterai anche me?” ma su quella domanda la bambina sembrò mettere il broncio.
“E quando torni, papà?”
Se da un lato, da padre, gli si strinse il cuore nell’immaginare la boccuccia all’ingiù ed il visetto intristito di sua figlia, dall’altra parte, da uomo, il cuore gli si allargò in petto, felice di sapere che esisteva ancora qualcuno cui facesse piacere la sua presenza, visto che, negli ultimi tempi, non era proprio considerato una persona amabile. A-ah, sì, ‘cagacazzi in doppiopetto’ riassumeva bene.
“Presto tesoro, ancora pochi giorni e poi mi prenderò le ferie, così ce ne andremo tutti e tre a quel Luna Park che ti piace tanto, che ne dici?”
“Evviva!” subito la tristezza svanì dalla voce della piccola, in fondo, bastava così poco per far felice un bambino e Tatsuya provò un piacevole senso di soddisfazione nell’essere riuscito ad accontentare almeno una persona. Poteva essere un buon inizio di giornata. Ma quel pensiero venne formulato decisamente troppo presto. L’attimo dopo, il cellulare prese a ruotare sul tavolino basso davanti al divano. Inarcando un sopracciglio, con fastidio, perché non si poteva stare in pace nemmeno la Domenica mattina, Kishu lo raggiunse e l’espressione s’incupì appena un po’ di più quando lesse il nome dell’importuno.
“Allora è deciso, nel frattempo, non far disperare la mamma, va bene?” riprese, riuscendo a mantenere un tono affettuoso con la sua unica figlia.
“Proooomesso!” trillò Kazuki entusiasta e lui la salutò un’ultima volta prima di chiudere la conversazione per intraprenderne un’altra, di sicuro meno piacevole.
“Signor Prefetto.”
“Tatsuya! Si può sapere che diavolo sta succedendo?!” tuonò l’uomo e Kishu suppose che fosse nel pieno di una crisi di nervi. “Gli uffici della Prefettura sono da ieri bersaglio di telefonate allarmate da parte della popolazione, tanto da costringerci a restare aperti anche quest’oggi che è Domenica! Che cosa significa?! Stai perdendo il controllo della situazione?! Ti ho anche visto al notiziario!”
Tatsuya ringhiò quasi la sua risposta. “Sta succedendo quello che i ricercatori dell’FVO avevano già previsto e di cui ero in parte già consapevole io stesso. La gente sta cominciando a porsi sempre maggiori domande, visto che seguita a non avere risposte e, nel silenzio, preferisce allontanarsi da questi luoghi considerati pericolosi. Credo sia comprensibile.” ma per Terobashi non lo era affatto.
“Maledizione, sono stronzate! Il Fuji non erutterà affatto e tu dovresti essere al lavoro per convincere i cittadini a restare nelle loro case! Come diavolo speri ch’io possa tenere un comizio se la città è vuota?! E come speri ch’io possa tenere ancora a bada gli altri Prefetti se vengono a sapere che la città sta già evacuando per conto proprio?!” mentre Akinori seguitava a sbraitare, Tatsuya stringeva convulsamente il pugno. Il viso distorto in un’espressione d’ira repressa in maniera disperata. “Neanche immagini quanti favori dovrò ricambiare per questo! Ed ora datti da fare, vai all’FVO, filtra tra tutte le informazioni quelle per sedare la popolazione ed indici una maledetta conferenza stampa! Per il notiziario delle due voglio sapere che va tutto bene e l’allarme è rientrato, mi hai capito?!” e gli chiuse bruscamente il telefono in faccia senza dargli modo di replicare o solo accennare un ‘Sì’.
Tatsuya abbassò lentamente la mano che reggeva il cellulare, continuando a fissare nel punto indefinito davanti a sé dove aveva fatto ancorare lo sguardo fin dall’inizio della conversazione. La mascella contratta, le nocche livide strette a pugno, il respiro che cercava di mantenersi regolare e alternava boccate profonde e lente. Dentro era proprio come il Fuji, un vulcano in procinto di esplodere.
“Coglione.” esalò avvicinandosi adagio al tavolo del salone. Un bellissimo fascio di orchidee faceva bella mostra nel vaso al centro del mobile. Tatsuya fece spazio tra gli steli, lasciando scivolare il cellulare nell’acqua e abbandonandolo lì, per poi dirigersi al bagno e cominciare a prepararsi.
Differentemente da quanto pensato nemmeno un paio di minuti prima, quella giornata stava già virando sul catastrofico.

Il rumore del traffico, la Domenica mattina, era un qualcosa di veramente strano e sbagliato, come se tutto stesse andando al contrario.
L'esodo naturale si era interrotto a notte fonda, ma era ripreso con le prima luci dell’alba, segno che la popolazione avvertiva distintamente l’incombenza di un pericolo, ma non riusciva ancora a focalizzarne la provenienza e se da un lato Yuzo sembrava sentirsi leggermente più sollevato nel vedere la città svuotarsi adagio, dall’altro era preoccupato che la gente potesse muoversi nella direzione sbagliata.
Appoggiato al vetro della finestra chiusa nell’ambiente principale del terzo piano dell’FVO, il vulcanologo osservava quell’ordinato fuggire con una punta d’apprensione ed una vena di nostalgia.
“Non sembra nemmeno di essere a Nankatsu.” constatò, mentre Ricardo si trovava accanto a lui, appoggiato di spalle allo stesso vetro. Le braccia conserte.
“Se continua così, va a finire che il Prefetto non avrà più nessuno ad ascoltare le sue ciarle.”
Lo disse con un certo divertimento, trovando subito l’appoggio di Toshi.
“Se lo meriterebbe.”
Ma Rita arrivò a chiudere quella pausa per riportare tutti sull’attenti.
“Appena finite re’ vi cuntemplà o’ panorama[1], magari possiamo tornare ad occuparci del Fuji.”
Heil, Hitler.” borbottò Rick in direzione di Yuzo, facendolo sorridere, ma la sismologa aveva ancora un buon udito.
“Se ora dici che sembro Hitler, significa che non mi hai mai vista in versione Caina.”
“Scommetto che saresti adorabile!” cinguettò l’ispanico, sbattendo velocemente le ciglia e Rita lo guardò da sopra gli occhiali con un mezzo sorriso ironico.
Fatìca.[2]
“Sissignora.”
Yuzo si volse, osservando la sua squadra con un sorriso. Si stavano tutti dando da fare, non avevano chiuso occhio, ma continuavano a restare con i nasi incollati ai monitor. Rita seguiva l’andamento del tremore in tempo reale dal suo portatile e passava i dati a Rick, che continuava a creare possibili modelli di variazione dell’edificio vulcanico e dell’andamento del magma. Hisui era in contatto con la sede centrale della JMA, che seguitava a comunicargli, con scadenze di mezz’ora, mutamenti alla rete geodedica e tiltmetrica[3] senza escludere quella meteorologica.
Toshi manteneva la comunicazione con altri team sparsi nei vari FVO, per sapere i loro progressi e comunicare i propri. Insomma, la macchina per la salvaguardia della popolazione ed il monitoraggio del vulcano lavorava a pieno regime.
Poi Rita emise una sorta di ringhio, portandosi una mano al mento.
“Qualcosa non va?” Yuzo le si fece subito accanto, perché quando sbuffava in quel modo significava che c’era qualcosa che la preoccupava.
“Osservavo le profondità…” masticò la donna “…la migrazione ipocentrale si è fermata. Guarda qui.” e gli indicò il modellino sul computer di Rick. Una chiazza rossa, pulsante, rappresentava la sorgente magmatica in risalita che, a sua volta, generava anche il tremore. “Si è attestata attorno a tre chilometri.”
“Praticamente sotto l’edificio vulcanico.”
Mh. I valori sono aumentati e diminuiti in questo periodo, ma non ci sono state variazioni significative. Si potrebbe pensare che la risalita si sia rallentata e assestata.”
“O fermata.” propose ancora Yuzo. Per quanto sarebbe stata una vera fortuna e, di sicuro, tra tutte le loro ipotesi, quella che avrebbe fatto urlare all’intera Prefettura ‘al Miracolo’, il vulcanologo non parve troppo convinto dall’idea che il Fuji arrestasse la sua crisi. “Da quanto tempo è così?”
“Circa sei-sette ore, tra alti e bassi.”
“Io ho rilevato un rigonfiamento simmetrico della struttura.” fece notare invece Rick, indicando i fianchi del cono. “Nessun sollevamento preferenziale, il vulcano si sta deformando in maniera omogenea.”
“Questo ci fa ben sperare nell’assenza di blast[4] laterali.” Toshi appoggiò il viso in una mano, pensieroso. “Ma si potrebbe anche ridurre la possibilità che l’eruzione possa avvenire dal lato delle bocche Hoei, come avevamo sperato. La variazione di temperatura?”
“L’innalzamento è globale.” disse Rick, richiamando i dati delle ultime ventiquattro ore.
Yuzo inarcò un sopracciglio, allontanandosi di qualche passo. “Proverò a vedere che ne pensa il burbero.” ma Hisui lo bloccò.
“Attento, c’è il Vice Prefetto con lui, questa mattina è arrivato presto e sembra sia intenzionato a stazionare nel suo ufficio per tutto il resto della giornata.”
Il vulcanologo sbuffò all’idea di doversi trovare la sua faccia davanti già a quell’ora e mezzogiorno non era ancora arrivato, ma ogni cosa passò in secondo piano quando sentì Rita sbottare quel “Oh.” che si attirò l’attenzione di tutta la squadra.
Osservarono la sismologa assumere una posizione composta sulla sedia, la schiena dritta, le mani sollevate dalla tastiera e lo sguardo fisso al monitor nemmeno fosse apparso San Gennaro su YouTube con un messaggio a reti unificate in cui diceva: ‘Legalize it!’.
“Oh!” ripeté e d’improvviso partì una specie di allarme dal suo portatile che, stavolta, fece girare l’intero terzo piano, azzittendolo all’istante. “Ohohoh! Ci siamo, signori!” rapidamente prese a smanettare col programma, mentre Yuzo la raggiungeva in rapide falcate ed Hisui e Toshi accorrevano dalle loro scrivanie, Rick allungò il collo per sbirciare sul monitor l’oscillare del segnale misurato in tempo reale e digitalizzato.
“Sì! Sì! Ho capito! Piantala di suonare, cazzo!” borbottava la sismologa mentre faceva delle verifiche alla frequenza e all’ampiezza del tremore.
“Che sta succedendo, Rita?”
“Quello che speravamo non accadesse.” la donna si volse, osservandolo con le sopracciglia aggrottate sull’espressione preoccupata. Si spostò appena, permettendogli di vedere il nuovo tracciato assunto dalle vibrazioni ed erano piuttosto chiare. “Si sta armonizzando, Yuyù. Ci siamo.”
“Ci… siamo?” fece sottilmente eco Hisui, come avesse anche solo paura di dirlo.
“Ci siamo…” replicò Toshi con maggiore decisione, levando lo sguardo sugli altri compagni.
“Ci siamo!” sbottò Ricardo, balzando in piedi.
Quella variazione segnò che il tempo rimasto a loro disposizione era ormai agli sgoccioli ed ora non c’era più nulla su cui tergiversare.
Yuzo si mosse velocemente per raggiungere l’ufficio di Hideki, dando disposizioni. “Diramate l’allarme rosso in tutto l’FVO e fate evacuare il personale non necessario. Immediatamente! Contattate gli altri Osservatori e il VRC riferendo le ultime novità di cui credo si saranno già accorti anche loro. Svelti, forza!”
“Di volata!” Rick corse subito nell’ufficio del vulcanologo per utilizzare l’interfono, mentre Toshi ed Hisui s’attaccarono ai rispettivi telefoni e Rita seguitava a controllare l’andamento del tremore dal pc, ricavando un modello per la risalita del magma all’interno del condotto.
Yuzo corse tra le varie scrivanie dove i ricercatori si guardavano attorno spaesati senza riuscire a comprendere cosa stesse accadendo e quanto negativamente si era appena evoluta la situazione, fino a che non sentirono la voce di Ricardo diffondersi dagli altoparlanti.
La sua voce, dalla forte cadenza ispanica, risuonò fin dentro l’ufficio del burbero dove Tatsuya Kishu restava seduto da quella mattina. Il Vice Prefetto sollevò il capo con espressione confusa, interrompendo la conversazione che stava avendo con il Direttore dell’FVO. Le sue iridi scure vagarono per l’intero soffitto, ascoltando il comunicato, ma non riuscendo a comprenderlo pienamente.
Tremore cosa?
Evacuare?
L’unica cosa che aveva capito all’istante era stato che il livello di guardia da Arancione, com’era stato fino a quel momento, era ora divenuto Rosso. E comprendeva benissimo che non fosse un buon segno. Proprio per niente.
Davanti a lui, l’espressione di Hideki non lo rassicurò sulla questione, anzi, vedergli sbarrare gli occhi e togliersi il sigaro dalla bocca, gli provocò una sensazione terribilmente spiacevole che gli fece assumere una postura più composta e attenta.
Mentre il tizio che, per interfono, aveva detto di chiamarsi Ricardo continuava a parlare, la porta dell’ufficio s’aprì di schianto ed il Vice Direttore Morisaki si fece avanti pervaso dall’urgenza.
“E’ diventato armonico, ragazzo?” chiese Hideki e Yuzo annuì grave.
“Proprio in questo istante. Gli altri stanno contattando il VRC e gli Osservatori, non c’è più molto tempo. Ho dato ordine di far evacuare il personale non indispensabile.”
Hideki approvò con un cenno deciso del capo.
“Un momento! Un momento! Non parlate per enigmi come se io non fossi presente!” Tatsuya aveva sollevato le mani, agitandole con un certo fastidio. “Si può sapere che diavolo sta succedendo? Che significa che è ‘diventato armonico’? Cosa è diventato ‘armonico’?!”
Yuzo gli rivolse un’occhiata seria. “Si ricorda il tremore di cui le abbiamo parlato ieri?”
Kishu si ritrovò ad annuire con una certa severità. Da quel poco che aveva capito il ‘tremore’ non era una cosa positiva.
“Fino a pochi minuti fa presentava caratteristiche differenti. Era composto da eventi di breve durata ed alta frequenza, separati da pochi secondi l’uno dall’altro; impulsivi. Indicavano instabilità sotto l’edificio vulcanico, un qualcosa di piuttosto ‘normale’ per un vulcano attivo, un po’ meno se la profondità ipocentrale diminuisce nel tempo. Significa che il magma è in risalita e sta facendosi spazio tra le rocce fredde sovrastanti. Ora, questo stesso tremore non è più una sequenza di piccoli eventi ma è un unico evento continuo.” la conclusione provocò un brivido gelido lungo la schiena di Tatsuya. “Significa che il magma sta degassando. E’ la fase finale che precede un’eruzione.”
Il Vice Prefetto lo fissò a lungo senza dire nulla, prima di distogliere lo sguardo e piegarsi in avanti; i gomiti appoggiati sulle ginocchia e le mani intrecciate sotto al naso. Gli occhi scuri si arenarono in un punto indefinito.
“Quanto tempo?” domandò senza muoversi.
Yuzo inspirò a fondo. “Se siamo fortunati, più di ventiquattro ore.”
“E se non lo siamo?”
La risposta gli fece piegare le labbra verso il basso ulteriormente, mentre il sopracciglio saettava in alto.
“Meno di dodici.”
Tatsuya si vide passare davanti tutta la serie di responsabilità che aveva accettato di prendere su di sé il giorno che aveva deciso di entrare in politica. Tutte, nessuna esclusa. Si diramavano come uno schema a piramide, scendendo a cascata verso quelle meno primarie, ma pur sempre importanti e cui avrebbe dovuto prestare fede. E sulla cima, in alto a tutte, vi era: ‘Fare sempre il bene del Giappone e dei suoi abitanti’, ma la corsa laboriosa per riuscire a diventare Primo Ministro gli aveva fatto accantonare più volte quel proposito fondamentale. Anche lì, a Nankatsu, una volta aveva pensato che dei cittadini non gliene importava un accidenti. Ma ora era arrivato ad un maledetto bivio: continuare con il suo spirito arrivista e diventare sempre più simile al Prefetto, oppure ritornare a perseguire quegli antichi propositi che, nel tempo e venendo a contatto con quella che era la realtà nuda e cruda e decisamente meno idealista della politica, aveva perduto?
E lui ci stava anche a pensare, dopotutto?
“Basta così.” mormorò tra i denti, sollevando di scatto la testa ed assumendo una postura ritta e severa. Terobashi voleva che facesse una conferenza stampa, no? Lo avrebbe accontentato. “Noboyuki.” chiamò, rivolgendo la trequarti ad uno degli uomini che lo scortavano. Quest’ultimo si fece prontamente avanti.
“Sì, signore?”
“Chiama la ShizuokaChannel TV e di’ loro di mandare una troupe perché ho delle dichiarazioni da rilasciare. Avvisali che l’intervista dovrà essere trasmessa in diretta e voglio che sia presente anche l’emittente radiofonica della città. Muoviti.”
L’uomo si limitò ad annuire ed uscire dalla stanza in tutta fretta, estraendo il cellulare dalla tasca. Ma Tatsuya non aveva finito, e si volse all’altro accompagnatore. “Tu, invece, chiama quelli del servizio di distribuzione dei volantini per il comizio, voglio che si facciano trovare qui sotto entro dieci minuti, mi hai capito bene?”
“Sì, signore.”
“E avvisa gli uomini al lavoro nello Stadio Ozora: che sospendano tutto, il comizio è annullato.”
L’altro rimase interdetto per qualche secondo, prima di annuire di nuovo.
“S-sì, signore.”
Tatsuya lo seguì con lo sguardo fino a che anche lui non fu fuori dall’ufficio di Hideki. Una volta rimasti da soli, il Vice Prefetto mosse finalmente le sue iridi scure in quelle di Yuzo, inspirando a fondo, e capitolò. “Mi dica in che direzione dovrò dire alla popolazione di muoversi.”
“Vado a prenderle una mappa.” accordò il vulcanologo, lasciando la stanza. Mentre percorreva il corridoio per raggiungere il proprio ufficio, uno strano senso di sollievo per la decisione presa da Kishu riuscì a sciogliere almeno in piccolissima parte la tensione, ma fu un benessere momentaneo, perché subito un’altra preoccupazione tenne Yuzo in allerta, sollecitando le sue azioni: quella che fosse già troppo tardi.

“Finito!”
A Yoshiko non parve vero d’esser riuscita ad inscatolare, seppur non tutto quello che avrebbe voluto, almeno gli oggetti più fragili. Se il Fuji avesse eruttato, le scosse di terremoto avrebbero fatto sfracellare in migliaia di pezzettini tutti i ninnoli vari sparsi per l’appartamento.
A dire la verità, avrebbe voluto mettere al sicuro anche la montagna di libri di cui disponeva, ma avrebbe avuto bisogno almeno di un altro giorno pieno per quelli, ed era convinta che se avesse provato ad accennare la cosa a Yuzo quest’ultimo sarebbe andato a prenderla di peso per portarla da Taro.
La ragazza sospirò, passandosi il dorso della mano sulla fronte e lanciando una sconsolata occhiata alla super-mensola sulla porta. Non era il caso di mettere alla prova la sua pazienza, dopotutto, e non riuscì a non ridere all’idea di vederlo imbufalito che se la caricava su una spalla a mo’ di sacco per portarla via dallo Studentato.
Lo squillare del telefono la distolse dai suoi pensieri, ma senza far scomparire il sorrisino ironico. Era convinta che fosse proprio il suo apprensivo Prof, ma quando scorse il numero di suo fratello, non si stupì più di tanto.
“Ciao, fratellone!”
“Ma si può sapere quanto ti manca ancora?! Avevi detto che saresti venuta da me in mattinata!”
Lei alzò gli occhi al soffitto con un sospiro. Era bello avere così tante persone che si preoccupavano per lei, davvero. Certo, se solo fossero stati un meno agitati, magari. Ma in fondo, data la situazione, doveva cercare di capirli.
“Stavo per chiamarti, ho finito proprio adesso.”
“Sì, certo. Dovrei crederti?”
“Oh, non ti ci mettere anche tu! Lo sai Yuzo a che ora mi ha telefonato, stamattina?! Alle otto! Praticamente m’ha buttato giù dal letto all’alba!”
“E ha fatto bene. Conoscendo la tua pigrizia, ti saresti alzata tardissimo e a quest’ora non avresti ancora finito.”
La ragazza gli fece una smorfia, tanto non poteva essere vista, ma la sua attenzione venne catturata dal suono del cellulare e stavolta sapeva che fosse Yuzo, ci avrebbe scommesso il mondo.
“Ma vi siete messi d’accordo vuoi due?!”
“Eh?”
“Aspetta un momento in linea, fratellone.” disse Yoshiko, spostando il cordless e rispondendo al cellulare. “Prima che tu possa dire alcunché, sappi che sono al telefono con Taro e tra poco scenderò di casa per raggiungerlo, ok?”
“Yoko, accendi subito il televisore sul canale dell’emittente della Prefettura, presto.”
La ragazza rimase per un attimo perplessa. “Ma… che sta succedendo?”
“Fa’ come ti ho detto, tesoro, e poi fatti venire a prendere da tuo fratello: dovete lasciare immediatamente la città.”
“Come?”
“Avrai tutte le risposte dalla televisione, ma sappi che non accetterò proteste questa volta, è chiaro? Ora devo tornare al lavoro, chiamami quando sarai con Taro.”
Yoshiko si mosse per raggiungere la cucina ancora piuttosto frastornata da quel susseguirsi di informazioni e dall’urgenza che sentiva pervadere la voce del Prof. “Va bene, allora. Ci sentiamo più tardi.”. Il cellulare venne poggiato sul tavolo, mentre tornava alla sua conversazione con il Numero Undici della Nazionale Giapponese. “Ehi, ci sei ancora?”
“Yoko, c’è qualcosa che non va?”
Lei inarcò un sopracciglio, accendendo la TV e pigiando rapidamente sul canale della ShizuokaChannel. Veder comparire la faccia del Vice Prefetto non le piacque affatto.
“Non credo d’esserne sicura, Taro… ma metti il televisore sul settimo canale. E’ importante. Ci sentiamo dopo.”
“Ok.” fu la risposta del fratello prima che entrambi chiudessero la comunicazione. Yoshiko si sedette lentamente, mentre la voce di Kishu divenne l’unica udibile nel silenzio dell’appartamento. In sovrimpressione era fissa la scritta a caratteri cubitali: ‘Pericolo eruzione del Fuji – Stato di massima allerta. Evacuazione in atto.’
Il suo sospetto fu confermato a metà tra un sospiro e la comprensione improvvisa dell’ansia nelle parole di Yuzo. Ormai stava per accadere.

“Cittadini di Shizuoka, fino all’ultimo momento ho sperato di non dover mai comunicare ciò che sto per dirvi adesso, credendo in un diverso destino. Sono il Vice Prefetto Tatsuya Kishu, e mi trovo all’Osservatorio Vulcanologico di Nankatsu. Purtroppo, ciò che poche settimane fa era cominciato come un evento di pura origine tettonica ha assunto connotati imprevisti: il Fuji-san, la nostra montagna sacra, ha ripreso con forza la sua attività vulcanica e minaccia-” ma si corresse. “Anche se ormai è ben oltre la semplice avvisaglia, di eruttare nelle prossime ore. Prego tutti gli abitanti delle città di Nankatsu, Fujinomiya, Fuji e Gotemba, nella Prefettura di Shizuoka, e Fujiyoshida e il villaggio di Narusawa nella Prefettura di Yamanashi di evacuare le proprie case nel minor tempo passibile ed il massimo ordine e di spostarsi in direzione SW e NW per chi si trova a Fujinomiya, Nankatsu, Narusawa e Fuji. Gli abitanti di Fujiyoshida e Gotemba si muovano verso N, NE e SE allontanandosi quanto più possibile dall’edificio vulcanico e dalla Zona1. Non soffermatevi nella Zona2, ma muovetevi direttamente nella Zona3 e oltre, in modo da essere il più al sicuro possibile.”. Mentre l’uomo spiegava, con voce ferma ma calma, quello che stava accadendo ormai da giorni, delle animazioni del Fuji e della probabile eruzione comparvero sullo schermo per spiegare cosa fare e cosa evitare. Dall’esterno, un furgoncino con altoparlante diffondeva le stesse parole della televisione, passando lentamente attraverso le strade cittadine. “Seguite le istruzioni delle forze dell’ordine che vi aiuteranno nell’evacuazione. Non agite di vostra iniziativa e non avvicinatevi al vulcano. Ripeto: muovetevi verso SW e NW per le città poste sul lato Ovest del Fuji e N, NE e SE per quelle poste sul lato Est. Gli agenti di polizia e vigili del fuoco saranno a vostra disposizione nel miglior modo possibile, per qualsiasi aiuto voi abbiate bisogno. L’evacuazione degli ospedali e delle persone impossibilitate a muoversi autonomamente è già in atto. Prego ciascuno di portare delle radio per essere costantemente aggiornati sulla situazione durante gli spostamenti.”. Fece una breve pausa in cui a Yoshiko parve che stesse cercando le giuste parole. Gli vide abbassare lo sguardo per qualche istante, mentre le mani intrecciate tradivano un certo nervosismo. Quando i suoi occhi scuri tornarono a puntarsi dritto nella telecamera, il Vice Prefetto le apparve meno ostico e severo di quanto le fosse sempre sembrato. “Mi rendo conto che questo ordine di evacuazione giunge a voi con un imperdonabile ritardo. Abbiamo confidato che la nostra montagna non ci tradisse, ma, come giustamente mi è stato ricordato: il Fuji è un vulcano, dopotutto, e, come tale, non va mai sottovalutato. La direzione della Prefettura si assume tutte le responsabilità nell’errata gestione dell’emergenza e vi invita a non soffermarvi a lungo nelle vostre case. Prendete solo lo stretto necessario ed allontanatevi il prima possibile dai centri a rischio. Siate prudenti.”[5]

Il messaggio si interruppe e subito venne sostituito dall’edizione speciale del notiziario in cui il giornalista in studio tornò a ripetere tutto quello detto dal Vice Prefetto.
Yoshiko abbassò il volume, portandosi una mano sulle labbra. Doveva essere accaduto qualcosa di davvero importante per aver convinto addirittura quello scettico di Kishu, ma, in fondo, forse non le importava davvero sapere cosa stesse per accadere e quali strani meccanismi si erano definitivamente innescati dentro il Fuji. Doveva solo andarsene da lì e raggiungere Taro, come gli aveva detto Yuzo, anche se non poteva non essere preoccupata per il vulcanologo che sarebbe, invece, rimasto a Nankatsu in attesa del fuoco d’artificio del secolo.
In rapide falcate infilò le scarpe da ginnastica, soffermandosi un attimo ancora sulla soglia della camera. Con occhio critico fece un’ultima valutazione degli oggetti messi via senza tuttavia la lucidità necessaria poiché, improvvisamente, avvertì l’ansia dell’inevitabilità stringerle le gambe e fargliele tremare come fuscelli. Per la prima volta, si rese conto che l’eruzione era più vicina di quanto avesse mai pensato, che davvero la situazione poteva cambiare in un attimo, ma cercò di imporsi di non lasciarsi atterrire da questa consapevolezza e di muoversi per afferrare il piccolo bagaglio che aveva preparato, quando, di colpo, l’intera stanza e tutti gli oggetti in essa presenti presero ad oscillare.
L’Inevitabile bussava alla porta.

Quando la lucina rossa della telecamera si spense, Tatsuya emise un lungo e profondo sospiro, portandosi le mani intrecciate all’altezza del viso.
Avrebbe dovuto aspettarsi una telefonata di Terobashi, ma si ricordò che il suo cellulare stava facendo compagnia alle orchidee nel vaso dell’albergo e si sentì sollevato all’idea.
L’unità di crisi era stata allestita all’interno dell’FVO, in quel terzo piano che era stato ormai sgomberato del personale non necessario. I responsabili della polizia ed i vigili del fuoco, assieme alla Protezione Civile, si trovavano con la squadra di Yuzo, mantenendosi in contatto con tutte le volanti ed i mezzi sparsi per la città per coordinarne gli spostamenti e comunicare loro, in tempo reale, l’evoluzione degli eventi.
“Bel discorso.” affermò Hideki, attirandosi l’attenzione del politico. Quest’ultimo si alzò di slancio.
“Mi perdoni di aver preso in prestito il trono di questo Osservatorio.” disse con sottile ironia, lasciando la poltrona che aveva occupato fino a quel momento. Erano ancora nell’ufficio del burbero e quest’ultimo agitò una mano, abbozzando una sorta di sorrisetto.
“Si figuri, quando vuole. I troni importanti sanno essere decisamente scomodi dopo un po’.” si portò nei pressi della porta, rivolgendosi al suo vice, che restava appoggiato allo stipite. “Vado a dare un’occhiata alla situazione nella sala grande.”
Il Prof annuì, ma non si mosse, tornando a fissare Tatsuya che sostenne il suo sguardo.
“Dovrebbe allontanarsi anche lei. Potrà controllare la situazione stando a Shizuoka, Nankatsu non è più un luogo sicuro.” gli disse il vulcanologo e lui non rispose subito. Avvicinandosi adagio, si sistemò la giacca scura.
“So bene di non esserle simpatico, ma non sono disposto ad abbandonare il campo prima del tempo. Come rappresentante del Prefetto, in questo momento, ho delle responsabilità cui non posso e, dopo quanto accaduto, non voglio sottrarmi. Devo assicurarmi che le procedure di evacuazione si svolgano regolarmente. Noi delle alte sfere abbiamo già fatto troppi torti ai cittadini per delle futilità perché io possa voltar loro le spalle e pensare solo alla mia sicurezza.”
Yuzo non nascose una certa sorpresa per quelle parole, abbozzando un sorriso subito dopo. “Ma la propaganda non era stata sospesa?” cui, incredibilmente, anche Tatsuya incurvò le labbra in una strana smorfia divertita. Il Prof riprese. “Mi segua; nell’atrio del piano è tutto pronto, potrà controllare meglio l’evolversi della situazione.” ed entrambi si mossero lungo lo stretto corridoio che portava alle scrivanie, ma non fecero nemmeno in tempo ad arrivare che una violenta scossa sismica fece tremare l’intero edificio.
Yuzo s’aggrappò ad una delle porte che costeggiavano l’andito per non perdere l’equilibrio, mentre il Vice Prefetto scivolò al suolo, seguendo il percorso della parete e proteggendosi il capo da eventuali crolli. Le vetrate delle finestre tintinnarono come un concerto scoordinato e sembrò dovessero spaccarsi da un momento all’altro, ma rapidamente le vibrazioni scemarono e l’edificio tornò stabile e fermo.
“Tutto bene?” domandò Yuzo all’indirizzo di Kishu, dandogli una mano a rialzarsi.
“Sì… credo. Era… era il Fuji?”
“Già.”
In rapide falcate raggiunsero la sala principale dove i presenti stavano cercando di sistemare le attrezzature sballottate dal terremoto e ripristinare le comunicazioni con gli agenti sparsi per la città.
La prima preoccupazione di Yuzo, però, non era legata a quella stanza e nemmeno al vulcano. Svelto pescò il cellulare, componendo il numero di Yoshiko.
“Tutto bene, voi?” domandò ai componenti della squadra mentre attendeva che la ragazza rispondesse e già il fatto che il cellulare avesse squillato a vuoto per ben tre volte lo mise in agitazione.
“Sì, ormai siamo rodati.” scherzò Toshi.
Yuzo annuì, mentre veniva finalmente raggiunto dalla voce della sorella di Misaki.
“Ehi…”
“Yoshiko, stai bene?”
La risposta che ottenne non gli parve troppo convinta.
“Sì, tutto ok.”
“Sicura?” il tono si fece più apprensivo per quanto cercasse di mantenerlo comunque rassicurante.
“Sì, cioè… più o meno.” la sentì ridacchiare con un certo nervosismo. “Pensavo di aver superato la mia fobia, ma forse devo lavorarci ancora un pochino…”
“Stai andando benissimo, invece. Sei ancora allo Studentato, vero?”
Mh. Sei arrabbiato? Davvero, stavo per uscire, quando mi ha sorpreso la scossa.”
Yuzo sorrise e la voce si fece più morbida e calma. “Non muoverti, vengo a prenderti subito e ti porto da Taro.”
“Ma-”
“Non si discute.” era l’unico modo che aveva per esser certo che lei fosse davvero al sicuro una volta che l’eruzione fosse cominciata. In quel momento, Rick gli si rivolse con una certa urgenza.
“Yuzo, credo che abbiamo un problema! Le immagini del satellite hanno evidenziato una frattura sulla sommità dello Younger Fuji!”
Ma il vulcanologo non ebbe nemmeno il tempo di replicare, che un nuovo sisma, più forte del precedente, tornò a scuoterli con violenza.
“Ci risiamo!” lagnò Hisui, nascondendosi sotto la scrivania, mentre Rita teneva salda il computer e Toshi rimaneva aggrappato ai bordi del tavolo come Rick.
Qualche monitor rovinò al suolo e le sedie si spostarono da sole per effetto delle vibrazioni.
“Che sta succedendo?!” la voce di Yoshiko gli arrivò spaventata e Yuzo, aggrappato ad una scrivania, non fece in tempo acquietarla che il suo grido successivo gli ghiacciò il sangue nelle vene. Udì un tonfo confuso d’oggetti e, poi, più nulla.
Rimase col cellulare all’orecchio per dei lunghissimi secondi, senza dire una parola, senza nemmeno respirare.
Nessun rumore, all’altro capo, nessuna voce.
Gli occhi si sbarrarono e a stento riuscì a riconoscere il proprio timbro.
“Yoshiko?” chiamò con incertezza. “YOSHIKO?!”
Ma la comunicazione, ormai, si era interrotta.


[1] “APPENA… PANORAMA.”: “Appena finite di contemplarvi il panorama.”

[2] “FATICA.”: “Lavora.”

[3]TILTMETRO: serve per osservare l’inclinazione di un corpo. La variazione dell’inclinazione, nel caso di un vulcano, può stare ad indicare un sollevamento del terreno e quindi una qualche ripresa delle attività sotto l’edificio vulcanico.

[4]BLAST: è, in inglese, lo ‘scoppio’ o l’‘esplosione’. Viene soprattutto utilizzato per indicare le esplosioni laterali (come quella occorsa al Mount St. Helens, nel 1980).

[5]: anche in questo caso, le indicazioni date dal Vice Prefetto non sono state inventate, ma basate sullo studio delle mappe dell’Hazard relative al Fuji. Sono riuscita a trovarne una dettagliata per la parte Nord (che è la zona considerata più a rischio), mentre per la parte Sud (dove invece è situata la Nankatsu) ne ho trovata una tutta in giapponese, ma sono riuscita ad adattarmi lo stesso facendo dei confronti.
QUI mappa per la caduta di cenere. Come potete vedere, Nankatsu è situata a cavallo tra l’isopaca di 10cm e quella di 2cm. Quindi, non dovrebbe cadere troppo materiale.
QUI mappa con le zone di Hazard. Nankatsu è la nostra solita stellina gialla (**puccina). L’area rossa (Zona1) limita la probabile area in cui potrebbe crearsi una bocca eruttiva (e segue appunto la frattura della Fossa Magna che passa sotto al Fuji). La parte lilla chiaro indica la Zona2, quella che va evacuata appena l’eruzione diviene imminente. La parte arancio è la Zona3 che non necessita di evacuazione imminente, ma solo nel caso l’eruzione si protragga per molti giorni o vi sia rischio pericolo lahar. Il tratteggiato arancio è una fascia di transizione tra Zona2 e Zona3. Il tratteggiato verde indica la zona a rischio lahar. Come potete vedere è molto ampia e arriva, ovviamente, fino a Nankatsu.
Purtroppo non sono riuscita a decifrare il tratteggiato viola e quello bordeaux, ma credo che siano sempre in relazione all’area del vent principale.


…E poi bla, bla, bla…

Ordine! Ordine! Cosa sono tutte queste proteste?! XD
Vi avevo detto che ci sarebbe stata un po' d'agitazione in questo capitolo, o no? *blink*
Non vorrete mica la mia testa, adesso? *ari-blink*
MWAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA! XD
Ci siamo, signori, c'avviciniamo alle battute finali di questa storia che vedrà la sua conclusione in *mmm* circa tre capitoli, più l'epilogo. *_*/ Ce la sto facendo! Non posso crederci, ormai manca così poco!
Questo capitolo (parte I e II) è stato sicuramente il più complesso della fic, vi ho dovuto lavorare tantissimo, fare ricerche e riuscire a far quadrare quante più cose possibile, mi son messa a fare le mappe ed ho tentato di avvicinarmi alle vere ipotesi che ruotano attorno alla prossima eruzione del Fuji-san (che per ora, appunto, restano solo ipotesi poiché, per grazia di Dio, l'Huzi continua a pennicare e lanciare qualche scossa, di tanto in tanto). Spero sia venuto fuori un buon lavoro! ^^
Prima di lasciarvi ai ringraziamenti, volevo segnarvi una piccola bibliografia così, chi è interessato, può andarsi a leggere quello che mi sono spulciata io (è tutto in inglese, XD io vi avviso, ed erano anche gli unici per cui non bisognava pagare):

- "On some lavas of Volcano Huzi (Fuji)" - Hiromichi Tsuya, ERI (1935)
- "On the Volcanism of Huzi Volcanic Zone, with Special Reference to the Geology and Petrology of Idu and Southern Islands" - Hiromichi Tsuya, ERI (1936)
- "Volcano Hazard assessment of Mount Fuji" - Daisuke Shimozuru (1984)
- "Fifth International Symposium on Vulcanospeleology Excursion Guide Book - cap1, cap2, cap3" - T. Sameshima, T. Ogawa, and N. Kashima (1988)
- "Observation of two special kinds of tremor at Galeras volcano, Colombia" - Fernando Gil-Cruz (1999)
- "The 1707 Eruption of Fuji Volcano and Its Tephra" - Naomichi Miyaji (2002)
- "Reconstruction of the 1707 Hoei Eruption of Fuji Volcano, Japan, based on historical documents" - M. Koyama, A. Nishiyama, H. Sumiya, K. Inoue, K. Sasahara, N. Anyoji (date unknown)
- "A new era of Volcano Risk Management" - Risk Management Solutions, Inc. Special report (2009)
- "Mount Fuji Volcanic Hazard Map" - Issued by "Mt. Fuji Volcanic Disaster Prevention Conference", JMA (2007)

Angolino del "Grazie, lettori, grazie! XD":

Hikarisan: MWHAHAHAHAHAHAHAAH!!! XDDDDD Mi sono troppo cappottata dal ridere leggendo la tua recensione!!! XDDD
Abbi fede, ormai sono in corsa e vi ho promesso che la storia finirà entro quest'anno, quindi, niente più tempi biblici o giurassici! *__*/
Eh, sì, ormai Yoshiko ha fatto capire chi comanda (XD), mentre Yuzo... LOL, povero martire! Io me lo piango sempre questo pg, perché se Takahashi lo bistratta, in mano a me non fa certo una fine migliore XDDDD Gliene faccio passare di cotte e crude! XD povero caro!
E non temere per Taruccio, ci farà compagnia fino al finale!!! **v
Grazie mille per le tue recensioni! *v*

Eos: ah-ehm... XDDDDD Credo d'aver rafforzato la tua convinzione che io sarò cattivissima con questa storia, dico bene? *blink* Posso ricordarti, sì, che manca ancora un colpaccio? XDDD MWAHAHHAHAHAHAAHHAHA!
Ma tornando a cosa meno serie... SI! Yuzo preferirebbe 100volte stare proprio DENTRO al cratere dello Younger Fuji, piuttosto che affrontare genitori vari!!! XD coccolo, si vergogna lui, eh!
Rita è Rita XD mentre Kishu... come t'avevo preannunciato, quest'uomo vi avrebbe stupito con effetti speciali! XD In fondo, non è cattivo, era solo un po' accecato dai suoi obiettivi personali. Spero di aver cominciato a dargli un po' del lustro che si merita, in fin dei conti! Ma, ovviamente, è programmato per stupire, abbi fede! **/
Sono felicissima di sapere che tutta la parte tecnica non è da suicidio immediato, davvero! *_* e ti ringrazio tantissimo per tutte, tutte, tutte le tue parole! Grazie mille!!! *_*

Ed anche per questo capitolo è tutto. Per quanto riguarda il prossimo, non prometto niente (anche perché avrei da studiare per due esami XD), ma farò di tutto per farvelo arrivare entro fine Giugno.
Grazie mille a tutti voi! ^^/

   
 
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