Okay,
eccomi di nuovo qui! Non sono morta!
L’ispirazione è tornata *__*
Non come la voglia di studiare però perché,
sì,
a giugno sono ancora sui libri -.-
Quindi non mi dilungo, vi lascio al capitolo
e...
VI
ASPETTO DI SOTTO, CON UN AVVISO IMPORTANTE!
Ah,
approfitto per una cosa: AUGURI
LARETTAAAAAAAAAAAA <3
Complementary
colors of the life
“Pronto?”
“E’
perfetta!” esclamai appena aprì la chiamata.
“Che-?”
“Robert,
è fantastica, stupenda, meravigliosa...è
perfetta!” continuai a raffica, senza
dargli tempo di rispondere, tanto sicuramente se n’era
scordato.
“Ah,
bene, sono contento... ma che cosa?” mi chiese, confuso: come
pensavo.
“La
casa, Rob, la casa è... è... non so...
è...
no, aspetta, te n’eri dimenticato?”
“Io? Ma
no, figurati se me ne dimenticavo!” rispose, poi
cambiò velocemente discorso
“Allora, è...?”
“Te
n’eri dimenticato!” lo accusai, come se ne fossi
veramente stupita.
“Okay,
mi è passato di mente!” confessò
“Però, non ti incazzare, ti prego!”
“Io
sono qui per scegliere casa nostra, ti chiamo per dirti quello che
penso, ti
sei scordato dell’appuntamento con l’agente
immobiliare e io non mi dovrei
incazzare!?”
“Scusa,
scusa, scusa! Perdonami!” mi supplicò.
“Era
una cosa importante” dissi tanto
amareggiata
“non bastano delle semplici scuse per farti perdonare, non
questa volta...” Lo
sentii ridacchiare: mi aveva scoperta. Forse ci avevo messo un
po’ troppa
enfasi.
“E
come
potrei farmi perdonare?” mi chiese, stando al mio gioco.
“Avendo
un po’ di fiducia in me e...” Sospirò.
“Se ti
piace così tanto -”
“Sai
che ti amo, vero?” esclamai, cominciando a saltare per strada
dalla felicità.
“Perdonato?”
mi chiese ridendo.
“Più
che perdonato, direi” risposi, andando verso la mia Mini
“Chiudo, devo
guidare... ti amo, ti amo, ti amo...”
“Smettila!”
disse, ridendo “Ho già detto
sì!”
“E’
vero, hai detto sì” ripetei, incredula.
“Perché?
Avevi qualche dubbio?”
“Direi
di no: infatti avevo già assicurato al tizio che
l’avremmo comprata, quindi non
avresti avuto altra scelta!”
“Perfetto,
ora lascia libera la mia linea telefonica!”
“Ti
amo, ti amo, ti amo...” continuai a ripetere, sorridendo.
“Morirò
a causa tua, sarai la mia rovina, oltre quella del mio conto in
banca!”
“Lo so,
ma morirai con tanto amore intorno, perché ti
amo!” gli feci notare, sedendomi
in macchina “Ho già detto che ti amo?”
Rise.
“Mi
manchi, Kris... non sai quanto...”
“Quanto
manchi tu a me” sospirai “Chiudo. Ti
amo.”
“Ti amo
anch’io...”
“Come
vanno i lavori, uomo?” dissi, poggiandomi
allo stipite della porta.
“Sapevi che...” cominciò, concentrato a
centrare
un chiodo con il martello, con un occhio chiuso ed uno aperto per
prendere la
mira “mettere un chiodo al muro senza schiacciarsi un dito
può diventare
un’impresa titanica?”
“Addirittura...”
“Beh, ora lo sai” concluse, battendo un paio di
colpi.
“Sssh! Fai piano che Joy sta dormendo” lo
rimproverai a mezza voce “Ecco, far addormentare tua figlia,
quella sì che è
un’impresa titanica!”
“Scusa” mormorò, mentre mi sedevo su uno
dei
mille scatoloni che c’erano sul pavimento.
“Ricordami come ti ho permesso di stare solo tra
questi attrezzi pericolosi...”
“Mantieni” mi disse sovrappensiero, passandomi
il martello e cercando qualcosa in uno scatolone “Vediamo:
perché volevo
sentirmi un po’ più utile in casa e dare una botta
di vita alla mia autostima”
“Giusto” dissi, giocherellando con il martello
“Perché
essere uno degli attori più bravi, belli e ricercati di
Hollywood non è per
niente utile per la propria autostima!” Dallo scatolone
tirò fuori una piccola
bacheca con alcune foto di Joy e la appese al chiodo.
“E questo lo mettiamo qui... fatto!”
esclamò soddisfatto.
“Bravo, sei riuscito ad appendere un quadro! Da
oggi puoi fare il falegname!” lo presi in giro.
“Ehi, questo sono le piccole soddisfazioni della
vit...” cominciò a dire, quando il rumore di
qualcosa che cadeva lo interruppe:
la bacheca aveva fatto un volo dalla parete al pavimento. Rob
sbuffò,
prendendomi il martello dalle mani e lanciandolo nella cassetta degli
attrezzi.
“Come non detto! Basta, ci rinuncio...” si arrese.
“Non ti demoralizzare, non si può avere tutto
dalla
vita” lo consolai.
“Quindi ti può bastare un marito bello,
talentuoso, intelligente, ma che non sa fare i lavori
manuali?” Stavo per
rispondere quando un pianto a squarciagola, che proveniva dalla camera
da
letto, risuonò in tutta la casa. Sul volto di Robert si
dipinse un’espressione
colpevole: il rumore aveva svegliato Joy.
“No, non mi basta, perché non ce l’ho,
visto che
il mio è bello, talentuoso, che non sa fare i lavori manuali
e DEFICIENTE!”
urlai, sull’orlo di una crisi di nervi “Ora chi la
fa riaddormentare più!”
“Amore, rilassati” disse calmo “Vado io,
non ti
preoccupare”
“Va bene, grazie” sospirai, rilassandomi con la
schiena contro la parete mentre lui usciva dalla camera. Avevamo appena
fatto
un acquisto molto importante: la cameretta per Joy. Fino a quel momento
aveva
sempre dormito nella culla, in camera nostra ma, per lei, era arrivato
il
momento di abituarsi a dormire sola, nel proprio spazio. Era un evento
molto
importante: il primo tipo di distacco da noi. Ed avevamo già
rimandato troppo,
ne eravamo coscienti. Ma come potevamo lasciare la nostra piccolina
sola, tutta
la notte, in un’altra camera? Il vero trauma sarebbe stato il
nostro, non il
suo... Ed ora la stavamo arredando in modo da renderla più
accogliente,
rassicurante, allegra: più sua.
“Kristen?” mi chiamò Robert
dall’altra camera,
con un tono un po’ agitato.
“Dimmi...”
“Ehm... ci siamo persi la... la bambina...” disse,
ma non riuscii a capire perfettamente poiché il pianto di
Joy copriva la voce.
“Che cosa?”
“Kristen, non trovo la bambina, cazzo!”
ripeté
più forte. Non trovava la bambina?!
“Che vuol dire non trovi più la
bambina?!” gli
gridai, mentre correvo in camera da letto. Il nostro lettone, su cui
avevo
lasciato Joy che dormiva attorniata da cuscini, in modo che non
cadesse, era
vuoto. Il suo
pianto proveniva da quella
stanza, ma non era bene udibile, come se Joy fosse chiusa da qualche
parte.
D’istinto, feci il giro dall’altro lato del letto,
per controllare se fosse
caduta, ma sul pavimento non c’era. Vidi Rob precipitarsi sul
letto e cominciare
a muovere le lenzuola e i cuscini. “Robert, è
piccola, ma non una sottiletta!
Si vedrebbe!” urlai, in preda all’agitazione.
“E che ne so! Ho controllato!” urlò lui
ancora
più forte. Continuai a cercare: dietro i comodini, niente;
spostai le tende, ma
niente; corsi nel bagno della nostra camera, ma di Joy nemmeno traccia.
Quando
tornai in camera, trovai Rob che apriva tutti i cassetti come un
disperato: ma
davvero credeva possibile che nostra figlia riuscisse a nascondersi in
un
cassetto? Non so perché – forse
l’agitazione, forse l’esempio
di uomo che avevo davanti agli
occhi – cominciai ad aprire gli sportelli quando, chinandomi,
notai un piccolo
movimento sotto il letto e la voce di Joy arrivò
più chiara alle mie orecchie.
Feci un sospiro di sollievo.
“Joy, ma come diamine ai fatto...” sussurrai,
più a me stessa che a lei – ovviamente –
piegandomi vicino al letto. “Rob, l’ho
trovata!”
“Dov’è? Sta bene? Respira? Ha
fame?” cominciò a
chiedere a raffica. Lo guardai, sconcertata.
“Robert, non l’hanno rapita! È finita
solo sotto
il letto!”
“Sotto il letto?!” chiese stupito, abbassandosi
anche lui, in modo che riuscissi a vedere dall’altro lato.
Esattamente al
centro del pavimento, c’era Joy che, alla vista del padre
smise di piangere.
“Oddio, Joy! Vieni qui...” le disse, allungandosi
per prenderla e portarla
fuori da lì sotto.
“Controlla, si è fatta male?” domandai,
avvicinandomi e lasciando un bacio sulla fronte della piccola.
“No, sembra di no” mi rassicurò,
cullandola un
po’ “vai di là, la faccio riaddormentare
io, nella culla però!” Risi.
“Sì, mi sa che è meglio!”
Poggiata alla ringhiera delle scale
all’ingresso, decisi di fumarmi una sigaretta: quando avevo
scoperto di essere
incinta di Joy avevo smesso, ma ogni tanto me ne concedevo una, per
rilassarmi. “Ehi”
mi sentii dire alle spalle.
“Ehi” sussurrai, spegnendo la sigaretta e
voltandomi verso di lui “Dorme?” Agitò
un po’ con una mano il
walky talky collegato
ad uno in camera di Joy, per farmi
sentire che era tutto tranquillo.
“Sei agitata?” mi chiese, sedendosi accanto a
me.
“Perché?”
“Stavi fumando. Ormai fumi solo quando sei
agitata” disse, un po’ preoccupato “che
succede?”
“Non riesco a dormire in queste notti, non so
perché” sospirai, poggiando la testa sulla sua
spalla.
“E’ per Joy e la cameretta, eh? Non sono solo il
paranoico allora!” Risi del suo entusiasmo.
“Mi dispiace deluderti, amore, ma non è per
quello!”
“Peccato... E allora per
cos’è?”
“Niente, Robert. È l’insieme delle cose.
Un po’
di stress. Tutte le mamme sono stressate, deve essere così.
Nel momento in cui
concepisci un figlio, diventi una bomba di stress e
preoccupazioni” spiegai,
con finta saggezza “dovresti preoccuparti se fosse il
contrario!”
“Ma c’è super Robert che per le sue
donzelle
rimedia a tutto, quindi perché stressar-”
“Ti ricordi quando avevamo deciso di pitturare
la cassetta della posta?” lo interruppi, stringendomi
più a lui “Abbiamo
litigato tantissimo quel giorno solo perché ti eri fissato
con il giallo!”
dissi, ridendo al ricordo.
“Gialla...”
“Rossa!”
“Gialla!”
“Ho
detto rossa!”
“Ma
perché la vuoi rossa?” mi chiese, stupito.
“E tu
perché la vuoi gialla?”
“Perché
sarà gialla!” mi spiegò, come se fosse
ovvio.
“Scordatelo!”
“Sono
l’uomo di casa, decido io!”
“Ed io
sono incinta! E MAI contraddire una donna incinta” ribattei.
“Appunto,
sei una donna incinta! Non dovresti nemmeno essere qui vicino alla
vernici,
allontanati!” mi rimproverò.
“Siamo
all’aperto, e poi se mi allontano mi ritrovo la cassetta
della posta giallo
canarino!” Mi incenerì con lo sguardo.
“Kris,
allontanati da qui, te lo chiedo per piacere” mi
pregò “non fare la scema!”
“Solo
se la dipingerai di rosso” mi impuntai. Sbuffò.
“D’accordo,
te la faccio anche a pois se vuoi, basta che ti allontani dalla
vernice, ti fa
male!” Lo guardai con un sorriso vittorioso e soddisfatto, e
andai verso gli
scalini dell’ingresso, per sedermi e controllare il suo
lavoro. “Che poi, io
dico, perché rossa?” chiese, con la sua faccia da
stupido “Perché non verde? Il
rosso è così banale e scontato, il giallo invece
è più vivo, luminoso,
allegro...” A quelle parole mi bloccai e tentai anche di
bloccare le lacrime
che stavano per scendere. “Kris?” mi sentii
chiamare, ma non mi voltai.
“Kristen?” mi chiamò di nuovo, ma non
volevo girarmi.
Il
rosso era scontato. Era banale.
Mentre
il giallo luminoso. Vivo. Allegro.
Era
questo quello che pensava, allora.
Le
prime lacrime cominciarono a scendere sulle mie guance, quando lo vidi
di
fronte a me. “Kristen, perché piangi? Stai male,
ti fa male qualcosa?” mi
chiese ansioso, ma non riuscii a rispondergli “Kristen,
parla!”
“Lasciami
passare” riuscii solo a sussurrare, mentre lo oltrepassavo
per correre in casa.
Mi buttai sul divano, stringendo un cuscino a me mentre piangevo.
Quelle parole
continuavano a rimbombarmi in testa, come un martello. Scontato,
banale,
scontato, banale. Mentre il giallo...
“Amore”
non l’avevo neanche sentito entrare, ed era già in
ginocchio di fronte a me “ma
stai male?”
“No!
Non sto male!” gridai, esasperata “Non –
sto - male!”
“Ma
allora perché piangi? Se è per la cassetta, la
dipingo di rosso, non ti
preoccupare!” cercò di consolarmi.
“No,
dipingila di giallo, l’hai detto tu, il giallo è
più allegro! A te piace di più
il giallo, quindi falla gialla!” cominciai a sclerare tra le
lacrime. Mi guardò
come se fossi impazzita: perché non capiva?
“Robert, io sono castana-rossiccia,
e a te il rosso non
piace! Quindi non ti
piaccio!”
“Amore,
ma tu non sei una cassetta della posta...” mi fece notare,
non capendo.
“Non
c’entra niente! Tutte le tue co-star sono sempre bionde, e
l’hai detto tu: il
giallo è allegro, solare, vivace! Mentre io sono una povera
fessa
castana-rossiccia, banale e scontata, e per di più incinta e
che presto
diventerà pure una balena!” spiegai tra le
lacrime, facendolo scoppiare a
ridere. “E non ridere!”
“Kristen!
Ma come ti viene in mente una cosa del genere?” mi disse,
sedendosi accanto a
me e prendendomi in braccio.
“E’
così! Lo so che è così!”
insistetti “Ammettilo!”
“Tu sei
tutta pazza!”
“Non
sono pazza, dimmi la verità!” gli ordinai.
“Io amo
te, non le bionde” mi spiegò, semplicemente
“Loro non le guardo neanche!”
“Quindi
vuol dire che se mi rifacessi bionda, tu non mi guarderesti
più?” dissi,
cercando di fermare un nuovo flusso di lacrime.
“Ehi,
ehi, ferma le fontane!” mi disse, stampandomi un bacio
“Ti devo ricordare che
la prima volta che ti ho vista in quel film e mi hai colpita, eri
bionda?”
“Appunto!”
urlai, alzandomi di scatto “Visto? A te piacciono le bionde!
Quindi io non ti
piaccio!”
“Kristen,
dimmi che sono gli ormoni che ti fanno quest’effetto, ti
prego...” disse
esasperato.
“Sì,
credo di sì!” urlai di nuovo.
“Ma
perché urli?”
“Non lo
so” piagnucolai, buttandomi di nuovo tra
le sue braccia, che mi strinsero forte “Sopportami per altri
6 mesi, ti prego!”
Ridacchio.
“E
comunque, anche con i capelli fuxia, ti amerei lo stesso! Ti ho amata
versione
rockettara, sono pronto a tutto ormai!”
“Eri
assurda!”
“Sì, lo ero!” confermai, continuando a
ridere e
a guardare la cassetta della posta, che poi era rimasta inverniciata.
“E
comunque dovremmo verniciarla, prima o
poi...”
“Nah, lasciamola così!” Dei piccoli
lamenti
provennero dal walky talky che Rob aveva poggiato sulle scale: Joy si
era
svegliata. Ci alzammo e rientrammo in casa: io andai in camera nostra
per
vedere come stava la piccola, mentre Robert si diresse nella cameretta.
Si era
svegliata completamente, i piccoli occhietti vispi, che si guardavano
intorno
alla ricerca di qualcuno che la togliesse da quella culla –
che, a mio parere,
vista dalla sua prospettiva poteva sembrare molto una galera, con tutte
quelle
sbarre –, erano completamente spalancati.
“Ciao amore” le sussurrai, prendendola in
braccio “dormito bene?” le domandai, come se
potesse rispondermi, dandole un
bacino sul capo e controllando se ci fosse qualche bernoccolo.
“Hai fatto un
bel volo prima. Volevi imparare a volare? Cos’era, un momento
di esaltazione
come quelli di tuo padre?” le dissi, facendole il solletico
sul pancino e
facendola ridere. “Vieni, ti porto in un bel
posto!” La portai con me nella
cameretta dove c’era Robert, che si stava guardando intorno,
analizzando non so
cosa. “Papà, guarda chi
c’è?” Robert si voltò di
scatto, come se lo avessi
tolto da chissà quali pensieri, poi ci sorrise.
“Ciao principessina!” esclamò con la
vocina
stupida riservata a Joy “Ti piace la cameretta che ti stanno
preparando mamma è
papà?” Joy si guardava intorno con gli occhietti
verdi pieni di curiosità e
stupore per quel luogo tutto colorato che non aveva mai visto. Era
incantata.
Più o meno come quando si fermava a guardare Robert.
“A che stavi pensando?” gli chiesi a bassa voce,
per non svegliare Joy da quel sogno ad occhi aperti.
“Stavo pensando che vorrei farle fare un disegno
su quella parete lì infondo” mi spiegò,
indicando una parete rosa vuota.
“Sì, è una bella idea, ma che
cosa?”
“Un castello” propose lui.
“Nah, i castelli sono così... così...
non so, ma
appena cresce un po’ si stancherebbe. Secondo me ci starebbe
bene un bel
unicorno” dissi, sognante “Maestoso, pieno di
misteri... non passa mai di moda,
a nessuna età!”
“Un unicorno?” mi chiese, alzando un
sopracciglio “Non esistono neanche!”
“Perché, i draghi che collezioni tu
esistono?”
“Touchè! Comunque sarà un
castello...”
“Un unicorno!”
“Castello!”
“Unicorno...”
“Castello!”
“U-N-I-C-O-R-N-O”
“CASTELLO!”
“Se lo sceglie quando cresce!”
“Perfetto!” acconsentì. Mi
lanciò uno sguardo
d’intesa poi, uscendo dalla camera, disse a voce
più alta “Tanto lo sai che
darà ragione a me! Sarà un castello!”
SPAZIO MIOOOO, YEAH!
Allora: lo studio mi mangia il tempo, quindi non ho potuto rispondere alle recensioni, comunque sappiate che le ho amate e adorate TUTTE! Vi ringrazio infinitamente (:
Ah: l’episodio del letto, è successo a mia sorella da piccola XD
Ma ho una cosa importantissima da dirvi.
Se riesco a scrivere ciò, è solo grazie a quei due scemotti che ci fanno impazzire (non solo in senso figurato!): Robert e Kristen. Sapete che una data importante si avvicina: gli MTV movie awardsssss. Questi due ragazzotti sono candidati al BEST KISS per New Moon, e noi tutti VOGLIAMO CHE LORO VINCANO! Quindi, CARISSIME LETTRICI, SOSTENITRICI ED ESTIMATRICI DI QUESTA COPPIA, dovete sapere che i Movie Awards 2010 sono minacciati da alcune presenze oscure. Di fatti, dovete sapere che, nella stessa categoria, è candidato il duo TayTay per il film “Valentine’s Day”. Twitter continua a cinguettare messaggi su una presunta vittoria del duo (neanche fossero le elezioni presidenziali) a sfavore dei nostri amati Robsten ç__ç
Quindi, ora vi chiedo: volete davvero vedere la Swift e Lautner che limonano su quel palco?
La risposta spero sia unanime e negativa.
Mi appello anche a voi, team Jacob e team Taylor: volete davvero vederlo sbaciucchiarsi una che lo ha mollato?! So che a lei piacerebbe, a chiesto di farsi votare tramite il suo twitter, ma a lui?
Invece voi, oh team Robsten! Se la pensate come me e anche voi agognate da più di un anno questo tanto atteso bacio, desiderato e che l’anno scorso ci è stato brutalmente negato:
VOTATE E FATE VOTARE Robert e Kristen per il Best Kiss!
Lasciate perdere il sonno, le colazione, i pranzi e le cene, le uscite con gli amici, i film al cinema, i programmi in tv e, anche se va a mio discapito, le fan fiction!
VOTATE! Premete quel bottone e fate realizzare un sogno!
ROBSTENINE D'ITALIA E DEL MONDO UNITEVI TUTTE PER L'OBIETTIVO COMUNE.
Il 7 Giugno, alle 3:00, rendete possibile ciò che attendiamo da quel lontano 31 maggio 2009.
VOTATE VOTATE VOTATE!
LINK PER VOTARE!
Alla prossima!