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Autore: redcokehobos    03/06/2010    14 recensioni
“Che c’è?” mi chiese, con fare innocente.
“Robert” dissi, cercando di reprimere la mia voglia di staccargli la testa “... mi spieghi perché il latte della bambina è marrone?”
“Beh, i biscotti per neonati sono finiti così ho messo quelli al caffè” mi spiegò “sai quelli che mi piacciono tanto, con le gocce di cioccolato...”
Sospirai, rassegnata. “Signore, perché l’hai fatto così idiota?”

Momenti di serenità in un roseo futuro Robsten: Robert e Kristen alle prese con la loro piccola Joy.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kristen Stewart, Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Okay, eccomi di nuovo qui! Non sono morta!
L’ispirazione è tornata *__*
Non come la voglia di studiare però perché, sì, a giugno sono ancora sui libri -.-
Quindi non mi dilungo, vi lascio al capitolo e...

VI ASPETTO DI SOTTO, CON UN AVVISO IMPORTANTE!
Ah, approfitto per una cosa: AUGURI LARETTAAAAAAAAAAAA <3

 

 

Complementary colors of the life

 

“Pronto?”
“E’ perfetta!” esclamai appena aprì la chiamata.
“Che-?”
“Robert, è fantastica, stupenda, meravigliosa...è perfetta!” continuai a raffica, senza dargli tempo di rispondere, tanto sicuramente se n’era scordato.
“Ah, bene, sono contento... ma che cosa?” mi chiese, confuso: come pensavo.
“La casa, Rob, la casa è... è... non so... è...  no, aspetta, te n’eri dimenticato?”
“Io? Ma no, figurati se me ne dimenticavo!” rispose, poi cambiò velocemente discorso “Allora, è...?”
“Te n’eri dimenticato!” lo accusai, come se ne fossi veramente stupita.
“Okay, mi è passato di mente!” confessò “Però, non ti incazzare, ti prego!”
“Io sono qui per scegliere casa nostra, ti chiamo per dirti quello che penso, ti sei scordato dell’appuntamento con l’agente immobiliare e io non mi dovrei incazzare!?”
“Scusa, scusa, scusa! Perdonami!” mi supplicò.
“Era una cosa importante” dissi
tanto amareggiata “non bastano delle semplici scuse per farti perdonare, non questa volta...” Lo sentii ridacchiare: mi aveva scoperta. Forse ci avevo messo un po’ troppa enfasi.
“E come potrei farmi perdonare?” mi chiese, stando al mio gioco.
“Avendo un po’ di fiducia in me e...” Sospirò.
“Se ti piace così tanto -”
“Sai che ti amo, vero?” esclamai, cominciando a saltare per strada dalla felicità.
“Perdonato?” mi chiese ridendo.
“Più che perdonato, direi” risposi, andando verso la mia Mini “Chiudo, devo guidare... ti amo, ti amo, ti amo...”
“Smettila!” disse, ridendo “Ho già detto sì!”
“E’ vero, hai detto sì” ripetei, incredula.
“Perché? Avevi qualche dubbio?”
“Direi di no: infatti avevo già assicurato al tizio che l’avremmo comprata, quindi non avresti avuto altra scelta!”
“Perfetto, ora lascia libera la mia linea telefonica!”
“Ti amo, ti amo, ti amo...” continuai a ripetere, sorridendo.
“Morirò a causa tua, sarai la mia rovina, oltre quella del mio conto in banca!”
“Lo so, ma morirai con tanto amore intorno, perché ti amo!” gli feci notare, sedendomi in macchina “Ho già detto che ti amo?” Rise.
“Mi manchi, Kris... non sai quanto...”
 “Quanto manchi tu a me” sospirai “Chiudo. Ti amo.”
“Ti amo anch’io...”

 
“Come vanno i lavori, uomo?” dissi, poggiandomi allo stipite della porta.
“Sapevi che...” cominciò, concentrato a centrare un chiodo con il martello, con un occhio chiuso ed uno aperto per prendere la mira “mettere un chiodo al muro senza schiacciarsi un dito può diventare un’impresa titanica?”
“Addirittura...”
“Beh, ora lo sai” concluse, battendo un paio di colpi.
“Sssh! Fai piano che Joy sta dormendo” lo rimproverai a mezza voce “Ecco, far addormentare tua figlia, quella sì che è un’impresa titanica!”
“Scusa” mormorò, mentre mi sedevo su uno dei mille scatoloni che c’erano sul pavimento.
“Ricordami come ti ho permesso di stare solo tra questi attrezzi pericolosi...”
“Mantieni” mi disse sovrappensiero, passandomi il martello e cercando qualcosa in uno scatolone “Vediamo: perché volevo sentirmi un po’ più utile in casa e dare una botta di vita alla mia autostima”
“Giusto” dissi, giocherellando con il martello “Perché essere uno degli attori più bravi, belli e ricercati di Hollywood non è per niente utile per la propria autostima!” Dallo scatolone tirò fuori una piccola bacheca con alcune foto di Joy e la appese al chiodo.
“E questo lo mettiamo qui... fatto!” esclamò soddisfatto.
“Bravo, sei riuscito ad appendere un quadro! Da oggi puoi fare il falegname!” lo presi in giro.
“Ehi, questo sono le piccole soddisfazioni della vit...” cominciò a dire, quando il rumore di qualcosa che cadeva lo interruppe: la bacheca aveva fatto un volo dalla parete al pavimento. Rob sbuffò, prendendomi il martello dalle mani e lanciandolo nella cassetta degli attrezzi. “Come non detto! Basta, ci rinuncio...” si arrese.  
“Non ti demoralizzare, non si può avere tutto dalla vita” lo consolai.
“Quindi ti può bastare un marito bello, talentuoso, intelligente, ma che non sa fare i lavori manuali?” Stavo per rispondere quando un pianto a squarciagola, che proveniva dalla camera da letto, risuonò in tutta la casa. Sul volto di Robert si dipinse un’espressione colpevole: il rumore aveva svegliato Joy.
“No, non mi basta, perché non ce l’ho, visto che il mio è bello, talentuoso, che non sa fare i lavori manuali e DEFICIENTE!” urlai, sull’orlo di una crisi di nervi “Ora chi la fa riaddormentare più!”  
“Amore, rilassati” disse calmo “Vado io, non ti preoccupare”
“Va bene, grazie” sospirai, rilassandomi con la schiena contro la parete mentre lui usciva dalla camera. Avevamo appena fatto un acquisto molto importante: la cameretta per Joy. Fino a quel momento aveva sempre dormito nella culla, in camera nostra ma, per lei, era arrivato il momento di abituarsi a dormire sola, nel proprio spazio. Era un evento molto importante: il primo tipo di distacco da noi. Ed avevamo già rimandato troppo, ne eravamo coscienti. Ma come potevamo lasciare la nostra piccolina sola, tutta la notte, in un’altra camera? Il vero trauma sarebbe stato il nostro, non il suo... Ed ora la stavamo arredando in modo da renderla più accogliente, rassicurante, allegra: più sua.
“Kristen?” mi chiamò Robert dall’altra camera, con un tono un po’ agitato.
“Dimmi...”
“Ehm... ci siamo persi la... la bambina...” disse, ma non riuscii a capire perfettamente poiché il pianto di Joy copriva la voce.
“Che cosa?”
“Kristen, non trovo la bambina, cazzo!” ripeté più forte. Non trovava la bambina?!
“Che vuol dire non trovi più la bambina?!” gli gridai, mentre correvo in camera da letto. Il nostro lettone, su cui avevo lasciato Joy che dormiva attorniata da cuscini, in modo che non cadesse, era vuoto.  Il suo pianto proveniva da quella stanza, ma non era bene udibile, come se Joy fosse chiusa da qualche parte. D’istinto, feci il giro dall’altro lato del letto, per controllare se fosse caduta, ma sul pavimento non c’era. Vidi Rob precipitarsi sul letto e cominciare a muovere le lenzuola e i cuscini. “Robert, è piccola, ma non una sottiletta! Si vedrebbe!” urlai, in preda all’agitazione.
“E che ne so! Ho controllato!” urlò lui ancora più forte. Continuai a cercare: dietro i comodini, niente; spostai le tende, ma niente; corsi nel bagno della nostra camera, ma di Joy nemmeno traccia. Quando tornai in camera, trovai Rob che apriva tutti i cassetti come un disperato: ma davvero credeva possibile che nostra figlia riuscisse a nascondersi in un cassetto? Non so perché – forse l’agitazione, forse  l’esempio di uomo che avevo davanti agli occhi – cominciai ad aprire gli sportelli quando, chinandomi, notai un piccolo movimento sotto il letto e la voce di Joy arrivò più chiara alle mie orecchie. Feci un sospiro di sollievo.
“Joy, ma come diamine ai fatto...” sussurrai, più a me stessa che a lei – ovviamente – piegandomi vicino al letto. “Rob, l’ho trovata!”
“Dov’è? Sta bene? Respira? Ha fame?” cominciò a chiedere a raffica. Lo guardai, sconcertata.
“Robert, non l’hanno rapita! È finita solo sotto il letto!”
“Sotto il letto?!” chiese stupito, abbassandosi anche lui, in modo che riuscissi a vedere dall’altro lato. Esattamente al centro del pavimento, c’era Joy che, alla vista del padre smise di piangere. “Oddio, Joy! Vieni qui...” le disse, allungandosi per prenderla e portarla fuori da lì sotto.
“Controlla, si è fatta male?” domandai, avvicinandomi e lasciando un bacio sulla fronte della piccola.
“No, sembra di no” mi rassicurò, cullandola un po’ “vai di là, la faccio riaddormentare io, nella culla però!” Risi.
“Sì, mi sa che è meglio!”

 
Poggiata alla ringhiera delle scale all’ingresso, decisi di fumarmi una sigaretta: quando avevo scoperto di essere incinta di Joy avevo smesso, ma ogni tanto me ne concedevo una, per rilassarmi.  “Ehi” mi sentii dire alle spalle.
“Ehi” sussurrai, spegnendo la sigaretta e voltandomi verso di lui “Dorme?” Agitò un po’ con una mano  il walky talky  collegato ad uno in camera di Joy, per farmi sentire che era tutto tranquillo.
“Sei agitata?” mi chiese, sedendosi accanto a me.
“Perché?”
“Stavi fumando. Ormai fumi solo quando sei agitata” disse, un po’ preoccupato “che succede?”
“Non riesco a dormire in queste notti, non so perché” sospirai, poggiando la testa sulla sua spalla.
“E’ per Joy e la cameretta, eh? Non sono solo il paranoico allora!” Risi del suo entusiasmo.
“Mi dispiace deluderti, amore, ma non è per quello!”
“Peccato... E allora per cos’è?”
“Niente, Robert. È l’insieme delle cose. Un po’ di stress. Tutte le mamme sono stressate, deve essere così. Nel momento in cui concepisci un figlio, diventi una bomba di stress e preoccupazioni” spiegai, con finta saggezza “dovresti preoccuparti se fosse il contrario!”
“Ma c’è super Robert che per le sue donzelle rimedia a tutto, quindi perché stressar-”
“Ti ricordi quando avevamo deciso di pitturare la cassetta della posta?” lo interruppi, stringendomi più a lui “Abbiamo litigato tantissimo quel giorno solo perché ti eri fissato con il giallo!” dissi, ridendo al ricordo.

 
“Gialla...”
“Rossa!”
“Gialla!”
“Ho detto rossa!”
“Ma perché la vuoi rossa?” mi chiese, stupito.
“E tu perché la vuoi gialla?”
“Perché sarà gialla!” mi spiegò, come se fosse ovvio.
“Scordatelo!”
“Sono l’uomo di casa, decido io!”
“Ed io sono incinta! E MAI contraddire una donna incinta” ribattei.
“Appunto, sei una donna incinta! Non dovresti nemmeno essere qui vicino alla vernici, allontanati!” mi rimproverò.
“Siamo all’aperto, e poi se mi allontano mi ritrovo la cassetta della posta giallo canarino!” Mi incenerì con lo sguardo.
“Kris, allontanati da qui, te lo chiedo per piacere” mi pregò “non fare la scema!”
“Solo se la dipingerai di rosso” mi impuntai. Sbuffò.
“D’accordo, te la faccio anche a pois se vuoi, basta che ti allontani dalla vernice, ti fa male!” Lo guardai con un sorriso vittorioso e soddisfatto, e andai verso gli scalini dell’ingresso, per sedermi e controllare il suo lavoro. “Che poi, io dico, perché rossa?” chiese, con la sua faccia da stupido “Perché non verde? Il rosso è così banale e scontato, il giallo invece è più vivo, luminoso, allegro...” A quelle parole mi bloccai e tentai anche di bloccare le lacrime che stavano per scendere. “Kris?” mi sentii chiamare, ma non mi voltai. “Kristen?” mi chiamò di nuovo, ma non volevo girarmi.
Il rosso era scontato. Era banale.
Mentre il giallo luminoso. Vivo. Allegro.
Era questo quello che pensava, allora.
Le prime lacrime cominciarono a scendere sulle mie guance, quando lo vidi di fronte a me. “Kristen, perché piangi? Stai male, ti fa male qualcosa?” mi chiese ansioso, ma non riuscii a rispondergli “Kristen, parla!”
“Lasciami passare” riuscii solo a sussurrare, mentre lo oltrepassavo per correre in casa. Mi buttai sul divano, stringendo un cuscino a me mentre piangevo. Quelle parole continuavano a rimbombarmi in testa, come un martello. Scontato, banale, scontato, banale. Mentre il giallo...
“Amore” non l’avevo neanche sentito entrare, ed era già in ginocchio di fronte a me “ma stai male?”
“No! Non sto male!” gridai, esasperata “Non – sto - male!”
“Ma allora perché piangi? Se è per la cassetta, la dipingo di rosso, non ti preoccupare!” cercò di consolarmi.
“No, dipingila di giallo, l’hai detto tu, il giallo è più allegro! A te piace di più il giallo, quindi falla gialla!” cominciai a sclerare tra le lacrime. Mi guardò come se fossi impazzita: perché non capiva? “Robert, io sono castana-rossiccia, e  a te il rosso non piace! Quindi non ti piaccio!”
“Amore, ma tu non sei una cassetta della posta...” mi fece notare, non capendo.
“Non c’entra niente! Tutte le tue co-star sono sempre bionde, e l’hai detto tu: il giallo è allegro, solare, vivace! Mentre io sono una povera fessa castana-rossiccia, banale e scontata, e per di più incinta e che presto diventerà pure una balena!” spiegai tra le lacrime, facendolo scoppiare a ridere. “E non ridere!”
“Kristen! Ma come ti viene in mente una cosa del genere?” mi disse, sedendosi accanto a me e prendendomi in braccio.
“E’ così! Lo so che è così!” insistetti “Ammettilo!”
“Tu sei tutta pazza!”
“Non sono pazza, dimmi la verità!” gli ordinai.
“Io amo te, non le bionde” mi spiegò, semplicemente “Loro non le guardo neanche!”
“Quindi vuol dire che se mi rifacessi bionda, tu non mi guarderesti più?” dissi, cercando di fermare un nuovo flusso di lacrime.
“Ehi, ehi, ferma le fontane!” mi disse, stampandomi un bacio “Ti devo ricordare che la prima volta che ti ho vista in quel film e mi hai colpita, eri bionda?”
“Appunto!” urlai, alzandomi di scatto “Visto? A te piacciono le bionde! Quindi io non ti piaccio!”
“Kristen, dimmi che sono gli ormoni che ti fanno quest’effetto, ti prego...” disse esasperato.
“Sì, credo di sì!” urlai di nuovo.
“Ma perché urli?”
“Non  lo so” piagnucolai, buttandomi di nuovo tra le sue braccia, che mi strinsero forte “Sopportami per altri 6 mesi, ti prego!” Ridacchio.
“E comunque, anche con i capelli fuxia, ti amerei lo stesso! Ti ho amata versione rockettara, sono pronto a tutto ormai!”

 
“Eri assurda!”
“Sì, lo ero!” confermai, continuando a ridere e a guardare la cassetta della posta, che poi era rimasta inverniciata. “E comunque dovremmo verniciarla, prima o  poi...”
“Nah, lasciamola così!” Dei piccoli lamenti provennero dal walky talky che Rob aveva poggiato sulle scale: Joy si era svegliata. Ci alzammo e rientrammo in casa: io andai in camera nostra per vedere come stava la piccola, mentre Robert si diresse nella cameretta. Si era svegliata completamente, i piccoli occhietti vispi, che si guardavano intorno alla ricerca di qualcuno che la togliesse da quella culla – che, a mio parere, vista dalla sua prospettiva poteva sembrare molto una galera, con tutte quelle sbarre –, erano completamente spalancati.
“Ciao amore” le sussurrai, prendendola in braccio “dormito bene?” le domandai, come se potesse rispondermi, dandole un bacino sul capo e controllando se ci fosse qualche bernoccolo. “Hai fatto un bel volo prima. Volevi imparare a volare? Cos’era, un momento di esaltazione come quelli di tuo padre?” le dissi, facendole il solletico sul pancino e facendola ridere. “Vieni, ti porto in un bel posto!” La portai con me nella cameretta dove c’era Robert, che si stava guardando intorno, analizzando non so cosa. “Papà, guarda chi c’è?” Robert si voltò di scatto, come se lo avessi tolto da chissà quali pensieri, poi ci sorrise.
“Ciao principessina!” esclamò con la vocina stupida riservata a Joy “Ti piace la cameretta che ti stanno preparando mamma è papà?” Joy si guardava intorno con gli occhietti verdi pieni di curiosità e stupore per quel luogo tutto colorato che non aveva mai visto. Era incantata. Più o meno come quando si fermava a guardare Robert.
“A che stavi pensando?” gli chiesi a bassa voce, per non svegliare Joy da quel sogno ad occhi aperti.
“Stavo pensando che vorrei farle fare un disegno su quella parete lì infondo” mi spiegò, indicando una parete rosa vuota.
“Sì, è una bella idea, ma che cosa?”
“Un castello” propose lui.
“Nah, i castelli sono così... così... non so, ma appena cresce un po’ si stancherebbe. Secondo me ci starebbe bene un bel unicorno” dissi, sognante “Maestoso, pieno di misteri... non passa mai di moda, a nessuna età!”
“Un unicorno?” mi chiese, alzando un sopracciglio “Non esistono neanche!”
“Perché, i draghi che collezioni tu esistono?”
“Touchè! Comunque sarà un castello...”
“Un unicorno!”
“Castello!”
“Unicorno...”
“Castello!”
“U-N-I-C-O-R-N-O”
“CASTELLO!”
“Se lo sceglie quando cresce!”
“Perfetto!” acconsentì. Mi lanciò uno sguardo d’intesa poi, uscendo dalla camera, disse a voce più alta “Tanto lo sai che darà ragione a me! Sarà un castello!”




SPAZIO MIOOOO, YEAH!
Allora: lo studio mi mangia il tempo, quindi non ho potuto rispondere alle recensioni, comunque sappiate che le ho amate e adorate TUTTE! Vi ringrazio infinitamente (:
Ah: l’episodio del letto, è successo a mia sorella da piccola XD
Ma ho una cosa importantissima da dirvi.
Se riesco a scrivere ciò, è solo grazie a quei due scemotti che ci fanno impazzire (non solo in senso figurato!): Robert e Kristen. Sapete che una data importante si avvicina: gli MTV movie awardsssss. Questi due ragazzotti sono candidati al BEST KISS per New Moon, e noi tutti VOGLIAMO CHE LORO VINCANO! Quindi, CARISSIME LETTRICI, SOSTENITRICI ED ESTIMATRICI DI QUESTA COPPIA, dovete sapere che i Movie Awards 2010 sono minacciati da alcune presenze oscure. Di fatti, dovete sapere che, nella stessa categoria, è candidato il duo TayTay per il film “Valentine’s Day”. Twitter continua a cinguettare messaggi su una presunta vittoria del duo (neanche fossero le elezioni presidenziali) a sfavore dei nostri amati Robsten ç__ç
Quindi, ora vi chiedo: volete davvero vedere la Swift e Lautner che limonano su quel palco?
La risposta spero sia unanime e negativa.
Mi appello anche a voi, team Jacob e team Taylor: volete davvero vederlo sbaciucchiarsi una che lo ha mollato?! So che a lei piacerebbe, a chiesto di farsi votare tramite il suo twitter, ma a lui?
Invece voi, oh team Robsten! Se la pensate come me e anche voi agognate da più di un anno questo tanto atteso bacio, desiderato e che l’anno scorso ci è stato brutalmente negato:
VOTATE E FATE VOTARE Robert e Kristen per il Best Kiss!
Lasciate perdere il sonno, le colazione, i pranzi e le cene, le uscite con gli amici, i film al cinema, i programmi in tv e, anche se va a mio discapito, le fan fiction!
VOTATE! Premete quel bottone e fate realizzare un sogno!
ROBSTENINE D'ITALIA E DEL MONDO UNITEVI TUTTE PER L'OBIETTIVO COMUNE.
Il 7 Giugno, alle 3:00, rendete possibile ciò che attendiamo da quel lontano 31 maggio 2009.
VOTATE VOTATE VOTATE!

LINK PER VOTARE!

Alla prossima!

  
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