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Autore: Lady Alexandra    03/06/2010    15 recensioni
"Niente sesso. Niente storia. Niente amore. Sono nelle loro mani e credono di poter governare su tutto ciò che mi circonda, persino sull'aria che respiro. Ma io ho qualcosa che a loro interessa e che fa gola a molti giornali. Lancio uno sguardo di sfida allo specchio. Uhm...I miei capelli sono cresciuti abbastanza. Sparano da ogni parte e ormai le ragazzine fanno a gara a infilarci dentro le dita. Anche l'uomo baffuto alle mie spalle li osserva con ammirazione. - Una spuntatina?- mi chiede in un accento newyorkese molto stretto. Afferra le forbicine di ferro e un pettine anonimo. Le sferruzza abilmente, al pari dei coltelli. Stringo la mascella e un pò mi si stringe il cuore. Devo vendicarmi in qualche modo. Devo mandare a puttane la loro sicurezza, il loro autocontrollo e tenerli sulle spine fino alle riprese di New Moon, previste per l'anno prossimo." E'una one shot completamente dal punto di vista di Robert. Con flashback all'interno del set di Twilight. Aspetto tanti commentini...^^
Genere: Erotico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera a tutti/e...! Da me l'inverno non ha deciso di schiodare le tende così mi sono detta che sarebbe stato carino tentare di riscaldare l'atmosfera con del "sano" robsten. La Summit ha cercato in ogni modo di tenerci all'oscuro di questa relazione e il livello d'insofferenza alle loro regole è cresciuto a livelli così esponenziali che fatico a controllarlo. In occasione del Best Kiss 2010 v'invito a riscaldare i pollici e a votare per il bacio Robsten perchè da quanto so... pare, e sottolineo "pare" che "le mirabili teste di legno", ormai decise a far brillare il loro cane da caccia (Taylor), abbiano intenzione di fargli vincere  anche la categoria del miglio Bacio, dopo che la stessa Taylor Swift, sua degna compare, si è data all'accattonaggio dei voti su twitter. Non ci sto a queste macchinazioni! Se una star in gara si permette il lusso di elemosinare voti per dare vita a una coppietta di celluloide, allora l'immondizia è tanta. Fermiamola quest'immondizia....facendo ciò che a soldi non ci costa niente. Votate, girate la voce...e votate! In tutte le categorie in cui Robsten, Rob e Kris sono presenti! Votare non costa nulla! Fatelo, per favore!!! *me con occhi sbrillucciosi*
Buona lettura!


taglio netto

Los Angeles. Dicembre 2008.
Ricapitoliamo.
Io, lei e lui.
Se la matematica non è un opinione il risultato degli addendi non cambia. C'è sempre uno di troppo in questa cazzo di storia e questo qualcuno dovrei essere io.
Un tizio normale, che suona una chitarra normale, che va in giro nei pub a ubriacarsi come un ragazzo normale, che fuma come un turco normale e che fino a qualche mese fa poteva uscire con un sacchetto pieno di schifezze dal fast food e mangiarsele in strada senza sentirsi un ladro di panini.
Dopo aver girato Little Ashes in Spagna, avevo deciso di troncare con la recitazione. Mi vergognavo persino che gli amici sapessero che avevo partecipato a quel film. Per mio padre sarebbe stato un duro colpo vedermi schiaffato sullo schermo nel ruolo di un pittore gay. E'un uomo intelligente, sicuro del proprio fascino, ma quando l'unico figlio maschio deve sbaciucchiarsi un uomo perchè il copione lo richiede anche il sangue freddo dei britannici va a farsi fottere.
Le scene romantiche in acqua, al chiar di luna, con Javier Beltran, non erano male. Quelle drammatiche compensavano il resto.
Avevo dovuto simulare una masturbazione e sopra di me alcuni membri della troupe ripresero la mia faccia in pieno orgasmo da ogni angolatura. Sono quelli i momenti in cui pensi che stai rischiando la tua dignità in cambio di una manciata di soldi.
Per fortuna, quella pellicola realizzata con un budget irrisorio sarebbe rimasta ad ammuffire in cantiere. Nessuna casa di produzione ne avrebbe comprato i diritti. Benchè l'omosessualità andasse di moda al cinema a chi poteva interessare un film su un Dalì impotente e represso?
Mi ero sacrificato inutilmente, stando chiuso in albergo a studiare le biografie del pittore su tomi spessi quanto un'enciclopedia da cucina, spogliandomi davanti a uno specchio nel tentativo di equilibrarmi alla sua mente e appropriarmi della sua geniale pazzia.
Sommando i pro e i contro, la mia esperienza sul set spagnolo non fu negativa. Lo scontro con l'anima di Salvador cambiò una parte della contorta percezione che avevo di me stesso e all'epoca ignoravo che, a seguito del successo di Twilight, Little Ashes sarebbe approdato in sala l'anno seguente.
A luglio 2008 rientrai a Londra con un mucchio di progetti all'orizzonte e un bel gruzzolo in tasca. Per realizzarli, necessitavo di un lavoro.
Bussai ai registi. Compilai moduli. Rilasciai provini su provini.
Volevo una parte. Un ruolo stimolante, che mi aiutasse a uscire dal degrado psicologico e lasciasse un segno tangibile nel cinema indipendente. Ma la fine del mese si avvicinava e dei soldi guadagnati, presto, non ne rimase che l'ombra.
Anche Tom faticava a racimolare la quota dell'affitto. E agli amici era vietato bussare perchè se la cavavano a stento.
Con mio padre, nemmeno a parlarne.
Mi avrebbe aiutato volentieri ma quando andai via da casa, a 15 anni, gli giurai che sarei stato capace di rimboccarmi le maniche e percorrere la mia strada.
Con Nina ero giunto al capolinea da un pezzo.
Bella relazione. Bella gnocca. Buona intesa sessuale. Faceva la sua porca figura col suo metro e 78 ed era morbida da accarezzare.
A 17, ci andai a convivere nell'appartamento vicino a quello dei miei. Ci rimasi per tre anni, fra alti e bassi, litigate e riappacificazioni. Poi, decidemmo di troncare la nostra relazione perchè lei era una modella in cerca di gloria e io un attore in cerca di un contratto.
Boiate. Il vero motivo è che non ci amavamo a sufficienza. Se fossimo stati legati sul serio avremmo provato a far rodare entrambe le cose.
Invece niente.
Lei ha fatto la valigia ed è volata all'estero, sulle passerelle altolocate del jet set.
Io sono rimasto inchiodato a Londra, a grattarmi la pancia e a battere i pugni al muro nei periodi in cui tutti sembravano prometterti il cielo e in cambio ti offrivano una stalla.
Mi consolavo suonando, steccando nei pubs quando ancora ignoravo l'esistenza di you tube e non mi sfiorava l'idea che qualche digitale potesse sbattermi nel web come uno dei tanti fenomeni da baraccone che invadono la rete.
Bevevo coca a litri, fino a gonfiami la pancia. Non mi tiravo indietro se mi offrivano un bicchiere di wisky. Dopotutto, da ragazzo sognavo di poter diventare uno di quei musicisti ribelli alla Van Morrison che danno concerti in locali privati e si portano sul palco la loro dose di fortuna e disinibizione.
Tanto per restare in regola con i miei vizi, fumavo una sigaretta dietro l'altra ma stavo attento a non ingiallirmi le dita poichè quelle dita avrebbero potuto servirmi se avessi deciso di tentare la carriera di pianista.
Buff...
In questo momento, mi sto imbarcando su una nave fatiscente, prossima ad affondare.
Ci sono dei topi a bordo.
Grossi ratti baffuti che hanno un nome e un cognome e che raggruppati nella stessa tana vanno a formare l'albero maestro della mia Casa di Produzione.
Summit. Summit. Summit. Sei lettere, una disgrazia. Anche questo è matematico.
Ho aperto il pacchetto di camel tre quarti d'ora fa e succhio il filtro come se ci facessi l'amore, inspirando la nicotina a boccate e tirandola fuori dal naso.
Una spirale sulfurea ondeggia davanti ai miei occhi, come l'ectoplasma di un fantasma vagante, e si allunga con un guizzo sensuale, fino a sparire del tutto.
Se fumo, rifletto.
Se rifletto, vado in paranoia.
Normale. Tutto normale.
Mi piace sentirmi sospeso fra due mondi, diviso tra ciò che vorrei essere e ciò che vorrei fare.
Il tabacco mi aiuta a sedare i centri nervosi.
Scioglie le falangi prima che i muscoli si anchilosino.
Buff...
Mi viene da ridere.
Nessuno è a conoscenza della mia decisione.
Forse devo ancora sgomberare il cervello e farmene una ragione io stesso.
Non posso aspettare.
Sono qui per un motivo preciso.
C'è un locale difronte che mi stuzzica. L'insegna lo illumina a giorno e dalla vetrina è facile dedurre che il suo gestore sta sfogliando una rivista porno perchè i clienti, a quest'ora, gli hanno dato buca.
Meglio per me.
Ci metterà due secondi a servirmi.
Intanto resto al caldo nella mia vecchia BMW, parcheggiato discretamente in una stradina isolata, dove non arrivano i clamori di Twilight e le zanne dei vampiri si tengono alla larga dalle fogne. L'ultima volta che ho cercato di passare inosservato è stato quando volevo riempirmi la pancia con un hamburger e mi sono diretto verso un vecchio distributore di benzina, a dieci isolati dal centro.
Uhm...certe esperienze non si dimenticano.
Non quando sei la star di un prodotto mediatico e devi eludere i fotografi per non farti sorprendere con il boccone fra i denti. Non quando stai per prendere a morsi un bel panino rimpilzato di salame e chili e ti accorgi che l'auto accanto alla tua sballonzola come vaporetto degli anni 20 perchè dentro, sui sedili posteriori, c'è un tizio con la cerniera abbassata e una donna che gli sta facendo un pompino.
Da allora ho chiuso con i distributori di benzina.
Preferisco i vicoli quadrati. Bui, solitari, stretti, che ti fanno sentire una sardina e che al coltempo ti proteggono da chi può assalirti alle spalle.
A Los Angeles sono sparpagliati ovunque. Non devi cercarli sulla cartina.
Li trovi al bisogno. E io ne ho appena trovato uno che mi va a genio.
Tiro un'altra boccata. Sorseggio la birra dalla lattina.
Poi, dinuovo una boccata.
Il fumo invade l'abitacolo e mi si attacca sui vestiti.
Poco importa.
Sono abiti ordinari, comprati a basso costo ai mercatini dell'usato. Qualcosa che indosserò comunque anche domani e domani l'altro, alla faccia dei perbenisti della Summit che mi vorrebbero sempre lustrato e divinamente perfetto.
Commetterò una pazzia stasera.
Ho spento il cellulare per impedire a Nick o a Stephanie di contattarmi.
Dò un'occhiata all'orologio. E'l'unico aggeggio decente che funzioni in quest'auto.
A quest'ora si staranno chiedendo in che bettola mi trovi e avranno setacciato il perimetro attorno al mio appartamento alla ricerca di un indizio.
Non ho detto a nessuno dove andavo, a che ora sarei tornato.
Stasera voglio restare sveglio, voglio restare lucido finchè dura il dolore.
E piangere per lei, per ciò che provo, per questo senso di soffocamento, per questo fiato che mi appesantisce i polmoni e mi stende a tappeto.
Kristen.
Sto male. Mai sofferto così. Mai amato così.
Mi giocherò tutto: la testa, l'orgoglio, anche le palle, perchè...semplice...sono un idiota. Perchè la notte che sta scurendo il cielo e che fa sbuffare persino il vento è la notte ideale per i colpi di testa.
Lei. Sempre lei.
Me la vedo stampata ovunque, al posto dei faccioni di Santa Claus che imperversano sui cartelli pubblicitari e sulle vetrine riccamente addobbate.
Per quanto mi riguarda non ci saranno champagne da stappare quest'anno nè regali da fare. In compenso, i manifesti di Twilight sono diventati la mia sbronza quotidiana. Non appena mi giro, thò...ne becco uno.
Lei è lì. Io sono lì. Siamo truccati a dovere e ci strigiamo sotto un logo che recita una frase ad effetto.
"When you can live forever...what do you live for?"
Quando puoi vivere per sempre...per cosa vivi?
Roba da strizzarti lo stomaco e farti vomitare la rabbia.
Già...per cosa cazzo vivo? Per la fama?
Tre mesi fa nessuno mi filava, oggi mi pagano se devo mettere il naso fuori dalla porta.
Per avere una donna all'occorrenza? Non devo schioccare le dita e sono ai miei piedi. Posso scoparmene dieci, venti senza dare un'occhiata alle loro carte d'identità.
Peccato che non me le goda come dovrei.
Così la mia paranoia lievita. E io vado a fondo, scivolando sotto il sedile, come un drogato dalla barba sfatta che cerca di scavare delle buche per seppellirsi.
Non aprirò il gas nè chiuderò i finestrini. Quella è roba da film. Comunque non ero certo che ne sarebbe valsa la pena. Per una donna non si dovrebbe mai morire.
Non morirò.
Ma ucciderò una parte di me, stasera. E lo farò con la convinzione che sia una cosa giusta non il capriccio di un malato di mente.
Rido. Stringo le labbra, mi gratto il mento, fumo e tracanno birra. Mi pulisco la bocca usando la manica del giubbotto di pelle.
Non sono il buon esempio di nessuno. Non devo sforzarmi di esserlo.
Vorrei vederla. Vorrei viverla. Vorrei toccarla. Vorrei stendermi in un letto accanto a lei e coccolarci a vicenda, come ci coccolavamo sul set, anche se lei burocraticamente aveva un altro.
Lo so di non esserle mai stato indifferente.
So che prova qualcosa per me, che ora si sta tormentando le mani nel tentativo di contattarmi perchè prima di spegnere il cellulare ho dato uno sguardo agli sms. Le manco...ma non mi dice che è disposta a chiudere con l'altro. Non mi supplica di andare da lei e stringerla.
Le manco e stop. I punti di sospensione stanno a significare che vorrebbe scrivermi dell'altro e che non ha il coraggio di confidarmi i suoi reali pensieri.
Non le ho risposto per farla bollire. Che si mangi le unghia pure lei e si senta prendere dalla nausea per ciò che la Summit intrallazza alle nostre spalle.
Quando fa la ritrosa e poi torna a miagolare come una gattina mi rendo conto che di quella ragazzina dagli occhi verdi non ho mai capito una mazza. Perchè m'infastidisce sapere che il suo cane da guardia le abbaia accanto e che forse questa stessa notte riuscirà a metterle il collare.


Un Taglio Netto.
Buff...
Un'altra sigaretta è andata. La sprimaccio nel posacenere. Sfilo la quarta dal pacchetto, l'accendo e riprendo a sniffare.
Odio i ricordi.
E mi pento di aver accettato questo ingaggio. Se solo avessi immaginato quanto mi sarebbe costato il successo, sarei rimasto a Soho, con Tom...a suonare la mia musica. Ma Stephanie Ritz aveva il mio nome in agenda e quando dal casting di Cath le comunicarono che cercavano altri giovani britannici da esaminare, lei pensò subito a me. Ricevetti la telefonata di questi tempi, l'anno scorso, e la prima cosa a cui pensai fu che Twilight non mi diceva niente ma che avrei comunque affrontato il viaggio solo per dare un'occhiata alla protagonista femminile.
L'avevo notata una sera per caso, guardando Into de Wild a noleggio. Non aveva un ruolo di spicco in quel film ma rimasi ugualmente fulminato dalla sua interpretazione, dal suo bel musetto capriccioso, dal suo modo di strimpellare la chitarra e avevo consumato il dvd a furia di zoommare sui primi piani del suo volto.
Non era una ragazza esplosiva. Piuttosto magra, con poco seno ma con due occhioni verdi che mi solleticavano da dentro.
- Vado, la conosco e torno. - dissi a Tom, infilando in un vecchio borsone un paio di jeans di ricambio bucati e la solita camiciona a quadri.
- Magari fai centro, Rob...e ti danno la parte.
- Quale parte? Quella dell'uomo più figo del mondo? Nahhh...non m'interessa Edward Cullen...è un vampiro per signorine...e poi...mi hai visto bene?
Tom assunse un'aria corrucciata e mi esaminò. - A parte che ti saresti dovuto strappare quelle sopracciglia da scimmione che ti ritrovi...ma una sistematina a quei capelli, no eeeh?
Mi passai le mani tra le ciocche scure e lunghe.
Stavo aspettando che la tinta usata in Little Ashes andasse via da sola e che il gel dasse un senso alla zazzera ma dopo aver trascorso mezza mattinata davanti allo specchio mi ero arreso. Con un gesto selvaggio li scomposi. Peggio di così non potevano andare. Mi piantai la cuffietta di lana in testa. - Dovrei sprecare soldi dal barbiere per un mordi e fuggi?
- Tzè...sei il solito taccagno, Rob...non hai fiducia in te stesso.
Accesi una sigaretta e mi avviai alla porta. - Smettila con questa lagna. Lo sai che ho deciso di ritirarmi...questo mondo non fa per me.
- Allora tanto vale che non stacchi le chiappe da Londra...ti risparmi il biglietto.
- Mmm...Nick mi farebbe una scenata da qui a Natale...e devo evitare di farmi venire una gastrite.
- Adesso la scusa si chiama Nick? Ma va laaaaaaaa! A chi la dai a bere? Ho visto come ti mangiavi quell'attrice l'altra sera...
- Quella è fame, Tom...- lo azzitti ridendo. - E' da due giorni che qui non si cena come Cristo comanda...Almeno a Los Angeles potrò rifarmi alla mensa.
- Fingerò di crederci....Buona rimpilzata. Lascia qualche avanzo...se ci riesci.
E così partii. Deliberatamente convinto che sarei ritornato a incollare il sedere sul divano del mio piccolo appartamento nel giro di due giorni.
Volevo semplicemente vederla da vicino.
Ma la cosa è degenerata. Fui convincente ai provini e mi presero anche se il mio aspetto fisico faceva pena. Non avevo nulla di attraente, nulla che mi rapportasse alla statuarietà di Edward Cullen. Ero fuori forma e i miei capelli sembravano una massa indomabile di ciocche spioventi.
Cath lottò contro i dirigenti della Summit, fece pressione utilizzando video di prova, motivazioni convincenti e la spuntò a pieni voti. Così, venni spedito dal personal trainer, dall'hair stilyst, dal truccatore e alla fine mi ritrovai seduto in un'aula di biologia, accanto a lei, con le lentine ambrate e la pelle impiastricciata di cerone.
Ci guardavamo e spesso, senza accorgercene, ci mordevamo le labbra a furia di fissarcele.
Doveva essere lavoro. E mi sono innamorato nonostante avessi firmato un regolare contratto che vietasse qualsiasi coinvolgimento sentimentale.
Un pò è colpa mia. Non ho fatto niente per evitarlo.
Un pò centra lei. Mi ha provocato in tutti i modi, silenziosamente, tessendo con le sue belle manine una rete sensuale e febbrile attorno a noi.
Ero pur sempre un uomo. E mi piaceva da matti giocarci, subire i suoi assalti, prendermi delle libertà.
In una delle scene censurate in radura, le feci lo sgambetto in modo che finisse a terra insieme a me. Bei tempi quelli.
Cath mi aveva ordinato di far cadere Bella sull'erba, senza dare l'impressione di esserci finita seguendo un copione. L'unica alternativa era tenderle una trappola alle spalle.
- Rob...stai attento a non farle male...e guai a te se ti lasci scappare qualcosa! Voglio la sorpresa sulla sua faccia!!! Voglio fluidità nella caduta!
L'idea di stupire Kris mi piaceva e così ubbidii.
Le feci lo sgambetto nel bel mezzo di una conversazione e finimmo a terra, trascinandomela sul braccio. Sulle prime lei mi guardò sbigottita, poi atteggiò le labbra in un sorrisetto malizioso e mi chiese: - Vuoi assaggiarmi?
Pazza.
Si divertiva a farmi ingurgitare a vuoto e a farmi arrossire per l'imbarazzo.
In quel momento abboccai e non capii nulla.
Probabilmente le restituii un sorriso da pesce lesso e per un attimo dimenticai le telecamere, lo scandalo, il suo fidanzato e tutto il resto.
- Yeah...- Le risposi con un accento molto inglese e poco vampiresco ma quando avvicinò il dito sul mio labbro inferiore e lo accarezzò appena, scoprii che mi aveva già cotto a puntino.
In cuor mio, speravo che si alzasse e concludesse la scena con una bella risata.
Invece mi separò le labbra con un dito e me lo infilò in bocca.
Cazzo.
Se volevamo scandalizzare i cameraman e ammutolire Cath ci stavamo riuscendo.
Il fiato della regista era tutto su di noi, compreso quello dei curiosi.
Mi eccitai e chiusi i denti attorno al suo indice per impedirle di andare a fondo e strusciarmelo sul palato.
In realtà le affondai i canini nella carne e le feci male col chiaro scopo di farle capire che certe cose, fatte davanti al supervisore della Summit, ci avrebbero procurato seri guai.
La morsi e fu peggio.
Con naturalezza, si portò il dito tra le labbra e se lo succhiò sotto ai miei occhi.
Altro che piccola, fragile umana...
Lei sorrise soddisfatta e la ripresa finì.
Non sarebbe stata montata nel film perchè chi di dovere la giudicò troppo erotica.
Mica scemo.
Se ci fossimo baciati con la lingua, avremmo destato meno scalpore.
Comunque sia, l'attrazione fra noi cresceva e minacciava di trasformarsi in un'arma contudente.
Un giorno, Cath mi ordinò di raggiungerla nel bunker di lavoro. Una stanza di due metri per tre, con una finestra vasculante e un bagno d'emergenza.
- Ascolta Rob, non ti far venire in testa strane ideee. Kristen è minorenne. Se te la porti a letto rischi la galera. E poi ricordati che è fidanzata. Mettitelo bene in testa. F-I-D-A-N-Z-A-T-A!!!
Mi fece lo spelling del termine, puntandomi contro un indice accusatore mentre a me saliva la bile.
Durante le scene romantiche, ero abituato a sentirmi gli occhi di Mike addosso.
Attento a come ti muovi. Ti scanno se ti avvicini. Toglie quelle mani da lì. Non toccarle i capelli a quel mondo. Non guardarla...
E bla bla bla.
Potevamo fare a cazzotti anche a distanza.
Lui era geloso di me. Io ero geloso di lui.
E Kristen si sforzava di confortarci entrambi, evitando che ci accapigliassimo sul serio, come due galli nel pollaio.
Buff...

Ricapitoliamo.
Io, lei e lui.
Provo a fare l'addizione e il totale è sempre lo stesso.
Sono l'interferenza ma non mi sento di aver mandato a monte delle nozze reali.
Michael non fa per lei. Ne sono convinto.
L'ama, si. Ha aspettato che Kris arrivasse a 16 anni prima di ottenere dai genitori di lei il consenso di uscirci insieme. E ora che la sua ragazza è maggiorenne, teme che l'ultimo arrivato se la scopi in due minuti, portandogli via la ciliegina sulla torta.
Per la cronaca, quello che vorrebbe scoparsi la ciliegina sarei io.
Deduzione non proprio errata.
Desidero Kris, voglio farci l'amore. Voglio sentirla mia e guardarla senza che il termometro della Summit misuri il livello di calore dei miei ormoni.
Loro parlano e parlano. Stilano le regole, fanno leva sulla prassi e mi rimpilzano la testa di stupidaggini. Sembrano casalinghe sull'orlo di una crisi nevrotica.
- Rob...devi restare single. Lascia stare i legami e le storie di sesso. Se sei libero, le femmine sbavano e se le femmine sbavano si vendono i giornali. E se si vendono i giornali, le teste di legno di riempiono le tasche. E se le teste di legno si riempiono le tasche tu godrai di quegli introiti e il tuo conto in banca lieviterà di mooolti zeri...
Nick me lo ripete in continuazione.
I dirigenti lo hanno educato a dovere.
Buff...
Sprimaccio il mozzicone. Il posacenere zeppo mi indica che ho esagerato.
L'aria nell'abitacolo è diventata irrespirabile e l'ultima lattina ha fallito la missione.
Sono ancora lucido ma spaventosamente distrutto.
Penso a lei con la stessa intensità di un aspirante suicida che cerca una lametta e scrive un biglietto d'addio prima di tagliarsi le vene. L'unica differenza è che domani questa mezza sbronza sarà passata e tutto ritornerà uguale.
Con Kristen o ci fai o ci sei, o ci acquisti o ci perdi. E insieme facevamo entrambe le cose senza mai decidere su che lato della bilancia pendere.
E'da mesi che giochiamo al nostromo e all'anguilla. Quando uno afferra l'altro, chi viene afferrato sfugge. A volte sono io, a volte lei.
Ed è un continuo rimasugliare, un continuo star male, un continuo sopportare e retrocedere.
Basta.
Sono stufo.
Devo uscire da qui o rischio di annullarmi.
Afferro la maniglia, apro la portiera dell'auto e la sbatto per chiuderla.
Cazzo se fa freddo.
La temperatura è scesa ai livelli di guardia. Mi congela il naso non appena esco dal vicolo e la luce biancastra di un lampione m'inonda totalmente.
Cerco d'inalare aria pulita ma il malessere persiste.
Solo il silenzio e la strada deserta mi danno sollievo.
Cammino per due metri, con le mani nelle tasche, attraverso di corsa la striscia pedonale e m'infilo nel locale, tenendo il cappuccio sulla fronte.
Il trillo del campanellino che il gestore ha piazzato all'entrata mi fa sobbalzare.
Un uomo baffuto mi perlustra velocemente con lo sguardo, poi sorride e io gli faccio segno di tenere la bocca chiusa quando capisco che mi ha riconosciuto.
Prendo posto sulla poltroncina imbottita senza attendere che m'inviti a farlo e la prima cosa che noto, oltre all'ambiente spartano, è una faccia pallida riflessa allo specchio.
- Chiudi la porta a chiave. Ti pagherò bene...- La battuta è pietosa ma sortisce l'effetto sperato.
L'uomo sta al gioco e abbassa la saracinesca, quanto basta a evitare che dei curiosi si affollino dietro la vetrata e spiino all'interno.
Viene alle mie spalle, continua a sorridermi.
Probabilmente al posto del mio viso ci vede un paio di bigliettoni.
Normale.
Gli firmerò l'autografo se me lo chiederà.
Abbasso il cappuccio e mi strappo dalla testa il berretto blu.


Turn Over
Ricapitoliamo.
Io, lei e lui.
La Summit non vuole che giri intorno a Kris perchè rischierei di passare per uno sfasciafamiglie e oggi pomeriggio, Nick mi ha comunicato che fra qualche giorno verrò rispedito a Londra, come un pacchetto postale.
Causa: hanno chiuso il contratto d'affitto del mio appartamento a Los Angeles e devo liberarlo dalle mie cose in fretta. Nikki si è offerta di aiutarmi a imballare.
Cara ragazza, ma tra noi non funzionerà anche se mi piacerebbe passare delle ore in dolce compagnia. E'la migliore amica di Kris e Kris è la ragazza che m'interessa.
Cerco di raggiungerla tramite lei, ma non è un segreto. Non sono bravo a mentire.
Comunque...terminato il tour, terminata la pacchia si dice dalle mie parti.
I Grandi Capi non desiderano altre rogne e pensano che due mesi a casa mi bastino a raffreddare il testosterone.
Niente sesso. Niente storia. Niente amore.
Sono nelle loro mani e credono di poter governare su tutto ciò che mi circonda, persino sull'aria che respiro.
Ma io ho qualcosa che a loro interessa e che fa gola a molti giornali.
Lancio uno sguardo di sfida allo specchio.
Uhm...I miei capelli sono cresciuti abbastanza. Sparano da ogni parte e ormai le ragazzine fanno a gara a infilarci dentro le dita.
Anche l'uomo baffuto alle mie spalle li osserva con ammirazione. - Una spuntatina?- mi chiede in un accento newyorkese molto stretto. Afferra le forbicine di ferro e un pettine anonimo. Le sferruzza abilmente, al pari dei coltelli.
Stringo la mascella e un pò mi si stringe il cuore.
Devo vendicarmi in qualche modo. Devo mandare a puttane la loro sicurezza, il loro autocontrollo e tenerli sulle spine fino alle riprese di New Moon, previste per l'anno prossimo.
Pagherò le conseguenze del mio gesto.
E'calcolato.
Mi fotograferanno all'aereoporto, Nick mi farà una scenata e i dirigenti si mangeranno il fegato al posto del caviale.
- Nessuna spuntatina.- replico seccamente. - Tagliali tutti.
L'uomo mi fissa allucinato. Non so chi sia ma mi fa una gran pena. - Co...come? T...tutti?
- Tutti. Non voglio che rimanga un ciuffo in piedi, ok?
- Ma...ma... è un delitto...!!! - esclama lui, scandalizzato. - Lo sa che per questi capelli farebbero carte false????- E mentre parla punzona le ciocche con le dita. - Sono forti, folti...e hanno un bel colore! Sono l'invidia delle star!!!
- Puoi tenerteli e farci un parrucchino se ti va. Tagliali...- gli ripeto con un cenno nervoso nella voce. Non voglio perdere altro tempo. Non voglio rischiare di pentirmi e uscire da quel locale con il mio marchio di fabbrica ancora in testa. - Se non ti sbrighi, andrò da qualcun altro...o me li raperò a zero da solo.
L'uomo inspira, prende coraggio e comincia a tagliuzzare.
Zic Zac. Una ciocca alla volta, quasi fosse sotto tortura.
Le vedo cadere a terra e riempire gradatamente il pavimento rozzo intorno a me.
Ecco.
La mia faccia sta perdendo il suo fascino selvaggio.
I lineamenti spiccano, la squadratura della mascella irrompe sul vetro e fa crollare il mio ego. Al contrario, gli occhi sembrano più azzurri e l'alone violaceo dell'insonnia mi scava le palpebre.
E'come spogliarsi per la prima volta e scoprire che faresti meglio a rivestirti.
Non piacerò con questo look da marine rincoglionito alle mie fans.
Che importa?
Però...sto sempre male. Anzi, va peggio. Penso ai barattoloni di gel che stiperò nell'armadietto del bagno, ai cappellini che non indosserò, allo scandalo che armeranno dalle tavolate della produzione.
Penso a lei. E mi domando se ce la farò a gettare il suo bel viso in un cestino. O se imparerò ad amarla maggiormente.
Il barbiere corrucciato taglia. E'quasi arrivato al termine dell'opera e un brivido di freddo mi prende la testa.
Zac.
Di questa notte non ho che questo: il rumore metallico delle forbicine e il cuore che rotola giù nello stomaco.
...
Tutto normale.

  
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