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Autore: Dreaming_Archer    04/06/2010    1 recensioni
Un' orfana, decisa a trovare la sua famiglia.
Un' erede, in fuga dalla condanna.
Una ragazza, indecisa se seguire il destino o l'amicizia.
Una piratessa, meno dura di quanto non sembri.
E una grande amicizia vissuta tra battaglie e sconfitte, Luce e Buio...
I pirati del Deathbearer sono alla ricerca di un tesoro, e l'unica persona che può portarli ad esso, è un'orfana abbandonata a pochi anni.
Ma anche lei vuole qualcosa, la libertà. Forse lei e i pirati potrebbero fare un accordo...
Ma nulla resterà come sembra..
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Deathbearer - cap6

L’ istinto e il coraggio.

Amy era salita in camera e si era buttata sul letto, ma non riusciva a prendere sonno. Troppi pensieri le affollavano la mente, troppe voci le riempivano le orecchie.

Decise che non poteva stare lì a dormire mentre i suoi genitori forse erano a pochi metri da lei a cercarla. Le parole della vecchia le vorticavano nella testa come spinte dal vento e poi la libertà di cui aveva parlato valeva più di tutto. La cartomante le aveva detto di non avere paura, e lei non ne aveva … Bene o male.

Pensò che doveva andare a chiedere in giro. Doveva uscire, ma non poteva né prendere le scale principali né quelle secondarie, perché c’era troppa gente in giro e stavano anche arrivando gli invitati.

Era troppo decisa per ripensarci e anche per non sopportare ancora i propri pensieri, uscì dalla camera e si incamminò piano per il corridoio. Il silenzio era quasi irreale, e l’unico rumore che sentiva era il proprio cuore battere forte contro lo sterno. Sentì dei passi che si avvicinavano mentre raggiungeva le scale.

Trasalì, perché nella cadenza e nel rumore del respiro, riconobbe subito Anne. Amy era spaventata, perché era con Anne che aveva parlato dei pirati, ma non voleva che lei la scoprisse. Si morse il labbro e cercò di trovare una scusa per farsi trovare in corridoio, ma come un lampo le vene invece un’ altra idea: scappare. Era più facile e meno pericoloso.

Si fiondò verso la prima porta alle sue spalle e si ritrovò nello studio del governatore. Sicuramente nessuno, in quel momento sarebbe entrato lì, ma Anne avrebbe comunque trovato un letto vuoto. Si diede della stupida e cominciò a ripensare seriamente ad una scusa.

Amy si chinò a guardare dal buco della serratura morsicandosi nervosamente le unghie. Era stata impulsiva, poteva fingere di dormire e appena Anne se ne sarebbe andata avrebbe potuto scappare. Si morse un labbro e si diede dell’idiota. Dalla serratura vide passare Anne e si innervosì ancora di più.

Sentì i rumori dalla porta provenire dall’altra stanza e immaginò la scena: aveva percorso quel corridoio un migliaio di volte, Anne stava sicuramente toccando la maniglia. La spingeva in basso, e con forza sulla porta questa si apriva. Si sentì perduta, e infinitamente stupida.

Sentì la voce della cameriera chiamare: “Anne! Vieni sono arrivati! Amy si sveglierà da sola! Scendi!” Anne si fermò subito prima di aprire la porta della stanza vuota e con un sospiro corse giù per le scale.

Amy ebbe un sussulto. Era incredibilmente salva. Il cuore le martellava ancora nel petto e nelle orecchie, ma non era stata scoperta. Poteva andare e tornare tranquillamente perché i nobili sarebbero stati alla villa fino a sera tardi e Katherine non si sarebbe accorta della sua assenza. Sarebbe stata troppo occupata o avrebbe pensato che fosse in sala, ma alla governante non era permesso entrare durante i ricevimenti.

Amy fece qualche passo indietro e si sedette sul divanetto di velluto. Cominciò a riflettere: se doveva convincere quelle due piratesse sicuramente aveva bisogno della collana. Lei voleva essere libera, ma non voleva dirlo ad Anne. Nella villa si sentiva rinchiusa, stava bene quando era vicino al mare, come quando andava a pensare sulla Punta Estrema. Nessuno le diceva cosa doveva fare o come doveva comportarsi, era ciò che desiderava.

La collana però l’aveva Stephanie e lei non poteva prendergliela.

Le venne un'altra idea: se alle due piratasse serviva il medaglione così tanto, anche se avessero atteso qualche ora non sarebbe stato letale. Avrebbe potuto riferire di voler andare con loro e sperare nella loro pazienza. Decise di cercarle al porto, trovarle e dir loro di aspettarla ai piedi del monte quella notte stessa. Al tempo dovuto, sarebbe arrivata con il medaglione e glielo avrebbe dato ad una condizione: che Stephanie ed Anne sarebbero andate con loro. Non voleva perdere le sue migliori amiche, e sapeva che anche loro sognavano la libertà.

Nei suoi piani, sul vascello pirata ci sarebbero rimaste poco. Il tempo di trovare un passaggio per l’Europa e poi sarebbero scappate.

Quelle speranze le fecero battere forte il cuore. Tutto quello che doveva fare era uscire, ma la cosa non era poi così facile. Evitare Katherine in cucina era un cosa, un branco di nobili in festa era un’altra. Doveva aggirare le scale e anche di farsi vedere per la casa.

Rifletteva mordicchiandosi un labbro, mentre misurava a grandi passi il piccolo studio privato del governatore. Soprapensiero si appoggiò alla libreria dello studio con una spalla e, toccando un volume, la libreria si girò su se stessa e il muro si aprì in un baratro buio e profondo. Amy si spaventò a morte, e con il cuore in gola riuscì ad evitare di precipitare nel baratro per un pelo. Sospirò per scogliere la tensione e sorrise tra sé e sé. Aveva trovato il modo più semplice, e anche pericoloso, per scendere in spiaggia.

Prima di affidarcisi completamente, osservò ciò che aveva davanti. Era un pozzo circolare con un palo di legno lucido nel centro. Sembrava scendere nel buio totale e nell’ignoto, ma Amy era decisa, così dovette solo circondare il palo con le braccia facendo un saltello e si lasciò scivolare.

La libreria si chiuse da sola dopo qualche secondo senza fare alcun rumore, e in un istante lei rimase al buio totale. Il cuore tornò a batterle forte mentre arrivò a toccare terra e cominciò ad avanzare lentamente. Avrebbe voluto visitare i sotterranei della villa, ma non aveva tempo per un gita, doveva arrivare al porto in fretta. Prendere le colline era un rischio, perché da lì provenivano le carrozze, e Stephanie l’avrebbe notata subito. La strada poi era troppo lunga e ci avrebbe messo troppo tempo.

Decise che poteva passare solo dalla spiaggia, e cominciò a procedere con cautela perché quel buio pesto le faceva troppa paura per restarci a lungo. Sentiva i passi delle cameriere sopra il soffitto basso del sotterraneo, come se camminassero dentro la sua testa. Si chiese chi fosse a conoscenza di quel piano interrato buio e polveroso, che con ogni probabilità portava a passaggi segreti in tutta la villa. Era elettrizzata, non aveva mai pensato ad una cosa del genere. Avanzava un po’ alla cieca, perché non aveva pensato di portarsi una candela, e non sapeva come tornare di sopra. Capì che era vicina ad un muro, quando si accorse di alcuni fasci di luce dorata che scendevano dall’alto a distanze regolari. Capì che quella era la via d’uscita che faceva per lei.

Si ricordò di alcune botole che vedeva spesso intorno alla villa. Sembravano delle cassette degli attrezzi, e non ci aveva mai dato molto peso, ma era sicura che spingendo in alto sarebbe tornata alla luce.

Si mise sotto ad una di queste botole, quella da cui proveniva più luce, e appoggiò le mani aperte sulla superficie. Il legno era umido e incrostato di polvere e salsedine. Amy sorrise tra sé e sé, perché era sicura di arrivare in spiaggia. Prese un profondo respiro, poi spinse verso l’alto.

Con un rumore gracchiante la botola scivolò di lato, e un rivolo di sabbia dorata scivolò dai bordi. Amy si accostò all’apertura, e senza sforzo guardò un attimo all’esterno. Sentiva il rumore del mare molto vicino, così dedusse che si trovava nel retro della villa. Si mise in punta di piedi, le sue mani affondarono nella sabbia che circondava la botola, e una piccola quantità cadde all’interno.

Amy si guardò intorno: non passava nessuno, e non si sentivano nemmeno i passi di qualcuno in avvicinamento. Si fece coraggio, appoggiò bene i palmi sul bordo della botola, e facendo un salto riuscì ad issarsi fuori. Il passaggio era stretto, e un attimo la sua camicia si impigliò in un chiodo sporgente, ma riuscì a liberarsi senza strappare nulla e senza lasciare tracce.

Appena uscita, tutta la luce dorata della spiaggia le ferì gli occhi, ma Amy non ci badò. Si alzò in piedi, chiuse la botola cercando di appiattirsi contro il muro per trovare un modo per attraversare il quindici metri che dividevano la villa dal mare senza farsi vedere. Aveva intenzione di fidarsi di Lucas, e usare il passaggio di cui le aveva parlato perché l’espressione che aveva sul volto quando glielo diceva, le avevano fatto capire che per una volta non mentiva.

Ora doveva solo attraversare la spiaggia senza che nessuno in villa vedesse la sua figura di domestica fuggiasca. Alzò gli occhi sulla costruzione alle sue spalle, e si rese conto che per una volta la mole stessa della villa era la sua fortuna. Si ricordò del vasto balcone al primo piano, usato dalla famiglia quasi come un belvedere sul mare, che data la sua ampiezza, impediva la vista sulla spiaggia sottostante fino alle pendici del monte. Amy era proprio fortunata, sorrise e andò di corsa verso il monte senza guardarsi indietro.

Si accucciò dietro ad un masso sporgente per cercare il passaggio. Solo allora si accorse di come il suo cuore battesse un modo regolare, e non esageratamente accelerato come succedeva ogni volta che faceva qualcosa di sbagliato. Si meravigliò del suo sangue freddo, che durò poco perché trovò  il passaggio indicato da Lucas e si concentrò per entrarci. Non era per niente largo, solo un intercapedine tra la montagna di scogli che sostenevano il forte, ma per qualcuno con un fisico esile era possibile da attraversare.

L’acqua era a livello del passaggio ed Amy si decise e ci entrò scivolando sulle rocce bagnate. Si mise a gattoni perché era molto basso e quello era l’unico modo per avanzare. Picchiò la testa un paio di volte e la schiena le doleva per la posizione e urtava sul soffitto irregolare. Quando si rese conto che era impossibile vederla dalla villa si sedette nella parte più alta del passaggio, che in quel tratto si era allargato in una piccola grotta, abbastanza grande per farla stare seduta. Lasciò penzolare le gambe nell’acqua trasparente e cristallina, di un azzurro tanto puro da sembrare finto. Vedeva il fondale di sabbia bianca cosparso dei riflessi dell’acqua e ne rimase incantata. Era un posto stupendo.

Si tolse le scarpe e l’acqua tiepida la lavò fino alle ginocchia. Tirò un paio di calci all’acqua e inspirò a pieni polmoni l’aria salmastra. Dopo un paio di minuti si rimise la scarpe e a malincuore rincominciò a gattonare. Le facevano male le palme delle mani e le ginocchia, e aveva la schiena a pezzi. Lucas poteva anche dire che il corsetto l’aveva salvata dopo la caduta da cavallo, ma il dolore restava e si faceva sentire.

Esausta, e con tutte le mani graffiate, cadde sulla sabbia in ginocchio. Sentì male dappertutto, ma si rialzò, sistemò la gonna e i capelli per sembrare presentabile e avanzò verso il porto lentamente. C’era un fatto positivo in quel passaggio: che Lucas aveva imparato a dire la verità.

Alcune bancarelle erano ancora in attesa di clienti ma numerosi commercianti se ne stava già andando attraverso le colline. Amy provava ansia a vedere andare via tutte quelle persone, perché il borgo aveva un’aria di abbandono deprimente senza l’allegria del mercato.

Solo allora la ragazza si rese conto di non sapere cosa fare. Aveva una vaga idea del piano da seguire, ma metterlo in pratica era tutt’altra storia. Per prima cosa: da dove iniziare le ricerche? Le piratesse potevano essere ovunque, oppure essersene già andate, oppure ancora, nel caso più orribile, in quel momento potevano essere in marcia sulla villa con tutta la loro ciurma di tagliagole, pronti ad uccidere tutti finché non avessero trovato il ciondolo.

Si diede della stupida per evitare di pensare al peggio. Come cospiratrice era un disastro. Appena faceva qualcosa di appena un po’ avventuroso, aveva paura. Il che era deprimente: dove erano finiti tutto il coraggio e la buona sorte che l’avevano portata fin lì? Scomparsi, come invece erano comparse tutte quelle paure e quei pensieri apocalittici. Si diede ancora una volta della stupida e cercò di controllare il battito esagerato del suo cuore. Pensò che almeno aveva perso quella gelida calma calcolatrice con cui aveva agito prima. Era già qualcosa, ma si chiese se fosse un bene, oppure se adesso ne avesse ancora bisogno.

Senza dubbio si decise; perché adesso era sull’orlo del panico.

*

 

Mary e Sara stavano camminando lentamente lungo la banchina, una a fianco dell’altra. Mary stava parlando: “la capisco, ha vissuto tanto tempo qui, e poi arrivano due pirati, che  le dicono di andare con loro chissà dove …” fece un sospiro. “io sarei scappata … sua madre non si sarebbe tirata indietro davanti ad un avventura!”

Sara alzò lo sguardo: “io Bonny non la conoscevo, ma forse non è lei sua figlia …”.

Mary rifletté e poi scosse la testa: “impossibile … le somiglia troppo … E poi per te è stato facile usare la Magia son lei. Sai bene che si riesce solo se si conosce la persona a cui è rivolta … abbiamo fallito, non ritroverò mai Michelle come avevo promesso a Rachel …”

Sara socchiuse gli occhi: “Rachel?”

Mary annuì. “è il suo nome: Rachel Bonny. Cosa pensavi, che si chiamava Bonny di nome?” la sua voce era leggermente irritata.

Sara scrollò le spalle e abbassò lo sguardo. Rifletté, ma poi il suo lato piratesco tornò a galla e suggerì: “e se facessimo veramente quello per cui siamo venute qui e rubiamo il ciondolo? … è una ragazzina, ricattarla sarà facile!”

Mary strinse i pugni e la spinse in un vicolo: “assolutamente no! Non ruberò mai quel ciondolo! Io voglio anche la legittima proprietaria!”

Sara si era offesa, ma sua madre aveva ragione. Non ribatté, perché ancora una volta Mary era tornata nel suo mondo di tristi ricordi. “sai … adorava voi due, e passava tutto il tempo nella cabina … ma poi abbiamo attaccato quella nave e lei …” la sua voce era carica di rimorso. “… era già morta quando l’abbiamo trovata, ma io le ho promesso comunque che avrei protetto Michelle da qualsiasi cosa … poi lei è stata abbandonata … per questo le ho messo il medaglione, per poterla riconoscere in futuro.” Sospirò. “e come vedi ha funzionato. L’abbiamo trovata, ma ho fallito comunque perché non vuole venire con noi.” Concluse Mary tristemente.

Sara era impacciata, non le era mai successo un simile sfogo da parte di sua madre, e non sapeva come comportarsi. Decise di restare zitta, per non sbagliare.

 *

Con un colpo di fortuna, Amy aveva visto Mary e Sara infilarsi in quello stretto vicolo, e non si era fatta scrupoli a seguirle. Il cuore le batteva forte mentre ascoltava i loro discorsi. Aveva capito tutto quello che si era chiesta in tanti anni al porto. Da dove veniva, chi erano i suoi genitori, a cosa serviva il medaglione incavato e tutto il resto.

D’istinto, saltò in piedi, uscì dal suo nascondiglio di fortuna e si avvicinò alle due donne.

Sara e Mary si voltarono subito appena la sentirono muoversi. “hai ascoltato tutto, non è vero?” disse Mary con calma.

Amy cercò di trattenere la paura. “sì” disse con la voce che tremava, ma cercando di sembrare tranquilla.

“quindi? Vieni o ti devo costringere?” Sara si aggiunse alla conversazione e alzò poco la gonna per far vedere che era armata.

“vengo … senza problemi … vi cercavo appunto per dirvelo.” Disse Amy impaurita. Le parole di Mary l’avevano convinta definitivamente. Se ritrovare i suoi genitori significava dover sopportare quella pazza di Sara, l’avrebbe fatto.

Mary acconsentì a trovarsi quella notte al monte dal forte quando la luna era alta nel cielo. Disse che solo allora sarebbero partite, e che Amy poteva fidarsi. Forse un po’ troppo ingenuamente, ma la ragazza le credeva veramente.

Alla fine Amy si inchinò leggermente per sancire il loro accordo e corse via.

Nella sua testa urlavano molte voci. Alcune le dicevano che aveva fatto bene, altre che era uno sbaglio imperdonabile, e altre ancora che Anne non l’avrebbe mai perdonata.

 *

Mary era al settimo cielo, e cercava di infierire su Sara. “visto?” disse “è proprio come sua madre … non poteva non essere lei! Sapevo che non poteva fare a meno di essere libera …” aggiunse con un sospiro.

“non mi hai nemmeno chiesto cosa ne penso di lei.” Disse Sara con voce dura.

“avrei dovuto farlo?” chiese la madre.

“sappi soltanto che la ragazza non è proprio il genere di persona che mi aspetto di vedere sul Deathbearer.”

Mary sospirò, e si voltò per nascondere un sorriso. “nemmeno tu lo sei, cara mia … nemmeno tu.”

Poi uscirono dal vicolo e, visto che non c’era nessuno, Mary prese la scialuppa, ci salì e mentre prendeva i remi disse: “so che non è facile per te stare a terra, Sara, ma tu aspetta fino questa notte  e accompagna la ragazza; mentre io torno subito sulla nave. E’ meglio che mi spiego da sola con il capitano.” a questo punto prese i remi e andò al largo, senza chiedere ancora una volta il pensiero della figlia.

 *

Amy correva piangendo verso casa. Era confusa, triste e spaventata al tempo stesso. Cosa aveva fatto?! Si era alleata con i pirati! Era come andare in fronte alla morte ed esserne certi! Eppure lo aveva fatto quasi senza esitazioni. Pensò di essere impazzita. L’aggressione le aveva fatto perdere la testa, la paura la aveva annebbiato la ragione.

Allearsi con i pirati, rischiare la vita non solo sua, ma anche delle sue migliori amiche per cosa? Per uno stupido ciondolo?! A cosa serviva, poi? Perché i pirati lo volevano a tutti i costi? Non ci aveva nemmeno pensato. La cosa  peggiore di quella situazione era che in un certo senso lei era anche stata avvertita. Dal vecchio stalliere, prima di tutto. Avrebbe dovuto fare tesoro della frase che aveva sentito, e stare più attenta, evitare di fermarsi al casolare, e così non avrebbe incontrato la piratesse.

D’altro canto le altre persone con cui aveva parlato  erano di tutt’altra opinione.  La vecchia cartomante, anche se Amy non era sicura che le avesse predetto il futuro, le diceva di fidarsi di chi aveva accanto, e di andare in contro al suo destino.

Forse aveva ragione, ed Amy stava scrivendo la sua storia.

La ragazza sperò per l’ultima volta di non aver fatto l’errore più grande della sua vita; ma ormai era fatta. Era un pirata, era una di loro. E lo aveva deciso lei. Attraverso un velo di lacrime comparve un sorriso.

Uscì dal passaggio che non si era accorta di aver attraversato, si asciugò le lacrime e andò in casa senza pensare che avrebbero potuto vederla. In un certo senso era quello che voleva. Doveva, prima o poi parlarne con Anne.

La cucina era piena di gente. Chi correva di qui, chi di là, tutti con in mano qualche cosa. Si lavò le mani e si mise a pulire una pila di piattini di fianco a Katherine. Cercava di non perdere la calma, perché sapeva che a breve Katherine avrebbe scatenato un putiferio.

Prima la governante non la notò, poi si voltò verso di lei: “Amy! Stai meglio, tesoro! Ma perché sei scesa?! Potevi stare quanto volevi!” lo disse con voce sincera, anche se sapeva che non era così. Le mise una mano sulla fronte, profumava di torta. “non scotti” continuò. “ma puzzi di mare … sei uscita per caso?” dopo un secondo ci ripensò “ma che diavolo, viviamo in riva al mare delle Antille, come puoi esserti ammalata? No … non hai un malanno … ti è successo qualche cosa …”

Amy a stento trattenne le lacrime ma gli occhi le divennero lucidi.

Katherine continuò l’ispezione: “torna in camera, non pensare alla confusione qui di sotto, della festa. Fai una dormitina e poi scendi se te la senti, altrimenti Anne, o Stephanie ti porteranno qualche cosa.”

Era incredibile, Katherine era sempre dolce con Amy, anche se alcune volte, con il suo carattere titubante, la faceva veramente penare. Inoltre Amy era l’unica vera orfana, che mai aveva conosciuto i genitori, la governante stessa l’aveva trovata una notte di tanto tempo prima, ed era normale che il suo cuore stesse sempre dalla parte di Amy.

Amy si sentiva tremendamente in colpa proprio perché sapeva quanto Katherine le voleva bene, e le sembrava di prenderla in giro e di lasciarla da sola.

Salì in camera e si sdraiò sul letto. Dopo alcuni minuti si alzò, si sedette decisa alla scrivania e cominciò a scrivere una lettera pulendosi le lacrime con violenza. Non era sicura che l’avrebbe data a qualcuno, ma almeno il pensiero c’era stato.

 *

Sara era ancora al porto. Aveva girovagato per i vicoli bui e semi-abbandonati della città, e poi si era seduta sui gradini di una casa in una via secondaria lontana dal forte. Aspettava che calasse la notte giocherellando con il vestito e osservano la rada gente che passava. Il cielo cominciava a diventare giallo, poi arancio, rosso, azzurro e blu sempre più scuro e il sole si era tuffato nel mare aspettando un nuovo giorno.

ciao!!!

come sono contenta tutti i giorni di leggere queste bellissime recensioni!! mi fa veramente piacere...

iniziamo con i ringraziamenti:

non finirò mai di ringraziare Cabol per i bellissimi commenti che mi lasci, è bello sapere che quello che ho descritto, l'ho fatto bene... la frase "sembra quasi di sentire l'odore del mare" scusa, ma me la devo proprio segnare, è poetica ed è un bellissimo complimento. (spero che anche tu l'abbia scritta in quel senso, altrimenti scusa, mi sono lasciata prendere!! XD)

grazie anche per la recensione che mi ha lasciato nemesis 18. grazie veramente di cuore per i tuoi complimenti... sono contenta che la parte di Lucas e Sara ti sia piaciuta, e spero ci siano altre occasioni dove farti pensare la stessa cosa...

concludo con rigraziare anche Ramiza e jasmineAzzurra, che spero non si siano offese perchè non le ho ringraziate prima, e che siano arrivate a leggere questo capitolo!! per jasmineAzzurra.. grazie di avermi messa tra le tue preferite!! ;)

...credo sia ora di finire, altrimenti questo spazio diventa più lungo del capitolo, ancora grazie!!

ciaoo

                                   Archer

  
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