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Autore: ENS    04/06/2010    1 recensioni
Una piccola raccolta di brevi momenti della vita dei personaggi. Verterà su tutti, anche i "cattivi", indiscriminatamente. Metto rating arancione e spoiler per sicurezza.
Genere: Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Ricominciare

 

Murtagh…, era Castigo, il suo drago, a parlargli. Murtagh…, non pensi, che, ecco…

E’ probabile, Castigo, molto probabile, ma non possiamo farci nulla, lo sai. Il legame tra loro due era troppo forte, Murtagh aveva percepito cosa il suo drago volesse chiedergli. Era inevitabile.

Purtroppo, aveva ragione: erano giorni che Castigo si chiedeva se i Varden li avrebbero uccisi, bollandoli come traditori, se fossero mai riusciti a liberarsi dal giogo di Galbatorix ed a presentarsi al cospetto della loro giovane regina, Nasuada. L’atto scatenante tali dubbi nella mente del giovane drago rosso era l’uccisione del Cavaliere elfo, Oromis, e del suo drago, Glaedr, per mano loro. Prima avevano sperato che i Varden li vedessero come un pericolo fra le loro fila, ma accettabile, nel dubbio. Ma dopo un affronto del genere, nulla avrebbe fatto cambiare idea all’esercito della libertà. In gran  parte era costituito da villici rozzi e bifolchi, senza la più semplice nozione di magia. Come potevano sapere che erano controllati tramite l’Antica Lingua? Per loro non significava nulla. Nasuada non avrebbe mai corso il rischio di accettarli fra le sue fila, oramai, mettendosi contro il volere del suo stesso popolo.

Siamo condannati ad un’esistenza da schiavi sotto Galbatorix, dunque, rifletteva Castigo, o ad una fuga da Alagaesia per evitare che i Varden ci catturino, se mai saremo liberi? Non è vera libertà, questa.

Il suo Cavaliere sospirò: Castigo delle volte si perdeva in riflessioni che portavano, inevitabilmente, dolore e rimpianto. No, non lo è, convenne Murtagh, ma non possiamo farci nulla: è destino. Siamo condannati a vivere così, per l’eternità, forse. L’immortalità ottenuta lo faceva riflettere: e se fosse solo un prolungamento delle loro agonie?

No, ti sbagli, Castigo aveva sentito i suoi pensieri. La nostra immortalità è un dono. Ci dà la possibilità di vivere una vita vera, anche se saremo liberi da Galbatorix solo fra centinaia si anni. Siamo fortunati, chiunque altro avrebbe solo poche miserevoli decine d’anni da vivere, non importa come, ed alla fine, morirebbe. Ma noi no. Possiamo sempre ricominciare.

Certe volte, erano poche ma c’erano, Murtagh si chiedeva chi dei due avesse veramente vissuto tutta la sua vita in schiavitù. In teoria il suo drago, perché lui aveva, suo malgrado, partecipato alla vita di corte, con cacce, banchetti e persino tornei, quando gli andava di essere umiliato da un’idiota con le mutande di ferro, cui piaceva tanto fregiarsi del titolo di “Ser”. Era stato libero, Galbatorix non lo aveva mai segregato nel castello di Urue’baen, visitava la città ed altro, ma, il suo drago… Lui, invece, aveva vissuto la sua intera esistenza imprigionato, una prigionia dorata, vero, rinchiuso nelle enormi stanze dedicate ai draghi, assieme a Shruikan, che lo aveva subito preso in simpatia, a causa della situazione comune. Ma da come Castigo parlava sembrava fosse un vecchio avventuriero, orgoglioso delle sue leghe percorse.

Già, sospirò Murtagh, ricominciare.

 

Note dell’Autore: questo è il primo capitolo di una piccola raccolta di brevi momenti della vita dei personaggi. Verterà su tutti, indiscriminatamente.

  
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