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Autore: herechan    05/06/2010    2 recensioni
"So con certezza che ti spedisce qualche missiva ogni volta che può.
Mi ha detto che non manca mai di mandarti i miei saluti. Ed io sorrido, sapendo che non avrò mai e poi mai il coraggio di scriverti qualcosa. Anche questa lettera probabilmente non verrà mai spedita.
O forse sì, se io perderò la vita su questo campo.
In questo caso, permettimi di dirti di nuovo che ti amo, ti ho amato e ti amerò, probabilmente per tutta la vita."
Sono passati sei anni dalla sconfitta dell'akatsuki, ma la guerra per Konoha non è ancora finita. Quant'è lontana ancora la pace?
Genere: Azione, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Hinata Hyuuga, Kiba Inuzuka, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Kiba Inuzuka, 22 anni, avanzava nella foresta umida del Paese del Fulmine, imprecando a più non posso, seguendo il sentiero che il mastodontico corpo di Akamaru tracciava per lui nel sottobosco.
La stupida mocciosa che Naruto gli aveva affidato come partner della missione, una ANBU neoammessa di un anno più piccola di lui, si era persa chissà dove e chissà come.
Se Naruto avesse scoperto questo piccolo disguido o se le fosse capitato qualcosa, lui avrebbe fatto una pessima fine.
Dannata Shiroyame! La maledisse. Ma come aveva fatto a perdersi, stava seguendo le farfalle?
E come avevano fatto lui e Akamaru a non accorgersi che lei si stava allontanando?
Il grosso cane uggiolò piano, attirando la sua attenzione. Aveva trovato le tracce della ragazza, ma anche altro. Un odore sconosciuto.
Kiba digrignò i denti.
Se quella maledetta ragazzina si era cacciata nei guai, lui…
Si affrettò dietro Akamaru, che procedeva spedito verso nord.
Dannazione! Con quella vegetazione così fitta non poteva neanche salire sul dorso del suo amico e non voleva rischiare di perdere l’odore, così lieve se mischiato all’aroma penetrante del muschio e degli abitanti della foresta, procedendo sui rami degli alberi.
Non appena entrarono in una piccola radura circolare, Akamaru emise un lieve ringhio.
Il segnale era chiaro: nemici.
Kiba indossò la maschera ed estrasse un kunai, avanzando cautamente nello spiazzo, le orecchie e il naso tesi alla ricerca di qualsiasi indizio.
La avvertì prima ancora di vederla.
Una donna sostava dall’altra parte della radura, i muscoli tesi, un kunai in mano, nella copia perfetta della sua posizione.
Non sembrava una kunoichi di Kumo, ma non poteva esserne sicuro. Inoltre, sembrava decisamente aggressiva.
- Chi sei?- gridò rivolto alla donna, che non lo degnò di una risposta.
Akamaru ringhiò più forte e Kiba si accorse che l’odore della ragazza si mescolava curiosamente ad un olezzo selvatico e felino, che probabilmente disturbava il suo fedele amico.
- Chi sei?- ripeté più forte, più autoritario, avanzando di un altro passo sull’erba alta.
Lei gli sorrise, ironica. - E’ maleducazione fare domande agli altri senza essersi prima presentati, non credi? - disse.
La sua voce sicura e tagliente strappò a Kiba un ringhio di disappunto.
- Io sono Inuzuka Kiba. - rispose comunque, scandendo le parole con fierezza. - Membro delle squadre ANBU di Konohagakure. E questo è Akamaru, il mio cane ninja.-
Lei gli rivolse uno sguardo indifferente, per nulla impressionata. E Kiba dovette reprimere la voglia di saltarle al collo per spegnere quel sorriso beffardo.
Prima interrompevano quella farsa e prima lui poteva tornare alla ricerca della Shiroyame.
- Ora dimmi chi sei.-
- Akira. - rispose lei seccamente. - E questa è Chillan, la mia compagna di battaglia.-
La ragazza gli voltò appena la schiena e Kiba poté vedere il contenuto della sua sacca e fonte dell’odore di felino che aleggiava intorno a lei.
Un grosso gatto selvatico dal pelo rossiccio lo osservava pigramente coi grandi occhi gialli.
Akamaru si tese in avanti, mostrando i denti in minaccia e il gatto soffiò.
- Ora sei soddisfatto? Posso andare? - fece lei caustica, circumnavigando lentamente la radura con l’intento di aggirarlo.
- Dovrai seguirmi al quartier generale. Sarà il mio capo a decidere se puoi andare.-
Lei si fermò, i lineamenti delicati del volto all’improvviso induriti, e mise giù la sacca col gatto.
- In questo caso. - disse. - Temo che dovrai costringermi con la forza.-

Kiba rimase un po’ spiazzato quando vide il grosso gatto allontanarsi dalla padrona e mettersi in disparte.
Si era aspettato che lei e l’animale combattessero insieme, come lui e Akamaru.
Comunque in quel momento non aveva importanza.
Estrasse rapidamente vari kunai e li lanciò in rapida successione verso la ragazza, che li evitò facilmente con un balzo all’indietro.
Poi si lanciò contro di lui.
- Pronto Akamaru? - gridò lo shinobi, componendo rapidamente i sigilli. - Moltiplicazione selvatica!-
Lui e il suo amico, diventato ormai la sua fedele copia, scattarono in avanti, circondando la ragazza, che si fermò, guardandoli con apparente calma.
In realtà Kiba poté leggere chiaramente nei suoi occhi castano chiaro un lampo di confusione, seguito da una tenace concentrazione.
Si lanciò contro Akamaru, un kunai in mano, e tentò l’affondo.
Akamaru mugolò appena, quando la punta acuminata dell’arma scalfì la pelle del suo braccio.
La risposta non si fece attendere. Un pugno potente colpì lo stomaco dell’avversaria, sollevandola da terra.
La ragazza assorbì il colpo con una capriola all’indietro e atterrò in perfetto equilibrio sulla punta dei piedi. Si portò una mano al ventre, mentre il volto si contraeva in una piccola smorfia di dolore.
Kiba approfittò di quel momento per attaccarla.
Tentò di colpirla al petto con tutta la violenza di cui era capace, ma lei si spostò agilmente, evitandolo.
Il pugno dello shinobi si abbatté sul terreno, sollevando una nuvola di polvere ed erbacce estirpate.
Era veloce, la strega, questo glielo si doveva riconoscere…
Il ragazzo cambiò rapidamente direzione, compiendo un’abile evoluzione, e lanciò rapidamente due shuriken verso la giovane.
Nel contempo Akamaru si lanciò verso di lei, gli artigli protesi nel tentativo di colpirla al viso.
La donna si piegò sulle ginocchia evitando il colpo della copia di Kiba.
La gamba sinistra le cedette quando uno dei suoi shuriken le affondò profondamente nella coscia.
Approfittando dell’occasione Akamaru la colpì con un calcio al volto, spendendola a vari metri di distanza e facendola slittare sull’erba alta.
Quando si rialzò, l’espressione della kunoichi mostrava per la prima volta tutta la sua rabbia.
Dal labbro inferiore gonfio, un rivolo sottile di sangue le gocciolava lentamente sul mento e sul petto e un alone scuro si spandeva sui pantaloni neri della giovane, partendo dallo shuriken ancora conficcato nella sua coscia.
Kiba arrossì suo malgrado, notando che una parte della sua giacchetta nera si era stracciata, mostrando una semplice maglietta a rete.
E, al di sotto, visibilissimo, buona parte di un candido seno.
Lei non parve farci caso.
Sputò sangue per terra e compose, velocissima, alcuni sigilli.
- Chillan!- gridò. - Tecnica dello scambio!-
L’imbarazzo di Kiba passò in secondo piano quando notò che gli occhi nocciola della ragazza si stavano rapidamente schiarendo, divenendo di un inquietante giallo vivido e che le pupille si erano assottigliate gradualmente, fino a diventare ellittiche.
Gli occhi del gatto…
I muscoli della donna si tesero e le unghie crebbero e si scurirono, fino a sembrare affilati artigli rosa scuro.
- E’ ora di fare sul serio, shinobi di Konohagakure…- sibilò lei, sorridendogli con cattiveria. Anche i suoi canini si erano allungati e ora lei esibiva sottili zanne ferine.
Kiba si mise in posizione di guardia e Akamaru lo affiancò.
Lei sembrò sparire, tanta la velocità con cui si muoveva.
Lo aggredì di fianco, colpendogli con forza la spalla con le unghie e aprendoci quattro lunghi solchi sanguinanti.
Il ragazzo reagì, spiazzato, colpendo il vuoto con una violenta gomitata.
Sentì Akamaru guaire mentre veniva colpito con un pugno al mento che lo fece crollare a terra, riassumendo le sembianze originali.
- No, amico mio!- gridò l’Inuzuka, correndo al capezzale del grosso cane.
Dannazione, la velocità con cui si muoveva quella bastarda si era a dir poco triplicata!
E, ora che Akamaru era fuorigioco, come se la sarebbe cavata?
Creò dei cloni da mandare in avanscoperta.
Con pochi movimenti agili, lei li eliminò.
Era sicuramente forte ed esperta, ma in questo lui poteva batterla, e i suoi sensi sembravano essersi potenziati, fino a diventare pari ai suoi.
L’unico problema restava quella straordinaria agilità…
La vide come al rallentatore bilanciarsi leggiadramente sulle punte dei piedi per slanciarsi contro di lui con eleganza felina, gli artigli puntati al suo viso.
Si piegò fino a toccare terra per evitare il colpo, che lo mancò per miracolo, portandogli via appena qualche capello. E in quel momento lo vide.
Un punto debole.
Allungò una gamba e colpi con un calcio ben assestato il lato del ginocchio destro di lei, minando la gamba d’appoggio.
Un “crack” molto soddisfacente invase l’aria mentre l’articolazione cedeva e lei piombò a terra.
Con un solo movimento, Kiba le fu sopra, inchiodandola al terreno col suo peso, cosa inutile visto che la sua gamba restava piegata con un angolazione innaturale.
Lei gli rivolse un lungo sguardo cogitabondo, gli occhi che gradualmente tornavano umani.
- Ehi, ma che succede?- domandò, sorpresa, una voce femminile.
Sia Kiba che la donna si voltarono.
Una ragazza di circa vent’anni, minuta e graziosa, con spettinati capelli a caschetto castano-ramati, li guardava sbigottita con grandi occhi verde scuro.
Una maschera da ANBU penzolava dalla sua cintura.
- Shiroyame! Ma dov’eri finita? E perché sei a viso scoperto?- sbraitò Kiba.
Akamaru si unì alla protesta alzandosi faticosamente in piedi ed emettendo un mugolio seccato.
- Inuzuka-sempai, Akamaru-sempai, chiedo scusa… - rispose lei contrita, inchinandosi profondamente. - Mi ero distratta a guardare una farfalla… -
Kiba si batté una mano sulla fronte e Akamaru uggiolò, incredulo.
Quella ragazza era senza speranza…
Kiba si ricordò mentalmente di presentarla a Shino. Una che dimenticava di stare rischiando la vita in territorio nemico per correre dietro ad un insetto era di certo la compagna ideale per il suo amico…
Una lieve risatina lo distrasse.
Abbassò gli occhi sulla ragazza sotto di lui. Per un attimo si era quasi dimenticato di lei…
Lo guardava divertita, un sorriso ironico sulle labbra piene.
- Va bene, Inuzuka-sempai, hai vinto tu! Portami dove ti pare…-
Lo shinobi si alzò da sopra di lei, torvo, e lei si mise in piedi, agilmente nonostante la gamba inservibile, saltellando su un piede solo.
Con un solo gesto brusco, il viso contratto in una smorfia di dolore, si estrasse lo shuriken dalla coscia sinistra, schizzando gocce di sangue sull’erba.
Kiba abbassò lo sguardo, cercando di non puntare gli occhi sul seno quasi nudo della donna.
- Che è successo a questa ragazza, Inuzuka-sempai? E chi è?- chiese la Shiroyame, sorpresa.
- Ne parliamo dopo. Ora aiutala a salire su Akamaru e tienila d’occhio.- ordinò Kiba, poi indicò la gatta ancora nascosta in un cespuglio. - Donna, richiama la tua bestiaccia e torniamo al campo.- fece, rivolgendosi alla sconosciuta.
- Oh, ma che carino…- sorrise la Shiroyame guardando il felino.
Il gatto la squadrò di rimando, sospettosamente.
- Mi chiamo Akira, Uomo… E Chillan non è una bestiaccia. Possiamo andare, lei ci seguirà.- rispose la giovane, risentita. Ritta su un piede solo, alta e snella, sembrava una gru.
La Shiroyame accorse a sorreggerla e lei accettò graziosamente il suo aiuto.
- Ah, io sono Shiroyame Kaeru. Piacere di conoscerla Akira-san. - si presentò la kunoichi dai capelli ramati, chinando il capo.
Lei rispose con cenno vago della testa.
Akamaru brontolò lievemente mentre la giovane sconosciuta veniva caricata sul suo dorso. La ragazza rise, dandogli una pacca sulle spalle muscolose.
- Chiedo scusa per averti colpito, Akamaru-san, ma sai, durante le battaglie succede anche questo.-
Il cane sbuffò dal naso, in segno di bonaria accettazione.
- Come sei veloce al perdono, Akamaru.- lo rimproverò Kiba. - Ricordati che lei ci ha attaccati.-
La donna, Akira, gli scoccò uno sguardo storto.
- Ti ricordi male, Inuzuka-sempai. Chi è che se ne è venuto, con un kunai in mano, gridando con fare dispotico?-
- Smettila di chiamarmi sempai. E non rigirare le carte in tavola: potevi seguirmi senza fare tutte quelle storie!- ribatté lui, indignato.
Lei si esibì nel suo irritante sorriso ironico. - Ma la mamma non te l’ha detto che non si devono seguire gli sconosciuti?-
Kiba si accigliò, ringhiando leggermente.
Dannata strega!
- Certo che il tuo gatto è davvero grazioso.- disse sorridendo Kaeru.
Akira ghignò.
E Kiba si passò una mano sul viso, esasperato.

***

Naruto sorrise gioiosamente, piegando a due la missiva dell’Hokage e gettandola sul tavolino, proprio sopra la mappa che Sasuke e Shikamaru stavano esaminando attentamente, disegnandoci sopra lunghe linee con la punta delle dita.
- Ehi!- protestò l’Uchiha, sollevando di scattò la testa. - Guarda che noi, al contrario di te, stiamo lavorando, testa quadra!-
Naruto rivolse al suo amico un ghigno enorme.
- Bé, smettete pure ed andate a chiamare gli altri, ci sono splendide novità da nonna Tsunade. E non osare più rispondere così al tuo capo, baka! -
Sasuke scosse la testa, contrariato.
- Mi domando come abbia fatto l’Hokage a mettere un idiota come te a capo di qualcosa, soprattutto delle ANBU. Comunque, che vuole adesso quella vecchia pazza?-
- L’unica notizia che vorrei sentire adesso è quella della fine di questa stupida guerra, così potrei tornarmene finalmente alla pace di casa mia.- sbuffò Shikamaru, abbandonando la mappa e stendendosi pigramente a terra.
Il sorriso di Naruto, se possibile, si allargò.
- C’eri quasi, amico mio… La guerra non è finita, ma i confini sembrano essere per ora stabili. Nonna Tsunade dice che manderà una squadra di jonin a pattugliarli. Possiamo tornare a Konoha per un po’ di tempo, ragazzi, siamo in licenza a tempo indeterminato!-
Si alzò in piedi, preda di un energia incontenibile.
- Finalmente, dopo tutti questi mesi, potrò rivedere la mia Hinata! - sospirò profondamente, quasi commosso. Il suo sorriso vacillò, gli occhi si chiusero. - E finalmente potrò conoscerlo!-
Sasuke e Shikamaru lo guardarono sorridendo lievemente, in silenzio.
Sapevano bene quanto Naruto stesse soffrendo, quante cose questa guerra gli stesse portando via, nonostante il loro capo non lo mostrasse mai e agisse sempre con lo stesso sorriso e la stessa decisione di sempre.
Gli occhi di Naruto si riaprirono e si puntarono sui suoi amici.
Una luce di gioia quasi reverenziale illuminava quelle iridi azzurre.
Una morbida, dolce espressione che una volta sarebbe parsa inusuale sul suo volto.
Un’espressione che adesso affiorava spesso.
Ogni volta che parlava della sua famiglia…

  
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