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Autore: Antalya    05/06/2010    1 recensioni
“Evelyn..hai bisogno di pace e tranquillità, staccati da questo mondo fatto di cellulari e citofoni e fai in modo che le tue orecchie possano ascoltare il suono del nulla…” l’avevo guardata un po’ scioccata al suo dire. “Viky…da quando ti sei sposata con il filosofo…mi stai diventando filosofa a tua volta?” le domandai stranita ma atterrita dal fatto che infondo…aveva ragione. Evelyn è una studiosa impegnata in alcune ricerche ma dopo una discussione con la sua amica decide che è davvero arrivato il momento di trovare la pace e la tranquillità che merita e lo fa trasferendosi in un casolare in Irlanda ma li... potrà stare tranquilla?anche se un uomo misterioso apparirà nella sua vita stravolgendola?è questo che vuole? Lo scopriremo passo dopo passo....
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il lavoro e l’applicazione continui sono il cibo del mio spirito.
Quando comincerò a cercare il riposo, allora smetterò di vivere.

F. Petrarca

La mattina mi aveva sorpreso, è vero lo ammetto non mi aspettavo certamente un simile cambiamento, ma di solito non mi lascio influenzare dagli avvenimenti della giornata e punto sul mio obbiettivo.

Dopo una doccia fresca , decido che è il momento di cominciare a fare quello per cui sono venuta qui in Irlanda…lavorare.

Afferrato il pc portatile e le mie scartoffie scendo le scale velocemente e esco dalla porta di servizio della cucina diretta in giardino a passo spedito e cercando di non cercare con lo sguardo il padrone di casa. Non voglio dare una brutta impressione e tantomeno essere beccata in fragrante mentre lo cerco con lo sguardo…non mi interessa sapere dov’è o cosa fa, mi interessa lavorare.

Il prato emana profumo di fiori freschi, odore di primavera e del sole caldo, lo attraverso ma non posso fare a meno di guardarmi attorno ammirata e felice di aver dato ascolto a quella testolina di Vic.

Il tavolo è abbastanza grande da contenere tutta la mia roba, e in men che non si dica ho già sparpagliato la qualsiasi davanti a me.

Piantine, cartine geografiche, manuali, riviste, fogli volanti, articoli e foto di reperti archeologici di cui sono l’autrice.

Afferrata una sedia comoda e dotata di cuscino mi metto seduta e con la mia fedele penna comincio il mio lavoro di ricerca e concentrazione.

Credo di aver viaggiato per circa un ora e mezza nei meandri di 2 millenni di storia che sto analizzando, prima di sentire dei passi in avvicinamento.

Alzo lo sguardo e noto che l’uomo è li a pochi metri da me e si avvicina ad ampie falcate.

“Mi perdoni posso?” mi chiede indicando una sedia li vicino, mi ritrovo a sorridere…

“Ma certo…quella è sua no?” anche lui ricambia il mio sorriso e scuote la testa.

“Si.. è mia…senta, lo so che deve lavorare ma dato che è il suo primo giorno…mi piacerebbe portarla a fare un giro della tenuta così che evitiamo che si possa perdere…”

“La…ringrazio…” mi mordo le labbra un po’ interdetta sul da farsi ma alla fine annuisco.

“Perché no? Credo che sia meglio sapere dove sono e come devo muovermi…” affermo mentre afferro le mie cose e comincio a chiudere tutto cercando di trasformare tutto in una pila bene ordinata.

“Eccomi sono pronta!” infondo non devo inabissarmi nel lavoro, è pur sempre una vacanza… di lavoro ma pur sempre vacanza.

Si alza di scatto sorridente e mi fa cenno di seguirlo, cammina silenzioso e sembra voler raggiungere una zona dietro la casa.

“Lei sa cavalcare?”

“Eh? Ah si… si quando ero adolescente ho fatto dei corsi di equitazione…” si volta a guardarmi quasi sorpreso ma compiaciuto. Che pensava che non potessi imparare?

“Molto bene…allora prendiamo i cavalli e la porto a vedere il mio paradiso…” osservandolo bene, nei movimenti, nell’aspetto… non riesco ad immaginarlo in città in preda al traffico cittadino, dietro una scrivania o alla posta… sembra più un uomo della natura…si uomo della natura.

La stalla non dista molto dal giardino tanto che girando l’angolo mi ritrovo a fissare una vera e propria stalla, con tanto di porte ammezzate dove sporgono alcuni strumenti e anche alcuni rumori familiari.

Sento il nitrire di cavalli, l’odore acre degli escrementi, il fieno, ci sono della galline che stanno covando e che borbottano tra loro e anche delle caprette che giocano nel cortiletto antistante.

Mi blocco vedendo un cane seduto che mi osserva con la testolina piegata di lato, è un border collie, un animale adatto alle campagne, un cane da pastore molto bello e dal musino dolce.

“Oh, non si spaventi…Charlie non fa nulla…”

“Charlie?...oh no no non ho paura…è un bel cane…morde?”

“Prego faccia pure… è buono come un agnellino!” si fa da parte l’uomo andando a prendere delle redini ed io mi concentro su Charlie.

Il cane sembra curioso e scodinzola come se volesse alzarsi per farmi festa ma non si muove e mi permette di avvicinarmi a lui senza problemi. Più mi avvicino e più lui esce la lingua, si volta e mi mostra il ventre bianco.

Rido, perché Charlie mi ha davvero conquistata con quel suo musino simpatico e la sua semplicità.

“Venga…le voglio fare conoscere il resto della combriccola…” mi richiama Ray.

Mi stacco da Charlie con un po’ di riluttanza ma alla fine mi dirigo da lui e lo trovo intento ad accarezzare un cavallo pezzato il cui muso sporge dalla porta.

Ha gli occhi nocciola e un ciuffo di pelo scuro sulla fronte castana e il resto del muso è bianco tranne il mento chiazzato di marrone. Il suo corpo è chiazzato a tratti e il suo petto è bianco candido così come le quattro zampe.

“E’ bellissimo…”mormoro ammirata cercando di allungare la mano verso il muso.

“Bellissima… lei è Diana…” nel suo sguardo c’è amore per quella creatura così bella e io non posso fare a meno di ammirare la bellezza della puledra.

“Ecco è per lei…io cavalcherò Black!” mi lascia sola con i finimenti nelle mani e si avvicina da un altro box mentre io apro quello della mia nuova amica e la lascio uscire lentamente sussurrandole parole per metterla a suo agio.

Sento armeggiare dietro di me e dal box accanto ecco che esce un cavallo bellissimo che mi ricorda molto…il cavallo di Zorro.

“Questo è Black?è bellissimo…”

“Si, lo so è il mio preferito… o meglio il primo che ho preso con me qui!” mentre parla del cavallo non posso fare a meno di notare quanto amore c’è verso queste creature da parte del Tizio. Non riesco ancora a dargli il suo nome.

Monta in sella con una facilità mai vista e subito mi prodigo a fare altrettanto impiegandoci qualche secondo in più. Non ricordavo che i cavalli fossero così alti.

Pronti per una avventura ci muoviamo a passo lento a fianco seguiti da Charlie, usciamo dall’atrio della stalla e ci immettiamo in un sentiero di terra battuta.

“Allora…come vede qui non c’è altro che verde… e boschi.. il primo paesino dista 30km mentre la città..”

“Si, ho capito il concetto…ma lei ha una macchina?”

“Si certo in garage c’è un 4x4…”

“Buono a sapersi…” sorrido, infondo se avessi avuto bisogno di qualcosa mi sarei catapultata verso il garage.

Rimaniamo vicini  ma in silenzio, sento solo la natura attorno a me e la cosa mi piace da morire, chiudo gli occhi un momento…niente caos, niente auto, niente che possa farmi venire il mal di testa.

“Le piace?” mi chiede in un mormorio roco e divertito.

“Si, mi piace molto qui…” mi sorride e indica davanti a noi un boschetto.

“Facciamo una corsa…”mi sfida ed io non perdo certo occasione, afferro le briglie e mi sollevo sulle staffe per dare meno peso alla cavalla, poi con uno schiocco di lingua la incito a correre.

 

 

La folle corsa si ferma sotto la quercia del bosco, Diana nitrisce come soddisfatta dalla corsa appena fatta mentre Black è già libero di pascolare e il suo padrone è poggiato sotto la quercia con le spalle al tronco.

“Allora Signorina… come le pare questo posto?”

“Bellissimo…davvero…è un piccolo paradiso…” mi esce fuori una smorfia un po’ comica l’ammetto e aggiungo “…può chiamarmi Evelyn!”

“Evelyn…è un bel nome…ce ne sono pochi in giro di così belli…” gli occhi mi saettano verso la figura ma prima che le mie labbra possano pronunciare una qualsiasi parola capisco che ho evitato una gaffe mostruosa. Il Tizio indica davanti a se, la prateria.

“Ah… si? Come mai? Insomma l’Irlanda è un paese che si potrebbe dire verde…e rigoglioso…”

“Beh… c’è chi preferisce costruire nel verde e rigoglioso suolo grandi alberghi per grandi ricconi… o per le fabbriche!” il suo tono è rammaricato, deluso da una simile prospettiva e immediatamente il disagio si trasferisce a me stessa. Mi sembra impossibile che qualcuno possa anche solo pensare di distruggere una simile bellezza naturale, sto per ribattere quando sento il rumore di una Jeep.

Mi volto di scatto ed il Tizio fa altrettanto ma non appena i suoi occhi si posano sul mezzo sento un borbottio infastidito. Che succede?per si e per no rimango ferma, vicino alla quercia.

La jeep si ferma proprio davanti a noi, i freni stridono e sento che il conducente ha tirato di scatto il freno a mano facendolo fischiare in modo brusco.

“Ehi…Olsen…che ci fai da queste parti?” un uomo elegantemente vestito scende dalla macchina e si ferma propri davanti a noi. Un uomo avvenente, con i capelli biondi tagliati da poco scende con i suoi stivali perfettamente lucidati e un ghigno sul volto affascinante.

“Worren…sempre il solito tempismo…non ti avevo detto che non dovevi più entrare nelle mie terre?” risponde il Tizio innervosito della presenza del nuovo giunto.

“Ehi ehi… calmati amico.. non c’è bisogno di scaldarsi…stavo facendo un giro”

“Un giro eh… e lo vieni a fare nella mia prateria?”domanda battendo il pugno sulla corteccia della quercia.

“Si…certo… sai che mi piace guardarmi intorno…” mormora il belloccio osservando ME allo stesso modo.

“Gira a largo…”

“Ehi, come siamo maleducati… non mi presenti la tua ospite?”

“No!” risponde ma mi ha già afferrato la mano e poggia lentamente le labbra sulla mia pelle con gli occhi puntati su di me.

“Salve…io sono Worren...” affascinante, per carità a chiunque piacciano i biondi, ma per me era solo un essere infimo.

“Salve…” rispondo ritirando la mano infastidita e lui lo sa, s’è accorto che non ho gradito tanto da fare un movimento di sopracciglia convulso.

“Bene…adesso puoi andare Worren…vedi di toglierti di torno e se ti trovo dentro la mia proprietà giuro che la prossima volta non sarò così cordiale!” qualunque cosa abbia fatto quest’uomo per innervosire Tizio, io comincio a capire da cosa nasce il nervosismo del mio accompagnatore… quell’uomo lo stava palesemente sfidando.

“Per quanto ancora saranno tue? Sai che ti costringerò a firmare il contratto vero?goditi questi momenti Ray… dopo sarai costretto a pregarmi di comprare la tua proprietà!” scatta in avanti Ray con uno grugnito che tutto sa meno che di bene.

“Vattene via Worren…” non riesco a capire se sia il caso che trattenga il Tizio o lo lasci andare..in ogni caso il mio pensiero dura solo pochi attimi visto che da solo si ferma davanti a me per guardare male il biondo.

“Vedrai… sarà un piacere vederti pregare…” ricambia l’altro mettendo in moto la jeep.

Freme il braccio di Ray e vedo la sua mano stringersi in pugno mentre quell’essere viscido si allontana sogghignando.

“Andiamo… meglio dimenticare tutto questo…” mormora voltandosi per raggiungere Black.

   
 
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