Ginevra, 18 dicembre 1953.
È strano il silenzio che mi
circonda mentre riempio queste pagine bianche, oserei definirlo quasi
assordante.
Ovunque il mio occhio riesca
a scorgere, altro non vede che un manto bianco.
Pura e abbagliante, la neve
distende la sua candida mano sulla natura pacificamente addormentata.
Nel parco sembra quasi che
il tempo si sia fermato.
Un timido sole si affaccia
all’orizzonte, il suo calore però a poco serve per riscaldare il mio animo,
percorso dal gelido vento della rabbia e del dolore.
Un battito di ciglia e
immagini di momenti irripetibili, si susseguono di fronte hai miei occhi
tristi.
Percepisco un sorriso colmo
di amarezza impossessarsi delle mie lebbra, la ferita che hai lasciato è ancora
troppo recente e grande.
Il mio cuore si è frantumato
in centinaia di schegge che, appuntite come spilli trafiggono il mio animo
senza dargli tregua.
Il lago che si estende quasi
all’infinito davanti hai miei occhi, si increspa lievemente al tocco
impercettibile di una libellula.
I cerchi causati da quella
lieve planata giungono sempre più grandi fino alle rive opposte.
Quando il tuo sguardo sfiorò
il mio con la stessa delicatezza della libellula, nel mio cuore le emozioni
andarono amplificandosi, fino a divenire immense come le ultime increspature
dell’acqua del lago.
Chissà se, nelle notti in
cui le tenebre sembrano voler inghiottire la vita, come me, ripensi a tutto
quello che poteva essere, e che invece ci è stato crudelmente strappato e
proibito.
Ricordo che tra squallidi e
vuoti corridoi di un istituto andavamo incontrandoci, forse è proprio durante
quelle casuali occasioni che iniziò a nascere la profonda passione che ci ha
poi legato.
“Scusami” mi hai detto un
giorno di non molto tempo fa con il viso serio, che a malapena nascondeva il
tuo animo ferito.
“Se ho preso questa
decisione che di certo ti farà del male, lo faccio per proteggere la giovane
donna che sei, ti giuro che salvare me stesso non mi importa”.
Con queste parole, che
ancora adesso il vento continua a ripetermi, ti sei voltato e senza guardare
mai indietro mi hai lasciato.
Sono stata completamente
privata della possibilità di poter mutare, ciò che hai deciso per entrambi.
Senza la forza per andare
avanti mi trovo seduta su questa solitaria panchina.
Come per incanto quel sole
che prima cercava di farmi da compagno, si nasconde dietro a nuvole di un
grigio intenso.
Delicati e quasi invisibili
fiocchi di neve scivolano dolcemente sul mio viso, e con la loro triste danza
accompagnano le mie lacrime amare.
Seppur il mio respiro si
condensi in nubi di aria tiepida, il mio corpo non riesce a percepire il
freddo.
Da quel maledetto giorno non
riesco a sentire più nulla eccetto il dolore, che mi uccide con lentezza
spietata.
Del nostro amore avevo fatto
una colonna portante della mia esistenza, quando è venuto improvvisamente a
mancare anche il mio mondo è crollato con esso.
Gli attimi di tenerezza e
passione che consumavamo dentro a qualche aula vuota, rimarranno per me ricordi
indelebili.
So che anche tu, come me,
soffri per questo distacco non voluto.
Vorrei poter urlare a questo
mondo che non ci ha voluto comprendere, quanto sia meschino separare due
persone che si sono amate e desiderate come noi.
Continua a nevicare in
questo parco immenso, in lontananza intravedo una giovane coppia intenta a
stringersi forte per il freddo.
Camminano scherzando felici
sotto il medesimo ombrello, unico riparo dalla neve.
Ricordi i nostri progetti?
Non facevamo che immaginare
cosa avremmo fatto, quando la clandestinità del nostro amore sarebbe finita.
Il nostro più grande
desiderio era poter passeggiare per ore all’aria aperta, con l’unico suono del
battito dei nostri cuori emozionati.
Hai ceduto.
Vorrei odiarti, ed essere
davvero capace di disprezzare questo tuo modo atroce di proteggermi.
“Se per qualche ragione si
venisse a sapere di noi due, tu verresti coinvolta in un grosso scandalo. La
tua carriera accademica ne uscirebbe per sempre compromessa. Cerca di
comprendermi ti prego, non posso permettere che accada. ”
Questa è stata la tua
giustificazione di fronte al dolore che mi hai inflitto.
Forse in quegli istanti la
mia mente ti ha ascoltato, ma il mio cuore dilaniato dalla separazione si
rifiuta di accettare le parole che hai pronunciato.
Io una promettente
studentessa di un rigido collegio e tu, professore al tuo primo anno.
Pur sapendo che le regole
dell’istituto condannavano severamente tutto questo, io avrei continuato a non
rispettarle senza mai pentirmene.
Dove sei? Senza di te nulla
mi sembra avere più un qualche valore.
Un ricordo di noi mi
attraversa nuovamente la mente.
Immagini, sensazioni,
attimi.
Siamo due anime nate per
completarsi, puniti per il solo fatto di amarsi.
Nuove lacrime scendono dai
miei occhi per morire sulle mie labbra, divenute ormai quasi color cobalto.
È giunto il momento di
abbandonare questo mio gelido rifugio.
I capelli lasciati liberi di
ondeggiare al vento sono completamente bagnati dalla neve caduta, così come il
resto dei miei abiti.
All’uscita di questo
splendido parco, in un remoto angolo so che vi è un cassetta rosso amaranto in
cui imbucare le varie missive, mi domando se avrò il coraggio di raggiungerlo
per lasciargli la mia lettera.
Con immenso amore la tua Studentessa.
P.S. Ti prego, non mi
lasciare naufragare in questo immenso mare di solitudine e dolore. Amami.