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Autore: AlexaHumanoide    08/06/2010    6 recensioni
Quando Bill, dall'altra parte alzò lo sguardo verso di lei, si immobilizzarono tutti e due a guardarsi negli occhi.
Forse saranno stati colpiti dal famoso "colpo di fulmine", pensai, ma cambiai subito idea quando vidi il vestito della mia migliore amica sporco di sangue.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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VI: Ho bisogno di te.
 

Il mio cuore si fermò, il mio respiro so arrestò di colpo. Per alcuni secondi, che sembrarono anni, restai ferma lì, senza muovere un muscolo. Ero in una città da me sconosciuta, di notte, fuori da un hotel, da sola.

Cosa mi poteva capitare ancora? Ok. era meglio non pensarci.

Iniziai a tremare. Mi feci forza e alzai di scatto la testa per vedere in faccia il proprietario di quella mano. Di colpo iniziai a respirare con respiri fin troppo irregolari. Il mio corpo sembrava lanciare scosse forti di adrenalina, stavo tremando come una foglia.

“T-Tom!", sussurrai tra un tremolio e l’altro. "M-Mi hai fatto spaventare."

Tom si inginocchiò vicino a me e si sedette sull'asfalto.

"Scusami...", mi sussurrò.

Che reazione stupida. Davvero, davvero stupida. Il colpo che mi aveva fatto Tom con quel tocco ghiacciato mi aveva fatto esplodere completamente. In quel preciso momento sembravo un epilettica: dondolavo sul posto con le braccia che tenevano le ginocchia strette al petto.

Tom mi lasciò fare, aspettando che mi riprendessi.

"Perché sei qui?", gli chiesi quando mi riuscii a rilassare.

Lo guardai; lui lo stava già facendo.

"Sei scappata e non riornavi... ", disse. "Ti sono venuto a cercare... "

Il suo tono di voce era basso, leggero, come se fosse imbarazzato con me.

"Oh, ti sei preoccupato per me?", chiesi.

Lui fece spallucce.

"Dopo quello che mi hai fatto, ti sei preoccupato per me?", riformulai la domanda così che mi desse una risposta un pochino più corposa.

Il mio tono di voce aveva assunto un qualcosa di aspro, cattivo.

"Era di questo che volevo parlare..", a malapena lo sentii, era come se stesse parlando da solo.

Distolse lo sguardo, che si spostò sulle mani. Con gli occhi cercai i suoi ed esaminai il volto: le labbra carnose erano incurvate all'ingiù e non davano segno di risalita o di un piccolo, misero sorriso; le sopracciglia erano aggrottate come se stesse cercando di non piangere, ma la cosa più importante e più triste erano gli occhi, i quali non davano segni di vita, erano spenti. Cercai di trovare una scintilla che potesse riaccenderli, ma non trovai niente.

"Scusami…", soffiò, ma non alzò lo sguardo.

Non diedi importanza a quella piccola parola e feci un’altra domanda.

"Come hai fatto a trovarmi?", sussurravamo entrambi.

"Ho girato tutta Amburgo.", sospirò e le spalle, prima divenute rigide, si rilassarono.

"Perché avresti dovuto farlo?", ero ancora spiazzata da quella situazione, ma sentivo che qualcosa stava iniziando a rodere.

Alzò di scatto la testa e inchiodò il suo sguardo al mio, facendomi sobbalzare.

"Ashley io.", si bloccò, come se non riuscisse a dirlo. "Io ho bisogno di te."

Di colpo un fuoco iniziò a bruciarmi dentro, come quando si butta un fiammifero acceso nella benzina. Mi alzai di scatto e lo indicai, con rabbia.

"Dopo quello che hai fatto, che ti sei permesso di fare.", gridai nella notte. "Ti permetti anche di dire che hai bisogno di me?!?"

Il suo corpo si chinò di nuovo.

"Hai bisogno di me per fare cosa? Solo per sesso?", Tom iniziò a scuotere la testa.

"No?!? Allora perché hai bisogno di me? Eh? Spiegamelo!"

"Non volevo farlo..", sussurrò, continuando a scuotere la testa.

"Non ti capisco Tom Kaulitz, spiegati.", il mio tono si abbassò e le braccia mi cascarono sui fianchi. "Per favore... "

Si strofinò le mani sulla fronte prima di parlare velocemente.

"Non volevo farlo.. Non so cosa mi è preso!", fece alcuni respiri. "Odio questa situazione, non riesco ancora a crederci e tu sei l'unica persona che ho vicino. Cercavo e cerco ancora di tenere a controllo la mia mente e il mio corpo, ma prima la situazione mi è sfuggita di mano, scusami. Quando mi sono reso conto di quello che avevo fatto, ho capito che tengo a te... ", lo bloccai.

"Come fai a tenere ad una persona sconosciuta?", ormai ansimavo, fuori controllo di me stessa. "Perché è questo che sono per te: una perfetta sconosc-”

Non mi fece finire la parola.

"No!", disse secco. "Fammi finire di spiegare.", restai con la bocca spalancata e con la fine di quella parola sulla punta della lingua, pronta ad uscire. Restai immobile, aspettando che Tom parlasse.

"Non tengo a te perché siamo amici o perché ci conosciamo da tanto... Tengo a te in modo... diverso. Tu sei l'unica persona che è nella mia stessa situazione, che prova i miei stessi sentimenti, capisci?? E se tu ti allontanassi da me, ora come ora, rimarrei da solo.", riprese fiato. "Solo perché nessuno sarebbe in grado di capirmi come te, Ashley, ecco perché tengo a te."

Alzò il capo, che per tutto il discorso era rimasto chino, per guardare la mia espressione. Ero sicura che se ora mi avessero messo uno specchio davanti alla faccia, avrei visto che i miei occhi si erano strabuzzati in un modo pazzesco e la mia mascella era cascata ed ero sicura anche che sulle mie guance si poteva notare una sfumatura di colore rosa molto più scuro del normale. Lui se n'era accorto sicuramente. Chiusi e riaprii la bocca per due volte, senza riuscire a dire neanche una parola.

Si era aperto con me, mi aveva appena detto tutto...o quasi. Potevo perdonarlo, no?

'NO!', rispose una vocina dentro la mia testa. Alzai gli occhi al cielo. 'E stai zitta te!'.

Mi sedetti di nuovo nel mio ''vecchio'' posto vicino a Tom che mi stava squadrando dalla testa ai piedi, cercando di capire cosa stessi per fare. Picchiarlo? Noooo, non sono così cattiva, Kaulitz.

"Posso chiederti un'altra cosa?", lui sospirò e si rilassò.

Appoggiò la testa sulla parte superiore del muretto che contornava l'aiuola e chiuse gli occhi.
Era così...tenero. La mia testa s’incurvò di lato, come per ammirarlo meglio.

Ashley?!? Che cavolo stai facendo?!?

Mi ricomposi e feci quella benedetta domanda.

"Perché l'hai fatto?", iniziai a torturarmi le mani, aspettando una risposta.

"Uhm…", avevo un po' paura, al dire il vero. "In poche parole ho voluto sfogarmi su di te per non pensare a quello che è accaduto."

Sfogarsi su di me?? Che cappero voleva dire? Che ero diventata una dei suoi giocattoli preferiti?!
Al solo pensiero mi vennero i brividi. Mi sarei dovuta di nuovo incazzare, ma non ne avevo voglia né forza.

Il mio corpo emanava piccole scosse lungo tutta la spina dorsale, che aumentarono quando la segretaria dell'hotel uscì dall'ingresso.

"Scusi signorina... ", Tom alzò lo sguardo e tutte e due la fissammo. "Non vorrei disturbarla, ma dobbiamo chiudere il cancello per la notte e quindi... ", mi lanciò un occhiata per farmi capire cosa voleva dire, senza ripeterlo ad alta voce.

Fa male buttare fuori un proprio cliente. Io, comunque, avevo già capito quando aveva detto scusi.

"S-Si.. m-me n-ne va-vado s-subito.", balbettavo come una perfetta scema.

Mi si addiceva molto quel ruolo.
Tom spostò lo sguardo su di me, mentre la segretaria rientrò. Mi guardò dubbioso.

"Che cos'è successo?", sospirai, senza smettere di tremare.

"Mi hanno cacciato fuori.", sussurrai in imbarazzo.

Le mie guance ora erano color pomodoro, ne ero sicura.

"Perché?", inarcò un sopracciglio.

Abbassai lo sguardo, puntandolo verso le mie mani rovinate.

"Perché io.. io e Viola a-avevamo prenotato fino ad oggi po-pomeriggio.", gli occhi di Tom diventarono il doppio. "..E ora non ci sono p-più ca-camere libere..", ma perché balbettavo?
Non ero mica in imbarazzo. Sì Ashley, tu sei im.ba.raz.za.ta.

"E ora?", chiese semplicemente.

"E ora non so cosa fare !", i miei occhi si riempirono per l’ennesima volta di lacrime.

Li chiusi e li tenei un po' stretti per fa sì che le lacrime ritornassero da dove erano venute.

"Bè..", sussurrò. "Puoi venire da me..", aprii di colpo palpebre e lo guardai.

"Stai scherzando, vero?", borbottai.

"No!", esclamò. "Perché dovrei? A casa mia c'è una camera da letto vuota e-", non lo feci finire e gli saltai addosso, mettendogli le braccia intorno al collo.

"Grazie grazie grazie !"

Che accipicchia hai fatto? Mi immobilizzai.

"Ehm… Prego!", tossì.

Che cavolo hai fatto? Ritornai nella mia posizione di partenza.

"Scusa, scusa!"

Lo hai abbracciato ! Tu-sei-pazza.

"Non volevo farlo... ", sussurrai di nuovo in imbarazzo.

"Non ti preoccupare... ", mi rispose, alzandosi e stendendo le pieghe della maglia extra-large.

"Dove sono le valigie?"

Mi alzai in piedi pure io.

"So-sono dentro..", risposi indicando con l'indice l'hotel.

Abbassai lo sguardo sui miei piedi e iniziai a dondolarmi sui talloni. Passarono alcuni minuti e le mie orecchie percepirono dei lievi passi.

"Vuoi stare ancora lì per molto?", alzai di colpo il capo e trovai Tom di fronte a me con i palmi rivolti al cielo e un sorriso beffardo sul volto.

"Oh, s-si...scusa...", lo raggiunsi e mi fermai di nuovo a guardarlo. "Le valigie?"

"Sono già in macchina..", mi rispose, facendo cascare le braccia sui fianchi. "Andiamo?"

"Uh, si..", ci incamminammo e Tom si fermò vicino ad una macchina sportiva.

Non ero molto esperta di macchine, ma credo che quella fosse un Audi, di più non sapevo dire.

"Dai, sali..", mi incitò. "E' aperta."

Speravo tanto che il viaggio non fosse tanto lungo. Mi sentivo in totale imbarazzo con Tom. Che mi stava capitando? In tutta la mia piccola vita non ero mai stata così imbarazzata con una persona.

'Secondo me ti stai innamorando' disse l'angioletto sulla mia spalla destra.

'Di quello lì? Puah!' rispose il diavoletto sulla mia sinistra.

"E basta voi due..", sussurrai a me stessa ancora sul marciapiede. "Sapete benissimo che l'amore non esiste."

   
 
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