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Autore: Pheonix Red    11/06/2010    1 recensioni
"Scesi a fare colazione, che sicuramente sarebbe stata un uovo mezzo marcio cotto su una stramaledettissima padella troppo bruciata. Il tutto annaffiato con un goccio di birra, l’unica bevanda che ormai popolava la casa. Mia madre era intenta a racimolare qualche dollaro per riuscire ad andare a fare la spesa, dato che quel fottutissimo frigo era sempre vuoto" Bella vive nel disagio, anzi SOPRAVVIVE. Incontrerà Jake, che le insegnerà a vivere.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Jacob
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Maledetta macchia verde

 

 

Arrivai in aereoporto e attesi che l’aereo arrivasse. Intanto mi accesi una sigaretta e mi assicurai di avere il cellulare spento. Ma infondo, chi speravo mi chiamasse?

Andai al check-in e salì in aereo. Imperterrita della regola infilai le cuffie, pronta a infuocare con lo sguardo chiunque si avvicinasse troppo a me. Il viaggio durò 3 ore, in cui non riuscì neanche per un istante a prendere sonno.

Arrivata all’aereoporto di Seattle mi preparai a vedere l’ispettore Swan con quei suoi ridicoli baffi che ostinava a tenere. Appena mi vide i suoi occhi si illuminarono falsamente “Isabella, ciao.” Mi disse. Non mi chiamava mai  Bella, forse perché pensava che così facendo risultasse troppo PADRE.

“Ciao” dissi con aria seccata. Avevo 17 anni, perché continuare questa farsa? “Come va la scuola?”

Si, come se gli importasse veramente. “Bene” risposi non troppo convinta.

Caricò quella sottospecie di valigia che mi ritrovavo in macchina e cominciò il tragitto verso casa.

Era una casa abbastanza curata, ma di sicuro meglio di quel buco di fogna di Pheonix.

C’era un marciapiede in cui sfociavano vari vialetti che portavano alle rispettive case. Giardini con dei fiorellini e cassette della posta come quelle dei film. Le facciate erano accoglienti, nonostante la macchia verde che si intravedeva da ogni prospettiva. Io osservavo silenziosa, senza curarmi dell’ispettore. “ Che te ne pare?” Mi chiese ad un tratto. “Mi pare che dovremmo entrare, fuori si gela” lo liquidai. Entrammo a casa e io mi fiondai in camera mia, chiudendo a chiave e mettendo della musica metal a palla. Se l’ispettore avesse provato solamente a bussare, gli avrei spaccato la faccia. Fortunatamente per lui, non mi disturbò. Svuotai la valigia in un armadio che era affiancato da una scrivania con un portatile sopra. C’era un’ unica finestra ad ovest da cui si intravedeva la foresta che girava attorno a quella città, quasi a chiuderla dal resto della penisola. Il letto era ricoperto da piumoni rosa, che avrei buttato e avrei ricomprato appena l’ispettore fosse uscito per andare alla centrale. Mi sdraia ugualmente, provando a dormire. Neanche feci a tempo a pensare a qualcosa che Orfeo mi aveva già accolta tra le sue braccia.

Mi sveglia confusamente intorno all’ 1 di notte, perciò decisi di andare a fare uno spuntino giù, dato che l’ultimo pasto che avevo fatto era quel maledettissimo uovo. Mentre risalivo, sentii degli strani rumori venire dalla porta dell’ispettore. Mi accostai alla porta e tutto divenne chiaro:  si stata divertendo. Che sia dannato. Noncurante della situazione, tornai in camera mia a farmi una sigaretta. Ma questo in questo fottutissimo posto, dov’è la birra?

  
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