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Autore: The Corpse Bride    11/06/2010    6 recensioni
Ichigo Kurosaki inizia ad essere un problema per la Karakura High. Risse, cattiva condotta, nessuna intenzione di scendere a compromessi.
Ma, per evitare l'espulsione, gli viene fatta una proposta: una serie di incontri in gruppo organizzati da un consultorio per il sostegno agli adolescenti problematici, a cura di una professionista.
Ichigo se la sentirà di sviscerare la propria vita davanti a dei perfetti sconosciuti? Ma, soprattutto, chi sono questi sconosciuti, adolescenti problematici come lui, e che cosa li tormenta?
Perché in questo universo, Hollow e Arrancar non esistono, o, almeno, non sono quelli che ricordiamo. In questo universo, Ichigo e gli altri affrontano qualcosa di molto più pericoloso: i legami.
(Pairing principale: Ichiruki. Altri pairing verranno rivelati con lo svolgersi della storia.)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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-Ehilà, Ichigo.
-Oh, buongiorno, Mizuiro.
-Non ci hai ancora detto perché la Ochi, ieri, ti ha chiamato in presidenza.
-Bah, niente di che; volevano avvertirmi che se continuo così mi sospendono.
-Sei preoccupato?
-Nah, basta non farmi più sgamare.
Mizuiro sorrise, e gli allungò un biglietto da visita.
-Ti va di uscire con questa ragazza? È un’amica della mia ragazza. Potrebbe svagarti un po’.
-Uh? Questa? Ma questa avrà almeno dieci anni più di me.
-Per la verità, credo ne abbia anche di più, sai?
-Che?!
-WOOH – Keigo spuntò in mezzo a loro due – Accidenti, che bombe! Mizuiro, dove la tenevi nascosta, questa?
-Non la nascondevo. È solo che fino a poco fa era impegnata; adesso è single, ma chissà per quanto lo rimarrà? Perciò suggerivo a Ichigo di approfittarne subito.
-Passo – Ichigo alzò la mano – è decisamente troppo.
-Le tette non sono mai troppe! Presentala a me, Mizuchan! A me! Io ne ho più bisogno rispetto a Ichigo! Lui è sempre pieno di belle ragazze!
-Buongiorno, Kurosakikun!
-Ah, Inoue, buongiorno. Mizuiro, faresti meglio a nascondere quella ro…
-Caspita! – esclamò Inoue – Questa ragazza è davvero…
-Orihime! – Honsho comparve alle sue spalle, tutta festosa – Adesso sei interessata al corpo femminile? Oh, ma perché non me l’hai detto subito? Non avrei esitato a mostrarti qualunque cosa ti fosse interessata!
Keigo prese in mano il biglietto e scrutò la foto.
-Però, Honsho, devi ammettere che questa è al di sopra di tutte voi.
-Fa’ vedere? – Honsho si sistemò gli occhiali – QUESTA? Ma questa… questa è una dea! Non… non sarà mai meravigliosa come la Principessa, ma…
-Quindi adesso ti interessano le donne, eh, Ichigo? – Tatsuki si sporse sopra le spalle di Inoue – Ecco perché salti karate. Per uscire con questa.
-Che cavolo dici, cretina? Potrebbe essere mia madre.
-Oh, e infatti ha un figlio, dimenticavo di dirtelo!
-Cheee?! Volevi farmi uscire con una che ha un figlio?!
-Una MILF*? – Keigo si sciolse sul pavimento – Si può sapere perché tutto il meglio capita a te?! Ti odio!
-Comunque, Ichigo – riprese Tatsuki – cosa voleva la Ochi ieri?
-Niente, volevano solo avvertirmi di stare al mio posto. Tutto qui.
-Tutto qui?
-Già, tutto qui.
-Bah; niente di strano. E io che mi aspettavo qualche notizia bomba. Dai, andiamo, Orihime, se continuiamo a frequentare questo qui ci faremo una cattiva reputazione.
-Tsk; guarda che sei tu quella che fa paura.
Tatsuki alzò la mano in segno di saluto e si allontanò con Inoue, che le saltellava appresso. Honsho le seguì, protestando di non lasciarla indietro con quei fetidi uomini. Keigo, dopo aver osservato il back side delle tre per un tempo ragionevole, si voltò verso i suoi amici.
-Senti, Ichigo, ma perché non hanno chiamato anche Sado in presidenza? In fondo anche lui, ieri, ha steso a terra quei tizi.
-Chissà? Forse Chado gli fa paura. O forse lui non ne ha bisogno.
-Eh? In che senso…?
-In fondo, non lo conosco poi molto. Grazie di avermelo fatto notare; un giorno glielo dovrò proprio chiedere!
Ichigo si alzò dal banco di Keigo e si diresse tranquillo verso il proprio.
-Mizuiro…? Ichigo sta dicendo cose senza senso, lo sai?
-Su, su, non mi sembra grave, tu ne dici in continuazione.
-Aaah! Ti odio, ti odio, Mizuiro…!



Se piove, significa che non ci devo andare.
Ma erano a metà maggio; alquanto improbabile che, nel bel mezzo di una giornata di sole, scendesse improvvisamente un acquazzone.
Se Yuzu mi dice di mettere a posto la camera, significa che non ci devo andare.
Chi voleva prendere in giro? Era sempre Yuzu a pulire camera sua. Doveva ricordarsi di darci una sistemata, ogni tanto.
Se… se Karin mi invita fuori a giocare a calcio, significa che non ci devo andare.
Karin era già fuori con i suoi amici, e, per la verità, da quando era entrato alle superiori non l’aveva più chiamato. Per sua esplicita richiesta, oltretutto.
Ok. Andiamo di sotto da Barbetta a vedere se ha bisogno d’aiuto. Se ha bisogno di una mano, significa…
Suo padre non aveva bisogno del suo aiuto, altrimenti l’avrebbe già chiamato. Era ora di piantarla con quelle assurdità.
E inoltre, che uomo è quello che si sottrae alle proprie decisioni con una scusa?
Ichigo Kurosaki non era certo uno che non manteneva le promesse.
Soprattutto se la promessa l’aveva fatta a se stesso.

-Ehi, Yuzu , io esco per un po’, ok?
-Oh, ok! Dove vai di bello, Ichinii?
-Vado… al club.
-Al club? Ti sei iscritto a un club…?
-Ah ah, no, scherzavo! Vado a studiare da Mizuiro.
-Ma, Ichinii, tu mi hai sempre detto che preferisci studiare da solo.
-Aaah, insomma, chiedi al vecchio dove sto andando. Lui ne è al corrente.
-Eh? A papà?
-Esatto, al vecchio! Ci vediamo, Yuzu!
Filò fuori dalla porta in men che non si dica.
-Ichinii, ma non mi hai detto cosa volevi per cena…!





Il consultorio non era poi molto distante da casa sua, appena una ventina di minuti a piedi. Pensando fosse molto più lontano, alla fine si era ritrovato in anticipo. Meglio così; avrebbe preso confidenza col posto.
Entrando, notò che sembrava non esserci nessuno; l’intera sala d’aspetto era in penombra. C’era uno sportello, però, quindi vi si avvicinò.
Dentro c’era una ragazza con gli occhiali, probabilmente la segretaria. Bussò sul vetro.
-Ehm…
-Oh? Buongiorno. Nanao Ise, segretaria del consultorio. Posso aiutarla?
-Spero. Io dovrei… sto cercando… – guardò altrove, imbarazzato – cioè, qui dovrebbe esserci una riunione.
-Riunione? Qui non c’è nessuna riunione. – La tipa lo guardò meglio. – Ah, forse lei si riferisce al gruppo di discussione?
Le fu grato per averlo chiamato “gruppo di discussione”.
-Proprio – si avvicinò al vetro, aggrappandosi al ripiano – quello lì, già. Lei sa dirmi dove si trova?
-Controllo subito sul computer. Mi dia solo un secondo.
-Sali le scale, corridoio a sinistra, ultima porta in fondo – disse una voce maschile. Ichigo e la segretaria si voltarono in coro.
-La ringrazio, direttore. Ma mi sarebbe bastata una breve ricerca.
La ragazza si sistemò gli occhiali sul naso; sembrava un po’ piccata, ma l’uomo che aveva parlato le si avvicinò placidamente.
-Nanaochan, so che tu sei perfettamente competente. Volevo solo fare la conoscenza del nostro giovane amico.
-Ehi, io non sono tuo amico.
-Come sei nervoso – il tizio sorrise; certo, con quel camicione a fiori, quei pantaloni kaki, e quei sandali mezzi consumati, doveva essere la persona più tranquilla del mondo. – Vuoi un tiro di questa? È rilassante.
-Chee?! Ma… cosa mi stai proponendo?!
-Direttore! Che cosa stava facendo, negli uffici nel retro?!
-Prova anche tu, Nanaochan. Mi sembri piuttosto tesa. Ti aiuterebbe, se ti facessi un bel massaggio?
-Beh, comunque io vado, eh? – Ichigo agitò una mano e si diresse verso le scale – Voi fate quello che vi pare. A sinistra in fondo, no?
Il tizio annuì e lo benedisse alzando una mano, nella quale teneva una sigaretta rollata a mano. O almeno così voleva pensare Ichigo.
Si allontanò a passo di marcia da quei due, e salì le scale pregando di non trovare nessuno, pregando che avrebbero annullato tutto perché nessuno si era presentato. Detestava ammetterlo, ma iniziava a sentirsi piuttosto agitato.
In effetti, inizialmente non trovò nessuno; ma, su una delle sedie nel corridoio a sinistra, si accorse che c’era una ragazza.
E questa da dove salta fuori…?!
Era una cosplayer, o come accidenti si chiamavano quei tizi. Vestito da bambolina, enorme fiocco in testa e scarpe a bebé: Ichigo la fissò inorridito.
Ma lei non si era ancora accorta di lui: stava leggendo con molta attenzione una rivista e notificò la sua presenza solo quando sentì i suoi passi vicini nel corridoio.
Alzò lo sguardo.
Aveva grandi occhi blu e un’espressione seria; lo fissò silenziosa da sotto un lungo ciuffo nero, che le attraversava il viso.
Ichigo, invece, non riuscì a trattenersi: sbarrò gli occhi, sollevò un sopracciglio e prese a fissarla, senza preoccuparsi di essere stato maleducato.
Di certo non si aspettava che quella bambolina reagisse come fece.
-Beh? Che hai da guardare, tu, con quei pantaloni stracciati? Non hai i soldi per comprartene di nuovi?
Ichigo spalancò la bocca.
-Chee? Sono strappi al ginocchio attentamente studiati! È un look casual! E il tuo che accidenti sarebbe?
-Gothic Lolita. Elegant Gothic Lolita, ad essere precisi.
-Sicura che non sia un costume da cameriera per carnevale…?
-Come ti permetti, teppista…?! Bada che a quelli come te faccio fare una brutta fine.
-Forse è di quando eri piccola. Non potevi essere molto più bassa, a sette o otto anni.
La tipa si alzò, furibonda; gli si avvicinò a pugni stretti e, quando gli fu vicino, gli sferrò un calcio sullo stinco con una scarpina di vernice.
-Ouch…! Ma sei stupida?!
-Mi stai dando della stupida?! Cos’è, non ne hai abbastanza?
-Brutta…!
Ma lei sogghignava. Evidentemente, non l’aveva presa così sul serio.
-Commenti e occhiate come i tuoi, ha; ne sento ogni giorno. Non ho tempo per curarmi di queste sciocchezze.
-‘Sciocchezze’? È  da quando vado alle elementari che non sentivo questo termine.
-Guardami bene – la ragazza indicò i suoi abiti, con una smorfia – io non parlo come i ragazzi della mia generazione. Io sono una signora.
-Ah sì? Mi sembri una bambina dell’asilo alla sua festa di compleanno, invece.
-Allora ne vuoi ancora?!
Fu mentre quella ragazza gli premeva un piede sulla testa, incurante delle sue proteste, che furono raggiunti da una terza persona.
Aveva i capelli completamente bianchi, due occhi color ghiaccio, l’uniforme di una scuola prestigiosa e l’aria di chi avrebbe preferito essere ovunque, ma non lì.
Ichigo e la ragazza si fermarono, imbarazzati, ma quello non fece altro che abbandonarsi su una sedia, accavallare le gambe e accendere il lettore mp3. Come se loro non fossero stati a tre metri da lui.
-D-dici che si è accorto di noi? – sussurrò Ichigo alla tizia.
-Non saprei. Anche se se ne fosse accorto, non sembra importargli molto della nostra presenza.
-Allora possiamo continuare a parlare?
-Ok, continuo a pestarti.
-Non ha senso pestarmi sussurrando…!
-E allora piantiamola qui, non ho tempo da perdere con te.
-Nemmeno io, se è per questo, cosa credi?!
La ragazza non gli badò e tirò fuori un astuccio dalla borsetta a forma di cuore; ne estrasse uno specchietto e un pettinino. Si sistemò i lucidi capelli neri.
-Per colpa tua – borbottò – guarda come mi sono ridotta i capelli! Ci metto secoli, a metterli in piega.
-Colpa mia?! Sei tu che hai attaccato rissa!
-Rissa…? Io sono una signora, e una signora non attacca risse.
-Senti un po’, mocciosa…
-Mocciosa?! Quanti anni pensi che abbia?
Adesso avevano ripreso un tono di voce normale.
-Ne avrai tredici? No? Quattordici? No, ne hai tredici. Ma sei alta come una di dieci.
-Chiudi quella bocca! Sono al secondo anno delle superiori. E tu, con tutte queste arie, a che anno saresti?
-A… al primo anno. C-cioè tu… tu… avresti…
-Un anno più di te – fece una smorfia, trionfante – sono una tua senpai. Quindi non devi mancarmi di rispetto, e non osare mai più contraddirmi.
-Non esiste, scordatelo.
-E allora sai il destino che ti aspetta.
Erano così presi dalla conversazione che si accorsero solo all’ultimo momento dell’arrivo di due personaggi nuovi.
-Ehi, siamo sicuri che sia questo, il posto? Quel vecchio ubriacone non mi sembrava troppo in bolla.
-Forse questi ragazzi lo sanno. Oh, tesoro – uno dei due tizi, con un caschetto dal taglio perfetto e delle ciglia esageratamente lunghe, si avvicinò alla ragazza  - adoro questi tuoi vestiti. Dove li hai presi? Angelic Pretty?
-No, in realtà sono di Baby;  a parte la borsa, che è di…
-Nonono, non dirmelo, voglio indovinare! È di Moi Même**, vero?
-Bravissimo – spalancò gli occhi – è proprio così.
-E quel giornale che stai leggendo è Kera***, giusto? Me lo faresi leggere?
Ichigo e l’altro tizio appena arrivato li guardarono, inorriditi. Fu il tizio a risvegliarsi dalla trance e a rivolgersi a lui per primo.
-Mi sa che quel cretino si è dimenticato quello che voleva chiedervi. In realtà volevamo domandarvi: è questo il… ecco…
Il tipo, imbarazzato, si grattò la pelata. Lanciò un’occhiata a Ichigo, poi al pavimento, poi di nuovo a Ichigo.
-Il gruppo di discussione, intendi?
-Eh, sì, proprio quello – vide nei suoi occhi lo stesso guizzo di gratitudine che aveva avuto lui poco prima con la segretaria – è questo qui?
-Sì, in teoria sì. Il tizio con la sigaretta mi ha detto di venire qui.
-La sigaretta? Quale tizio? Dici quel fattone che fumava hashish dietro alla segretaria?
-Preferisco pensare che fosse una sigaretta. - Gli fece un mezzo sorriso, e gli porse la mano. – Ichigo Kurosaki. Piacere.
-Ikkaku… aah, maledizione, devo fermare quell’idiota, o non potrò più guardarmi in faccia allo specchio. Ehi, Yumichika!
-Che c'è, Ikkaku? Non vedi che sono occupato?
-Piantala di leggere riviste da donne, ok?
-Ma mi ha appena detto che me la presta! Potremmo portarla a…
-Non se ne parla!
-Ma dai, ne sarebbe così felice.
-Proprio per questo! – Ikkaku sospirò. – Quindi, Kurosaki, eh... Ichigo.
-Ichigo.
-D’accordo, Ichigo. Che razza di manica di scoppiati.
Ikkaku aggrottò la fronte e Ichigo si sentì sollevato; ecco finalmente uno normale.
-Quel tipo lì, coi capelli bianchi… - entrambi gli lanciarono un’occhiata circospetta – voglio dire, è uno di noi?
-Boh. Sembra non si accorga nemmeno della nostra presenza, a parte quel tic al sopracciglio, come se… gli dessimo fastidio. – Il tizio ghignò. – Così mi viene ancora più voglia di dargli fastidio. Tu che ne dici, Ichigo?
-Dico che mi sei simpatico – ghignò anche lui – ma che mi hanno mandato qua apposta per risvegliare il pacifista che c’è in me.
-Toh; anche tu? Più o meno, sono qui per lo stesso motivo. Lui, invece, no.
Osservarono Yumichika che si estasiava davanti all’orlo di pizzo dell’abito della tizia.
-Ehm… buongiorno – disse una voce femminile. Si voltarono tutti, a parte il ragazzo coi capelli bianchi; gli occhi di Yumichika si accesero. – Piacere di conoscervi, il mio nome è Kurotsuchi Nemu. – Si inchinò con grande deferenza. – Spero che ci troveremo bene.
-Mmh, sei proprio bella. Sembri quasi una bambola.
-Ciao – disse Ikkaku,con un cenno. Ichigo fece lo stesso.
Il ragazzo coi capelli bianchi le rivolse un’occhiata fulminea, mentre la ragazza gothic lolita si inchinò con altrettanta formalità.
-Comincio a capire perché li abbiano sbattuti qua dentro – borbottò Ikkaku, facendosi sentire solo da Ichigo. – Io e te saremo due attaccabrighe, ma questi hanno problemi seri.
Quel tipo gli piaceva. Era contento che ci fosse uno così tra di loro.
-Buongiorno a tutti – esordì una voce dolce e pacata. Tutti si voltarono, stavolta anche il ragazzino asociale.
Davanti a loro c’era una donna alta e bella, con una lunghissima treccia di capelli neri portata sul petto anziché sulla schiena. Li guardò tutti con un sorriso.
-Dottoressa Unohana Retsu, piacere di fare la vostra conoscenza. Io sono la mediatrice dei nostri incontri; sono molto felice di vedere che siamo un gruppo ben nutrito.
In effetti, dietro di lei c’era dell’altra gente, ma non fecero in tempo ad osservarli, poiché la dottoressa iniziò a dirigerli verso la porta.
-Entrate pure, è aperta. Accomodatevi dove preferite.
Quella più vicina alla porta era la ragazzina lolita, quindi fu lei ad avventurarsi per prima.
Le sedie erano disposte a cerchio; nessuno di loro, a parte i due che erano arrivati assieme, sembrava conoscere gli altri. La lolita prese posto e Ichigo si sedette vicino a lei, perché era la prima che aveva conosciuto; Ikkaku gli si mise di fianco, cosa di cui Ichigo fu soddisfatto, e il tizio effeminato si mise accanto a lui. In ordine, si sistemarono il ragazzo asociale e Kurotsuchi.
Mentre la dottoressa apriva bene i balconi per far entrare luce, anche gli altri ragazzi presero posto.
Uno era un tizio biondo con un gran ciuffo di capelli davanti agli occhi; aveva un’espressione angosciata e continuava a guardarsi attorno come se fosse stato circondato da bestie feroci pronte ad attaccarlo. Si sedette vicino a Kurotsuchi.
Di fianco a lui c’era un tizio con degli occhi verdissimi e dei capelli neri piuttosto lunghi; era vestito interamente di nero e la sua pelle era di un pallore mortuario.
Accanto a lui si sedette un ragazzo coi capelli tinti di azzurro. Si distese completamente sulla sedia, appoggiando i gomiti sullo schienale e allargando le gambe; si guardava attorno con l’aria di chi aveva voglia di buttare la le sedie, le persone che vi erano sedute e anche la dottoressa fuori dalle finestre aperte.
Ma fu sfortunato, perché fu proprio accanto a lui che la dottoressa scelse di sedersi. Questa gli rivolse un sorriso, ma lui fece una smorfia orripilata e si voltò dall’altra parte. La dottoressa non sembrò badarci e non perse il sorriso.
-Dunque .– Li guardò uno per uno, ma senza lo sguardo d’astio che avevano la maggior parte degli adulti. Sembrava davvero contenta di averli lì. – Benvenuti a questo primo appuntamento; non mi aspettavo che foste così tanti, dato che l’iniziativa è appena nata.
-Non siamo poi molti – osservò Yumichika, guardandosi attorno.
-Così avremo più tempo per ciascuno di voi. È un vantaggio.
Ichigo non era molto d’accordo, ma decise di seguire il discorso.
-Mi presento di nuovo: Retsu Unohana, laureata in psicologia.
-Esiste una laurea un psicologia…? – Ichigo avrebbe preferito non essere il primo a parlare, ma la curiosità aveva vinto.
La dottoressa lo ricompensò con un sorriso gentile.
-No, mi sono laureata all’estero. Posso chiederti come ti chiami?
Ichigo deglutì; tutti lo guardavano.
-Io mi chiamo Kurosaki Ichigo.
Fece per alzarsi e farle un piccolo inchino, ma lei gli fece cenno di stare seduto.
-Kurosaki Ichigo. Da che scuola provieni?
-Ah, io studio alla Karakura High. Abito qui, a Karakura.
-Capisco – annuì, con un sorriso dolce -  qualcun altro, qui, abita a Karakura?
Tutti tacquero; la ragazza lolita si guardava attorno, Ikkaku e Yumichika scossero la testa; il biondo e Kurotsuchi tennero gli occhi bassi, mentre i due che erano entrati per ultimi sembravano non aver nemmeno sentito la domanda.
Ma una mano si alzò: era quella del ragazzo coi capelli bianchi.
Tutti lo guardarono; aveva in faccia un’espressione di noia e fastidio supremi. Se stava tentando di nasconderli, non ci riusciva molto bene.
-Anche tu frequenti la Karakura High?
-No – finalmente parlò; a braccia incrociate e fissando il pavimento, ma parlò. Aveva una voce piuttosto profonda, benché ancora infantile.
-Quindi suppongo che non vi conosciate.
Ti sembra che ci comportiamo come due che si conoscono?, pensò Ichigo.
-Posso chiedere i nomi di tutti gli altri?
Il tizio coi capelli azzurri cambiò posizione e nel farlo fece un po’ di baccano con la sedia.  Stavolta l’attenzione si spostò su di lui.
Su di lui, sulla sua maglietta strappata, sui pantaloni in tessuto scozzese con i lacci, sugli anfibi e sui bracciali con le borchie che aveva sui polsi.
Con quei capelli e quell’abbigliamento, pensò Ichigo, io coi miei capelli arancioni e i miei miseri strappi sui jeans sembro quasi normale.
Alla faccia di Kagine e della ragazzina lolita.
-Allora sarò io il primo – sorrise Yumichika – io sono Yumichika, e amo le cose belle. Mentre lui è Ikkaku. Siamo felici di…
-Ehi, guarda che sono in grado  di presentarmi – gli diede un pugno in testa.
-Ti ho detto mille volte che non devi spettinarmi, scimmione!
-Piantala, mi fai venire i brividi!
-Smettila di dire che ti faccio venire i brividi!
-Quindi, voi due avete deciso di frequentare questi incontri assieme?
-In realtà, è lui che voleva venire. Senza offesa, eh, ma non mi sembra che questa sia molto una cosa da uomini.
-Ben detto – disse il tizio coi capelli azzurri.
-E chi te l’ha chiesto?
-Che stai dicendo?! Ti stavo dando ragione, idiota.
-Te lo ripeto… e chi te l’ha chiesto?
-Vi pregherei di calmarvi – disse la dottoressa Unohana; il suo sguardo, improvvisamente gelido, pietrificò tutti gli astanti. Una volta placati gli animi, tornò a sorridere. -Proseguiamo con le presentazioni dunque? Seguiamo questa linea?
Ichigo trovò straordinario il modo in cui quella donna ignorava le provocazioni di quel tizio. Fosse stato lui, avrebbe reagito esattamente come Ikkaku, o forse gli avrebbe risposto perfino peggio.
Forse, ignorandolo, voleva evitargli una serie infinita di figure da stupido. Era quindi un gesto di gentilezza.
Sprecato, a parere di Ichigo, per uno come quello.
-Vuoi dirci il tuo nome…? – disse la dottoressa, distogliendo Ichigo dai suoi pensieri.
Il ragazzo coi capelli bianchi alzò lo sguardo. Stavolta, sembrava li stesse sfidando a replicare qualcosa.
-Toshiro Hitsugaya. Dalla città vicina.
Detto ciò, abbassò di nuovo uno sguardo contrariato, e, avendo effettivamente dato tutte le risposte di cui avevano bisogno, nessuno poté chiedergli nient’altro.
La ragazza coi capelli lunghi, Kurotsuchi, si alzò in piedi. Teneva gli occhi bassi, ma si poteva intuire una certa inquietudine nel suo sguardo; niente di morboso come quella del biondo, poiché era mitigata da una certa dolcezza, ma dava comunque un’impressione di timidezza, di introversione.
-Buongiorno a tutti. Nemu Kurotsuchi, felice di fare la vostra conoscenza – si inchinò ancora e si sedette al suo posto.
Fu quando l’ebbero vista in piedi, e osservata bene per la prima volta, che si resero conto che era più svestita che vestita. Quella scollatura esagerata e quella minigonna inguinale le coprivano appena la biancheria intima. Ichigo deglutì.
-Io… mi chiamo Izuru. Izuru Kira. Piacere di conoscervi.
Izuru Kira, mentre parlava, continuò a guardare il pavimento con gli occhi pieni di terrore. Tutti erano perplessi di fronte a quel ragazzo. Certo, il punk seduto in fondo non era rassicurante, ma tutti gli altri sembravano inoffensivi; non c’era motivo di inquietarsi.
A Ichigo dispiacque per quel tizio, ma non avrebbe saputo cosa dirgli.
Notava comunque che una buona parte di loro sembrava aver problemi, con quella questione di guardare gli altri negli occhi.
Adesso toccava al tipo coi capelli neri, e, dato che aveva sempre tenuto lo sguardo fisso in un punto imprecisato del pavimento, Ichigo sospettava che nemmeno lui sarebbe riuscito a guardarli negli occhi; anzi, che non sarebbe neppure riuscito a parlare.
E invece quello sollevò uno sguardo verdissimo, ma verde come il veleno e non come i prati in fiore. Lo puntò sulla dottoressa Unohana e parlò con voce ferma e chiara.
-Schiffer Ulquiorra.
Quel mormorio cupo gli ricordò vagamente Chado. Un Chado vampiresco, oscuro. Un Chado con occhi di gatto.
-Da dove vieni, Ulquiorra?
-Non ha importanza.
La dottoressa sorrise, e passò al successivo.
-Tu, invece? Qual è il tuo nome?
-Grimmjow Jaggerjack. Ricordatevi bene il mio nome, teste di cazzo.
-Ma falla finita – disse Ikkaku – se hai voglia di farti fare a pezzi, allora andiamocene fuori, ok?
-Beh, con cosa te ne vieni fuori, adesso? Non eravamo forse qui per parlare dei nostri problemi?
-E adesso tu sei il mio problema numero uno.
-Vuoi che la facciamo finita subito?
-Piantatela – sbottò Ichigo – insomma, e poi dicono a me che faccio casino. Non mi sarei mai aspettato che un giorno sarei stato io a fermare una rissa, ma…
-E allora non farlo. Veditela con me. Se vuoi che taccia, allora fammi tacere, che ne dici?
-Non ho motivo di pestarti – Ichigo sospirò; si era alle solite.
-Vuoi che te ne dia uno? Eh? Vuoi che faccia qualcosa di talmente grave da darti un motivo? – ghignò – Lo faccio immediatamente.
-Si può sapere che problema hai? Se vuoi che ci meniamo, bene, come ha detto Ikkaku. Ma fuori. Non qui.
-Cos'è, avete paura? Siete proprio dei froci.
-Ehi, ehi, questo non è politically correct! – Yumichika sorrise amabilmente. – Sei in errore, se pensi che i froci si tirino indietro quando c’è da spargere sangue.
-Manca un’altra persona che non si è ancora presentata – disse la dottoressa Unohana – vogliamo concludere questo cerchio?
La ragazza lolita si alzò; fece un piccolo inchino, reggendo le balze del vestito.
-Kuchiki Rukia. Piacere di conoscervi.
-Rukiachan, ricordarti di prestarmi Kera, mh?
-Certo che sì, Yumichikakun. Ricordamelo a fine incontro.
-Vi conoscevate già, voi due?
-Oh, no, no, ci siamo conosciuti mentre aspettavamo. Mi ha subito colpito il suo look!
Si sentivano i cuoricini alla fine della frase come se fossero stati scritti in un baloon.
-Ti piace questa roba? – Ichigo era inorridito.
-A me piace tutto quello che è bello. Ma, parte questo, mi ha ricordato… oh, ma guarda. Ichigo, fossi in te starei attento a quel che dico.
Yumichika gli fece cenno di voltarsi.
Rukia Kuchiki lo stava guardando con un’espressione terribile. I suoi occhi promettevano morte certa. Ma quando la dottoressa si voltò verso di lei, tornò composta.
-Unohanasan, spero che lavoreremo bene insieme – disse con un inchino.
La dottoressa sorrise amabilmente, poi abbracciò con lo sguardo quel cerchio di persone. Ichigo fece lo stesso: realizzò che razza di gruppo allucinante costituissero. C’era davvero di tutto. E a tutti loro si leggeva in faccia un grido che suonava come “ho problemi”.
Si era fatto un’idea per qualcuno di loro: il tizio punk e Ikkaku erano sicuramente lì per il suo stesso motivo, ovvero, evitare la sospensione. Kira Izuru sembrava sull’orlo del suicidio. Nemu Kurotsuchi sembrava una ragazza gentile, ma era vestita come una sgualdrina, e questo lasciava intuire che qualcosa in lei non andasse. Schiffer Ulquiorra e Toshiro Hitsugaya, invece, dovevano avere più di qualche difficoltà di comunicazione.
Mentre Rukia Kuchiki, la lolita…? Nel suo caso non era chiaro. Certo: Ichigo era convinto che chiunque girasse vestito a quel modo dovesse avere di sicuro qualche rotella fuori posto, ma purtroppo, quella non era una prova sufficiente. Di qualunque cosa si trattasse, Rukia Kuchiki era l’unica persona di cui non si intuisse il problema a un primo sguardo.











*MILF: Mother I’d Like to Fuck. Guardatevi American Pie per capire meglio, oppure semplicemente fatevi una cultura di porno :D.
**Angelic Pretty, Baby the Stars Shine Bright, Moi Même Moitié: marche di abbigliamento lolita.
***Kera: una rivista sull’abbigliamento lolita.
Il titolo proviene da una canzone degli Eurythmics ^^.

(Nda: Rukia lolita semplicemente perché in The Sealed Sword Frenzy Rukia mostra apprezzamento per questo stile (Ichigo, per la cronaca, ne è disgustato). In effetti la sigla finale di quell’OAV mi ha ispirato molto per questa fic, ma non voglio aggiungere altro :D.
Grazie davvero a chi ha recensito il prologo, non mi sarei mai aspettata così tanti commenti ç_ç avete fatto di me una donna felice. Per rispondervi…
@TaKari 94: grazie dei complimenti <3 spero che questa introduzione sia all’altezza delle aspettative è_é!
@Exodus: d’accordissimo per quanto riguarda l’ultima parte, me n’ero accorta anch’io; ultimamente sto cercando di focalizzarmi sull’essenziale ma forse ho esagerato XD. Grazie mille per il sostegno!
@Garconne: purtroppo non so dire con esattezza quanto spesso riuscirò ad aggiornare ._. nelle mie intenzioni, settimanalmente, ma siccome sono sotto esami non posso garantirlo. Farò comunque il possibile per rispettare delle scadenze decenti :D.
@FefyNiisan: in effetti era proprio di quell’Ichigo e di quei tempi che volevo parlare ;_; comunque sì, ci saranno parecchi altri capitoli, nelle mie idee questa è un’AU lunga XD. Grazie della fiducia :D!
@Fla: lo sai che sei sempre la prima ;D*.
@Lou Asakura: grazie mille di aver letto tutte le mie fanfic ;_; spero che l’incontro tra Rukia e Ichigo sia piaciuto, anche se per ora siamo solo alle battute d’inizio ^_^.
@Hanon Honsho: troppo gentile, davvero ._. sono felice che la scena di Inoue sia piaciuta, io adoravo la Inoue un po’ violenta dei primi capitoli *_* quella la cui intenzione nascosta era quella di nuocere al prossimo, altro che “nel suo animo non c’è alcuna intenzione di far del male ;O;”
E con ciò vi rimando al prossimo capitolo ;D spero di starmela cavando bene con quest’esperimento di AU, fatemi sapere, mi raccomando ;_;)
  
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