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Autore: mavee    11/06/2010    4 recensioni
La Spada Della Verità.
Richard, Kahlan e Zed affrontano una nuova avventura. Un'arma contesa, una ragazza dai poteri misteriosi, un luogo idilliaco. leggete e commentate, baci.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jaened sembrò riprendersi, si mise in piedi sulle gambe remanti ma quando alzò lo sguardo da terra il suo volto era stravolto. Gli occhi iniettati di sangue erano sbarrati il sangue che le colava dal naso aveva imbrattato il corpetto di pelle e dalla bocca usciva un rivolo di bava rossastra.

Poi fu un lampo e i due uomini che le erano più visini caddero a terra con le gole mozzate. Dalla sua gola proruppe un grido roco e rabbioso quando altri tre uomini le andarono incontro. In mano teneva due pugnali e ci mise un attimo a finire anche loro. Il comandante fece venire avanti alcuni arcieri che scoccarono subito le loro frecce, ma lei con un movimento unico si accovacciò e scattò verso il comandante a cavallo piantandogli una lama dietro una clavicola, usò il dorso del cavallo come trampolino e finì in pochi attimi gli arcieri, infine scese a terra. Ogni muscolo del suo corpo sembrava pulsare come se la sua pelle fosse troppo debole per contenerli, la sua ferocia bramava la morte di quegli uomini. La maggior parte degli uomini scendevano da cavallo per andarle incontro a spada sguainata ma lei li affrontava come se fosse la cosa più facile del mondo. Saltava, scattava, schivava, fendeva, si acquattava e affondava. Ogni movimento seguiva l’altro senza interruzione, il panico iniziò a penetrare tra le fila di soldati, alcuni scappavano a piedi altri a cavallo. Ma caddero uno dopo l’altro sotto i suoi pugnali da lancio che recuperava rapidamente muovendosi come uno spirito nel gruppo di uomini ormai dimezzato. Andò avanti così finché non li finì tutti.

Infine si trovò ansimante da sola in piedi tra decine di cadaveri, il terreno era una poltiglia di sangue e fango. Jaened barcollò e ad ogni passo gli stivali alzavano schizzi rossastri dal suolo umido. Si appoggiò stremata all’albero sulla cui corteccia erano incisi i nomi così come erano incisi nel suo cuore. Da dietro i massi, la videro sfiorare i tratti irregolari con mano tremante per poi toccarsi il viso, con le ultime forze che aveva in corpo piantò il suo pugnale nel tronco accanto alle scritte. Appoggiò la schiena al tronco e scivolò a terra gorgogliando il suo ultimo respiro.

 

Jaened sentiva la vita scivolare via dal suo corpo, il sangue non smetteva di fuoriuscire a fiotti dal naso e ad ogni colpo di tosse sputava saliva sempre più rossa. La vista era appannata mentre ciondolava verso il suo albero.

“il nostro albero” sussurrò sfiorando le lettere incise da suo marito anni prima, sotto quell’albero si erano detti ti amo per la prima volta, sotto quell’albero erano diventati una cosa sola, sotto quell’albero avevano fatto mille progetti per il futuro e si erano guardati sentendosi felici in un modo impossibile da descrivere, sotto quell’albero avevano sfiorato l’infinito quando si erano sposati. Sotto quell’albero Jaened aveva passato notti intere dopo la morte di Alan in cerca del suo calore perduto e la voragine lasciata dalla sua scomparsa la divorava. Sotto quell’albero aveva insegnato al suo piccolo Francis a muovere i primi passi, la sua risata cristallina riempiva l’aria mentre il suo volto si trasformava in quello di suo padre e poi tornava a nascondersi. Questi ricordi roteavano veloci nella sua mente, si sentiva al limite e poi lo vide come se fosse lì davanti a lei. Christopher le sorrideva e le accarezzava con dolcezza una guancia, Jaened fece per sfiorarla e capì che era arrivato il momento. Raccolse le ultime forze e piantò con forza il pugnale nel legno proprio sotto i loro nomi. “Arrivo.” Gorgogliò tra le lacrime, scivolando a terra lentamente.

 

Richard l’aveva sepolta sotto quell’albero e Zed aveva pronunciato un incantesimo permanente per far si che esso non potesse essere danneggiato da niente e nessuno. Per quanto ci avessero provato, il pugnale era rimasto conficcato nel legno, ultima firma di una vita dolorosa che finalmente aveva trovato la pace.

  
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