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Autore: clacli87    12/06/2010    1 recensioni
Cosa accadrà al "e vissero felici e contenti" dopo BD? è la domanda che ci siamo poste io e Dagmar, abbiamo scritto capitoli alternati da diversi punti di vista,esplorando così tutti i personaggi.
Saranno davvero finiti i pericoli per la famiglia?
Scopritelo...
ps. Io e Dagmar speriamo che la storia vi piaccia e che ci saranno presto commenti..
Genere: Avventura, Azione, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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"Bella, amore, mi stai ascoltando?" la dolcezza della sua voce, alla quale non mi sarei mai abituata del tutto, mi distolse dai miei profondi pensieri. Edward mi fissava con sguardo interrogativo, cauto ma dolce, quasi a voler cogliere tutti gli impercettibili movimenti del mio volto di marmo. Anche se ora era in grado di leggere i miei pensieri grazie al mio "scudo flessibile" non voleva dire che ne approfittava ogni due secondi, e neanche quella volta sembrava che mi stesse leggendo.Aveva tra le mani un volume di poesie di Keats che adoravo, e con la sua voce perfetta e melodica stava declamando una delle poesie che mi aveva dedicato. 
"Scusami Edward, ero distratta" ammisi alla fine.
"L'ho notato" replicò Edward chiudendo il volume e sfoderando uno dei suoi sorrisi irresistibili.
Missione compiuta, ora sono distratta del tutto. 
"Ah, questo l'ho letto..." ammiccò sfiorandomi la guancia con un dito. 
"Imbroglione" arrossii (se riuscivo ancora ad arrossire) e sorrisi anch'io. 
Tuttavia ero ancora inquieta e mi alzai per osservare l'ipnotica danza delle fiamme nel camino. Non era acceso per scaldarci ovviamente ma solo perché era ciò che facevano tutti gli umani in una grande casa in inverno. 
O in un immenso castello. 
Da tre mesi ormai non vivevamo più a Forks ma a S. Pietroburgo, e avevamo acquistato questa dimora infinita costituita da quattro piani, quindici stanze, cinque biblioteche, una cucina che ricopriva metà della casa (ma che ovviamente non utilizzavamo mai), sei bagni (anch'essi inutilizzati) e un fantastico giardino all'esterno, cornice di quel perfetto maniero
antico. Si diceva addirittura che fosse stata una residenza invernale di uno zar, e non riuscivo a credere che l'avessero venduta proprio a noi. Poi ripensai al potere di persuasione di Edward e dovetti ricredermi. Quel posto era magnifico ma, nonostante ciò, non ero del tutto felice. 
Carlisle ed Esme erano dei nostri, così come Alice e Jasper. Emmett e Rosalie erano partiti per l'ennesima luna di miele; avevano scelto la Scozia come loro ultima attrattiva. 
"Da un pò di tempo ti vedo preoccupata e poco serena, e vorrei tanto aiutarti se posso" 
"Non è questo, è che..." cominciai, poi osservai il suo volto attento e curioso e ponderai bene le parole. 
"Cosa?" mi esortò lui con gentilezza. Con un movimento fulmineo e aggraziato mi raggiunse accanto alle fiamme. Il suo volto alla luce del fuoco era ancora più perfetto, i suoi occhi d'ambra splendevano di una luce innaturale e allo stesso tempo familiare e rassicurante. Riuscivo a vedere la sua anima attraverso i suoi occhi, perché ero certa che ne avesse una.
Il mio Edward. "Non fuorviarmi facendomi credere che stai pensando a me" sogghignò a mezza voce. 
Mi voltai spazientita. "Se ti è tanto facile leggermi perché chiedermi che cos'ho?"
Mi cinse la vita con le sue braccia forti e calde. "Non oserei mai, lo sai. Anche se ora posso leggere i tuoi pensieri, non esplorerei mai la tua mente a meno che tu non voglia. Prima non ti stavo leggendo, ma conosco quello sguardo su di me..." si abbassò per baciarmi il lobo dell'orecchio e per un momento dimenticai quello che volevo dirgli. 
Mi voltò con determinazione e gentilezza, e con un dito mi sollevò il mento verso di lui.
"Ora dimmi che cos'hai". 
A malincuore mi sciolsi dal suo abbraccio e cominciai a passeggiare avanti e indietro per l'ampio salone. Lui attendeva con pazienza. 
"Beh... non so se sia stata una buona idea venire qui". Edward fece per replicare ma con un gesto lo fermai. "Aspetta...voglio spiegarti. Non è solo nostalgia di Forks, della famiglia, la mia famiglia umana almeno, e anche se lì c'era tutta la nostra vita, sapevo che prima o poi avremmo dovuto spostarci e "cambiare scenario". E' solo... il motivo, lo sai. Ho paura."
Edward mi fissò comprensivo. "Amore, era necessario, lo sai" fu tutto ciò che disse.
Mi sedetti sul grande divano di pelle nera. "Lo so... ma non riesco a togliermi di dosso questo senso di paura e di angoscia. Non è da noi scappare e nasconderci". 
"Non ci stiamo nascondendo, è una misura precauzionale" precisò Edward.
Quel termine tecnico mi fece sorridere, ma era comunque un sorriso amaro. 
"Già... tutto per colpa di Elton Kane" solo quel nome aveva il potere di farmi rabbrividire.
Anche Edward sussultò lievemente e guardò altrove. Poi rivolse il suo sguardo su di me e continuò.
"Sì, Elton Kane. Il cacciatore di ibridi più spietato che esista al mondo. Devo aggiungere altro?"
Quella frase ebbe il potere di sconvolgermi. 
Elton Kane... lo studioso e pseudo stregone anglosassone che andava a caccia di ibridi, umani, animali e persino vegetali. Era letteralmente ossessionato da loro, e più un caso era insolito e bizzarro, addirittura fuori dal comune, più la sua sete di sperimentazione aumentava. Anche lui, come me, si era convinto ben presto che questo mondo non era abitato solo da comuni mortali.
Ripensando alla sua smaniosa avidità solo un nome si affacciava alla mia mente: Renesmee.
Rabbrividii mentre pensavo alle storie che avevamo sentito su di lui...si divertiva a fare esperimenti sugli ibridi, a vivisezionarli o nella peggiore delle ipotesi, a ridurli in stato catatonico. Tutto nel nome della sua scellerata ricerca scientifica e mistica al tempo stesso. Un mostro. Peggiore di noi addirittura. Edward aveva letto tutto nella mia mente, volevo che lo facesse, e ora stava fissando addolorato il mio volto. 
"Solo questo dovrebbe bastare a persuaderti che ciò che abbiamo fatto è stata la scelta giusta"
disse posando la sua mano ferma e rassicurante sulla mia guancia.
"Lo sono, ma continuo ad aver paura. Chi sarebbe capace di farle del male? E' perfetta, buona, 
ed è tutta la nostra vita." Cercavo di convincere me stessa più che altro, ma avrei voluto soltanto piangere. 
Edward e io alzammo gli occhi contemporaneamente, fissando il soffitto. Renesmee era nella sua stanza, al quarto piano, noi al piano terra. Camminava e i suoi passi erano lievi come quelli di danza, appena percettibili e aggraziati. Nessun orecchio umano avrebbe potuto udire quella magia né comprenderla. E nessuno, alla sua vista, sarebbe stato capace di un tale scempio. 
Eccetto Elton Kane. Le sue doti da sensitivo e stregone gli avevano permesso di scoprire l'esistenza di Renesmee sin dalla sua casa madre a Londra e subito si era messo all'opera nella ricerca. 
Aveva captato che tale "abominio" si trovava negli Stati Uniti, ma non sapeva ancora dove. 
Una sera, a Forks, Alice aveva previsto il suo arrivo con una delle sue visioni, ricordo ancora il suo sguardo. Era di pietra, indurito dallo shock, e ricordo che non riuscì a far altro che fissarmi pronunciando solo: "Renesmee". Subito dopo aveva perso conoscenza, cosa mai accaduta tra noi, e questo ci inquietò ancora di più. Quando rinvenne disse soltanto: "Andiamo via più veloci del vento". 
Da allora non aveva fatto altro che spiare le mosse del cacciatore, ogni suo cambiamento di programma o, con un pò di fortuna, una sua rinuncia. Ma non era andata così. 
Elton Kane aveva scoperto che Renesmee era a Forks e stava organizzando un piano d'attacco per mettersi sulle sue tracce precise, stordirla e magari rapirla. Ancora non sapeva con cosa aveva a che fare.
La mia splendida, straordinaria, perfetta creatura tra le sue mani...mai. 
Renesmee aveva ormai sei anni, ma la sua maturità e il suo intelletto erano pari a quelli di una donna di venti.
"Bella" - Edward mi prese tra le braccia - "Per questo siamo venuti qui. Non gli verrebbe mai in mente di venire qui... in un posto freddo come questo. Siamo in Russia, non in California. E comunque, non ci resteremo per sempre.
Siamo qui solo per temporeggiare. Per sviarlo. Io, Carlisle e Jasper studiamo notte e giorno un piano per far sì che Kane non la trovi mai. Alice ha detto che sta per raggiungere Forks e ancora non ha idea che una volta arrivato lì non troverà nulla. Lui non ha visioni, è solo uno stregone, un sensitivo. Non ha il potere che ha Alice". 
"Lo so... lo so bene. Spero tanto che tu abbia ragione. Nessuno me la porterà via" posai i miei occhi su di lui con decisione. "Non dubitarne mai. Neanche per un secondo." il suo sguardo era altrettanto fermo e i suoi occhi fiammeggiavano alla luce del fuoco scoppiettante. 
I miei pensieri ora si dirigevano su un percorso diverso. Jacob. Ancora non riuscivo a sopportare il dolore di Renesmee di stare lontana da lui, la sua malinconia, le sue giornate intere trascorse senza dire nulla. A volte la sorprendevo a fissare fuori dalla finestra come se si aspettasse da un momento all'altro di vederlo.
Edward le aveva detto che sarebbe stato per poco, che Jacob aveva capito e che anche lui condivideva la decisione della sua famiglia di stare lontani per un pò. Nonostante ciò, non aveva ricevuto nessuna lettera da lui, nessuna telefonata. Credeva quasi che l'avesse dimenticata, anche se le sembrava impossibile. 
"Mi chiedo come starà Jacob. Non si è fatto vivo in questi tre mesi, neanche una parola. Nessie sta male per lui e sono certa che anche lei gli manca tantissimo. Ma allora perché... cosa sa di preciso su questa storia?"
Edward fissava le fiamme profondamente assorto, come se qualche pensiero estemporaneo lo inchiodasse al fuoco.
"Edward? Mi ascolti?" lo fissai incuriosita.
Edward si voltò verso di me, lo sguardo era calmo ma accigliato, rilassato ma con qualche accenno di tensione.
"Bella... Jacob non sa nulla. Non sa dove siamo né dove sia Renesmee. Non sa nulla di questa storia. Né lui, né il branco." 
Se i miei riflessi vampireschi non fossero stati perfetti e sincronizzati, credo che la mia vecchia goffagine mi avrebbe di nuovo tormentata facendomi cadere dal divano. Ma non caddi. Mi limitai a fissarlo costernata, completamente sconvolta dalla assoluta e incredibile verità delle sue parole. 
   
 
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