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Autore: clacli87    12/06/2010    1 recensioni
Cosa accadrà al "e vissero felici e contenti" dopo BD? è la domanda che ci siamo poste io e Dagmar, abbiamo scritto capitoli alternati da diversi punti di vista,esplorando così tutti i personaggi.
Saranno davvero finiti i pericoli per la famiglia?
Scopritelo...
ps. Io e Dagmar speriamo che la storia vi piaccia e che ci saranno presto commenti..
Genere: Avventura, Azione, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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S. Pietroburgo, Cullen residence, ore 19.05

La neve scendeva fitta e leggera dal cielo stellato. La osservavo dalla finestra e mi chiedevo cosa potesse esserci di più bello oltre quella meraviglia del firmamento che spargeva i suoi immacolati fiocchi sulla Terra impura e contaminata. Era un paradosso piuttosto affascinante, ma allo stesso tempo triste. Nel mondo c'era tanto male, inclusi noi, dipende dai punti di vista, ma uno spettacolo del genere ti portava a riflettere e per un attimo pensavi che forse non eravamo condannati come avevamo sempre pensato. Avevamo il privilegio di assistere a miracoli del genere. Ed era più di quanto molti di noi potessero sperare di ricevere in oltre cento anni di vita, mentre per un comune mortale esso è solo il ripetersi ciclico di un processo. La città era in continuo fermento per l'approssimarsi del Natale, ma per noi era un periodo come un altro. Non ci era permesso e concesso di festeggiare. Siamo solo statue viventi che ammirano, partecipano, sanguinano e qualche volta si commuovono di fronte alla bellezza della vita mortale. Ma nulla di più. Siamo la cornice, non il quadro.
Nonostante ciò non riuscivo a dimenticare che il male, ancora una volta, incombeva su di noi. E questa volta era in cerca della mia adorata figlia, la luce dei miei occhi, insieme a Bella. Il solo pensiero che una delle due potesse essere in pericolo mi faceva desiderare di distruggere tutto, il mondo intero, ma ovviamente non potevo. In cambio però mi sarei offerto in sacrificio al posto loro senza pensarci due volte. Avrei sopportato torture senza fine, avrei anche accettato di non rivederle mai più, se questo fosse servito a salvar loro la vita. Di gran lunga più preziosa della mia. 
Bella era stata in collera con me, per come avevo tenuto Jacob all'oscuro di tutto. Ma non potevo rivelargli nulla, avrei messo in pericolo anche lui e tutto il branco, che subito si sarebbero messi all'opera per proteggere Renesmee e fare a pezzi Elton Kane. Non potevo rischiare che uno scontro del genere avesse luogo perché non potevo mettere in pericolo la loro vita. Anche Jacob poteva essere pane per i denti di Kane, ma lui voleva Renesmee, soltanto lei. Come James una volta aveva voluto Bella. 
Bella aveva giustificato la sua collera verso di me con il motivo dell'abbandono, che aveva sperimentato lei stessa, e anche se non aveva voluto rinfacciarmelo di proposito ne avevo sofferto ricordando quel periodo lontano da lei. Era addolorata perché sapeva ciò che stava passando Renesmee lontana da Jacob, lo stesso senso di dolore e di perdita che aveva provato lei, e più di una volta mi aveva confessato che quando l'aveva fissata negli occhi aveva rivisto se stessa, anni fa.
Ma un attimo dopo, mi aveva posato una mano sulla guancia e mi aveva detto che aveva capito che l'avevo fatto per salvare tutti, ancora una volta. Anche se questo non faceva sentire bene nessuno di noi.
Amavo quella donna, mia moglie, più di me stesso. Da mortale o immortale la amavo più di qualsiasi altra cosa al mondo. Lei era la ragione per cui ero venuto al mondo, anche se sembra un controsenso. 
Non so se sia sempre stato il mio destino l'essere dannato per sempre, ma sapevo, avevo sempre saputo, che era Bella il mio personale miracolo. Il motivo per cui ero venuto al mondo e per cui vivevo ancora adesso. E non avrei permesso a nessuno di farle del male, né a lei né alla mia bambina adorata. Renesmee aveva scoperto tutto, sentendoci parlare l'altra notte e io, per la seconda volta in vita mia, mi ero sentito senza forze e completamente solo. Come quando avevo visto Bella agonizzare dopo il morso di James. Questi ricordi mi apparivano ormai lontani, sfocati, ma bruciavano ancora nella mia mente come acido. 
Sentì aprire la porta del soggiorno lievemente e richiudersi senza il minimo rumore. Bella stava ferma sulla porta, senza muoversi. Era tranquilla ma anche inquieta. Io guardavo ancora fuori dalla finestra.
"Cosa c'è, amore?" le chiesi gentilmente senza voltarmi. Non ottenendo risposta mi voltai. Lei aveva un biglietto tra le mani e un'espressione preoccupata sul volto.
"Cos'è?" chiesi ancora, incuriosito. Lei mi raggiunse in due lievi passi falcati e mi porse il biglietto accigliata. Lo presi riluttante e lo osservai. Era di carta azzurra, delicatissimo, di filigrana. 
Riconobbi il gusto raffinato di Alice in tali scelte. Lo aprii e riconobbi la calligrafia aggraziata di Jasper. Già non mi piaceva. 

"Edward, Bella - sappiamo benissimo che non approverete questa temporanea assenza, l'abbiamo già fatto altre volte, ma per ora vi chiediamo solo di fidarvi di noi, come avete sempre fatto. 
Non ci metteremo in pericolo e non permetteremmo mai che qualcuno metta in pericolo la nostra adorata nipotina, né tutti voi. Non cercateci per il momento e vegliate sempre su Nessie. 
Torneremo presto da voi. 

Jasper & Alice 

Fissai Bella sgomento. Dove erano andati? E cosa avevano intenzione di fare? Sapevo che avrebbero badato a se stessi, ne erano capaci, ma non potevo fare a meno di preoccuparmi per loro, come Bella. Il suo viso era teso per la preoccupazione, sapevo bene quanto fosse importante per lei Alice, e non averla vicino in un tale frangente era come sopportare da sola il peso del mondo sulle proprie spalle.
"E' stata un'idea di Jasper" - dissi a Bella richiudendo il biglietto e lei annuì. Evidentemente lo aveva capito anche lei. "Questa situazione lo ha del tutto sconvolto" continuai "Anche se non lo da a vedere si sente toccato fin nel profondo... non so perché. Forse per la sua difficile iniziazione o per la sua sofferenza durante quel periodo. Conosce bene il male nelle persone. Tra noi è quello la cui debolezza lo ha reso più forte. A volte la sera quando andavo a dare la buonanotte a Renesmee lo sorprendevo in camera sua, seduto accanto a lei che dormiva sul letto, accarezzandole i capelli e cercando di tranquillizzare i suoi sogni. Poi le prendeva una manina e se la portava alla guancia, per verificare se fosse più tranquilla. Aveva uno sguardo che non riesco neanche a spiegare. Vuoto. Mi straziava vederlo così". 
Bella ascoltò con le lacrime agli occhi, dopodiché mi abbracciò e mi tenne stretto a sé. Per la prima volta nella nostra vita immortale piangemmo entrambi. 

Londra, National Institute of Hybrid Research, ore 22.45

Da quando Cheung era andato via, ero stato ossessionato dalle sue parole e dalla sua rivelazione. Un ibrido vampiro... mezzo umano. Una bambina. La cosa mi ripugnava oltre ogni dire. Ero talmente preso a consultare volumi, documenti in cerca di notizie che perdevo la cognizione del tempo. Ormai il laboratorio era la mia casa. Avevo cercato ogni voce, ogni parola, ogni cosa potesse riguardare una creatura simile... ma non c'era nulla. Niente di niente. Un mostro tale da non essere mai stato classificato né studiato da vicino. E io potevo avere quel privilegio, lo avrei avuto, a qualunque costo. 
Ecco cosa cercavano di proteggere quegli esseri nel bosco quella notte. E quel bambino portato via da quei due ragazzi era come lei, la bambina che cercavo. Mi ero lasciato sfuggire anche lui, dannazione!
Ma ora non aveva importanza, non era lui che cercavo. La bambina umana-vampira era diversa, lo sentivo. Ed era lei che dovevo trovare. Cheung aveva parlato di "specie tra le più antiche sulla Terra", "bevitori di sangue" e io ancora non riuscivo a crederci. Avevo visto tanto nei miei 28 anni di vita, troppo per un comune uomo della mia età, ma solo ora mi rendevo conto di quali misteri insondabili, oscuri e agghiaccianti era circondato il nostro mondo. Il nostro mondo... invaso da esseri come questi. Ero talmente disgustato che avrei vomitato, ma ero troppo concentrato sul mio lavoro. 
Mi alzai per riempirmi un'altra tazza di caffè, quando un vento gelido mi sfiorò la nuca. Le imposte si erano aperte, così le richiusi. Per un attimo osservai fuori. Tutti erano in giro per le strade, madri, padri, bambini, anziani, giovani... tutti si divertivano, qualcuno piangeva, qualcuno cercava di dare un senso alla propria vita. 
Buffo come l'intero mondo in cui vivi sia all'oscuro di qualcosa che tu sai e che potrebbe minacciare di sopraffarci da un momento all'altro. 
Stavo per rimettermi a sedere e riprendere il lavoro quando mi accorsi di due visitatori a dieci metri di distanza da me. Avevano un'aria vagamente familiare, come quando si cerca di ricordare un sogno appena fatto ma non si riesce. Erano vestiti in modo informale, avevano un'aria rilassata ma ostile al tempo stesso, e i loro volti erano pallidi come un lenzuolo immacolato, le fattezze senza ombra di difetti. 
I loro occhi color caramello liquido mi scrutavano con attenzione, come se cercassero di carpire in me qualche indecifrabile mistero. Li osservai con maggiore attenzione e un nodo mi attanagliò lo stomaco, non per la paura, ma perché li avevo riconosciuti. Erano i due visi pallidi che avevano portato in salvo il bambino vampiro nel bosco quella notte. Non mi facevano affatto paura, ma ero curioso di quella visita.
"Accidenti... chi non muore si rivede. Oh beh, scusatemi... dimenticavo che voi siete già morti. E che la vostra esistenza in questo mondo è solo un'aberrazione della natura" dissi fissandoli dritto negli occhi.
"Bravo Kane, hai fatto i compiti a quanto vedo" era stato il ragazzo a parlare. Sembrava un adolescente, anche se sapevo bene che non lo era. I suoi capelli biondi erano come i raggi di sole al buio e la sua voce chiara era come una melodia che ti trascinava lontano dal mondo terreno. Ebbene erano queste alcune delle loro caratteristiche, pensai affascinato. Bellezza, carisma, fascino, parvenza di gentilezza... tutti trucchi per celare la loro vera natura. La ragazza mi fissava accigliata, mi guardava ma in realtà sembrava pensare ad altro, quasi come se volesse scrutarmi. Sembrava un piccolo folletto venuto fuori da qualche fiaba come quella di Alice nel paese delle meraviglie, tutta candore e affabilità. Altro trucco. 
"I compiti? Niente affatto ragazzo... la vostra esistenza non è poi così segreta. Solo che nessuno fino ad ora vi ha porto rimedio" affermai glaciale. 
Il giovane vampiro sorrise in modo sinistro, poi posò il suo sguardo su di me. "A quanto pare non sai molto di noi, altrimenti non mi avresti apostrofato con il termine "ragazzo". No... hai chiesto aiuto per arrivare a noi. Ma credimi quando ti dico che ciò che hai in mente di fare non si realizzerà. Faresti meglio a tornare ad osservare animali e volatili, questo ti è ancora concesso". 
Rimasi indignato da tale affermazione. Quell'orrido mostro che cercava di dissuadermi dal dare la caccia a loro, i mostri per eccellenza! Tuttavia optai per un altro percorso.
"Siete gentili ad interessarvi a questo... a quanto pare anche voi sapete qualcosa di me. Bene. Ma non siete voi ad interessarmi, almeno non adesso. In futuro magari. Voi sapete cosa cerco. La bambina vampiro e umana al tempo stesso. Abbastanza da ripugnare tutto il mondo mortale al solo udire del termine."
Prima che potessi proseguire, il ragazzo vampiro lanciò un ringhio così feroce che risuonò nell'ampia stanza della biblioteca dell'istituto, facendo tremare mobili, sedie, e lampadari al soffitto. Mi guardò con occhi simili a quelli di un animale, distorti dall'odio e dalla sete di vendetta, dalla voglia di lasciarsi andare e farmi a pezzi. 
La ragazza folletto gli posò una mano sul braccio e disse gentile: "Non così, Jasper. Non siamo come lui. Pensa a Nessie". 
"Non siete come me? Potete ben dirlo!... Nessie... suppongo sia la bambina che cercate tanto di proteggere, giusto?" Fissai i loro volti di pietra e capii. "Bingo". 
La ragazza vampiro mi fissò con sguardo crudele e prima che potessi formulare un solo pensiero spiccò in una posizione diversa, pronta all'attacco. Scoprì i denti che scintillavano alla penombra della stanza e il suo sguardo racchiudeva il buio che separa la linea di confine tra un essere umano e un animale. 
Mi innervosì così tanto che mi bastò tendere la mano, concentrare tutta la mia forza del pensiero in quel punto e farle fare un balzo di tre metri all'indietro. Con una capriola disumana lei si rimise in piedi, sempre su quattro arti, come un felino pronto a spiccare il balzo. 
Il ragazzo fissò prima lei e poi me e senza dire una parola si avventò su di me alla velocità della luce. Non feci neanche in tempo a prevederlo. Mi scaraventò sul tavolo di legno spaccandolo in due, mi tenne per i bordi della camicia e mi fissò con uno sguardo capace di ghiacciare il sangue nelle vene. Il suo volto rivelava che avrebbe voluto uccidermi in quello stesso momento e i suoi denti appena scoperti lottavano contro la tentazione. Poi allentò la presa, mi fece rialzare tenendomi la manica con un solo movimento del braccio e si voltò. 
Ero incredulo, sembrava che stesse per andarsene, che avesse rinunciato a lottare. Poi si girò di scatto e dopo aver alzato il braccio, con una furia indescrivibile scagliò la sua mano da predatore sul mio volto, graffiandomi la guancia in modo permanente e letale. Il sangue seguiva le striature delle quattro dita che si erano avventate su di me e io non potei evitare di urlare a squarciagola. Li fissai entrambi con odio allo stato puro e in quel momento, per un solo attimo, avrei voluto essere come loro, per ripagarli con la stessa moneta. Avrei potuto usare le mie arti da stregone, ma sapevo che sarebbe stata una mossa incauta. Tutto a suo tempo. Mi portai la mano alla guancia, ormai violata e devastata in modo irreversibile. Prima di andare via il ragazzo, Jasper, come l'aveva chiamato il folletto malefico, mi guardò e il suo viso sembrava quello di una statua in movimento. "Questo è stato un atto gentile persino da parte mia, Kane. La prossima volta non sarai così fortunato. Guardati le spalle perché, ora che hai deciso di mescolare la tua vita alla nostra, non avrai più un attimo di tregua". Detto questo, lui e la ragazza uscirono senza che me ne accorgessi. 
Dal nulla feci apparire un fazzoletto che si stendeva nel palmo della mia mano e tamponai la ferita. Quei segni sarebbero per sempre rimasti incisi sul mio volto. Quel mostro orrendo. Almeno ora conoscevo il nome dell'ibrido... Nessie. Quasi come quello di un tesorino indifeso. Assurdo, come tutta quella situazione. Fu in quell'istante credo che feci un giuramento a me stesso. 
Avrei trovato quell'abominio ad ogni costo o avrei preferito morire. Ma sapevo già che, tra le due opzioni, la seconda non aveva la più remota possibilità di accadere. 
   
 
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