Is He
Asking Me Out? Am I Freaking Out?
Okay, è
ufficiale, la cioccolata fa miracoli.
Mezza dozzina di
dolcetti dopo la visita di mio
fratello sono di nuovo di ottimo umore.
Bussano alla porta.
“Avanti”
dico inghiottendo tutto ciò che rimane del
regalo di compleanno che mi hanno fatto i miei colleghi.
La porta si apre ed
entra Mathilde, la nostra
receptionist, anche nota come il gazzettino ufficiale della redazione,
se
succede qualcosa, qualsiasi cosa, lei lo sa.
“Ehi,
bellezza!” eh? Bellezza? Ma che ci sta
provando con me? Perché se è così, non è il
mio tipo.
“Ciao
Mathilde” rispondo un po’ titubante.
“Senti,
arriviamo al dunque, chi era quello strafigo
che è appena uscito da qui?” mi chiede sedendosi davanti a
me e sporgendosi in
avanti, se non avessi ingerito tutto quello zucchero probabilmente ora
la
starei picchiando a morte.
“Quello è
mio fratello!” rispondo un tantino
scocciata. Okay, forse un po’ più di un tantino dato che
le ho fatto fare un
salto di due metri sulla sedia. Ma lo spavento, purtroppo aggiungerei,
non dura
molto.
“Wow,
tu sì che hai una bella famiglia”
A
costo di ripetermi: Perché?
“Scusami,
ma sei qui per lavoro o solo per parlare della mia famiglia?”
“Oh,
che sciocca che sono! C’è un gran bel pezzo di ragazzo che
ti cerca alla
reception, credo abbia detto che si chiama Liam o qualcosa del
genere”
Oh
porca paletta! Che faccio adesso?
“Fallo
entrare”
“Okay,
ma solo se poi mi racconti tutto” sì, certo, contaci.
“Ma
certo!” se mai mi dovessi stancare del giornalismo avrei sempre
una carriera da
attrice, è consolante.
La
ficcanaso esce e in meno di mezzo secondo io sono immersa nella mia
borsa alla
disperata ricerca di uno specchietto.
Bussano.
Dannato specchietto introvabile.
“Avanti”
mamma mia che ansia, mi sembra uno di quei momenti nei film
dell’orrore in cui
il protagonista è chiuso in bagno e vede la maniglia della porta
che si abbassa
lentamente prima che entri il serial killer.
Un’infinità
di secondi
dopo (almeno a me sembrano un’infinità) la porta si apre e
la faccia sorridente
di Liam fa capolino dallo spiraglio che si è aperto.
“Ciao, ti
disturbo?” mi
chiede con una faccia talmente adorabile che farebbe sciogliere un
iceberg.
“No, entra
pure” rispondo
io e come potrebbe essere altrimenti?
Lui entrò
e si sedette
sulla sedia di fronte a me.
“Allora,
come stai?
Stamattina sono passato a casa tua ma tu non c’eri”
“Già,
sono uscita molto
presto, sai com’è la vita da giornalista, non ho orari
fissi, devo essere
pronta a stare sulla notizia a qualsiasi ora” okay, tralasciamo
il fatto che i
suddetti orari sono dalle undici di mattina con pausa pranzo
dall’una alle tre
e che me ne vado alle sei.
“Strano,
Will mi ha detto
che i tuoi orari sono molto flessibili” dannatissimo Will!
“Ma che
vuoi che ne sappia
Will! Ormai non sa più quello che dice!” lo stress
è decisamente qualcosa che
non so gestire, o ammutolisco o comincio a parlare a vanvera. Sono
proprio
senza speranza!
Liam ride,
fortunatamente
prende la mia pazzia per senso dell’umorismo.
“Comunque”
dico cercando
di riprendere il controllo “come mai sei venuto a trovarmi?
Qualche problema
con l’intervista?”
“No, no,
va tutto bene, in
realtà sono qui per chiederti una cosa”
“Spara”
no davvero,
sparatemi.
“Senti,
stasera ho una
cena con alcune persone e mi farebbe piacere se tu venissi con me.
È una cena
di beneficienza” mi dice sorridendo.
Okay, ora che
cavolo
faccio? No sul serio, che faccio? Già lo so farò una
figuraccia! Ma d’altro
canto è troppo carino...
“Certo”
rispondo con un
sorriso da ebete a trentadue denti.
“D’accordo,
allora passo a
prenderti alle otto”
“Certo”
ormai è ufficiale
situazione di stress + me = capacità verbale di un lavandino.
Mamma mia, mamma
mia,
mamma mia!
“Bene io
vado, ci vediamo
stasera”
“Okay, a
stasera” Liam se
ne va lasciandomi con il suo bellissimo sorriso e con un fortissimo mal
di
testa.
Abbandono la
testa tra le
mani, ho una voglia fortissima di piangere, ma andiamo, non posso
perdere la
mia dignità così.
“Ehm,
Alyssa?” pensa te,
neanche mi ero accorta che la porta era stata aperta di nuovo.
Alzo la testa e
vedo il
mio incubo più bello che mi guarda preoccupato, non è che
magari ci ripensa? Mi
stampo un sorriso sul volto e tengo le palpebre più aperte della
vittima di un
sadico assassino a cui il suddetto sta cavando gli occhi.
“Sì?”
“Mi sono
dimenticato di
dirti che è in abito scuro”
“Okay,
nessun problema” e
ora sparisci per favore, così posso crollare come un castello di
carte in mezzo
a un uragano.
Lui se ne va e
io comincio
a piangere come una fontana, sembra assurdo anche a me, ma la mia
maggiore
preoccupazione adesso è come diamine faccio a rendermi
presentabile in così
poco tempo.
Faccio
l’unica cosa
sensata in un momento di crisi come questo. Chiedo aiuto.
Alzo la cornetta
e
compongo il numero. Qualcuno risponde al quarto squillo.
“Pronto?”
“J-Joanne?”
chiedo
esitante.
“Lys sei
tu? Perché
piangi? È successo qualcosa? Guarda che se è per tua
sorella la sbatto fuori
immediatamente” in sottofondo sento un “Hey! Io sono
qui!”
“N-no,
Morgan non c’entra
niente. Liam mi ha invitata a cena”
“Ti prego,
dimmi che stai
piangendo dalla felicità” mi dice esasperata, okay, forse
questa non è la prima
volta che le mie reazioni sono un tantino esagerate.
“No,
è stasera, alle otto,
in abito scuro” e qui scoppio di nuovo a singhiozzare.
“Quanto
sei scema! Perché
non l’hai detto subito?! Vieni immediatamente a casa”
“Ma come
diamine farò a
essere presentabile per quell’ora?!”
“Tesoro,
qui ci sono una
star della tv con un indiscusso gusto in fatto di moda,
un’ingegnere
aerospaziale che nel tempo libero partecipa alle sfilate di Vera Wang e un’insegnante di fisica applicata che
ha
più occhio in fatto di colori di Picasso e Leonardo messi
insieme. Fidati,
qualcosa ce lo inventiamo”
“D’accordo,
arrivo subito”
“Sbrigati
però, siamo
brave, ma non facciamo miracoli”
“Jo?”
“Sì?”
“Grazie”
“Non
c’è di che, ora muovi
quel bel sedere e vieni qui!”