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Autore: DracosWife    13/06/2010    1 recensioni
Ciao Raga! Leggendo i libri della Meyer, il personaggio di leah mi ha colpito molto. La scrittrice non ne parla molto sicchè spero di poter colmare io questo vuoto. Spero che recensiate perchè oltre a farmi felice, saprò dove sbagliare e dove rimediare! Quindi RECENSITEE!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Leah Clearweater
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza lupo

 

Un ammasso di pelo, pulci, zecche e mosche.

 

 

 

Sam e Emily.

Non riuscivo a crederci.

Mi sembrava impossibile.

Perché quello stupido imprinting aveva scelto lei?

Sempre la solita sfigata Leah.

Che amarezza…

L’unica cosa a cui tenevo, senza contare la mia famiglia, andata perduta.

L’unico ragazzo che avevo amato.

Il mio unico ragazzo.

La MIA anima gemella.

 

Il mondo mi stava crollando a dosso.

 

Tutto quello che avevo; portatomi via da una stupida ma VERA leggenda.

 

Si, perché non bastava solo un numeroso branco di lupi maschi, ed aver perso il mio ragazzo!

No!

Ci voleva anche una donna all’interno del “club”.

E chi poteva avere la sfiga/l’onore di diventare una di loro?

 

- Il titolo di Licantropa va a Leah Clearweater.

 

 

 

Quelle ore, giorni, mesi li ricordo perfettamente.

 

Ricordo ancora il dolore della trasformazione.

 

Si, anche io ero diventata uno di quei grandi peluche giganti chiamati licantropi.

 

Anche io era diventata un mostro.

 

Se chiudo gli occhi rivivo perfettamente tutto il dolore e i sentimenti che provai in quel periodo.

 

Era tutto iniziato con un mal di testa.

Un dolore alla nuca talmente forte da non riuscire a pensare o parlare.

Me ne stavo in camera mia, chiusa a chiave, estranea al mondo.

Non volevo nessuno.

Non volevo che qualcuno avesse potuto collegare il mio stato alla realtà, perché nel mio subconscio sapevo che il momento era arrivato anche per me.

 

Dopo il mal di testa iniziò il mal di pancia.

Ragazze non proverete mai questo dolore; neppure quello del ciclo è lontanamente paragonabile.

Per attenuarlo avevo chiesto a mia madre Sue di preparami delle borse di acqua calda, inoltre in camera mi rannicchiavo su me stessa.

 

Ancora scossa dal dolore fisico, subito iniziò l’aumento della temperatura.

Credevo di poter bruciare i panni che mi sarei infilata; ma presto capii che non mi servivano.

Mi venne in mente il giorno in cui abbracciai Sam dopo la sua scomparsa e tutto prese forma nei miei pensieri.

 

Ero divenuta una di loro.

 

Presa dalla rabbia vidi davanti il mio specchio, che copriva la maggior parte della parete (si sono una ragazza molto fanatica),  il mio cambiamento.

 

Le braccia andarono a sostituirsi a zampe pelose e imponenti, la testa in un muso da cucciolo e il corpo in un ammasso di pulci e peli.

Anche se la trasformazione richiede pochi secondi, per me era come se il tempo si fosse fermato.

 

Presa dal dolore e dalla rabbia uscii dalla finestra riducendo il vetro in briciole.

Non avevo mai provato tutte quelle emozioni in uno stesso momento.

 

Avevo paura per quello che mi stava accadendo, provavo rabbia per i succhiasangue, odio verso i miei antenati e una debole speranza per Sam.

No, la cotta non era finita.

Se si poteva chiamare cotta.

Ormai era innamorata e basta.

Da stupida licantropa che ero, pensavo di avere qualche possibilità in più con Sam.

Ancora non sapevo che la storia dell’imprinting fosse così seria.

Non credevo che l’amore che provava Sam per Emily fosse così forte.

Così indissolubile.

 

Ora che ero scappata non sapevo come comportarmi e dove andare.

Non avevo mai corso a quattro zampe (ma va?) ma la scomodità iniziale si trasformò in una sensazione fantastica simile alla libertà.

Mi resi conto di poter correre molto velocemente.

Percepivo i muscoli sotto di me che si muovevano a ritmi prima impossibili.

 

Correvo a per di fiato, gareggiando con gli altri animali che si erano uniti con me in quella corsa disperata.

Ero la più veloce.

Una scarica di adrenalina mi percorse tutto il corpo.

Divenni quasi fiera di me stessa.

Poi la dura verità mi colpì come una secchiata d’acqua.

 

 

 

Non c’era da esser fieri in una situazione simile.

 

Rallentai.

Gli animali invece continuarono avanti per la loro strada.

Il mio corpo cominciò a riprendere sembianze umane.

E già come era accaduto due volte, svenni.

 

 

Ero nuda, bagnata ma non sentivo il freddo pungente di quella giornata invernale.

Notai che anche se era buio vedevo molto bene.

Mi guardai intorno.

Mi trovavo nello stesso posto dove mi ero accasciata.

Questa volta Sam non mi era venuto a prendere…

Ma non volevo pensare a lui.

Ormai avevo chiuso con lui! (povera la mia mente, non sapeva quanto si sbagliava).

Ora che riflettevo la situazione in cui il destino mi aveva cacciata non sapevo cosa fare e soprattutto come comportarmi.

 

1)   Potevo entrare nel branco.

2)   Potevo scappare evitando la  presenza dei Cullen e vedere se questa situazione fastidiosa finiva.

 

Si, una grande idea la seconda, ma non era da me.

Leah non scappava.

Non dovevo prendere la trasformazione come un problema ma come la soluzione al mio problema.

Avete presente quando ho detto che avrei messo FINE al mio rapporto (se possiamo chiamarlo così) con Sam??

Bè, mentivo; ed anche spudoratamente.

 

Era Mio e me lo sarei ripreso.

Non mi importava dell’imprinting o di qualsiasi altro legame fra “animali”; lo rivolevo.

 

 

Mi decisi a rialzarmi.

Sicuramente non potevo andare in giro in quel modo così mi ritrasformai.

Ormai era diventato quasi normale.

Dico quasi perché non ero abituata ancora alle pulci, zecche ed insetti che vivevano nella mia pelliccia.

Ma non ci dovevo pensare.

Era una questione seria quella che stavo vivendo.

Dovevo trovare gli altri.

 

Il mio fiuto da segugio mi portò da loro.

Stavano facendo le solite lotte per la supremazia o cose del genere.

Idioti, i soliti uomini.

Non si accorsero di me, troppo presi a commentare e scommettere alcuni su Jacob altri su Quil.

 

Ora che vedevo i loro corpi muoversi con scatti veloci e potenti mi resi conto della Nostra potenza.

Un’idea stupida mi balenò nella testa.

Ricordai che quel giorno al falò Billy ci aveva detto che noi eravamo nati per uccidere i vampiri.

Mi chiedevo, e se li avessimo uccisi saremmo tornati normali?

Le mie strategie assassine sui Cullen però vennero interrotte da sguardi lupeschi verso di me.

Vedevo la loro sorpresa ma allo stesso tempo paura di vedere uno come loro che non conoscevano.

Non avrebbero mai immaginato che dietro quella faccia da cane ci fossi io.

Per dirglielo sicuramente non volevo trasformarmi in umana anche perché non avevo i vestiti con me…

Quindi decisi di comunicarglielo in un modo lupesco, se si può definire.

Oggi, quando ci penso mi vien da ridere soprattutto per le loro facce sconvolte.

Ricordo che il mio unico e stupido neurone aveva avuto la “brillante” idea di scrivere il mio nome con le zampe sulla terra, ma quel che era venuto fuori era una specie di scritta senza forma ed una faccia stupita da parte dei lupi.

Ok, forse non era  il modo giusto, allora decisi di cercare di dirglielo ululando.

Ma anche questa soluzione (naturalmente) fallì miseramente.

Solo io potevo cercare di farmi capire parlando il “licantropese”.

Ok forse lo shock mi aveva, nel vero senso della parola shoccato il cervello.

Alle mie performance vedevo loro un po’ sconvolti quindi decisi di rientrare in casa lasciando quei poveri fessi con quelle facce da ebete.

Una volta nella “tana” mi ritrasformai e vestii.

 

Adesso potevo andare.

 

Quando ritornai da loro li trovai con le stesse facce di quando li avevo lasciati e nelle medesime posizioni.

 

Gli urlai di non aprire le bocche in questo modo se no le mosche avrebbero potuto trovarvi rifugio per la pioggia.

Si, perché stava cominciando a piovere a dirotto.

Quelli mi chiesero sgarbatamente, adesso tornati alla normalità, il motivo della mia presenza alle loro altezzose figure.

Volevo rispondergli male ma qualcosa mi trattenne.

Non potevo assolutamente sperare di far parte del branco comportandomi da stronza che ero.

Si, perché dopo la notizia della loro natura non facevo altro che sfotterli sulle loro pulci, zanzare e aggiungerei mosche.

Mi sentivo un po’ imbarazzata a dire il vero, ma dovevo farlo.

Mi trasformai sotto i loro occhi nel bellissimo lupetto che sono.

Le loro bocche dalla sorpresa andarono a sbattere sulla terra.

Io avevo invece un sorrisetto furbo stampato sulla faccia.

Ok, uno sguardo lupesco che poteva essere scambiato per un ghigno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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