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Autore: DracosWife    12/06/2010    2 recensioni
Ciao Raga! Leggendo i libri della Meyer, il personaggio di leah mi ha colpito molto. La scrittrice non ne parla molto sicchè spero di poter colmare io questo vuoto. Spero che recensiate perchè oltre a farmi felice, saprò dove sbagliare e dove rimediare! Quindi RECENSITEE!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Leah Clearweater
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao Raga!

Questa è la mia prima fan fiction quindi siate clementi e recensite!

In questo modo saprò se è piaciuta oppure se devo ritirarmi.

Tratterà di Leah, un personaggio che ha catturato la mia attenzione.

La Meyer non ne parla molto sicchè spero di colmare io questo vuoto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Ragazza Lupo

 

Tutto è cambiato.

 

 

 

 

 

Non avevo mai creduto nelle leggende.

Solo il pensiero della magia presente nella realtà mi sembrava impossibile.

Ma presto mi ricredetti.

I miei antenati spesso raccontavano storie sui vampiri o come li chiamavano loro i freddi e sui loro nemici, i licantropi.

Mio nonno mi diceva che noi eravamo i discendenti dei lupi e che nel nostro sangue scorreva il loro stesso sangue.

Era tutto nei nostri geni.

 

Non c’avevo creduto.

Dopotutto mio nonno aveva molti anni e così i nonni dei miei amici come quello del mio ragazzo Sam.

 

Lui era stato il primo.

 

Era iniziato tutto dopo la venuta della famiglia Cullen.

Dopo che si erano stabiliti in quella macchia  verde nella contea di Clallam, i guai era iniziati.

I giovani Cullen erano diversi da noi, o almeno dalle persone normali.

Non perché avessero due dita, un testa a forma di pallone da baseball e due antenne sulla testa, ma per i loro comportamenti.

Non mangiavano, erano pallidi, si assentavano durante le giornate di sole dicendo che andavano in campeggio e non avevano alcun contatto con gli altri ragazzi del liceo.

Erano diversi.

 

Non venivano mai a La Push.

Mio nonno diceva che non ci mettevano piede per un vecchio patto che avevano stretto con i nostri bisbisbisnonni o qualcosa del genere.

Io non ci credevo.

Magari erano brutti e non volevano farsi vedere in costume?

Stupida considerazione?

Ma, non tanto rispetto a quella di mio nonno.

 

Solo una volta vidi uno di loro parlare o almeno scambiare uno sguardo con i “comuni mortali”.

Isabella Swan.

Bella era stata la prima persona con cui il più piccolo tra i fratelli freddi, Edward ebbe un contatto.

Era venuta da poco nella scuola di Forks perché sua madre aveva divorziato con Charlie, il capo della polizia, quindi lei era stata affidata per un po’ al padre.

Come faccio a sapere tutte queste cose?

No, no…non so una di quelle oche che si fanno gli affari degli altri.

Il punto è che a Forks tutti sanno di tutti.

Siamo un paesino di 3120 anime con Bella 3121.

 

Ok, forse ho tralasciato anche il nome della mia fonte.

Il suo nome è Jacob Black.

Se vedete a Forks un ragazzo alto, muscoloso che sembra più grande della sua età, è lui.

Fa sempre parte della cerchia dei “lupi” ed è uno degli amici del mio ragazzo.

O almeno fino a poco fa.

 

 

Sam era molto strano.

Non mi parlava, stava sempre per i fatti suoi e incominciava ad essere scontroso con i suoi amici, tanto che quelli cominciarono ad evitarlo.

No, aspettate, non perché loro lo evitassero, era lui che era scomparso da un po’.

All’inizio credevo che volesse uscire da questa solita ruotine e andare fuori dai confini della riserva, facendo un viaggio o qualcosa del genere, poi però erano passati più di due mesi e non si vedeva.

Io ero molto preoccupata.

Iniziai ad attaccare ai muri di ogni strada di Forks e delle città vicine volantini per cercare di ritrovarlo.

Ero molto ansiosa.

Ma il bello era stato che i saggi, i grandi capi, insomma i nostri nonni erano tranquilli.

Anzi tranquillissimi.

Non li capivo.

Come potevano rimanere impassibili davanti ad una sparizione.

Una volta mi ricordo che avevo perso la ragione e stavo per uccidere li su due piedi un vecchietto.

 

 

Dopo che ebbi finito di attaccare qualche volantino sulla bacheca del liceo, mi ero rintanata in un bar di fronte la scuola.

La stagione cominciava a farsi sentire quindi stavo sorseggiando una cioccolata calda quando vedo fuori dalla vetrata il nonno di Sam staccare i manifesti che io avevo attaccato.

 

Avevo sbattuto più volte le palpebre degli occhi per assicurarmi di vedere bene.

Non poteva essere che l’anziano non volesse trovare suo nipote!

Arrabbiata sia per il gesto ma anche per la fatica che mi era costata attaccarli, mi fiondai sulla neve chiedendo spiegazioni.

E sapete cosa mi disse?

Me lo dovetti far ripetere più volte

Con una faccia seria, sottolineo SERIA, mi disse che si era trasformato in un licantropo perché i vampiri (i Cullen) erano arrivati.

Ok, forse a volte posso risultare scema, ma non fino a questo punto.

Gli stavo quasi per ridere in faccia in un modo isterico e nel compenso divertito.

Come poteva un signore così vecchio prendersi gioco di me?!

Dopotutto ero la ragazza di suo nipote.

Mi doveva una spiegazione, e non una baggianata come quella.

Se non voleva farmelo sapere poteva dirlo, no?

 

Non risi, né gli risposi male.

Nella mia mente stavo immaginando di prendere un martello di gomma e di tirarglielo in testa.

Ma sono rispettosa delle persone anziane anche quelle che sono tocche nel cervello.

Non potevo mettermi  a litigare con lui, così gli strappai dalle mani i volantini e me ne andai con grandi falcate verso casa.

 

 

 

Ok.

Adesso era davvero preoccupante.

Sam non si vedeva da nessuna parte, ed erano passati altri due mesi.

Stavo pensando al peggio: ad un maniaco che lo aveva preso, ad un serial killer che lo aveva ucciso e addirittura ad un vampiro che gli aveva succhiato il sangue.

Non so perché mi venne quest’ultima ipotesi.

Non me lo saprò mai spiegare.

Credevo di stare per diventare scema, o forse lo ero.

 

Ogni tanto scoppiavo in risate isteriche.

Non ne potevo più di questa situazione, così mi decisi ad andarlo a cercare.

Se gli adulti non volevano prendersi questa responsabilità dovevo farlo io.

Forse non era io quella scema, ma erano loro.

 

Il problema era dove cercarlo.

Ero disperata, mi mancava Sam.

Mi mancava come non mi era mai mancato.

In questo periodo senza di lui  mi resi conto che a me non piaceva Sam.

Io lo amavo.

E lo amo tuttora è lui che non…

Ok, stop!

Devo seguire l’ordine delle vicende.

Devo essere precisa nel spiegare se no non capirete.

Ed io non voglio questo no?

 

Bene.

Ritorniamo al punto.

 

1) Ero innamorata del ragazzo che era scomparso da quattro mesi.

2) Ero l’unica che badava alla sua sparizione.

3) Gli adulti mi prendevano in giro sul motivo della suddetta sparizione.

4) Stavo diventando scema e la gente cominciava a crederlo davvero.

5) Avevo deciso di andarlo a cercare di persona non potendo contare su   

    nessuno.

 

Era il 5 dicembre quando mi decisi a iniziare la ricerca.

Mi sarei inoltrata nel bosco.

Potete benissimo dire che Forks è circondata in ogni direzione da boschi; ma non vi preoccupate io sono della zona.

Conosco tutte le scorciatoie a memoria, meglio delle mie tasche.

O almeno era quello che io pensavo.

 

Camminavo da due ore o forse più, non ricordo.

Ricordo solo del grande mal di testa e del mal di piedi.

Faceva freddo ma io mi sentivo svenire dal caldo.

Avevo fatto chilometri e chilometri e avevo la gola secca; sia per lo sforzo sia perché urlavo il  nome - Sam -  da quando avevo iniziato a passeggiare.

Ormai il suono della mia voce era divenuto un tutt’uno con il sottofondo del bosco.

Grilli che gracchiavano (o forse sono le rane che gracchiano?), rami di alberi che stormivano e ululati di lupi.

Si, ululati di lupi.

Può sembrare strano ma non era tanto stordita da non riconoscere un ululato di lupo.

Dopotutto sono una scout.

Ok, non è vero era solo una battuta per chi non l’avesse capito.

 

Insomma, lasciando perdere le mie abilità nell’essere spiritosa, mi trovavo in un posto a me sconosciuto (si, mi ero persa), mezza disidratata, con i piedi stanchi e doloranti  e con la luna che prendeva il posto al sole.

Si.

Ero nel merda.

Nella merda più nera.

Quella merda che va dalla testa ai piedi.

Soprattutto negli occhi, perché cascai supina dopo aver visto tutto scuro.

 

 

Ora che ricollego il tutto credo di essere andata a sbattere contro un albero.

Alla faccia dell’esperta…

 

 

Non so quanto tempo passò dal mio risveglio.

Mi ritrovai…in un selva oscura ché la diritta via era smarrita…

Ok basta Dante.

Sto scrivendo io!!!

 

Mi ritrovai in un letto.

Non era il mio, riconobbi preoccupata dopo qualche minuto.

Non erano le mie coperte, neppure le mie tende e neppure il colore delle mie pareti.

 

Stavo per preoccuparmi della situazione quando svenni.

 

La seconda volta che mi risvegliai m ritrovai nella stessa stanza (Logicamente) e cercai di guardarmi intorno nella speranza che quel qualcuno che mi aveva portato li fosse qualcuno che conoscevo.

 

La stanza era piccola ma pulita, tranne per le pareti un tempo gialle adesso giallognole.

Le tende erano blu, la porta di legno e la finestra chiusa.

Ok, non so molto descrivere!

Chiedo pietà.

 

Ancora a contemplarla non mi resi conto della presenza di un’altra persona nella stanza giallognola un tempo gialla.

Era girato di spalle perché stava inzuppando… un biscotto (Scherzo! Ok la devo smettere con questa stupide e non divertenti battutine)… un panno in una bacinella.

Quel che ricordo è che aveva un bel culo, un bel fisico ed era alto.

Sembrava un giocato di wrestling, ma sapevo che la mia immaginazione era al culmine.

Era vestito con delle scarpe da ginnastica, dei pantaloncini da basket (pantaloncini ed eravamo in inverno inoltrato) e una maglietta a maniche lunghe (allora non soffriva così tanto il caldo!).

Dopo qualche secondo si girò verso di me.

Era lui.

Si, Sam era davanti a me.

Ma non era uguale a quei mesi prima.

Era cambiato notevolmente.

Le spalle erano più larghe, le gambe più toniche e il volto aveva tratti più marcati.

Non era più un ragazzino era diventato un uomo.

E che bell’uomo.

Il mio cervellino stava elaborando pensieri non molto casti sul suo conto quando venne fortunatamente interrotto da lui.

- Vedo che sei sveglia! Non te l’hanno detto che non bisogna aggirasi da soli per questi boschi? - mi domandò tranquillamente.

Come poteva essere così tranquillo!
Come se fosse tutto normale.

Non era lui quella che non si faceva vedere da quattro mesi?

Ma non riuscii ad essere cattiva con lui presa dalla felicità di rivederlo li, di fronte a me.

Subito, consapevole di questo mi tolsi le coperte e mi buttai su di lui abbracciandolo e coinvolgendolo in un bacio mozzafiato.

Era caldo eccome se era caldo.

Forse aveva la febbre?

Lui ricambiò ma si staccò dopo poco, notando che avevo notato qualcosa di strano nella sua temperatura corporea.

- Credo che mi assenterò più spesso! – mi disse con voce roca e maliziosa ed io presa dal momento stavo per saltargli a dosso quando dalla porta entrò suo nonno.

Aveva un faccia seria, più seria di quando mi disse quella cavolata sulla fine di Sam.

Mi girai verso  quest’ultimo che si  era rattristato non poco divenendo come addolorato.

Ora che so quello che gli è successo mi sento una stupida .

Il signor Uley mi sfrecciò uno sguardo infastidito come se la mia presenza fosse per lui un disturbo e mi sentii molto ferita quando mi comunicò di aver fatto preoccupare tutti di questa mia voglia di fare l’eroina e di dovermene andare a casa mia subito prima che i miei fossero troppo sconvolti dalla mia sparizione.

A quella richiesta mi voltai verso Sam cercando il suo appoggio per  poter rimanere li con lui, ma subito abbassò gli occhi.

Mi sentii doppiamente tradita.

E me ne andai sbiascicando un debole grazie nella sua direzione.

 

Uscii di corsa.

All’inizio fui di nuovo disorientata, poi capii di trovarmi sulla via di casa e quella che era la stanza giallognola non era altro che la stanza del mio Sam.

Sam.

L’avevo ritrovato, o meglio era lui che mi aveva ritrovata.

Non sapevo se essere felice oppure no.

Dopotutto lui non sembrava molto contento di ciò.

Lasciando un’occhiata indecisa verso la casa degli Uley presi verso destra.

Casa mia era solo a due minuti da li, infatti vidi avvicinarsi verso di me mio padre e mio fratello Seth.

Sicuramente il nonno di Sam li aveva avvertiti che stavo ritornando.

Erano incavolati.

Eccome se lo erano, ma non mi importava nulla.

E non mi importava niente neppure quando mio padre mi ordinò di andarmene subito in camera.

Non me ne fregava nulla.

Volevo solo dormire, cercando di capirci qualcosa sul comportamento del mio ragazzo.

 

 

 

Ormai erano passati giorni da quando Sam era tornato, ed io non sapevo ancora quello che era accaduto.

Aggiungendo poi che Sam non mi voleva più parlare ed aveva troncato il nostro rapporto dicendo che non ero io la sua anima gemella, mi trovavo in uno stato catatonico, peggio di quello di Bella.

(non vi preoccupate capirete tutto più tardi)

Inoltre stavano succedendo cose molto strane a Forks.

Molti ragazzi del gruppo di Sam e di mio fratello Seth si assentavano per un po’ di tempo.

Non tutto quel tempo in cui era scomparso il mio… ex ma era sempre una sparizione.

Quando tornavano poi, era tutti più grandi e giravano scodinzolando come cagnolini intorno a quest’ultimo.

Sembrava che lo veneravano!

Chissà che tipo di gerarchia avevano instaurato nella loro setta.

All’inizio non mi importava nulla.

Per me potevano fare quello che volevano, ma quando anche Seth e Jacob divennero suoi “seguaci” cominciai a preoccuparmi.

Cercai di parlarne con mio padre, ma non mi stava a sentire.

Sembrava come shoccato da qualcosa.

Gli chiesi più volte di parlarmene,  ma non disse nulla dicendo che mi avrebbero parlato i saggi.

Credevo fosse solo una sua scusa.

Sembrava tutto uno stupido scherzo per farmi preoccupare, ma dopo quel giorno arrivò.

 

 

Era una sera come tante al falò in spiaggia.,

Eravamo tutti seduti intorno al fuoco aspettando, almeno io (visto che ormai tutti ne erano al corrente tranne me) una spiegazione.

La situazione sembrava tornata alla normalità.

C’erano quei maschiacci (Seth, Sam, Jacob,Embry…) che mangiavo hamburger e marshmallow grigliati mentre gli adulti parlavano tra loro sulla pesca.

Solo io ero molto confusa.

Mi era sembrato di vedere inoltre anche alcune occhiate alquanto strane tra Sam e Emily (mia cugina che adesso cerco di uccidere ogni volta che la vedo.).

Finalmente quel momento idilliaco finì.

Tutti cominciarono a farsi seri.

Il nonno di Jacob, Billy Black  prese parola.

Iniziò raccontando delle leggende sui Quileute.

Devo ammettere che mi stavo annoiando.

Ogni tanto cercavo di nascondere grossi sbadigli dietro la mano.

L’avevo sentita così tante volte questa storia che ormai la sapevo a memoria.

Per fortuna, dopo si decise a spiegarmi il motivo di tutte queste sparizioni e “apparizioni”.

Non so se credevano davvero che fossi diventata scema, perché non era assolutamente divertente.

Come si dice, il gioco è bello quando dura poco.

Non ero stupida!!

E allora perché continuavano con quelle facce serie , da prendere a schiaffi, dicendo  che i ragazzi erano diventati licantropi per la presenza dei Freddi.

La prima volta l’aveva presa a ridere, questa volta piansi.

Si, piansi.

Ero stufa, anzi stufissima di questa presa in giro.

Come si permettevano!

Erano tutti alleati contro di me?

Perché lo facevano?

Credo che all’inizio avevano preso il mio pianto come una brutta reazione alla verità.

Non avevano capito che non ci credevo.

 

Gli credetti solo dopo, quando quelli si trasformarono.


Svenni.

 

Questa volta mi ritrovai ancora in spiaggia.

Mi avevano portato al fresco.

Ero distesa su un telo vicino il mare.

Potevo percepire la stoffa sotto di me che si bagnava a causa della sabbia umida e il rumore delle onde che sbattevano sulla riva.

 

Era tutto vero.

Adesso mi sentivo scema per aver pensato che da un momento all’altro che un grasso presentatore sarebbe uscito da dietro un masso e avrebbe urlato “Sei su Candid Camera”.

Invece era tutto vero.

Vidi la faccia di Billy comprensiva e così quella di mi padre.

Sam invece non mi guardava, ma guardava quella stronza di Emily.

 

Non sapevo che la parte più bella doveva arrivare.

Presi un respiro bello e  lungo e mi riavvicinai un po’ incerta agli altri.

Mi risedetti su tronco tagliato a mo di sedia e continuai ad ascoltare questa volta prendendo più seriamente le parole del nonno di Jake.

 

Parlò dell’imprinting.

Sapevo che esisteva fra gli animali, ma non l’avrei mai potuto immaginare.

 

Poi capii.

 

 

Afferrai tutto.

Sam e Emily.

Emily e Sam.

Il mio EX  e mia cugina.

Volevo urlare, ma non potevo.

Mi misi a correre.

Forse gli altri pensarono che questo sfogo  fosse dovuto alle troppe informazioni avute, ma non era così.

Guardai in lontananza Sam.

Sembrava aver capito.

No!

Lui non poteva capire.

Avevo la voglia di andare verso di lui e di ucciderlo con le mie mani, ma sapevo che mi sarei fatta male.

Avevo sentito che la pelle dei licantropi era resistente come quella dei vampiri.

Vampiri.

Licantropi.

Mi sembrava di essere finita in uno stupido romanzo fantasy.

 

 

Lacrime amare scendevano sulle mie gote incontrollabili.

Non sapevo che questo era solo l’inizio.

  
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