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Autore: Little Firestar84    13/06/2010    6 recensioni
A volte basta poco per ammettere una verità che ci è sempre stata davanti agli occhi, o la paura di affrontare qualcosa di nuovo e ricomnciare, a volte basta davvero poco, come l'iinocenza e la disarmante sincerità di una Lisbon in miniatura, una brunetta dagli occhi verdi di cinque anni rispondente al nome di Annie...
Genere: Romantico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Squllino le trombe, suonino i tamburi, vi ricordiamo che the mentalist non è proprietà di codesta scrittrice in erab, e ora, ecco il capitolo che molte di voi aspettavano, signore ecco a voi....20 GIORNI!

Giorno 1

“Dico solo che sei fortunato che io abbia la camera degli ospiti al piano terra” Sorridendo, lo fai accomodare in casa, come già tante volte hai fatto nell’ultimo mese, da quando, cioè, il tuo santuario personale è divenuto un po’ anche suo. Cammina con le stampelle (da come è pratico, sembrerebbe averle giù usate in passato), ma, dato che è ancora piuttosto debole a causa di tutta la roba che gli hanno messo in vena, gli serve una mano. Ti ritrovi a dover sorreggere un uomo che è di gran lunga più alto di te, un uomo che è costretto ad appoggiarsi alla tua figura minuta, ma, sebbene lui sembri leggermente imbarazzato, a te non importa nulla. Da dove sei, riesci a sentire il suo profumo, quella colonia, quel dopobarba di cui non sei ancora riuscita a scoprire il nome, quell’aroma inconfondibile che è lui che nemmeno l’odore di ospedale e farmaci è riuscito a cancellare.

Si lasci sprofondare sul divano, e prima che tu possa fare un solo passo per andare a prendere un bicchiere d’acqua, ti afferra per un polso, trascinandoti al suo fianco, cingendoti le spalle con un braccio per trattenerti lì dove lui vuole.

Gioca con una ciocca di capelli, mentre tu, facendo attenzione a non fargli male, metti la testa sul suo petto, contro la camicia immacolata, respirando tranquillamente come un bambino al sicuro.

“Patrick?” lo chiami, semi addormentata, sapendo che il suo sguardo è su di te.

“Sì amore?”

“Resti comunque nella camera degli ospiti” ridendo, con un meraviglioso sorriso sulle labbra, lasci a malincuore il tuo posto, e vai a vedere dove Rigsby e Cho abbiano messo le sue cose.

Giorno 2

“Sei sicuro di star bene? Insomma, se Lisbon ti minaccia, puoi sempre venire a stare con uno di noi, davvero, per me non sarebbe un problema.” Jane sopprime, a stento, le risate, che dovrebbero essere la logica conseguenza del comportamento iper-preoccupato e protettivo di Grace, tu, invece, occupata in cucina a preparare caffè (per te e la squadra, che ha preso un paio di ore per visitare il povero invalido) e tè (per lui), ti limiti ad alzare gli occhi al cielo. Dio, se sapessero perché, tra tutti, lui ha scelto te per  questa convivenza semi (per lui) forzata (per te).

“Non sono così perfida!” urli indignata dalla cucina, mani sui fianchi, mentre il bollitore fischia sul gas.

“Non intendo che tu sia perfida, capo, davvero! Volevo solo dire, che insomma, ecco, io pensavo…”

“Ci siamo fermati abbastanza- Cho si alza, e lancia uno dei suoi soliti sguardi a Grace, che però sembra riceverlo terrorizzata, quasi nascondesse un significato nascosto – Capo, scusi se abbiamo disturbato. Jane, ci rivedremo quando ci rivedremo”

Senza aspettare che tu lasci la cucina per salutarlo, se ne, seguito da Van Pelt e Rigsby con la coda fra le gambe. Quando vedi l’espressione trionfante sul viso di Jane, capisci che non te lo eri sognata… Cho voleva davvero dire quello che tu hai capito, quel giorno in ospedale.

Giorno 4

“Io dico che per una volta dovremmo guardare un film e mangiare popcorn”

Grazie all’ausilio di tutta la roba che gli hanno dato in ospedale, Jane ha passato quasi tutto io tempo, fino ad ora, a dormicchiare tutto il giorno (è incredibile come il suo corpo si rifiuti di metabolizzare quella roba, tu hai fatto così solo la volta che ti hanno dovuto fare l’anestesia generale) o con riviste di sudoku in mano; quando lasci la cucina, una tazza di caffè per te e una di tè (quello che lui preferisce, fatto nel modo in cui adora) per lui, lo trovi occupato a ficcanasare tra i tuoi DVD, nel mobile da salotto dove c’è anche il tuo amato televisore a schermo piatto LCD 36 pollici (un regalo che ti sei fatta a Natale, per premiarti di non avergli ancora sparato).

“Non dovresti stare in piedi!” gli urli, isterica, indicandogli ferma e decisa la sedia più vicina.

“Tecnicamente, il dottor Travis ha detto che non devo far forza sulla gamba ferita, non che non posso stare in piedi – ti guarda negli occhi, serio, e tu ti perdi in quel mare blu, il tuo cuore accelera il battito (o forse smette di battere) quando prende le tue mani nelle sue – Teresa cara, perché non mi hai mai detto di adorare le commedie romantiche?”

“Sai Patrick – ti riprendi da questo comportamento “da Jane” e decidi che, il minimo che puoi fare, è avere una piccola, piccola vendetta, perciò prendi con decisione un DVD dallo scaffale, non a caso, e lo metti immediatamente nel lettore; ti siedi accanto a lui (negandogli i popcorn che ti ha chiesto), e, parlando con voce suadente e maliziosa, lo guardi negli occhi, il tuo respiro caldo sul suo collo – ci sono alcune scene decisamente bollenti in The wedding date…”

Quando però i titoli sono ormai giunti alla fine, voi siete addormentati da un bel pezzo, l’uno nelle braccia dell’altro, nella stessa posizione in cui tu  ti eri ritrovata alcuni giorni prima. Jane, il mattino dopo, si sveglia, rilassato e, soprattutto, riposato, entrambe cose che non aveva più provato da tempo. Sa di aver sognato, non ricorda cosa di preciso ma sa di aver sognato, e sa che, per una volta, erano stati sogni piacevoli. Tu sei ancora lì, tra le sue braccia, il viso appoggiato al suo petto, sorridente. Sogni di un bambino con occhi verdi e capelli biondi, e quel bambino non è tuo nipote.

Giorno 5

“Teresa, Teresa, Teresa, lo sai che non puoi continuare ad andare avanti a dirmi di no per l’intera giornata…”

“Se devo dirti la verità, Patrick – gli rispondi mentre apri la porta di casa per andare al lavoro – la mia intenzione era proprio quella. Diversamente da te, ho del lavoro da fare, e non ho nessuna intenzione di darmi malata per accudire te. Perciò, caro – termini la frase mandandogli un bacio e sorridendo malignamente- divertiti per conto tuo”

“Ma mi serve aiuto per fare la doccia! -  Ti guarda con quell’espressione da bambino da 5 anni, e tu sorridi, ripensando a cosa ha portato il suo ultimo comportamento infantile – e poi, ti daresti malata per gustarti me senza niente addosso!”

“Sono certa che te la caverai benissimo anche senza di me!” gli urli, tra le risate, mentre sei già fuori dalla porta.

“Per favore, l’unico motivo per cui si è rifiutata di aiutarmi è perché sa che, quando mi vedrà nudo, non potrà trattenere i suoi istinti animali…” si incammina verso la doccia parlando tra sé e sé, soddisfatto e gongolante come un fanciullo. Certo che se la può cavare da solo, ne è completamente conscio. Ma tu sei la sua ragazza, e non ci vede nulla di male nel tentare di sedurti.

Giorno 8

Sei tornata a casa intenzionata a farti un bagno caldo, un bel tè (sì, Jane è, alla fine, riuscito a farti trovare quella bevanda sopportabile, cosa incredibile, per una caffeinomane convinta quale tu sei) per poi passare a una notte di meritato riposo (ci puoi comunque provare); decisamente, una volta rientrata a casa alle undici,non ti aspettavi di trovare tutte le luci accese e nessuna traccia di Jane; il fatto che le serrature siano ancora intatte (quindi niente estranei in casa) non ti tranquillizza, anche se dovrebbe, perciò, quando entri, lo fai con attenzione, con la pistola in pugno.

“Patrick, dove sei?” lo chiami, e, dovesse mai esserci un intruso, sei già pronta a far fuoco, quando, entrata in cucina, trovi cosa, o meglio, chi, stavi cercando; lì, sul pavimento, c’è Jane, che, a quanto pare,è caduto (chissà quando) e non è più riuscito ad alzarsi.

“Jane!” ritiri la pistola, e le tue mani trovano i tuoi fianchi; sei furiosa, e se non fosse il tuo tono a farglielo capire, dovrebbe bastare che lo hai chiamato Jane e non Patrick.

“Volevo prepararti cena, ma poi sono caduto…” Gli sorridi, e prendi due porzioni della pasta che ha preparato (grazie al cielo, le penne allo zafferano con melanzane e zucchine sono buone anche fredde) e ti siedi sul pavimento accanto a lui, col sorriso sulle labbra,a mangiare con le gambe incrociate. “mai più, Patrick, prometti”

“Come desideri” ti risponde con un sorriso che fa invidia al tuo, e con uno di quei veloci baci che ti fanno sciogliere le ginocchia.

Giorno 10

Dopo una settimana insonne, rinunci. All’inizio (due giorni) pensavi fosse il lavoro. Magari, anni di indagini su violenze, stupri, omicidi stavano iniziando a farsi breccia nella tua armatura; peccato stessi indagando su una rapina ai danni di un miliardario. Allora hai fatto i tuoi calcoli, e ti sei resa conto che tutto è iniziato quando hai dormito, molto platonicamente, con Jane.

Ti rigiri nel letto per un’altra ora piuttosto buona, ti tiri su, e mortificata, imbarazzata e infuriata con te stessa, col cuscino sotto braccio, scendi di sotto. Quando entri di soppiatto nella “sua” camera, sorridi soddisfatta: a quanto pare, Jane dorme sul lato sinistro del letto (il fatto che tu sia single non significa che occupi l’intero letto, e il tuo lato preferito è, per caso il destro), perciò, con passo felpato degno del miglior gatto, ti sistemi al suo fianco.

Ti sei appena sistemata sotto le coperte quando un braccio ti afferra, spostandoti verso il suo petto(nudo- a quanto pare, Jane dorme solo con boxer o pantaloni del pigiama); ti volti, così che possiate essere faccia  a faccia; sorridi, dandogli un bacio sul collo, e ti addormenti, il tuo viso sul suo petto caldo, cullata dal battito del suo cuore e dal regolare ritmo del suo respiro.

Giorno 11 (mattino)

“Jane!” come prima cosa, gli urli contro, poi, scappi dal letto, portandoti dietro il lenzuolo per coprirti, perché quella maglia (la famosa maglia Lisbon 99), per quanto quasi ti arrivi alle ginocchia, ti fa sentire quasi nuda.

Con un sorriso sornione, lui si limita a metter le mani dietro alla testa, rilassato come suo solito, senza spostarsi di un millimetro. “Andiamo, Tessie, è una cosa mattutina”

“Una cosa mattutina è fare colazione! Quello, quello, quello è….”

“Questa è la normale, fisiologica e biologica reazione di un qualsiasi corpo maschile che si ritrova schiacciato contro un bel corpo femminile – te ne vai, viola in viso, nemmeno rossa, sperando che lui non abbia notato il tuo essere così paonazza – e comunque, lo so che ti senti lusingata che il mio corpo reagisca così al tuo, e lo so che ti è piaciuto!” Quest’ultima parte, te l’ha urlata dietro, così forte che chi è passato lì davanti ha probabilmente sentito tutto, così, torni indietro e gli tiri addosso il cuscino, per ritirarti subito dopo.

“Andiamo Tess, anche se ferito, sono pur sempre un maschio!”

Giorno 11- sera

“Guarda, guarda, la figliol prodiga è al fine tornata” ti sorride soddisfatto quando ti vede andare al “tuo” lato del letto.

“Ascoltami bene – rispondi al suo sorriso da 500 watt, e ti sistemi al suo fianco, come hai già fatto la scorsa notte – non farti strane idee. Lo faccio per me. Per qualche strana ragione, riesco a dormire solo qui, e io ho bisogno di dormire, se voglio dare il meglio durante la giornata.”

“Ah, quindi non devo presupporre che tu mi trovi irresistibile?”

“Irresistibile tu, ma fammi il favore!” però, prima di addormentarti, gli dai comunque un bacio sulle labbra- e non uno di quelli che sono semplici carezze. Quelli sono i suoi, tu, invece, sei molto più avida.

Giorno 15

“Perché hai indosso una delle mie camicie?”

Cammini sicura di te come una modella, con un sorriso che grida “sono sexy, sicura di me e so che effetto posso fare agli uomini”, e raggiungi quello che ormai è diventato il tuo lato del letto; ti sistemi sotto le coperte, e, come ogni notte, ti sistemi lì, accanto a Patrick, il tuo viso sul suo petto, i vostri corpi attaccati l’uno all’altro.

“Pigiami e camicie da notte sono tutti da lavare, e io sono terribilmente indietro col bucato”

“E così ti sei messa una mia camicia” rabbrividisce, di un genere di brividi che non provava da tempo, un genere di brividi che trova piacevoli, ma preferirebbe averli in un altro momento, un momento in cui, magari, potesse fare in modo di farseli passare con un po’ di azione.

“Le tue camicie sono comode”

“Sei conscia del fatto che indossare la camicia del proprio uomo sia la cosa più sexy che una donna possa fare?” Il termine che vorrebbe usare è un altro, ma non è certo che tu lo apprezzeresti; è abbastanza certo che, nonostante tutto, la tua opinione di lui non sia esattamente delle migliori, perciò, meglio evitare di aggiungere alla (quasi interminabile) lista di difetti anche “porco”, “maiale” e “pervertito”.

“Patrick, sul serio, credi davvero che sia così inesperta?” gli dai un bacio leggero e veloce, uno di quelli che normalmente è lui a darti; stavolta, però, sono le sue ginocchia a diventare molli.

“Ok, sei arrabbiata per il modo in cui mi sveglio, l’ho capito, ma sai che così non mi aiuti, vero?”

“Patrick Jane, non mi dirai che sei in imbarazzo”

“Un po’, sì” ammette candidamente.

“Bene, allora ho raggiunto il mio obbiettivo” di certo, però, non ti cambi (anche se hai fatto il bucato al mattino, e lui lo sa benissimo)

Giorno 16

“Lo sai, sembri quasi – Rigsby, che ha fatto un salto per andarlo a trovare, è seduto sulla poltrona davanti a Jane, e lo sta studiando nemmeno fosse una cavia da laboratorio, anzi, per dirla tutta, ciò che sta studiando non è Patrick di per sé, ma la sua espressione trasognata e riposata – sembri, riposato. Che fine ha fatto la tua perenne insonnia?”

“Ah, lo sai, no? Gli effetti collaterali degli antidolorifici – speri con ogni cosa che Rigsby non noti che il suo sguardo si è spostato su di te, che torni dalla cucina con la tazza di tè per il “povero invalido”, e soprattutto, speri che non noti come il tuo “ragazzo” ti sta guardando come lui fosse il gatto e tu il topo – ti possono stendere”

“A giudicare, direi che ti hanno dato delle dosi che stenderebbero un elefante”

“Oh, davvero, non c’è dubbio, una dose da ko, senza ombra di dubbio…”

Giorno 19

Prima di addormentarti, quando lui ti abbraccia, ormai assopito, gli mormori poche parole che si perdono nella notte.

“Mi mancherà averti qui, con me, a casa” gli baci il petto, nudo come sempre, bagnato dalle tue calde lacrime.

Sa che, probabilmente, non sei mai stata così onesta con lui; questa è stata una delle cose più oneste non tanto che gli hai detto, ma che hai detto su di lui.

Giorno 20

“Sembra che finalmente mi potrò sbarazzare di te. Festeggiamo? – sorridi mentre lasciate l’ospedale, Jane non più in stampelle, ma con un semplice bastone- finalmente avrò pieno possesso di casa mia! Non dovrò preoccuparmi di quanto stare in bagno, di quanto mettermi addosso per girare per casa, e potrò bere tutto il caffè che voglio!”

Sorridendoti, scuote la testa. E’ ben conscio do cosa questi 20 giorni, e soprattutto notti, abbiano significato per entrambi.

Giorno 21(cinque del mattino) [PARTE PARZIALEMNTE INEDITA!]

Ritornato da una veloce passeggiata notturna(dannata insonnia), Jane nota subito la luce intermittente rossa sulla segreteria telefonica; sedendosi sulla sua sedia preferita, una riproduzione di un Luigi XVI, si gode il momento; è abbastanza certo di sapere che potrebbe lasciargli un messaggio alle cinque del mattino.

Patrick, sono io, richiamami appena senti il messaggio.

Ti richiama col sorriso sulle labbra, un vero sorriso, felice, tranquillo, soddisfatto.

“Ehy, ho ricevuto il messaggio, cosa c’è?” La sua voce è dolce, e sai che sta sorridendo, lo capisci dal suo tono, come capisci che sa benissimo cosa c’è; lui soffre di nuovo di insonnia, e tu, negli scorsi giorni, hai avuto delle occhiaie da far paura. Non serve davvero essere lui per sapere quale sia il problema, però apprezzi che stia tentando di comportarsi come una persona normale.

“come hai dormito?” gli chiedi, con una voce impastata che tradisce la tua mancanza di sonno.

“Senza di te le mie notti sono orribili, ma dimmi di te”

“Anche le mie, sai, pensavo nulla fosse peggio delle prime notti che hai passato qui, quando dormivamo separati.”

“Lo so – fa una pausa, senti la sua voce piena di sincerità – mi manchi”

“Anche tu mi manchi. Di notte… e anche di giorno. Ma soprattutto di notte” sei sincera. Credeva che non potessi essere più sincera di quando gli hai detto che eri certa ti sarebbe mancato, ma si sbagliava.

“Qualcuno potrebbe pensare che hai una mente perversa, Teresa” scherza.

“Oh, sono certa che quando scoprirai se e quanto lo sono, non ti lamenterai – ridi per un attimo, chiedendoti se davvero ci state scherzando su, e poi ti fermi a riflettere; piombate in uno di quei silenzi che mate tanto, quei silenzi che sono tutti tranne imbarazzanti, perché dicono tutto senza dire nulla, e intanto, rifletti su cosa dire e come dirlo – come reagiresti se ti chiedessi di prendere le tue cose e venire qui, a stare da me?”

“Ti risponderei che sono già per strada” quando riattacca, il suo sguardo si posa sulle valigie e sulle scatole che aveva portato via da casa tua, e che non aveva ancora svuotato, e che, in men che non si dica, trovano posto sulla sua macchina. Altrettanto velocemente, Jane è da te, e quando suona il campanello, lui è l’ultima persona che ti aspetti di trovarti davanti: il trasloco poteva anche aspettare la sera, dopotutto, alle otto dovete essere in ufficio, e il fatti che tu stai a soli dieci minuti dal CBI non significa che tu possa passare chissà quanto tempo trastullandoti al mattino.

Ma il trasloco è davvero l’ultimo dei suoi pensieri: quando gli apri la porta, ti getta le mani sui fianchi, e mentre vi baciate quasi il domani non esistesse, ti fa camminare, all’indietro, verso la camera del pian terreno, maledicendo che per spogliarti debba smettere di baciarti, mentre tu ridi, mentre cerchi, inutilmente, si sbottonare il gilet e la camicia (quest’uomo indossa sicuramente troppi vestiti, almeno adesso ci stai porgendo rimedio), e gettarglieli alle spalle insieme. Ti serve il suo intervento per riuscirvi, perche Patrick Jane è deciso a vedere quanto e se la tua mente sia veramente perversa, e ha ogni intenzione di scoprirlo ora (sempre che tu non abbia nulla in contrario, ma fin a ora, non sembrerebbe. Sempre non tu non sia un’attrice ancor migliore di quanto lui crede.)

Quando arrivi al lavoro, non sai se amarlo o odiarlo, poiché la prima volta che fai tardi è colpa sua. (tutto sommato, però, né è valsa sicuramente la pensa, ma non lo ammetterai mai, non con lui)


E ora, passiamo ai vostri meravigliosi commenti...

sasita:ad angosciarmi è semplicemente il comportamento idiota di Jane nell'episodio; quello che succederà nel prossimo, su un punto faccio i salti di gioia, e ti posso dire, Jane era oure tenere quando la ragazze ci porvavano con lui e il pover'uomo non sapeva dove sbattere la testa, semplicemente, se lui avesse fatto l'idiota con lisbon invece che fare il cretino con cristina, sarei stata molto più felice (c'era un fic di soarez, di cui ora non ricordo il titolo, che rispecchiava in pieno il mio snetimento durante l'episodio). Spero che la scena inedita ti sia piaciuta, e Tess dice che è arrabbiata non perchèp non volesse coccolarlo, ma perchè, invece di chiedere, ha finto.

Se mi piaciono le RFP? Sasita, ma la leggi Children don't lie? capitolo 12, 16 e 17, lì c'è tutto il mio amore per loro!

evelyn:ti lancerò una maledizione per punirti di aver recensito in ritardo :) Cmw, Jane mi dà l'idea della persona che, a forza di essere qualcuno che non è, di essere stato "malvagio" e freddo, abbia dimenticato che può essere amato; penso che sia per il sneso di colpa, anche; se le sue azioni hanno portato tante moti, come può qualcuno ritenerlo degno di ricevere amore?

Per il resto... ordini del medico e 20 giorni sono capitoli dedicati al "divertiemnto", dove c'è il lato umoristico dellla storia, e io mi sbellicavo dalle risate a scriverli. Ritengo Jane il tipo d'uomo che sia così sexy da essere degno della galera... credo che la colpa sia di quella famosa foto a cui non so più chi aveva messo il link in una fanfic qui (l'adorabile storia in cui teresa a jane finiscono nel nostro mondo e vengono cattirati da noi - chiedo scusa, voi - schiave del jisbon fnadom)

cinfri:  il sorriso ebete l'ho tneutoi pure io a scriverlo, lo scorso capitolo, don't you worry. il vestito da cui ho preso l'idea per quello di Tess lo trovi qui; Janelandia e Pegaso faranno comporsate non molto sporadiche, specie nei capitoli a base du humor. Grata che ti sia piaciuto, disppiaciuta per la cortezza, ma, ehi, a volte la mia musa ispiratrice vola via, e si ferma per darmi giusto delle piccole dritte... se sasita ti lascia, ruba pure il suo motto (ho una mezza idea di farlo pure io, mi lasci?)

soarez:   Cho sarà sempre un mito, e Rigsby, sì, lui è il  nostro paccioccone un po' tonto. E jane è tanto sexy proprio perchè è irritante e saccente.

Allanon9:  Sì, Teresa non desidera altro che averlo sempre tra i piedi, come hai ben visto...

Allora.... a presto!

   
 
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