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Autore: Goten    14/06/2010    10 recensioni
Adesso cominciavo sinceramente a essere curioso, chissà che razza di uomo era Charlie Swan. Avvertii il rumore dell'acqua provenire dal piano di sopra, sicuramente era una doccia, sospirai, volevo tornare a casa alla svelta. Scesi dall'albero e attesi che finisse i suoi bisogni umani, avevo intenzione di incontrarlo subito e se fosse stato possibile, lo avrei portato via con me ancora quella stessa mattina. Certo che per essere un uomo ce ne metteva di tempo sotto la doccia, erano già ventisei minuti buoni che stava sotto quel getto. Magari si era sentito male... no, il suo cuore batteva forte e armonioso. Decisi di attendere ancora un po'. Finalmente sentii chiudere la manopola dell'acqua e il suo ciabattare al piano superiore. Aveva un passo leggero per essere un uomo, notai. Contai mentalmente fino a mille, prima di bussare gentilmente alla sua porta, quando questa si aprì, mi trovai di fronte lei, la donna delle pulizie.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Come sempre grazie mille per i vostri commenti ^_^ ma siccome sono in ritardo con il postare la storia, vi lascio subito alla lettura! Baci!



Capitolo 5

Era crollata fra le mie braccia e con tutta la cura che potevo permettermi l'avevo messa nel suo letto e coperta bene. Avevo riordinato la cucina e spedito un messaggio ad Alice per informarla delle novità. Mi stavo trovando invischiato in una situazione che aveva tutta l'aria di essere un romanzo. Sospirai... ma perché mio padre mi aveva cacciato in questa situazione?!
Per tutta la notte Isabella era stata tranquilla, avevo avuto anche modo di pensare al nomignolo che avevo usato con lei, mi era scappato. In sua presenza parecchie cose scappavano alla mia razionalità, ma cominciava a piacermi tutto questo.
Adesso, tirando le somme, mi trovavo in un paese sconosciuto, a fare da protettore a una donna dalla mente geniale, che aspettava un figlio da un verme, ed ero solo, senza nessun tipo di sostegno da parte della mia famiglia. Che razza di situazione!
Le nuvole creavano una situazione climatica perfetta per me, potevo uscire senza alcun rischio, questo era un vantaggio non trascurabile.
Bella aveva cominciato a svegliarsi il suo battito aveva cambiato ritmo, così come il suo respiro. Ero rimasto piacevolmente in ascolto di quel tum tum... era avvolta dalle coperte, sembrava un bruco enorme e il colore verde del piumone non aiutava a non farmela considerare così in quel momento.
<< Buon giorno. >> La salutai una volta che si fu liberata di tutte quelle coperte di dosso.
<< 'Giorno. >> Rispose, forse un po' spaesata, si stiracchiò come un gatto. Era simpatica da vedere. << Fai sempre così la mattina? >> Sorrisi, mi era impossibile farlo.
Si stava grattando il fianco. << Così come? >> Domandò sbadigliando senza ritegno.
Scossi la testa, sembrava che quel mattino il sorriso non volesse abbandonare le mie labbra. << Vado a prepararti la colazione. >>
Un mugolio d'assenso mi fece perfino ridacchiare. Dovevo ricordarmi che la mattina Bella a quanto pareva era più malleabile.
Versai del latte in un padellino e accesi il gas, speravo ardentemente di cavarmela, non avevo mai cucinato in vita mia. Ma non sembrava troppo difficile.
Il cellulare prese a vibrare, avvisandomi che un sms mi era stato recapitato. Lo presi e aprì lo sportellino; era Alice. “Abbassa la fiamma o brucerai il latte.” Alzai gli occhi al cielo, ma eseguii il consiglio. “Porta Bella a fare un controllo. Non credo che lo abbia mai fatto.” Qui sarebbe stato difficile, ma potevo farcela.
Spensi il gas e rovesciai con cura il latte nella tazza, le preparai anche del pane tostato e presi della marmellata dal frigo. Non era troppo fredda per la sua condizione? Cavoli, mi stavo forse lasciando prendere troppo? Mi sentivo un po’ euforico. Avevo qualcuno che aveva bisogno di me e questo mi stava elettrizzando. E non era una persona qualunque, ma una futura mamma. Mi sentivo in qualche modo responsabile per loro.
Avrei potuto proteggerli e conoscendomi lo avrei fatto.
Bella scelse quel momento per entrare in cucina, aveva fatto una doccia e si era messa un paio di pantaloni comodi di una tuta e una felpa blu notte. Se Alice fosse stata qui, l'avrebbe mandata subito a cambiarsi, ma fortunatamente per lei, non era qui.
<< Che profumino... caspita. >> Si sedette al tavolo osservando il tutto con occhi sgranati, devo ammetterlo, il mio ego stava salendo in maniera vertiginosa. << Grazie. >> Bofonchiò imbarazzata.
<< Prego, mi sembra che sia l'apporto giusto per il tuo stato. >> Mi sarei morso la lingua, non potevo stare zitto e basta?
Si era bloccata proprio mentre stava per assaggiare il latte caldo. Era pensierosa. << Già. >> Mormorò a bassa voce, bevendone un sorso. << Comunque non mi viziare, o quando non sarai più qui non saprò badare più a me stessa. >>
Non mi piaceva la piega che stava prendendo. << Per adesso sono qui e cercherò di alleggerirti il lavoro come posso. >> Appoggiai lo strofinaccio sul tavolo e mi sedetti quasi di fronte a Bella. << E poi, volevo scusarmi. >> Aggiunsi.
<< Per cosa? >> Quando riemerse dalla tazza, aveva dei deliziosi baffetti bianchi.
<< Per aver storpiato il tuo nome ieri sera. >> Le passai il tovagliolo.
<< Oh, non c'è problema, è carino. Anche mio padre lo usava, sei autorizzato a usarlo. >> Sollevò le labbra in un sorrisetto d'incoraggiamento.
<< Che programmi hai per oggi? >> Come risposta sbuffò e si guardò attorno.
<< Credo che dovrò andare a fare la spesa, la dispensa è quasi vuota. >> Poi si voltò vero di me. << Tu hai bisogno di qualcosa? >>
La guardai non capendo cosa intendesse, mi pareva chiaro che non avevo bisogno di cibo umano. << Intendevo come abiti, ti serve qualcosa? >> Oh, intendeva quelli.
<< No, ho un bagaglio con me, l'ho messo nella camera vicina alla tua. >> Ammisi con un velo d’imbarazzo.
Sembrò soppesare le mie parole, bevve ancora dalla tazza e alla fine mi mise al corrente dei suoi pensieri. << Mi sembra una buona idea. Potresti trasformare quella stanza nella tua. Voglio dire, intanto che rimarrai qui, se vuoi sentiti pure libero di usarla. Non ho idea di cosa abbiate bisogno voi vampiri, ma se vuoi... >> Si stava incartando con le sue stesse parole, era adorabile.
<< Penso di aver capito cosa intendi. >> Le dissi, cercando di farla smettere di farfugliare, aveva le guance rosse. << Accetto molto volentieri. >>
<< Bene. >> E si trincerò dietro la sua tazza bevendo quel poco che ne rimaneva.
Ero riuscito a convincerla a portarmi con sé a fare la spesa, il piccolo supermercato di Forks era a pochi chilometri di distanza, ma con il pick up di Bella ci mettemmo quasi mezz'ora: assurdo!
Carrello alla mano, stavamo girovagando per i vari reparti, scatole di cereali, cartoni del latte, uova, burro, condimenti vari, pizze, pasta, sughi di ogni genere stavano popolando il carrello che io spingevo. Non staccavo quasi mai gli occhi da Bella, mentre la mia mente captava e ascoltava i pensieri della gente che ci stava osservando. Credevano che fossi il sostituto di Mike verme Newton.
Dovetti trattenermi dal prendere le uova e lanciarle contro una ragazza bionda dai pensieri fastidiosi. Ma a Bella non sfuggì il mio essere teso. Posò una mano sopra la mia. << Edward, tutto bene? >>
Era sinceramente preoccupata per me. << Sì, tutto bene... è che a volte è difficile estraniarsi dai pensieri degli altri. >> E dal suo sguardo capii di aver dimenticato di menzionarle il mio potere extra.
<< Tu leggi nella mente?! >> Sibilò sconcertata.
Feci saettare il mio sguardo attorno, controllando che nessuno sentisse. << Sì. Ma non leggo nella tua. >> Ammisi riluttante. << Sei come una cassaforte inespugnabile. >>
Sospirò e mi voltò le spalle. Si era arrabbiata? << Bella? Non l'ho fatto apposta, mi sono dimenticato di dirtelo. >> Non volevo rompere quella fragile fiducia, ancora così sottile come un foglio di velina che avevamo instaurato fra noi.
Non mi rispose e andò avanti a camminare, io la seguii in silenzio. Sentivo una strana agitazione dentro di me, temevo davvero di aver rotto quel piccolo legame. E intanto eravamo arrivati al reparto succhi di frutta, Bella era intenta ad osservare alcuni cartoni, ne prese uno e si voltò verso di me. << Al volo Eddy! >> Me lo lanciò. Non ebbi problemi ad afferrarlo, e nel momento in cui lo presi mi resi conto che il peso dei miei pensieri si era dissolto. Perché? Bé, bastava guardarla, dai suoi occhi non traspariva nessuna rabbia, nessuna delusione. Mi aveva creduto e mi sentii più leggero.
Sembrava averci preso gusto nel lanciarmi le cose, ma io mi stavo comunque divertendo come non mai. Zucchero, ammorbidente, bibite gassate si aggiunsero alla spesa, mi annotai mentalmente di informarla sul troppo uso di quelle bibite. Non avrebbero fatto bene né a lei né al bimbo.
Ci fermammo nel reparto bambini, Bella si era incantata nel guardare tutti quei giochi e vestitini, non mi serviva certo leggere nella sua mente per capire cosa stesse pensando. << Non credi che sia un po' prematuro? >> Le sussurrai facendola rabbrividire, il mio fiato era gelido.
Fece spallucce, rispondendomi con un semplice: << è bello correre con l'immaginazione. >>
La coda alla cassa fu abbastanza breve, dovetti comunque subirmi i filmini mentali della bionda che avevo incontrato prima. Si chiamava Lauren, le piacevo... e a chi non piacevo?! Ero un vampiro, la perfezione fatta realtà. Ma quello che più mi colpii fu il suo pensiero di chiamare Jessica e avvertirla che Isabella Swan aveva già sostituito Mike Newton. Notai solo in quel momento il volto cinereo di Bella, i suoi occhi erano fissi su Lauren.
Mi mossi senza riflettere e con un braccio le cinsi le spalle, ottenni la sua attenzione e una piccola smorfia. << Non sei sola. >> Le ricordai.
<< Grazie. >> Bisbigliò pianissimo, ed io mi sentii ancora più in dovere di proteggerla dal mondo esterno.
Lanciai uno sguardo duro e minaccioso verso la ragazza bionda, la terrorizzai a dire poco, ma era solo una minima cosa rispetto a quello che avrei potuto fare per difendere Bella.
Non mi piaceva il silenzio che si stava creando fra noi, sentivo Bella lontana e la cosa mi dava parecchio fastidio. La sensazione di malessere crebbe quando arrivammo a casa, davanti alla porta c'era ad aspettarci una persona. << Jake. >> Sussurrò Bella, scendendo di volata dal mezzo per fiondarsi fra le sue braccia.
Parcheggiai con una calma glaciale il pick up e scesi, dentro di me potevo sentire con chiarezza un sapore amaro e una sensazione che avevo già provato tempo addietro: delusione. Perché dovevo provare delusione e amarezza? Per me lei non era niente, solo un mero contratto di lavoro e basta. Rimasi li fermo appoggiato al mezzo rosso, li fissavo e mi sentivo escluso, solo. Ero stato stupido a pensare di poter instaurare un rapporto civile oltre a quello lavorativo verso Bella. Non aveva bisogno di me, lei aveva già chi la aiutava e la sosteneva.
Mi sentii uno stupido per aver anche solo provato quelle sensazioni nuove... ero un'idiota. Quello che dovevo fare era chiaro, aspettare che Isabella finisse il suo lavoro e poi andarmene. Basta. Niente di più.
Fu la sua voce gentile a farmi concentrare sul loro discorso. << No Jake, lui è gentile e buono. Mi sta aiutando. >>
<< E' un succhiasangue Bells! Non ha niente del gentile e buono! >> Esclamò con una nota di rabbia nella voce.
<< Jake. Edward non mi farà del male. Te lo garantisco! >> Sbottò a quel punto Bella.
Non mi piaceva la piega che stava prendendo la situazione, sapevo che sarei dovuto intervenire per calmare un pochino le acque, ma le emozioni che avevo provato prima mi fecero rimanere lì inchiodato al suolo. Non mossi nemmeno un muscolo, neppure quando con fare minaccioso, quel ragazzone dalla pelle ambrata, si avvicinò a me. Era un licantropo.
L'istinto naturale di antipatia verso quella specie mi fece scoprire i denti e ringhiare contro di lui.
<< Stammi lontano. >> Riuscii a sibilare.
<< No, tu stai lontano da lei. >> Si stava trattenendo dal trasformarsi, lo vedevo chiaramente nei suoi pensieri, come potevo vedere i momenti che aveva passato con Bella. Era il suo migliore amico. Neppure quel ruolo potevo occupare nella sua vita, era già stato preso da lui.
Ringhiai cupo e minaccioso, ma in realtà c'è l'avevo contro me stesso, perché non riuscivo a capire per quale assurdo motivo volessi trovare assolutamente un posto nella vita di Bella! Perché?!
Osservai il volto di Bella che ci guardava preoccupata. Non potevo e soprattutto non dovevo farla agitare, non nelle sue condizioni. Jake aveva ragione, io dovevo stare lontano da lei. Rilassai la mia postura rigida e cercai di parlare con calma. << Hai ragione. >> Ammisi, e ad ogni parola che lasciavo fuoriuscire dalla mia bocca sentivo sempre più il freddo dilagare dentro di me. << Le starò lontano. Aspetterò che finisca il suo lavoro e sparirò. Non le sarò d'intralcio. >>
Allungai la mano e lasciai cadere le chiavi del pick up in quella grande e scura del ragazzo. Era giusto così, eppure, una parte di me stava soffrendo intensamente.
<< La mia volontà non conta nulla?! >> Sbottò Bella con aria alquanto infastidita. Aveva le braccia incrociate sotto il seno e gli occhi assottigliati. Era arrabbiata. Mosse dei passi verso di noi, fino a trovarsi accanto al licantropo, afferrò le chiavi del suo pick up e con la mano libera gli mollò uno scappellotto sulla testa.
<< Che diavolo fai?! >> Esclamò guardandola confuso.
<< Jacob Black, sono più grande di te, decido io della mia vita e di chi può stare vicino a me. >> Calcava bene ogni parola, senza urlare, ma decisa, senza traccia di titubanza.
<< Bella... >> Stava provando a farla ragionare.
<< Bella un corno! >> Aveva quasi ringhiato stavolta. << Cerca di capire Jake. >> Stava cercando di mantenere un tono calmo, ma ero sicuro che stesse ribollendo di rabbia dentro. << Edward è qui per aiutarmi e senza di lui non finirò mai quello che serve ai vampiri. >>
<< Non mi piace. Se dovesse morderti o farti del male... >>
<< Oh per l'amor del cielo, Jake! >> Sbuffò alzando lo sguardo al cielo. Quando ritornò con lo sguardo su di lui, i suoi occhi erano sicuri. << Io voglio che Edward stia al mio fianco. >>
La osservavo sicuramente con stampata in faccia un’espressione di stupore, ma non era niente rispetto a quello che stavo provando.
<< Anche quando finirò tutto quello per cui sono stata pagata, se Edward vorrà restare qui con me, sarò ben felice di ospitarlo. >> Ero sempre più sconvolto. << Io mi fido di lui. >> E con questo mi diede il colpo di grazia.
Sentii una forza sconosciuta scorrere forte e rapida dentro tutto il mio corpo. La speranza mi stava inondando con la sua forza e la sua volontà. Mi piaceva, eccome se mi piaceva!
<< Bella, permetti. >> Le presi con gentilezza la mano e le sfilai le chiavi del pick up. Con la mia velocità tornai verso il suo mezzo ed estrassi le buste della spesa, ritornai verso di loro con un ottimismo che non aveva eguali. << Andiamo? >> Le porsi il braccio, con la fievole speranza che venisse via con me... e così fu.
<< Ci vediamo Jake e non preoccuparti. >> Gli urlò poco prima di chiudere la porta di casa dietro di noi.

   
 
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