DREAMTIMES
1: Adii
Il
cuore mi batte fortissimo, ho il timore che da un momento all’altro mi
potrebbe uscire dal petto. Sono così felice che credo di volare…arrivo
davanti alla porta di casa mia. Guardo Mark negli occhi cercando una conferma su
quello che stavamo per fare…mi basta osservarli, quei meravigliosi occhi
bruni, per far si che tutti i dubbi che assillano
la mia mente si dissolvano. Lui mi stringe la mano per darmi sicurezza. Prima di
suonare il campanello gli sorrido…
Mia
madre viene ad aprire.
Vedendoci
così tesi, comincia a preoccuparsi. Io la guardo determinata , per poi
dirigermi verso la poltrona dove era accomodato mio padre che era intento a
guardare il notiziario delle 20.
Papà:
Strawberry sei tu?
S:
si, papà, sono io!
Mi
posizionai davanti al televisore. Lui mi guardò stupefatto. Io non dissi
nulla…poi feci cenno a Mark di venire e presi la sua mano…
S:
Papà, lo sai che io ti rispetto e che ti voglio un mondo di bene. Ma so anche
che non ti va giù il fatto che io stia con Mark. Questo lo posso capire. Ma
adesso sono qui, anzi, siamo qui per chiederti di darci il permesso di
realizzare i nostri sogni. Di poterci rendere felici.-Mi inginocchiai di fronte
a lui- sono qui per chiederti di darmi il permesso di partire per Londra con
Mark. Sai, andremo in un college, così finalmente potrò imparare bene
l’inglese…Lui mi squadrò con uno sguardo indecifrabile. Poi mi diede uno
schiaffo in piena guancia impedendomi di continuare. Mark si mosse per prendere
le mie difese, ma mia madre lo fermò.
Non
so come descrivere il mio stato d’animo in quel momento. Non ero arrabbiata.
Ero semplicemente delusa. Mio padre non mi aveva mai picchiata prima d’ora.
Forse
sono un insensibile a trattarlo. Se dicessi che potevo capire il suo stato
d’animo sarebbe stata solo una sporca menzogna. Io non avevo figli a cui
badare, a cui indicare la giusta via da seguire…posso solamente immaginare il
motivo che lo spinge ad agire così nei miei confronti.
Secondo
me non era rabbia, ma paura quella che albergava nel suo cuore. La paura di un
padre che è cosciente di star per perdere sua figlia... Volevo solo fargli
capire che lui non mi avrebbe perso, mai! Forse ho sbagliato ad essere così
diretta, ma in queste situazioni le mezze misure non servono.
Cercai
,in un disperato tentativo, di prendergli le mani. Ma lui, come sdegnato, le
ritirò.
Adesso,potevo
leggere nel suo sguardo disprezzo…avrei voluto tanto che dicesse qualcosa, ma
niente. Non mi guardava neanche. Il suo sguardo era rivolto verso la finestra
dove scivolavano ,sicure, delle gocce di pioggia.
S:
SEI SOLO UN’EGOISTA! NON HAI MAI CAPITO NIENTE DI ME E ADESSO ME NE DAI PROVA!
TI DA FASTIDIO IL FATTO CHE NELLA MIA VITA C’ E’ UN ALTRO UOMO OLTRE TE…è
QUESTO IL PROBLEMA, VERO?
Il
mio era un grido di disperazione che avevo espresso a voce alta. Avevo
finalmente detto tutto quello che pensavo, e che fino a quel momento era rimasto
sepolto da qualche parte della mia mente. Finalmente ho rivelato i miei veri
sentimenti e ho finalmente buttato via quella maschera da brava ragazza che
concepisce il padre come l’unico uomo, quella stessa, che accettava ogni sua
decisione senza ribellarsi, anche se infondo le ritenevo ingiuste…avevo
dimostrato a quell’uomo che prima di essere sua figlia, sono una donna…
Armai
senza alcuna speranza nel cuore, ma determinata a portare avanti le mie
convinzioni, mi alzai e abbracciai mia madre. Poi presi la mano di Mark e mi
diressi verso la porta…
Mio
padre si alzò dalla poltrona. Fece pochi passi e mi si posizionò davanti. Mi
asciugai le lacrime e cercai di sostenere il suo sguardo con fierezza.
P:
se tu vuoi lasciarci per questo buono a nulla, fa pure, ma sappi, che se esci da
quella porta…questa non sarà più casa tua. Ma non preoccuparti, ci penserà
lui a cercarti un posto dove stare da adesso in poi…
Detto
questo si voltò e salì le scale.
Avrei
voluto urlare, spaccare tutto. Solo così avrei potuto placare la mia rabbia.
Tutto l’odio per quell’uomo che adesso era così freddo, incapace di
comprendere i desideri di sua figlia, la persona, che a suo dire, era la
più importante per lui.
Non
riesco a credere che l’uomo che mi ha appena cacciata da casa, fosse lo stesso
che,nelle foto che ogni tanto guardavo con la mamma, timoroso, mi teneva in
braccio quando ero poco più di un bambolotto, quello che mi guardava con quegli
occhi pieni d’amore…voglio credere che non sia lui. voglio pensare che
quell’uomo sia lontano, solo un flebile ricordo…
Seguita
da Mark uscii da quella casa chiudendo rumorosamente la porta dietro di me.
Non
volevo piangere come una bambina. Mark avrebbe pensato che non volevo staccarmi
dalla mia famiglia…
S:
Mark, scusami, ma adesso vorrei stare un po’ da sola. Quando è l’aereo?
M:
dopodomani. Comunque sappi che ti capisco. Non voglio che tu ti senta costretta
a partire…
S:
non preoccuparti. Ti chiamo!
Mi
incamminai per le strade di Tokio senza sapere dove i miei piedi mi stessero
portando. Camminai a lungo. La stanchezza cominciò a farsi sentire solo molto
tempo dopo. In condizioni diverse me ne sarei andata a casa, mia madre mi
avrebbe preparato della cioccolata calda e mi sarei messa a guardare la tv con
mio padre che da dietro criticava i canali su cui mi soffermavo…adesso non
potrò fare mai più queste cose. Devo cominciarmi ad abituare…
Non
avrei mai voluto giungere a questo punto, ma sia io che mio padre abbiamo fatto
delle scelte, e adesso dobbiamo portare avanti, andando ognuno per la propria
strada…
Allora vi è piaciuta? È soltanto l’inizio ma in questa storia ne vedrete davvero delle belle…comunque terrei a precisare che è un genere molto più dark rispetto ai precedenti. Poi è più matura perché verrà affrontato un tema importante…bhè, che dire…a me è piaciuta, spero anche a voi… commentate!!!!!! Tantissimi bacioni!!!!