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Autore: baby dark    09/09/2005    2 recensioni
Baby Dark...a grande richiesta è tronata con una nuova fiction...ovviamente i protagonisti saranno come al solito le mie cavie per cattierie preferite: Strawberry (alias "la tonta") e Ryan ( il figaccio da pura)...allora...Strawberry partirà per Londra con il suo amato (al quanto schifoso aggiungerei) MArk...lasciando Ryan a Tokyo...ma la vita a LOndra non sarà come Strawberry se l'era immaginata, e la rossa perderà le redini della propria vita... che dire di più...LEGGETE E LO SAPRETE!!!!!! commentati in nuomerosi miei cari (scusate ma ho manie da diva di HOllywood)...
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Contenuti forti
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2:  Lacrime di diamante

Me ne stavo sul mio letto a guardare una vecchia foto. Ritraeva me con i mie genitori e Kayl. Ricordai il momento in cui quella foto era stata scattata…

Era una giornata di primavera. Ricordo che ero stranamente felice, ma non ne conoscevo il motivo. Scesi rumorosamente le scale e incontrai, nel salone, Kayl e mio padre che sorseggiavano del caffè e parlavano di “esperimenti necessari per la riuscita del progetto”, di solito, mi fermavo e li ascoltavo, e rimanevo catturato dal modo di mio padre di esporre i suoi progetti. Ma oggi non ne avevo voglia. Li salutai distrattamente e corsi in giardino dove, in lontananza, scorsi mia madre che leggeva un libro all’ombra di un Faggio. I raggi di sole le colpivano il viso. nessuna ruga solcava quel viso angelico e, pensai tra me, che mai lo avrebbe fatto. Lei sembrava così eterea e perfetta per essere umana.  Mi avvicinai curioso.

Lei , vedendomi, distolse lo sguardo dalle pagine e mi sorrise. Mi fece cenno di sedermi accanto a lei, ed io, senza esitare, lo feci. Mi abbracciò e mi regalò un bacio sulla fronte.

M: ti piacerebbe se io, tuo padre, Kayl e tu, ci facessimo fare una foto.

R: perché fare una foto se vi posso avere in carne ed ossa?!

M: piccolo mio, sei intelligente, e con te, posso parlare in libertà. Devi sapere che i genitori non sono eterni, nessuna persona al mondo lo è. In un lontano giorno in cui io e tuo padre non ci saremo più, tu ti sentirai solo, ma se avrai con te qualcosa con la quale poterci ricordare, allora sarà più facile per te capire che nonostante tutto resteremo sempre conte, anche se non, come tu dici, in carne ed ossa, ma ci saremo. Non importa se non ci vedrai, noi ci saremo, non importa se ci dimenticherai, noi ci saremo, sempre…

Rimasi un po’ scioccato da quelle parole così profonde. Era un concetto difficile da comprendere, più di qualsiasi teoria matematica che imparavo a scuola.  Quello che mia madre mi donò quel giorno, non fu solo una fotografia, ma una lezione, importantissima di vita. Perciò ogni volta che mi sento solo, tiro fuori dal cassetto questa fotografia e la guardo…

Tornai improvvisamente alla realtà. Mi parve di sentire bussare al piano di sotto. Mi infilai i pantaloni e scesi di corsa a vedere chi fosse.

Aperta la porta, davanti a me, mi trovai l’ultima persona che mi fossi aspettato di vedere…Strawberry era lì davanti a me bagnata fradicia. Il suo volto, sempre allegro e vivace, non traspariva alcun sentimento.

La invitai ad entrare. Lei oltrepassò la soglia senza proferire parola…

R: cosa ti è successo? Per caso ti hanno buttato giù dal letto stamattina?

Lei mi guardò,mi corse incontro e mi abbracciò. Io le accarezzai i morbidi capelli rossi. Sentii scendermi lungo il torace delle piccole gocce.

R: non trattenerti, sfogati! Vedrai che dopo ti sentirai meglio…- le sussurrai all’orecchio-

La sentii piangere su di me a lungo. Era uno strazio per me vederla in quello stato…dall’ altra parte cosa potevo fare. Ero impotente e questo non mi piaceva. Vederla così male mi procurava una stretta al cuore…potevo solo stare lì ed aspettare che si calmasse…

Dopo qualche ora rimasti abbracciati, non sentii più le lacrime bagnarmi il torace. Ormai i singhiozzi andavano a sfumarsi, sino a scomparire completamente.  Feci finta di non sentire che aveva smesso di piangere, forse perché una volta finito lo sfogo si sarebbe allontanata da me, e questo non lo volevo. Forse ero egoista a trarre la mia gioia dalla sua tristezza, non lo avrei mai fatto. Tutto ciò che volevo era starle vicino. Toccarle i morbidi capelli purpurei. Accarezzarle la pelle vellutata. Sentire il suo profumo entrarmi nell’anima. Era questo ciò che volevo, ma avrei preferito non avere tutte queste cose pur di non vederla in quello stato pietoso…

Il tanto temuto momento arrivò…lei girò il suo volto verso di me e mi guardò dolcemente con quei meravigliosi occhi da cerbiatta, ancora arrossati dal pianto...

S: scusami Ryan. Non volevo annoiarti con I miei piagnistei, ma avevo un disperato bisogno di una spalla su cui piangere. Non so perché ma senza volerlo sono arrivata proprio da te. E proprio prima di entrare, ho realizzato che volevo te. Solo con te mi sento libera di essere me stessa. Perché tu sei l’unico che mi conosce veramente e mi apprezza per quello che sono…

Io, sorpreso da quelle parole così profonde, sorrisi.

R: come siamo saggi…

Lei camuffò il suo dolce, triste, sorriso, in una smorfia di disapprovazione per la frecciatina che le avevo appena inviato…

R: lo sai che scherzo…ricorda che io ci sarò sempre…

S: è buffo! Me lo hai detto anche un’altra volta…

R: e a quanto pare hai preso la palla al balzo.

Invece di prendersela, questa volta, mi sorrise. Il sorriso che solo lei sa fare. così simile a quello di una bambina. Così puro e allegro. Quel sorriso che mi ha donato la luce nei giorni bui. Quel sorriso che mi ha fatto innamorare di lei. Quel sorriso che ha legato il mio cuore a lei per sempre.

Poi, ritornò seria e mi alzò in punta di piedi per darmi un bacio sulla guancia.

Avevo deciso qualche giorno prima che alla prima occasione le avrei confessato i miei sentimenti come mai con nessuno avevo fatto. Avevo deciso che lei era l’unica con la quale volevo aprirmi completamente. Ero giunto alla conclusione che era l’unica che meritava di ricevere il dono più grande che potevo farle, il mio amore. Forse mi avrebbe riso in faccia pensando che stessi scherzando o avrebbe abbassato lo sguardo e con aria triste mi avrebbe detto che lei amava Mark. Mi ero preparato a tutte le eventualità. Ma adesso che sento essere il momento giusto, senza perdermi nei miei mille interrogativi, decido che non l’avrei fatto. Avrei tenuto per me quelle parole ancora per altro tempo. Forse per sempre…ma la sua serenità era sicuramente più importante. E sicuramente quello che avevo da dirle l’avrebbe turbata, rendendola ancora più triste di quanto già non fosse…

Mi limitai a regalarle il sorriso più sereno che potevo fare. lo sapevo che non era un gran che, ma anche lei mi apprezzava per quello che ero…un eterno musone.

S: avrei bisogno di chiederti un favore…- disse liberandosi dal mio abbraccio- ho bisogno di un posto dove stare per qualche giorno…ti dispiace se rimango qui?

R: lo sai che non mi dispiace…ma non c’è abbastanza posto per tutti e due…

Strawberry assunse un aria visibilmente triste…mi maledii per aver detto quell’orribile frase…ma poi un idea mi venne in mente.

R: di dispiacerebbe andare alla villa al mare…lì ci sono letti a sufficienza…io poi non ci vada mai quindi puoi stare tutto il tempo che vuoi…

S: ok…a patto però che vieni con me…?!!!

R: non so se…ma si, al diavolo il lavoro…se non do fastidio a sua maestà…

Le presi la mano e, dopo aver fatto un buffo inchino le baciai la mano…

La vidi sorridere di nuovo come sempre…il suo sorriso era diventato ormai come una droga, non ne avevo mai abbastanza…

 

 

  
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