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Autore: lucan94    15/06/2010    0 recensioni
Mirael, ragazza cresciuta in una casa ricca per tutta la vita, scopre la verità sul suo passato, sulle sue origini, e si ritrova a combattere per salvare se stessa e la terra di Eis.. Aemion, addestrato a combattere e ad uccidere sta marciando verso Eis, per raderla al suolo senza pietà.. Che la battaglia abbia inizio
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Selene. Questo è il mio nome, lo stesso dell’antica dea della luna. Sono nata in un piccolo villaggio nei pressi della città sacra di Amphir, in mezzo a persone povere che vivevano in case fatte di mattoni crudi, il tetto di paglia. Difficile immaginare che avrei passato il resto della mia vita in palazzi di marmo, vestita di seta e servita da molti schiavi. Il mio villaggio si chiamava Graman, ed era in collina, circondato da campi di grano, che d’estate prendevano quel fantastico colore dorato, che anche dopo molti anni riesco a ricordare alla perfezione. Avevo una sorella, Andromeda, ed eravamo entrambi speciali, anche se in modo diverso. Fin da piccole io e Andromeda eravamo il sogno di ogni madre: buone, intelligenti, belle, ma purtroppo, gemelle. Nella mia terra i gemelli sono rari e speciali, si pensa che dentro i loro cuori ci sia una scintilla dell’antica energia della creazione, per questo solo loro possono diventare sacerdoti di Theyn e Akhbaar, i due dei maggiori. Ogni anno dalla città sacra quattro sacerdoti partono con una missione speciale: setacciare tutta la regione, trovare figli gemelli e condurli al tempio di Theyn e Akhbaar. Non importa se i genitori decidono di opporsi, i loro figli dal momento della nascita sono già stati scelti, appartengono agli Dei e non possono avere altro destino. Io ancora non sapevo tutto questo, ero solo una bambina all’epoca. Avevo sei anni quando a Graman arrivarono dodici uomini a cavallo, e passarono a setaccio l’intero villaggio. Ricordo quel giorno come se fosse ieri. Era un caldo pomeriggio di metà estate e stavo giocando con mia sorella e mia madre all’ombra di un albero. L’aria era afosa, e i vestiti si appiccicavano al corpo. Il sole splendeva con vigore, e in cielo non c’era nemmeno una nuvola. All’inizio vidi solo una nuvola di polvere in lontananza che avanzava tra il grano, e la indicai a mia madre. Quando lei la vide, il suo viso si riempì in un attimo del più assoluto terrore. Prese per mano me e Andromeda e ci disse che avremmo giocato a nascondino, che avremmo dovuto nasconderci il più lontano possibile e non uscire finché lei non ci avesse trovate. Noi ubbidimmo, ansiose di spezzare la noia di quel pomeriggio con un nuovo gioco. Così ci guardammo negli occhi, e partimmo di corsa attraverso i campi di grano, dirette verso un posto che solo noi conoscevamo, una piccola radura nascosta dietro una collina. Arrivate lì, facemmo il bagno in una piccola fontana che si trovava li vicino, sicure che la mamma ci avrebbe messo molto a trovarci. Passò tutto il pomeriggio. Il tramonto colorò di rosso il cielo. A sera ormai ci eravamo stancate di quel gioco, e così decidemmo di tornare verso casa. Appena arrivate, vedemmo la mamma strattonata in modo brusco da alcuni uomini, che la buttarono a terra, mentre piangeva. Ci nascondemmo dietro un albero. Io tremavo di paura, mentre mia sorella era furiosa. Uscì dal nostro nascondiglio e corse incontro agli uomini, che appena la videro lasciarono subito nostra madre. Raggiunsero Andromeda in un battito di ciglia, e la catturarono. Io scappai immediatamente, ma loro furono più svelti, e mi presero. L’ultima cosa che mi ricordo di quel giorno, è il volto rigato di lacrime di nostra madre, che ci salutava singhiozzando dalla soglia di casa. Anche questa immagine non abbandonerà mai la mia memoria, e sarà sempre nella mia mente l’immagine della disperazione. Il giorno dopo iniziò il nostro addestramento.

  
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