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Autore: Betty    21/11/2003    3 recensioni
Benji e Sharon sono entrambi belli e ricchi ma quando capiscono che vogliono stare insieme non sarà per soldi ma solo per amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 7

CAPITOLO 7

Ringrazio Luxi, Sweetchiara, Scandros e Meiko per le loro recensioni. Mi fanno molto felice. Vi ringrazio anche perché scrivete veramente bene e grazie a voi, per un po’, dimentico tutto il resto del mondo e i miei piccoli e grandi problemi.

Vorrei ricordare i ragazzi morti a Nassiriyah, so che può sembrare fuori luogo, ma ammetto che ho pianto per loro e per il coraggio che hanno avuto di vivere ogni giorno compiendo al meglio la loro missione di PACE.

Vorrei tanto che un giorno i miei figli, se mai dovessi averne, non vivano dei momenti come quelli che stiamo vivendo noi.

 

"Eccoci qui." Disse Sharon, erano davanti al check-in, ancora pochi passi e lui sarebbe partito.

"Manca ancora qualche minuto." Disse Benji, avevano trovato un traffico pazzesco e in quel momento mancava poco all'imbarco.

"Quanto starai via?" strano non glielo aveva chiesto.

"Un paio di settimane, ma cercherò di rientrare appena posso."

"Tutti i passeggeri del volo 745 delle ore 11.00 della Japan Airlines diretto a Tokyo sono pregati di presentarsi all'imbarco. Ripeto tutti i passeggeri del volo 745 delle ore 11.00 della Japan Airlines diretto a Tokyo sono pregati di presentarsi all'imbarco."

"E' il mio volo!"

Sharon lo abbracciò e gli disse: "Ricordati che dovunque sarai, io sarò sempre accanto a te"

Benji non aveva parole, la baciò per dimostrarle quello che non riusciva a dire. Poi a malincuore si staccò dalla ragazza e si incamminò verso la hostess che aveva guardato tutta la scena commossa.

Si girò un'ultima volta e le sorrise.

Se ne andato ma torna, te lo ha promesso. Adesso devi solo continuare a vivere la tua vita. E se non dovesse tornare da me, cosa faccio? Cavolo lo conosco da una settimana e mi è entrato dentro. Cosa devo fare? Perché soffro così tanto?

"Sharon! Sharon!"

"Sì mamma dicevi?" rispose la ragazza.

"Va tutto bene?"

"Certo, adesso andiamo a pranzare o papà ha il coraggio di mangiarsi il tavolo."

Durante tutto il pranzo Sharon non disse una parola, tutti la osservavano curiosi, sapevano che Benji era partito ma non pensavano che lei sarebbe stata male fino a questo punto.

"Ragazze adesso che abbiamo gli stomaci pieni dobbiamo parlare di cose serie!" disse George.

"Ovvero?" chiese Sharon risvegliandosi finalmente dal suo stato comatoso.

"E' ora di sistemare le cose in azienda. Ho deciso di ritirarmi ufficialmente e passare le consegne a te Sharon. Dirò anche che in questi ultimi anni sei stata tu a dirigere la Newell Corporation."

"Ma.." Obiettò Sharon.

"Lasciami finire di parlare. Ieri sera vi ho sentito mentre parlavate tutte e tre, finalmente siete riuscite a capire che siete tutte importanti per l'azienda. Ormai non c'è più bisogno di me, le mie ragazze sapranno tenere alto il nome dei Newell." Concluse George osservando la reazione delle sue donne.

"Sei sicuro di questa scelta? Alcuni nostri clienti potrebbero sentirsi traditi dal fatto che ti credevano ancora al comando della ditta." Disse Sharon.

"Se non mi sbaglio, negli ultimi tre anni non ci sono state lamentele per ogni lavoro svolto. Se ti riferisci a quei matusa di Hudson, Nottigam e Carlin ci parlerò personalmente"

"George sei davvero sicuro di questa scelta?" chiese nuovamente Margaret.

"Cara, in tutti questi anni ti ho sempre trascurato, ma adesso voglio rifarmi al primo posto delle mie priorità ci sarà la mia famiglia."

"Poi la dieta e lo sport" disse Liz.

"Naturalmente sarai sempre ben accetto in ditta se vorrai darci una mano" disse Sharon.

"Penso che potrei dare una mano ad Alex se vuole sapere un po’ dove sono andati a finire i nostri soldi dati in beneficenza. Sono andato molte volte di persona a controllare che non venissero sprecati." Disse George.

"Quando darai l'annuncio?" chiese Margaret.

"Alla cena annuale per la fondazione. Cioè il 31 ottobre, quindi mia cara Alex hai un mese e mezzo per organizzare tutto. Naturalmente con l'aiuto di tutti noi."

"Speriamo di riuscirci." Si augurò Alex.

"Sig. Price desidera qualcos'altro?" chiese la hostess.

"No, la ringrazio."

"Mi scusi se la disturbo, ma mio figlio è un grande appassionato di calcio e.."

Benji sorrise "Mi dia pure un pezzo di carta e le farò l'autografo."

La hostess prese dalla tasca della giacca una figurina di Benji "Il mio Steve pretende che porti tutte le figurine dei calciatori di calcio con me. Così se capitasse l'occasione."

"Suo figlio è molto furbo. Si merita anche una bella dedica." Disse Benji prendendo la figurina e iniziando a scrivere.

"La ringrazio, non sa che gioia per Steve."

"Quanti anni ha?"

"Sei"

"Gioca a calcio?"

Il viso della donna si rabbuiò "Purtroppo no. Non può"

"Perché?"

"Non può camminare, è su una sedia a rotelle da sempre." Disse la donna con le lacrime agli occhi.

"Non c'è soluzione?"

"Ci sarebbe un medico in America che potrebbe operarlo ma ci vogliono molti soldi. Sia io che mio marito stiamo cercando di trovare una soluzione ma.."

"Kate, vieni ho bisogno di una mano!" disse un'altra hostess alla donna.

"Mi scusi se l'ho disturbata e ancora grazie." Disse la donna prima di andarsene.

Benji si accomodò meglio sul sedile e chiuse gli occhi. Io sono stato così fortunato, invece quel bambino non può neanche camminare. E ce ne sono tanti come lui, una volta Holly mi ha detto che non potevo aiutare tutte le persone di questo mondo in una volta sola, ma una alla volta. Penso che adesso devo aiutare qualcuno.

Quando arrivarono a Tokyo Benji decise che appena sbarcati avrebbe parlato con Kate, la hostess. La aspettò all'uscita quando la vide però notò che lo sguardo della donna si indirizzò alle sue spalle.

"Mamma!"

"Tesoro, mi hai fatto una bellissima sorpresa." Disse la donna abbracciando il figlio.

"Non ha voluto sentire ragioni, voleva per forza venirti a prendere" disse un uomo alle spalle della carrozzina.

"Jim non potevate farmi una sorpresa più bella, lo sapete che mi siete mancati? Steve ho una sorpresa per te. Guarda chi c'era sull'aereo e cosa mi ha dato."

Il bambino prese la figurina tra le mani e sorrise incredulo: "Mamma, non ci posso credere. Insomma un autografo di Benji Price Ad un piccolo campione. Non ci posso credere!" ripeté il bambino.

Benji aveva assistito a tutta la scena e si fece avanti sorridendo. "Scusate non vorrei disturbarvi ma volevo salutare suo figlio" disse rivolto a Kate.

Steve non riusciva a credere ai suoi occhi, il mitico Benji Price era davanti a lui. Si stava abbassando davanti a lui.

"Piacere Steve, giusto?"

"Steve Sanders" disse il bambino mentre stringeva la mano dell'uomo.

"Ho saputo che sei un patito di calcio"

"Lei è bravissimo, nessuno la può battere."

"Ti ringrazio ma cosa ne dici se ci diamo del tu. Se no mi fai sentire troppo vecchio."

"Va bene, vuole, vuoi venire a cena da noi?"

"Steve, il sig. Price sarà stanco del viaggio." Lo riprese la madre.

"Non sono stanco, ma non vorrei disturbare, sai la tua mamma ha lavorato sodo."

"Lo so, lo fanno per me mamma e papà, perché devono guadagnare i soldi per farmi operare." Disse il bambino lasciando spiazzato Benji.

"Hai dei bravi genitori. Sei molto fortunato." Disse Benji

"Lo so. Adesso andiamo voglio farti vedere la mia stanza." Disse il bambino mentre prendeva la mano di Benji.

"Sig. Price non è obbligato" disse Jim Sanders.

"Lo faccio con piacere."

"Steve ti piacerebbe conoscere un po’ dei miei amici?" chiese Benji appena finita la cena.

"Tipo Oliver Hutton, Tom Becker.."

"Esatto. In questi giorni dobbiamo incontrarci se ti fa piacere ti porto con me."

"Davvero! Ma è fantastico!" disse il bambino gettando le braccia al collo di Benji.

Kate e Jim guardavano la scena commossi, erano contenti per il figlio non lo avevano mai visto così felice.

"Benji fai tutto questo perché hai pietà di me?" chiese all'improvviso Steve.

"Non ho pietà di te. Ti ammiro e ti voglio aiutare. Ma perché mi hai fatto questa domanda?"

"Perché i bambini del quartiere dicono che hanno pietà di me. Perché non cammino."

Kate si commosse aveva sempre cercato di difendere il figlio da certi commenti ma non ci era riuscita.

"Steve è ora di andare a letto. Saluta il sig. Price." Disse la donna.

"Ciao Benji, tornerai a trovarmi?"

"Certo campione e poi ti devo far conoscere i miei amici!"

Kate accompagnò il figlio nella sua stanza, quando tornò vide Jim e Benji che parlavano di calcio.

"Si è addormentato come un sasso. È stata una magnifica serata per lui."

"Parlatemi un po’ di questa operazione" disse Benji ai genitori di Steve spiazzandoli.

"Il suo problema è che ha una specie di trauma da schiacciamento dalla nascita. I nervi sono compressi dalla colonna e non trasmettono gli impulsi di movimento alle gambe.* In America esattamente a New York c'è un medico che ha già fatto altri interventi per casi come quello di Steve. Il problema è che il costo è molto alto, per non contare le spese per rimanere là, sia per l'operazione sia per la riabilitazione."

"Sig. Sanders, vi voglio aiutare. Permettetemi di pagare le spese per l'operazione e per il vostro soggiorno a New York."

"Non vogliamo la carità" disse l'uomo.

"Non vi faccio la carità! Vi faccio beneficenza fatelo per Steve, per dargli una possibilità."

"Perché fa questo per noi?" chiese Kate.

"Io non ho mai avuto una famiglia vera. Certo ho i soldi ma non ho mai avuto l'affetto dei miei genitori. Per questo ho deciso di aiutare i bambini meno fortunati. Io per colpa dei soldi ho perso la mia infanzia felice, mi piacerebbe poterla far vivere ad altri bambini grazie ai miei soldi."

"Non so cosa dire" disse Jim.

"Mi dica di sì. Che vi farete aiutare, che mi permetterete di aiutare Steve."

"Non potremo mai ringraziarla abbastanza." Disse Kate.

"Quando sarò vecchio Steve mi regalerà una sua figurina con dedica."

* non ne so molto di medicina quindi vi prego di accettare la spiegazione che vi ho dato come causa della paralisi di Steve

  
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