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Autore: Mina7Z    15/06/2010    2 recensioni
Il primo capitolo di questa storia è stato pubblicato tempo fa su un altro sito.
Adesso è arrivato il momento di proporvi la storia completa che ho tenuto chiusa in un cassetto per molti anni.
Che Oscar e Andre siano morti proprio nel momento in cui la loro felicità iniziava è sempre stato per me troppo doloroso e  per alcuni versi inaccettabile.  Ho quindi pensato di  immaginare un seguito della storia dove  il destino riservi loro  altre mille avventure……..
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non ho apportato modifiche a questo capitolo, ma mi sono accorta metà capitolo era sparito nel nulla e non so da quanto...quindi ho pensato di ripostarlo -----------------------------------------------------------

 

 

 

Gioie e paure

 

Erano trascorsi molti mesi dal tentativo di fuga di Varennes. Il Re e la Regina erano ormai prigionieri dell’assemblea Nazionale. Dopo essere scampati miracolosamente a numerosi assalti da parte del popolo, erano stati trasferiti alla prigione del Tempio Dopo secoli di devozione e rispetto alla famiglia Reale,  il popolo francese reagiva con  inaudita violenza  alle sopraffazioni e  agli abusi che avevano dovuto subire.

Nel settembre 1792 la Francia  divenne una Repubblica e Sua Maestà Luigi XVI  semplicemente  Luigi Capeto.  Con l’uccisione della Principessa di Lamballe,  la cui testa mozzata venne  impalata e mostrata alla regina,  la ferocia del popolo non ebbe più limiti.

Se nei primi mesi dopo la fuga del Re vi era ancora qualche francese che  amava e rispettava il Re, dopo un anno  l’odio per la famiglia Reale e per tutti i nobili non aveva più limiti.

 

Oscar  giocherellava con le mani di  Julienne che rideva beatamente.

Sentì  la porta aprirsi e vide Andrè e Alain che entravano   nel salone con aria preoccupata.

“Che avete, è successo qualcosa?” Notò che nelle loro mani c’era un giornale.

“La Convenzione ha deciso di processare il Re per tradimento nei confronti della nazione. E’ la prima volta nella storia che accade una cosa del genere. Non si era mai arrivati a tanto. Qui c’è scritto che se verrà riconosciuto colpevole sarà condannato a morte”.

“…co…cosa……” Oscar era allibita. “ ….a morte……come è possibile mio Dio, è il Re di Francia….”

“Non più Oscar, non più”. Anche Alain era scioccato. Non aveva mai amato il Re, ma la pena di morte gli sembrava veramente un sacrificio inutile.

Oscar si sedette sul sofà con la testa tra le mani. “Non ci posso credere…..siamo a questo punto….come è potuto accadere…cosa può un uomo orami debole e inerme dal fondo della prigione contro lo strapotere della Convenzione? Hanno paura di lui o si vogliono solo vendicare?”

“In questo modo rischiano  un intervento inglese o austriaco” affermò Andrè stancamente.

“No Andrè…nessuno muoverà un dito per salvarlo……nessuno se non qualche   realista ancora fedele alla corona…nessuno”.

Oscar  pensò a Fersen, non aveva più avuto sue notizie da tanto tempo. Le aveva scritto che si era completamente ripreso dopo Varenne, ma da allora più nessun contatto.

Chissà se anche lui li ha abbandonati, se è tornato in Svezia..”

“Penso alla Regina Andrè, povera donna. E penso ai suoi figli.che pena……..”

“Già, forse è stato un bene che il Delfino sia morto prima di  subire queste sofferenze”. Andrè abbassò lo sguardo.

“Povero bambino……e ora Louis Charles e Marie Therese sono rinchiusi in una prigione…..che senso ha tutto ciò?”.  Oscar aveva alzato lo sguardo cercando sul volto dei due uomini un risposta.

“Forse non era questa la rivoluzione che ci aspettavamo. E’ triste dirlo, ma è vero. Non si volevano abbattere  i Borboni, ma solo farne finire lo strapotere”.

“Vieni qui Julienne, sei un birichino……fatti prendere……..”

“No mamma……no………io scappo………..!  Le fragorose risate del bambino che correva  irrequieto  nel salone riuscirono a rompere la tensione che c’era nella stanza.

“Dov’è Annette…….chiedi allo zio Alain dov’è Annette……la sua bella bimba..dov’è”

“Dov’è Annette……è a dormire?” chiese il bimbo con aria innocente.

“Si, dorme, ma poi se fai il bravo te la porto giù un po’ così potrai giocarci va bene?” rispose Alain sorridendo al  diavoletto biondo che aveva ripreso a  saltare allegramente.

Mentre lo osservava Oscar ripensò al Delfino di Francia chiuso in prigione. Sentì una pena infinita per quel bambino. Lui sarebbe stato un grande Re. Era coraggioso e sincero, leale e onesto. Lui sarebbe diventato un Re migliore di tutti i suoi predecessori se  il destino gli fosse stato amico.

Più tardi, a cena, l’atmosfera era cupa e sul volto dei due ragazzi passavano i ricordi di anni passati a proteggere  quel Re tanto umiliato.

“Lo condanneranno a morte Andrè? Tu cosa ne pensi?”

“Temo di si Oscar,  il Re è un simbolo scomodo del quale liberarsi in fretta”

“Come liberarsi…….a quale scopo….se poi resta una vedova e un erede al trono di Francia”

“Già, finchè non riusciranno a sbarazzarsi  anche di loro.”

“Anche di loro………..pensi che li manderanno al patibolo…..anche la Regina?”

Si  alzò e andò alla finestra. Fuori   i  lampi di un temporale che si avvicinava illuminava il mare.

Oscar non riusciva a respirare. Ma come si era arrivati a questo punto, come? Era mai possibile che i complotti di corte avessero infangato a tal punto la reputazione dei sovrani che non si chiedeva altro che la loro morte?. Non bastava avere tolto loro il regno..averli umiliati?  Era necessario togliere loro la vita?

 

Andrè la raggiunse alla finestra e la abbracciò da dietro,  prendendola per la vita.

Lei rafforzò l’abbraccio stringendo le forti braccia. Da tempo aveva imparato a non nascondere più i sentimenti a Andrè, anche i più dolorosi e complicati  Sapeva che  lui l’avrebbe capita e aiutata, che sarebbe sempre stato presente in ogni momento di sconforto.

Non dissero niente, lasciarono che le lacrime cadessero lente  e salate  come le piccole gocce di pioggia che il cielo aveva iniziato a  liberare.

 

Il 21 gennaio 1792 Luigi Capeto veniva condannato a morte. La Convenzione aveva deciso idi sbarazzarsi di lui con una sentenza  pronunciatali 17 gennaio. La notizia dell’esecuzione  preannunciata raggiunse anche il piccolo porto della Normandia.

“Il Duca d’Orlean ha votato per la morte del cugino, bastardo…….ha tramato contro di lui per tutta la vita e ora  chiede la sua morte! Il suo voto è stato decisivo, se non avesse votato contro il Re  non sarebbero riusciti ad ucciderlo”.

Oscar era sconvolta.  I pugni chiusi in un fremito di rabbia incontrollabile. “Bastardo…..vigliacco”.

Attesero con agitazione il giorno della sentenza prevista per l’alba. . Avrebbero voluto recarsi in chiesa per essere più vicini al Sovrano ma  ritennero che fosse troppo pericoloso.  Molte persone in quel paesino avevano iniziato a condividere  l’odio per gli aristocratici e non  erano certo dispiaciuti dalla fine del loro Re.

Nella notte si udirono urla di ubriachi che tra una bestemmia e l’altra  inveivano contro la “puttana austriaca” augurandole la stessa fine in tempi brevi.

Per molti quella sarebbe stata  una giornata di festa.  Oscar e Andrè trascorsero  insonni la notte precedente l’esecuzione.  Si tennero abbracciati e  Oscar pianse tra le braccia del marito pensando a quel  Re goffo  insicuro e impacciato, mai all’altezza della situazione e sempre  in balia delle trame di corte che lo avevano portato alla rovina. Pensavano all’amore profondo, mai ricambiato nei confronti della  moglie, pensavano all’attaccamento che aveva sempre dimostrato per i suoi figli. Pensavano che sarebbe salito sul patibolo con dignità, perché  nella sofferenza, avrebbe  ritrovato la consapevolezza di essere il discendente di una delle casate reali più  antiche al mondo.

 

“Il Re è morto Andrè,  viva il Re”.L’ora dell’esecuzione era passata. Oscar sentiva in cuor suo che la sentenza era stata eseguita.  “Signore, accogli la sua anima e abbi pietà di lui almeno tu”.

Nei giorni seguenti arrivarono volantini con macabre descrizioni dell’esecuzione di Luigi Capeto. La  folla era accorsa a godersi lo spettacolo.

Dopo la sua morte, erano corsi in centinaia  per  strappare un lembo del vestito del Re, ormai ridotto a brandelli e qualcuno era arrivato a  immergere le braccia nel sangue reale. Il Re era morto dimostrando una dignità che  solo alla fine della sua vita  si era presentata con prepotenza e aveva sostituito il piccolo Re goffo.

Si era rivolto con grande coraggio al popolo francese "Muoio innocente di tutti i crimini che mi sono imputati. Perdono i responsabili della mia morte e prego Dio che il sangue che state per versare non ricada mai sulla Francia” ma le sue ultime parole erano state  coperte dalle urla del popolo assetato di sangue.

 

Da qualche giorno Oscar non si sentiva bene. Era stanca e sempre affaticata. Troppi avvenimenti tristi si erano abbattuti  sulle persone che aveva conosciuto e protetto nel passato.  Leggeva i volantini propagandisti che riportavano la triste cronaca delle esecuzioni  di rango e  risaliva ai volti di quelle persone i sacrificate in nome della libertà dell’uguaglianza e della fraternità.

 

Si accorse poi con stupore che la ragione dei frequenti malori non era altro che l’arrivo inaspettato e insperato di un  altro piccolo Grandier. E ne fu immensamente contenta. Finalmente, dopo tanto dolore una notizia lieta arrivava a rallegrare la vita della sua famiglia.

 

“Sarà una bimba vedrai Andrè, me lo sento”

“Sarebbe bello “ sorrise lui abbracciandola. “Julienne, arriva la sorellina lo sai? Sei contento?”

“Si, la  chiamo  Alain, possiamo?”

“Ma Alain è un nome da uomo, Julienne, non puoi chiamarla così…….!  Andrè era divertito. Ma come gli venivano in mente certe cose?

“Ma anche Oscar è da uomo e lei è la mia mamma femmina…..”

Scoppiarono a ridere….come dargli torto?  Oscar prese il bambino tra le braccia  passandogli le mani tra i capelli ribelli. “Hai ragione anche tu.piccolo furfante…….ma non ti piacerebbe di più  un nome da bambina…..come  Marie…..Paoline…….Rose? Che ne dici?”

“La chiamiamo Charlotte?  Mi piace Charlotte” urlò il piccolo.

“E’ un bel nome, dove lo hai sentito?”

“Non so…….”

“Non è che hai già la fidanzata e non ce l’hai ancora detto?” Andrè rideva  con un’espressione sorniona.

“Vai a riposarti Oscar, altrimenti Charlotte si farà sentire”.

“Vado, ma venite anche voi nel lettone”

“Vieni nel lettone con la mamma?” chiese a Julienne.

“Si”. Il sorriso del bimbo era luminoso.

Si addormentarono tutti e tre nel grande lettone. Il camino acceso riscaldava l’ambiente  mentre il mare in tempesta sembrava  volere  portare con  se gli scogli  appuntiti abbattendosi furiosamente  con onde alte e schiumose.

Oscar aprì gli occhi e vide che Julienne dormiva beato sul petto di Andrè. Sorrise serena e si riaddormentò.

 

 

“Come stai amore? Hai ancora mal di schiena?  Justine ha preparato un bel pranzetto,  dobbiamo sbrigarci. C’è  un sole meraviglioso oggi ” Andrè  era entrato nella stanza e aveva tirato le tende permettendo ai raggi del sole di entrare. Oscar si coprì il viso con  il lenzuolo.

“Sono stanca, questa pancia è sempre più grossa e la mia schiena è a pezzi…..per fortuna che arriva l’estate, tutto sembra più bello con la stagione calda”.

“Già…allora? Ci alziamo madame Grandier……o Colonnello Jarjayes…..come preferisci….”

Lei  si decise ad  alzarsi. “Beh.madame Grandier direi che è più adatto al pancione…..colonnello sarebbe un po’ fuori luogo, non trovi?”. Gli stava sorridendo e questo preannunciava che Oscar sarebbe stata di buon umore quel giorno.

“Direi di si, vada per madame Grandier.”

Oscar si guardò allo specchio. La pancia era davvero  diventata enorme. Mancava  poco più di  un mese al parto ma si era ingrossata già tanto. Con Julienne non era diventata così grossa.  

Colonnello Jarjayes….chi l’avrebbe mai detto allora?  Un colonnello con una pancia così grossa….che sta per avere un bambino. Pensò a quanti pettegolezzi la sua gravidanza avrebbe suscitato all’epoca dei fasti di Versailles. Allora lei era molto ammirata, ne era consapevole. Sapeva anche che  aveva sempre avuto l’ammirazione sia degli uomini sia delle donne.  Si accorgeva degli sguardi innamorati che le nobildonne le rivolgevano, più o meno apertamente, e sapeva che anche per gli uomini aveva rappresentato un oggetto di desiderio.  Molti avrebbero voluto conoscere a fondo i misteri di quel corpo meraviglioso che era sempre stato celato.

Sapeva che Girodelle non era l’unico uomo che si era innamorato di lei. Forse era stato solo il più leale in quanto i suoi sentimenti erano puri, onesti. Aveva chiesto la sua mano al padre di lei sperando di ricevere una risposta positiva.  Ma la proposta era arrivata nel momento in cui si stava rendendo conto di provare sentimenti  molto  forti per l’uomo che le era sempre stato accanto, da una vita intera, per proteggerla e aiutarla.

“Era destino che trovassi in te l’amore Andrè, oltre che l’amicizia e la lealtà. Tu hai condiviso con me tutte le esperienze più significative della mia vita”.

Ebbe un improvviso sussulto. Che ne sarebbe stato di lei se avesse continuato ostinatamente a rinnegare i sentimenti che provava per lui…..se si fosse decisa a scappare da Andrè magari rifugiandosi nelle braccia di un altro uomo…..”

Scacciò immediatamente quei pensieri assurdi. Non aveva certo senso ripensare in quei termini al passato”.

“Ma non sei ancora pronta?” La voce di Andrè la fece trasalire.

“Si……..quasi….vieni qui Andrè, voglio che tu mi tenga stretta qualche minuto. Ho bisogno di sentirti vicino”.

Lui sorrise e capì che la richiesta aveva lo scopo di spazzare via i fantasmi del passato. La abbracciò teneramente e la strinse forte. Si perse nel profumo intenso dei capelli di lei.

“Lasciali  sciolti oggi..i tuoi capelli……sono così belli Oscar…..”

“Va bene, come vuoi, io farei qualunque cosa per te amore”.

“Ti amo madame Grandier, e amo il piccolino che ti fa crescere il pancione”.

“Temo che esploderò prima che nasca…….”. Scoppiarono a ridere e Oscar terminò di prepararsi per  uscire.

 Pranzarono a casa di Alain. La bimba, Annette, era molto graziosa, assomigliava a Justine.  La sua gravidanza non era stata facile, ma era andato tutto per il meglio. Oscar faticava a  riconoscere  in quel padre affettuoso  il soldato burbero che le aveva creato molti grattacapi al suo arrivo  al comando dei soldati della guardia.  Aveva sempre stimato profondamente l’uomo per  la sua indole onesta e leale e  sapeva che aveva accolto Andrè a braccia aperte al suo arrivo in caserma.

“Chissà cosa direbbero  i tuoi compagni se ti vedessero così Alain” L’uomo teneva in braccio la bimba e ne era completamente rapito.

“Già….ma penso che avrebbero da ridire di più sulla tua pancia Oscar…….”.

“Eh..si..hai ragione”  incassò il colpo ridendo. “Rammenti quando ci siamo battuti  dopo l’arresto di Lasalle? Ricordo di avere pensato che eri il primo che riusciva a tenermi testa”.

“Io ho pensato la stessa cosa Oscar. Non avevo mai perso con nessuno….figuriamoci con una donna..è stato un po’ umiliante!”.

“Ma hai ammesso di avere perso  allora, sei stato leale Alain e ti sono sempre stata grata per questo. Non pensavo di trovare tra i soldati della guardia uomini come te”.

“Non mi hai mai detto perché hai abbandonato le guardia reali Oscar……c’è un motivo particolare?”

Andrè la fisso e sorrise.

“Si, avevo deciso di scappare da tutto, da Versailles, dalla regina, da me stessa …..sai ero diventata brava a scappare e forse avrei continuato a farlo se tu e Andrè non fosse stato anche più testardo di me”.

Justine decise di intervenire per metter fine a quel rinnovarsi di ricordi che potevano essere dolorosi per Oscar.

“Ma davvero Alain hai perso con lei in combattimento? Allora Oscar se dovessi trovarmi in pericolo chiamerò te e non mio marito!” La donna scoppiò n una fragorosa risata lasciando Alain imbronciato.

“Non è una cattiva idea…..!

La giornata passò allegramente tra le risa e i racconti dei ragazzi.

Alain e Andrè avevano deciso di recarsi  l’indomani  all’alba in un paese nell’entroterra per informarsi sul venditore di alcune terre che avrebbe potuto coltivare. Sarebbero mancati da casa per due giorni.

Oscar e Justine rimasero a casa ad aspettare il rientro dei mariti.  Oscar si era completamente abituata a questa nuova vita di moglie e madre.

“Non ti manca mai la ricchezza in cui sei vissuta Oscar?” chiese  Justine candidamente.

“No, non ho mai dato importanza a quello che avevo. E poi quando vedi la gente morire di fame ti rendi conto di essere un privilegiato e che la roba che in quel momento ti appartiene non hai fatto nulla per meritarla, è solo un caso il fatto di essere nato ricco e nobile”.

Sentì il rumore dei cavalli. Alain e Andrè erano rientrati. Avevano percorso diversi chilometri ed erano molto stanchi.

Andrè decise di coricarsi presto quella sera. Oscar rimase accanto al fuoco per un po’. Pensava a quello che le aveva detto Justine.

Privilegiati, in fondo lo siamo ancora…conduciamo una vita  normale  ma abbiamo molti soldi e gioielli con noi. Serviranno per garantire un futuro ai nostri figli. Quanti sprechi di denaro ho visto in vita mia…….fiumi di soldi spesi per abiti dorati,  gioielli preziosissimi,  palazzi da favola……che affronto per chi vive di stenti e muore di fame”.

Si decise a recarsi in camera da letto. Andrè giaceva immobile  sotto le coperte. Non aveva neanche spento la candela.

Si avvicinò a lui e si apprestò a soffiare sulla fiamma Sentì però che il sonno era molto agitato.

Lo guardò più attentamente e si accorse che era sudato, forse aveva la febbre. Gli si avvicinò di più e notò delle macchie  rose sul volto. Sentì un tonfo al cuore…poi i battiti accelerati.come impazziti…….”Andrè amore…..Andrè……no…Andrè…”

L’uomo aprì gli occhi, faticosamente e cercò di mettere a fuoco l’immagine che gli era di fronte.

“Oscar…..ho la febbre.non sto bene..”

“Non ti preoccupare…chiamo subito il dottore, tu riposa”.

Si precipitò giù per le scale. Era preoccupata, terribilmente  preoccupata….quelle macchie  rosse.facevano pensare alla rosolia, ma le macchie sembravano diverse rispetto ai sintomi consueti. Corse da Alain  chiedendo di andare a cercare il dottore.

Fece appena in tempo a rientrare in casa e a svegliare la nonna che  Alain era già arrivato con il dottore.

Salì le scale che portavano alla camera con fatica. Non era certo facile essere agili con quel pancione. Ma arrivata  di fronte alla sua camera  trovò la porta chiusa dall’interno. Tentò di  aprire ma dall’interno dì la voce di Alain che la rassicurava. “Non ti preoccupare Oscar, apriamo subito”.

Che diavolo stava succedendo.perché avevano chiuso la porta a chiave? Cosa  stavano facendo ad Andrè. Sentì  il tocco di una mano sulla spalla. Era la nonna che con  aria preoccupata  tentava di capire cosa stesse succedendo.

Oscar sentiva le voci del dottore.di Alain.ma non capiva, non riusciva a dare un senso alle parole che udiva. Stavano parlando molto piano.

“Dottore cos’ha Andrè, cosa sono queste macchie….”. Alain era molto preoccupato.

“Non so, potrebbe essere rosolia…….ditemi, siete stati fuori Dieppe nelle ultime ore o negli ultimi giorni?”

“Ma si, siamo andati a   Chevre dottore ieri  mattina”.

“Da quelle parti, a qualche decina di chilometri c’è un’ epidemia di una malattia che sembra uan forma molto aggressiva di rosolia e i sintomi di Andrè mi fanno pensare proprio a questa malattia. La rosolia sta decimando la popolazione da quelle parti, non si riesce a fermare il contagio,  è una forma particolarmente aggressiva, più del solito. Non  ci sono medicine che la possano curare. Sono già morte decine di persone”.

“No. Santo Dio .no, non può essere….”

Andrè si scosse e tentò di aprire gli occhi.

“Ragazzo mio, temo che abbiate contratto questa strana malattia, dovete immediatamente isolarvi in questa camera, non dovete venire a contatto con nessuno.soprattutto con vostra moglie”

Amdrè cercò di tirarsi su ma ricadde senza forze sul cuscino. “Alain.devi  mandare via Oscar…..ti prego, portala via e non falla avvicinare a questa casa…..con tutti i mezzi…..promettimelo”

“Certo amico, stai tranquillo, la porterò via immediatamente, penserò io a lei”.

“Al bambino Alain,  dille di pensare a Julienne e al bambino che deve nascere”. La voce di Andrè era tremante. “Dille che vorrò loro sempre bene, ti prego Alain, qualunque cosa accada”.

“Certo Andrè,  riposati adesso, sistemo tutto io”

Alain uscì dalla stanza e trovò Oscar  agitata e  irrequieta.

“Vieni giù un attimo Oscar, dobbiamo preparare delle cose per il dottore. La trascinò giù dalle scale, sino in cucina.

“Cosa….cosa dobbiamo preparare Alain, cos’ha Andrè…come sta……….dimmi qualcosa accidenti”. Sul viso della donna era dipinta un’espressione di angoscia.

“Oscar….vedi….Andrè ha la rosolia…..ed è meglio che tu non stia qui, per un po’  devo  portarti via, te e Julienne”. Pronunciò queste parole con estrema calma. Non voleva agitarla più del necessario.

Oscar restò immobile, come impietrita dallo shock. Non poteva essere, non lui , non Andrè, non ora,  non quella malattia, non il suo amore. Improvvisamente si voltò e corse verso le scale che portavano al piano superiore senza che Alain riuscisse a fermarla arrivò di fronte alla porta, ancora irrimediabilmente chiusa.

“Andrè…...Andrè …….ti prego fammi entrare……Andrè ti prego…..voglio entrare….fai aprire questa porta….Andrè……”. Oscar  batteva i pugni contro l’uscio, le sue grida erano disperate.

“Andate via madame, dovete pensare al bambino, non vi avvicinate”.

“No…..non me ne vado….no…..voglio stare qui con te Andrè…….no, non mi mandare via ti prego, non posso sopportarlo, ti prego”

Continuava a battere i pugni contro la porta. Alain l’aveva raggiunta e cercava di tranquillizzarla. Il pianto di lei era toccante e disperato.

“Oscar ti prego  vattene, ti supplico, non fare la testarda devi pensare ai bambini, anche a quello che sta per nascere..va via Oscar, va via”.

Era il suo amore, il suo uomo che la pregava di lasciarlo, di  andare via da quella casa. No, non lo avrebbe mai lasciato, lui al suo posto non l’avrebbe fatto.

“Penserò io a lui bambina, non piangere più”. Oscar ebbe un sussulto. Era la voce della nonna……si accorse che aveva lasciato la donna davanti alla porta quando Alain l’aveva portata giù con  una scusa e ora lei si trovava in quella camera, con Andrè.

“No, nonna, fammi entrare, non puoi farcela da sola, no è giusto…….lasciatemi entrare…..voglio entrare.Andrè…Andrè…”.

Oscar si era accasciata, le forze le erano mancate di colpo, si sentiva stanca, tanto stanca,  percepiva che qualcosa in lei le diceva di ascoltare  la richiesta del suo uomo. In un mare di lacrime,  accovacciata sulle gambe, continuava con le ultime forze a supplicare e invocare il nome del marito.

“Oscar , vieni via, coraggio, andiamo via”. Alain non trovò più resistenza. La donna aveva ceduto alle insistenze  e alle preghiere di Andrè.

La aiutò a sollevarsi. “Andrè, non mi lasciare ti scongiuro, devi lottare anche per me amore, e per i bambini…….”.

“Vieni via Oscar,  forza”.

Si lasciò guidare dall’amico fino al piano di sotto. Le lacrime continuavano a scendere incontrollabili. 

“Devi prendere Julienne e qualche vestito di ricambio, verrai da noi”

“Io potrei avere già contratto la malattia,  potrebbe essere tardi”.

“Già, ma potrei averla anch’io Oscar, io sono stato con lui, negli stessi posti”

Si guardarono come impotenti,. Come fare per scongiurare il contagio?

“Abbiamo tutti le stesse probabilità, non c’è nulla da fare ormai, possiamo solo sperare. Vieni a casa con me”.

Oscar si lasciò convincere. Era troppo stanca per opporre resistenza. Si sentiva svuotata, inerme, per la prima volta in vita sua completamente impotente.

Prese Julienne che dormiva beato e non si era accorto del gran trambusto e si sistemarono in una camera della casa di Alain.

“Non è un gran che Oscar, mi spiace, ma il letto penso sia comodo”

“Non ti preoccupare Alain, grazie”.

Rimasta sola Oscar osservò il figlio che si era riaddormentato. Che ne sarebbe stato di loro se Andrè non ce l’avesse fatta?  Poteva essere una forma mortale,  Andrè era forte, ma la malattia era comparsa in una forma molto aggressiva. Il contagio era stato immediato e le macchie già molto evidenti. La febbre alta inoltre non era certo un buon segno. Riprese a  piangere  sconsolatamente. Non le restava  che pregare e per la prima volta nella vita pregò quel Dio al quale non aveva mai i

chiesto nulla per se stessa. Aveva chiesto la felicità o la salvezza per altri,  ma mai niente per lei. Ma ora il suo uomo era in pericolo e  quel suo Dio avrebbe dovuto ascoltarla. Glielo doveva.

Si svegliò molto presto. Nella notte molti incubi avevano turbato il suo sonno. Aveva sognato Andrè  che la chiamava, la cercava ma  lei non c’era.non c’era.

“Posso entrare? Sei sveglia”. Sentì la voce di Justine che la chiamava dal corridoio.

“Si, entra, sono sveglia”.

La donna le riservò un bel sorriso rassicurante.

“Hai dormito un po’ Oscar?”

“Si, un po’ si. Come sta Alain?”

“Bene, nessuna traccia della malattia”.

“L’ho sempre detto che ha la testa dura, grazie a Dio almeno lui sta bene”

Julienne si svegliò e  cercò le braccia della mamma.

“Scendete  a mangiare qualcosa, ti farà bene”.

“Va bene”.

Il bimbo la guardava con aria smarrita. “Mamma, ma dove siamo? Dov’è la nonna e papà…dov’è il mio papa?”

Lei gli sorrise e lo prese tra le braccia. “Hanno il raffreddore sai, e noi siamo venti qui perché papà non voleva che tu prendessi il raffreddore, piccolino. Tra qualche giorno papà sarà guarito e torneremo a casa. Non sei contento di stare  per un po’ di tempo dallo zio Alain e da Justine? C’è la piccola Annette, sai? Puoi giocare con lei.”

Julienne la fissava con gli occhini verdi sgranati. “Si, sono contento ma voglio papà, anche se ha il raffreddore”.

“Devi avere pazienza, devi fare l’ometto Julienne e  non devi fare i capricci. Papà non vuole, lo sai…devi fare il bravo bambino va bene? Me lo prometti?”

Non  udendo altre  lamentele gli diede un bacio in fronte e lo portò  in cucina.

Quel giorno non mangiò molto. Non aveva fame, non se la sentiva proprio di mangiare. E non aveva voglia neanche di parlare. Aveva solo voglia di stare da sola per pregare e riflettere. Voleva ricordare. Ricordare ogni attimo della sua vita con Andrè. Voleva che ogni particolare, ogni istante le tornasse alla mente per poterlo rivivere pienamente.

Ricordò  il periodo più triste della sua vita con lui, quello nel quale lui la amava senza essere riamato. La amava  in solitudine, in disparte, la amava con il pudore di chi teme la forza dei propri sentimenti. Ricordò il suo sguardo sofferente quando la vedeva  soffrire per un uomo che non poteva  ricambiare i suoi sentimenti. Ricordò la sua espressione  ammirata quando la vide per la prima volta in abito da sera, un abito che aveva indossato per un altro uomo.  Quante volte aveva incontrato il suo sguardo  inquisitore, penetrante e a volte sfuggente senza che lei si sentisse in grado di ricambiare quell’amore.

E quanta felicità aveva visto sul volto dell’uomo da quando lei si era aperta al suo amore….quanta gioia, quanti momenti di amore intenso e  travolgente avevano vissuto  mentre  corpo e anima si univano una volta ancora .e ancora.……e ancora  scoprendo di essersi in realtà ritrovati, come due parti della stessa unità divisi per il volere di un dio  capriccioso   e  destinati a cercarsi   e ritrovarsi.

Quanta gioia in quel volto di  padre che ama intensamente il figlio perché in lui rivede se stesso ma soprattutto l’essenza della donna amata più della sua vita e il connubio del loro  amore infinito.

Alain e  Justine cercarono di starle vicino, ma non era facile esserle di sollievo. Erano passati alcuni giorni e dalla casa non giungeva nessuna novità.

Il dottore, temendo un espandersi dell’epidemia non era più andato a visitare l’uomo. Oscar sapeva che tutto il peso della malattia era sulle spalle dell’anziana donna.  Alain si avvicinava alla casa chiedendo notizie dalla casa e ricevendo come risposta un flebile “Non ci sono novità Alain,  Andrè sta riposando. Le macchie sono ancora visibili e la febbre alta”.

Alain tornava in casa e riportava ad Oscar le parole della nonna.

“Sono passati già sei giorni, è possibile che non sia cambiato nulla! Sono preoccupata, molto preoccupata. Non avrei dovuto lasciarlo in questo momento, lui ha bisogno di me”.

“Lui ha chiesto che tu fossi portata via Oscar. Andrè ha avuto la lucidità di capire ciò che era meglio per te e per i bambini”.

“Lui è sempre stato molto saggio Alain.molto più di me”.

“Già, anche se anni fa io l’ho visto soffrire molto per te. Io ho continuato a ripetergli di lasciarti perdere, di rifarsi una vita, gli dicevo che anche lui aveva il diritto di essere felice, che tu non eri una donna da amare. Lui però mi ribadiva che solo con te sarebbe stato felice e che la sua vita non aveva senso lontano da te Oscar. L’ho visto bere  fino allo stordimento per cercare di dimenticarti. Ho cercato persino  di buttarlo tra le braccia di una ragazza, ma neanche questo è servito”. Alain si  fermò,  Justine era entrata nella stanza nel mezzo della conversazione.

“Allora non mi era sembrato  affatto saggio, ma solo un pazzo ostinato”. L’uomo sorrise tristemente.

“Non è stato facile per me ammettere di essere innamorata di Andrè, siamo cresciuti insieme, era normale averlo vicino. Era l’unico amico che avessi. E’ stato un fratello per molti anni, fino a che non mi sono resa conto che quello che provavo per lui non era più amicizia, non era più affetto fraterno. E anche allora ho lasciato passare molto tempo prima di riuscire a parlare apertamente ad Andrè”.

“Già, mi ricordo quel periodo, dovevate  rischiare di affogare perché tu capissi cosa stavi perdendo”.

“Ma come fai a sapere certe cose?. Oscar era arrossita e sul viso era comparso un sorriso imbarazzato.

“Beh, siete tornati al castello con un’espressione diversa, serena. Andrè non riusciva a smettere di sorridere. Ho immaginato che fosse accaduto qualcosa di importante tra di voi”.

“Ed è stato così…vi siete chiariti quel giorno?” si intromise Justine. Non aveva resistito all’idea di conoscere meglio quella storia.

Oscar alzò lo sguardo sino a quel momento perso nel vuoto e guardò i due amici. Non era certo abituata a parlare di sé, dei propri sentimenti, del suo amore per Andrè. Forse però in quel momento  non le avrebbe fatto ,male sfogarsi con loro. Parlare di Andrè lo faceva sentire vicino, molto più vicino.

“Quella notte sono successe molte cose……..molte cose belle. Ci  siamo chiariti, ho trovato il coraggio di parlare. Sai Alain, avevi ragione quando mi dicesti che avevo coraggio per affrontare un pazzo disarmata  ma non per affrontare i miei sentimenti. Mi sentivo un soldato, non una donna. Avrei combattuto un esercito piuttosto che ammettere quello che provavo. Ora ringrazio Dio di avere compreso in tempo il mio amore per lui. Se gli succedesse qualcosa io impazzirei, non potrei vivere e non mi perdonerei mai per non essergli stata vicino”.

Oscar  voleva piangere ma si rese conto di non avere più lacrime.

“Guarirà vedrai, è forte e tu devi pensare ai tuoi figli, solo a loro adesso. Andrè ti ha chiesto di occuparti di loro, non di lui”. Justine era intervenuta con tono autoritario.

Oscar si sorprese di tanta arditezza. Non le si era mai rivolta con quel tono. Pensò che probabilmente  il fatto di essere diventata madre le conferisse  una certa autorità in materia di ciò che è bene per i figli.

“Perdonami Oscar, sono stata brusca, non volevo offenderti”.

“Non mi hai offeso, non ti preoccupare. E poi hai ragione, devo pensare a Julienne e al bambino. Andrè vuole questo da me”. Si rivolse sorridendo ad  Alain “Abbiamo sposato due persone sagge vero Alain.  Noi non lo siamo altrettanto”.

“Hai ragione…qualcuno saggio ci vuole in famiglia” e scoppiò a ridere.

Si sentiva però molto stanca. Anche Julienne si era addormentato  sulle sue gambe. Con l’aiuto di Alain portò in camera il bambino.

“Passerà Oscar, è solo un brutto momento, ce ne sono tanti nella vita, supererai anche questo”. Le sorrise mettendole una mano sulla spalla.

“Ti ho sempre ammirato  per il tuo coraggio comandante, non  arrenderti adesso, pensa al bambino che deve nascere. Devi stare bene per lui, devi riposarti”.

“Va bene Alain, grazie di tutto”.

 

Le notizie che arrivavano dalla casa erano rassicuranti. La febbre era calata  e Andrè sembrava stare un po’ meglio. Ancora pochi giorni e  non ci sarebbe stato più  pericolo di contagio.

Oscar trascorse altri giorni  di tensione continuando a pregare che  tutto andasse per il meglio. A quel punto iniziava a sentirsi fiduciosa. Forse anche quella prova che il destino aveva messo sul loro cammino sarebbe stata superata anche se  avevano dovuto combattere separati.

Una fitta improvvisa  al ventre la distrasse da questi pensieri. Sentì il cuore battere all’impazzata e un brivido gelato le percorse la schiena. Dopo qualche istante un nuovo dolore la lasciò senza fiato.

Cosa stava succedendo? Non era ancora arrivato il momento di partorire, era troppo presto. Mancava almeno un mese al periodo indicato dal dottore.  Cercò di tranquillizzarsi  e restò  sdraiata nel buio in attesa di un’altra fitta.

Dopo qualche minuto lo stesso dolore tornò con maggiore intensità. Pochi istanti  di attesa e poi ancora, sempre più forte. Si alzò dal letto e cercò di arrivare alla porta. Doveva chiamare aiuto.

 

“Dai nonna, mi sento bene, direi che sono perfettamente guarito non ti  pare?”. Andrè  andò alla finestra e tirò le tende. Era buio e la luna splendida  risplendeva in cielo.

“Domani chiameremo il dottore Andrè e ti visiterà. Solo allora potrai lasciare questa casa.  Siamo stati fortunati figlio mio. Non pensavo che entrambi ce l’avremmo fatta. Ero rassegnata per me, ma non avrei voluto lasciare la mia bambina da sola.  Sarebbe stato terribile”.

Andrè le sorrise. Aveva messo in pericolo la sua vita per curarlo. Era una vita che si prendeva cura di lui, a qualunque costo.

Udì ad un tratto delle voci provenire dalla casa di Alain. Si affacciò e vide che la casa era illuminata a giorno. Dalle finestre delle camere superiori si vedevano le luci delle candele accese. Cosa’era successo?  Ebbe un fremito improvviso. “…..Oscar..il bambino,   nonna   ho paura che sia successo qualcosa”

 

 

“Justine, ti prego chiama Andrè, voglio che sia qui con me, per favore  chiamalo….”

Oscar era molto agitata. Era arrivato il momento di partorire e sentiva che non ce l’avrebbe fatta se lui non fosse stato lì con lei, se non le avesse stretto forte la mano.

“Dottore cosa facciamo? Andrè dovrebbe essere fuori pericolo ormai e anche il contagio dovrebbe essere evitato”.

“Andrò a vedere  madame, se è tutto a posto non vedo ragioni per continuare a tenere  Andrè  in isolamento”.

Le fitte si facevano sempre più frequenti e dolorose. Come era difficile non gridare, eppure lei era abituata a sopportare il dolore fisico. Si chiese perché una nuova vita portasse alla madre tanto dolore. Pensò che solo negli occhi di Andrè avrebbe trovato la risposta.  In fondo sarebbe stato sufficiente averlo accanto per capire che la risposta era il desiderio di mettere al mondo una creatura che appartenesse ad entrambi, che fosse il  risultato del loro amore infinito.

“Quegli  occhi.  I suoi occhi…..” Si sentiva debole, infinitamente debole. Chiuse gli occhi. Voleva riposare e riprendere fiato.

Si sentì come avvolgere da una sensazione di calore, di pace, anche il dolore sembrava essere sparito.Non riusciva neanche ad aprire gli occhi.  Le immagini si presentavano offuscate e prepotenti nella sua mente. Vide il volto della Regina. Era a Versailles e stava partorendo il suo primo bambino. Quanta gente c’era ad assistere, come da tradizione. Una folla di curiosi e di sconosciuti che volevano assistere alla nascita dell’erede al trono si accalcavano nella stanza rendendo l’aria irrespirabile. Anche lei era presente quel giorno ma era rimasta fuori dalla camera. Una donna del popolo avrebbe partorito in tranquillità, ma il dovere della  Regina era di fare del parto uno spettacolo per la corte.  Come era giovane la sua Regina allora….e come era bella.tanto bella e infelice. Lo era sempre stata. Solo Fersen aveva potuto donarle qualche attimo di felicità completa.  Sentì  un pianto…è il pianto del delfino pensò……..no..è una bimba….è solo una bimba….sentiva del brusio.tutta la corte era in subbuglio. Forse anche suo padre, alla sua nascita aveva usato le stesse parole..è solo una bambina…….una bambina…….udì una voce che la chiamava, una voce conosciuta tra il brusio…..Andrè…..dove sei……….sei anche tu a palazzo? Non ti vedo……dove sei Andrè. 

“Oscar……Oscar…….apri gli occhi amore…ti prego”

Non  era a Versailles,  il soffitto era troppo povero per essere quello della reggia. Sgranò gli occhi e sorrise. “Andrè.sei tu Andrè……..mi stavi chiamando?”

“Oscar….abbiamo avuto una bella bambina amore,  sei stata bravissima”

Le stringeva forte la mano e le accarezzava dolcemente  i capelli.

“E’ bellissima” disse mentre stringeva tra le braccia quel corpicino indifeso. Sarebbe stata una bambina speciale, già lo sapeva.

“Piccola Charlotte……..piccola  mia”.

“Andrè stai bene?” chiese preoccupata.

“Benissimo amore….lo sai che non vi avrei mai lasciato soli……mai”.

“Si amore……lo sapevo ma ho avuto paura, sai”

 

   
 
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