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Autore: ceciotta    16/06/2010    1 recensioni
Due ragazze si trasferiscono in una nuova scuola e fanno amicizia, ma forse una delle due nasconde un segreto...
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Esiliata

Dal capitolo precedente: Quando entrarono nella Sala Mensa furono ricoperti di applausi, anche se nessuno di loro era in vena di festeggiare; Margherita notò che i genitori di Gelsomino non erano scesi e se li immaginò a piangere tutte le loro lacrime per il figlio perduto, come avevano fatto Tulipano e Ninfea qualche mese prima. Scacciò quel pensiero e si accorse che anche Giglio era assente. Chissà, forse anche lui stava meditando sui suoi sbagli...





Epilogo



Margherita annunciò a tutti che la sera stessa sarebbe partita e con l’aiuto dei suoi amici ne spiegò il motivo.

“Come vedete, è indispensabile” disse sopra al brusio incerto che si era creato alla sua notizia, “Non voglio che Viola si metta nei guai a causa mia”. Seppur riluttanti, gli altri dovettero ammettere che aveva ragione.

Molti durante la festa andarono a parlarle, spesso chiedendo che raccontasse cosa era successo nel mondo degli uomini e come erano riusciti a trovare il colpevole, e tutti ascoltavano il racconto a bocca aperta. Non appena ebbe finito di raccontare le sue avventure ad un gruppetto di bambini, approfittò di un momento in cui nessuno le prestava attenzione per sgattaiolare fuori e, una volta nel corridoio, si sentì meglio: non era abituata a tante attenzioni. Si affacciò ad una finestrella per guardare il sole che tramontava e si accorse di non essere l’unica a non essere più al banchetto: Narciso era seduto su un ramo, solo soletto. Margherita decise di andare da lui: aveva alcune cose da chiedergli.

“Narciso, come mai qui tutto solo?” chiese uscendo dall’Albero sul suo ramo.

“E tu che ci fai qui, invece?” chiese Narciso girandosi e sorridendole, “Dovresti essere la festeggiata”

“Sì, ma non fa per me essere al centro dell’attenzione” rispose, sedendosi vicino a lui. Rimasero un po’ in silenzio. Infine Margherita si decise a chiedere quello che più le premeva.

“Narciso, perché hai deciso di aiutarmi? Avresti potuto metterti nei guai, se ti avessero scoperto”

“Lo so” disse lui, “però, non me la sentivo di lasciarti fare tutto da sola. Sapevo che tu e Viola avevate bisogno di una mano, quindi ho deciso di aiutarti. E poi” continuò con un sorrisetto malizioso, “qui è diverso senza di te”.

Margherita rise, ma subito dopo tornò seria. “Senti, a questo proposito...”

“Non cominciare a farci dei castelli sopra, per favore!” esclamò Narciso, sghignazzando. “Davvero, non sono follemente innamorato di te come sostiene Rosa, solo... sei la mia nemica, no? Devo avere qualcuno con cui litigare ogni due giorni, o da prendere in giro...”

“Tra gli umani si chiama nemesi” disse Margherita, alquanto sollevata.

“Beh, devo ammetterlo: la mia nemesi mi è mancata” disse allora Narciso, voltandosi a sorriderle. “Ho provato a trovarne un'altra, ma la ricerca si è rivelata infruttuosa, quindi guai a te se sparisci di nuovo”

“Che dire? Sono insostituibile” scherzò Margherita. “Io ti devo ringraziare. Se non fosse stato per te non avremmo mai neanche sospettato di Gelsomino” disse poi seria. “So che avevamo detto di ‘ridurre al minimo il contatto fisico’, però…” non terminò la frase e lo abbracciò. Questa volta Narciso non si oppose.

Quando lei si staccò, Narciso parlò: “Anch’io ho una cosa da chiederti. Perché non hai mai sospettato di me? Ne avresti avuto tutte le ragioni, io e te non ci siamo mai stati simpatici”

Margherita lo guardò stupita. “Non lo so. Non mi ha proprio sfiorato l’idea che tu potessi farlo. Anche se non mi sei mai piaciuto, non ho mai pensato che potessi essere un piromane. Non so spiegarti il motivo, semplicemente era impossibile che tu arrivassi a tanto solo per qualche scaramuccia” disse dopo poco.

“Ehm ehm...”

I due sussultarono e si voltarono in sincronia: Camelia li guardava dall'apertura del tronco, ma con sollievo di Margherita sorrideva.

“Allora? Devo cominciare a essere gelosa?” chiese la gnoma.

Narciso rise. “Non preoccuparti. Discorsi tra nemesi”

Camelia si accigliò. “Nemeche?”

“Poi ti spiego...” sospirò Narciso.

“Comunque... Viola ti sta cercando, ha detto che dovete prepararvi a partire” disse lei a Margherita.

La gnoma si voltò verso l'orizzonte e vide che il sole era quasi tramontato del tutto.“È tardi. Viola ha ragione, sarà meglio se ci sbrighiamo”

Insieme tornarono nella Sala Mensa. Margherita e Viola si congedarono dagli gnomi. Prima di partire, Pino si avvicinò a loro.

“Viola, per i servigi resi all’Albero, se vorrai, potrai tornare a farci visita. Dovrai però promettere di non rivelare a nessun altro dei tuoi simili l’esistenza del tunnel o la nostra” disse.

“Non si preoccupi, so mantenere i segreti” lo rassicurò Viola.

“Prendete queste due lanterne, si sta facendo buio” disse Tulipano a sua figlia, “E, Margherita, stai attenta”

“Lo farò” disse la gnoma.

Si avviarono verso il tunnel, lo attraversarono e si ritrovarono nuovamente nel mondo degli Umani.

“La natura di questa galleria è oscura anche a noi gnomi” sussurrò Margherita voltandosi a guardare il passaggio.

“Gnomi, tunnel magici... chissà quanti segreti esistono a questo mondo! Ma è come se le nostre esistenze convivessero a poca distanza le une dalle altre senza interferire tra loro, nascoste. Forse è un bene: non ho idea di cosa farebbe il genere umano per impadronirsene” osservò mestamente Viola. “È triste sapere che per la nostra arroganza rinunciamo a tutte queste belle cose: nessun essere si manifesterà a noi finché continueremo a distruggere questo mondo” Ripensò all'iniziale paura di Narciso nei suoi confronti e improvvisamente capì la sua reazione.

Margherita le sorrise dolcemente. “Ma tu non sei così” replicò.

“Forse no...” mormorò Viola, e insieme si allontanarono.



“Mi dispiacerà non frequentare più con te le lezioni” disse Viola durante il tragitto.

“E a me mancheranno i nostri compagni, o almeno alcuni” rispose Margherita. Quando finalmente arrivarono alla città, Viola si girò verso la gnoma.

“Ti andrebbe di dormire a casa mia?” chiese, “Domani mattina abbiamo scuola, ma possiamo svegliarci prima per passare a casa tua a prendere la tua cartella”

“Va bene” disse l’altra con un sorriso, “Mi sembrano secoli che non vengo in questa città e invece sono passati solo tre giorni. Sono capitate così tante cose…” sospirò. Quella notte dormì come un sasso tanto che non sentì la sveglia e se Viola non l’avesse chiamata non si sarebbe svegliata per molto tempo ancora. Fecero di corsa tutta la strada e riuscirono per un pelo ad arrivare al suono della campanella.



Margherita stette tra gli Umani per tre giorni. Lei e Viola non parlarono più del ritorno di Margherita all’Albero, non volevano pensarci e soprattutto non potevano farlo a scuola.

La gnoma continuava a pensare che non avrebbe più visto i compagni con cui, in quei mesi, aveva fatto amicizia e spesso si distrasse durante le lezioni. Sapeva che Sofia le sarebbe mancata moltissimo e più volte le venne la tentazione di raccontarle del suo Albero, di chi era veramente, ma non poteva: meno persone sapevano dell’esistenza degli gnomi, meglio era. E comunque il suo più grande desiderio era tornare tra i suoi simili e, anche se questo significava non rivedere più i suoi compagni, doveva andarsene.

Sofia le parlava senza sapere che presto non l'avrebbe più rivista, faceva progetti per un fine settimana nella sue casa in montagna, piccola vacanza a cui non avrebbe mai partecipato e in quei momenti Margherita doveva nascondere qualche lacrima con la classica scusa di un granello di polvere nell'occhio. Sì, decisamente Sofia le sarebbe mancata...



Poi, nel pomeriggio del terzo giorno, lei e Viola si ritrovarono come sempre dopo mangiato, ma, invece di fare i compiti, uscirono dalla città, diretti al tunnel.

Rimasero in silenzio per gran parte del tempo e quando scesero dall'autobus

“Come mai sei arrivata in ritardo?” chiese dopo qualche minuto di silenzio.

“Dovevo finire una cosa” rispose Margherita.

“Che cosa” chiese Viola incuriosita.

“Lo scoprirai un giorno di questi” disse Margherita.

In quel mentre erano arrivate a destinazione, ma prima di lasciarsi Margherita le si rivolse con gli occhi lucidi.

“Ricordati di venirmi a trovare qualche volta”

“Certo che verrò” rispose Viola, che come l'amica rischiava di lasciarsi andare alla commozione.

Si abbracciarono a lungo, ripromettendosi di non dimenticarsi mai l'una dell'altra.

“Forse ti sembrerà una domanda stupida, ma... c’è un modo di riconoscere un albero abitato da gnomi?” chiese poi Viola. Quella domanda le premeva da parecchi giorni.

“Sì, certo” rispose l’altra sorridendo, “Le lucciole”

“Lucciole?!”

“Sì, le lucciole indicano posti in cui sono presenti gli gnomi. Gnomi e lucciole sono sempre vissuti insieme. Quando vedi delle lucciole, se aguzzi ben bene lo sguardo potrai scorgere uno di noi o comunque delle tracce del suo passaggio. Non sarà facile: noi gnomi siamo bravi a nasconderci!”

Si abbracciarono di nuovo e si salutarono, dopo di che Margherita entrò nella galleria; Viola rimase a guardarla finché non fu sparita e allora le lacrime cominciarono a scorrerle a fiumi sul volto.



Il giorno dopo fu scoperta la fuga di Margherita. per quanto la polizia cercasse, nessuno riuscì a trovare né lei né qualche indizio che facesse capire che fine avesse fatto.

Gli amici di Margherita furono interrogati e fu così che viola, uscita da quella specie di interrogatorio, si trovò di fronte una donna bruna, alta. Nonostante non l'avesse mai conosciuta, capì all'istante chi era.

La donna parve accorgersi di essere osservata e prima di entrare nella stanza da cui la ragazza era uscita ricambiò il suo sguardo e le sorrise.

Viola aveva il cuore che batteva forte e decise di aspettarla fuori dall'edificio; parecchio tempo dopo, la donna non parve stupita di trovarla seduta sui gradini.

“Lei è Angela Capace, vero?” chiese subito Viola, con emozione.

La donna le rivolse un sorriso. “E tu sei Viola” intuì. Accennò al bar all'angolo. “Vieni, prendiamoci un caffé”

“Forse ci vorrebbe più una camomilla...” bofonchiò Viola quand'ebbero ordinato, poi si rivolse alla signora di fronte a lei. “Non pensavo di incontrarla”

“Sai, ero dubbiosa quando Margherita mi ha detto che ti aveva rivelato la sua vera natura” disse Angela.

“Non svelerò il segreto” la rassicurò lei.

“Oh, questo lo so... la nostra piccola amica mi ha riempito la testa con tutte le belle cose che pensa di te...”

Viola sorrise. “Come se la caverà con la polizia?” chiese.

“Oh, credo di aver appena fatto un'esibizione da oscar” replicò Angela. “Avevo pianificato tutto da mesi, da quando lei mi ha raccontato della sua situazione: speravo che potesse tornare indietro”

“Alla fine ce l'ha fatta”

“Ed è anche grazie a te... mi ha raccontato tutto lunedì”

“Io faccio il possibile per i miei amici” spiegò Viola, poi sospirò. “Penso che mi mancherà”

“Ma vi rivedrete?”

“Sì, ma non sarà così facile: dovrò sparire da casa per almeno una giornata e fare in modo che i miei non si preoccupino. Ma, come ti ho già detto, farò il possibile e l'impossibile” disse, combattiva come sempre. “Non sarà come vederci tutti i giorni, ma è meglio che mai. Mi inventerò qualcosa”

“Nel caso ti servisse una mano...” disse Angela, allusiva.

“Grazie” sussurrò Viola. “Per tutto quanto”

“Io sono in debito con loro” replicò Angela. “È il minimo...”

Continuarono a parlare per molto tempo e, mentre la donna la riportava a casa in macchina, Viola raccontò gli usi e costumi della popolazione che le aveva salvato la vita quando era bambina. Angela sorrideva e, anche se non lo disse, sembrava tentata di andare a visitare quel mondo che da piccola l'aveva appena sfiorata, cambiandone in modo indelebile la vita.



Tre giorni dopo la scomparsa di Margherita, la bidella entrò nella classe II D portando una lettera.

“Hanno trovato questa lettera. È indirizzata alla classe” spiegò alla domanda inespressa della professoressa Parvi.

“Grazie per avercela portata. Ora i ragazzi stanno facendo un saggio, ma la leggeranno appena avranno finito” disse l’insegnante.

I ragazzi erano così curiosi che finirono il saggio prima delle due ore a loro date e subito Sofia fu incaricata di leggere la lettera.

Era una lettera d’addio di Margherita e Viola capì che era per fare questo che era arrivata tardi all’appuntamento. La lettera era bellissima e tutti – persino Paolo che si dava sempre aria da duro – ne furono commossi. Sofia alla fine quasi non riusciva a leggere, perché singhiozzava. La lettera rassicurava che Margherita stava bene e che era tornata nella sua vera casa; diceva inoltre che i ragazzi le sarebbero mancati molto, che non si sarebbe mai e poi mai dimenticata di loro. Li ringraziava per averla accolta nella loro classe, ma era tempo che lei tornasse dalla propria famiglia.

Come era naturale la lettera era stata analizzata dalla polizia prima che loro potessero leggerla. I ragazzi della II D furono interrogati ancora, più volte, ma ancora nessuno capiva dove fosse finita Margherita o a cosa si riferisse la lettera.

Intanto i genitori di Viola erano tornati e furono sorpresi dal trovare una situazione del genere. Viola nemmeno a loro disse la verità: aveva promesso di non raccontare a nessuno dell’esistenza degli gnomi e quindi neanche ai genitori, anche se le dispiaceva.

Cominciò a frequentare assiduamente Sofia e i suoi amici e, dopo circa una settimana, con sua somma gioia Simone si fermò a parlare con lei dopo la scuola.

Quando il ragazzo trovò il coraggio di invitarla al cinema per quel mercoledì sera, Viola tornò a casa più felice che mai.

La sera stessa andò da Sofia a mangiare; poco lontano c’era un boschetto e Gabriele, un loro amico, fece notare a tutti gli altri che lì intorno era pieno di lucciole.

“Probabilmente ci saranno degli gnomi qui intorno” commentò a mezza voce Viola, senza pensarci.

“Come?” chiesero gli altri stupiti.

“Oh, niente!” disse lei per rimediare, “Mia nonna una volta mi ha raccontato un leggenda: secondo alcuni, dove ci sono le lucciole puoi incontrare uno gnomo”

Ma aguzzando bene la vista era quasi sicura di aver visto una piccola creatura alta non più di dieci centimetri che si arrampicava velocemente su un albero lì vicino…



Fine.









Finalmente mi sono decisa a pubblicare l'epilogo.

Mi scuso di nuovo per quanto vi ho fatto aspettare, ma in questo periodo non ce la facevo proprio. -.- Ragazzi, sono davvero fusa...

Allora? Vi è piaciuta la fine? Devo dire che sono piuttosto soddisfatta dell'ultima frase, ma il giudizio sta a voi.



Ringrazio tutti tutti tutti quelli che hanno seguito questa storia, sia che l'abbiano solo letta, che l'abbiano recensita o che l'abbiano messa tra le ricordate o seguite... che dire, son soddisfazioni!





@Emilissa15: Beh, è un piacere vedere che sono riuscita a 'traviarti'. Riuscire ad attirare qualcuno a cui non piace il genere o la tipologia di storia è comunque una bella impresa. Sono felice che tu abbia continuato. [Colgo l'occasione per ringraziarti per la recensione a Quando gli angeli sorridono: sono tematiche abbastanza forti, lo so, io piangevo mentre scrivevo...]

@Poeticdream: Ecco a te il capitolo conclusivo. che ne pensi? cmq non ti preoccupare, ho parecchie idee in testa se vuoi continuare a seguire le mie storie.

@Hope52: Sono contenta che ti sia piaciuta! Mi hai seguito fino in fondo, eh? :-P Del resto la tua è stata la primissima recensione che ho ricevuto, sai?



Allora, ragassuole, io vi saluto qui! Ma spero di ritrovarvi a commentare e segure altre mie storie. E chissà che un giorno non deciderò di fare il seguito di Esiliata? Sapete, è già da un po' che ho in mente qualche ideuzza per proseguire la storia di Viola e Margherita. Voi che ne pensate?

Alla prossima!

 

   
 
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