QUATTORDICESIMO CAPITOLO
Alle sei del mattino iniziò a
suonare una sorta di allarme, e molti quasi caddero da letto per lo
spavento.
Il rumore era acuto e penetrante.
-Ma che cazzo...-
sbottò Zane tirandosi su e tenendosi le tempie-
-Che diavolo è?!
Starà andando a fuoco qualcosa.- convenne Seto,
sempre lucido anche appena sveglio.
Kei, con la testa
sotto al cuscino, diede loro la risposta: -È la
sveglia...- bofonchiò, ancora mezzo addormentato.
-La sveglia?! Ma
sono fuori di testa!- protestò Zane sconcertato.
Anche volendo,
continuare a dormire sarebbe stato impossibile,
così Seto e Zane si alzarono. Kei invece rimase coricato, mentre quel
maledetto
suono gli faceva scoppiare la testa. Non solo per il potere che aveva
di
distruggere i timpani, ma soprattutto per ciò che evocava nella sua
mente.
Notti in cui
aveva preso sonno alle cinque e mezza, per poi
doversi trascinare giù da letto mezz'ora dopo e andare a farsi
martoriare.
Mattine d'inferno dove anche il semplice alzarsi era un'impresa, con
dei tagli
ancora aperti sulla schiena dovuti a qualche punizione di cui non si
ricordava
nemmeno il motivo...
-Ehi, meglio se
ti alzi o Crawford ti ucciderà.- sbottò Zane dando
un colpo al cuscino.
Kei trasalì,
tenendo il cuscino sulle orecchie: -Cristo, fatelo
smettere...- ringhiò.
-Non può durare
più di tanto...- intervenne Seto lanciando il suo
cuscino a Kei, che lo aggiunse al suo per ovattare di più il rumore.
Avrebbe
dovuto ringraziarlo, ma ovviamente non lo fece.
Dopo qualche
straziante minuto finalmente piombò il silenzio, e
Kei si sollevò dal letto.
-Che ore sono?-
chiese.
Seto prese il
cellulare: -Sono le sei...-
-È prestissimo.-
si lamentò Zane.
-Cosa dobbiamo
fare?- chiese Kei ancora stordito.
Kaiba prese dei
vestiti dalla valigia: -Ci iniziamo a preparare,
poi andiamo a chiedere a Crawford qual'è il programma.- stabilì,
entrando in
bagno per cambiarsi.
Kei e Zane
rimasero da soli, il primo appoggiato appena sotto la
finestra con le sbarre, l'altro seduto sul bordo del letto.
-Tu sei un
elemento strano...- ruppe il ghiaccio Zane dopo qualche
minuto, attirandosi lo sguardo incuriosito dell'altro, che però non
disse
nulla.
-Però credo di
riuscire a distinguere la tua stranezza... da
quello che sei da quando siamo arrivati qui.- era una frase contorta,
ma Kei
capì fin troppo bene cosa voleva dire.
-Mh.- rispose,
sempre molto esauriente.
-Comunque...
cerca di calmarti, ce ne stiamo per andare.-
Già. Stavano per andarsene,
avrebbe archiviato tutto e non ci avrebbe più pensato. Ma non ci
credeva
nemmeno lui. Come avrebbe fatto a dimenticarsi di Yuri? O della
questione in
sospeso con Vorkov? Aveva un presentimento terrificante, tanto che
preferì non
congetturare nulla.
Kaiba rientrò
nella stanza pochi minuti dopo, già pronto.
-Vado a cercare
Crawford.- disse, per poi uscire dalla porta che
dava sul corridoio.
Cercò di
ricordarsi dove fossero le stanze dei professori.
Incrociò più volte delle guardie, che aveva trovato da subito davvero
strane. E
oltre a questo, avevano in comune lo sguardo omicida. Per non parlare
delle
facce dei ragazzi. Alcuni emanavano cattiveria, altri sembravano anime
distrutte.
Dopo poco la zona
si fece sempre più deserta, finchè non ebbe la
fortuna di scorgere a distanza Crawford e la Kanagi che parlavano fuori
dalle
loro stanze, e li raggiunse.
-Ce ne andiamo
allora?- chiese.
-Buongiorno
Kaiba. L'autista è riuscito a contattare l'agenzia, un
paio d'ore e andremo via da qui...- annunciò lei. Si vedeva che era
stanca e
decisamente poco a suo agio. Il viaggio era partito col piede sbagliato.
-Hiwatari è in
stanza con te?- chiese invece Crawford.
-Sì. Perche?-
-Non perdetelo di
vista.-
Ovviamente fu una
raccomandazione utile come un frigorifero in
Alaska, dato che Kei ci mise ben poco a prepararsi e andarsene dalla
sua
stanza, ignorando Zane.
Doveva trovare un
modo per tirare fuori Yuri da lì. Gli sarebbe
dovuta venire un'idea tremendamente geniale, visto che paradossalmente
il posto
di Yuri, legalmente, era quello.
Non gliene venne nemmeno una,
invece. Dopo due ore il pullman era arrivato, e Kei era pallido in modo
impressionante. Boris gli si avvicinò, mentre si raccoglievano
nell'atrio
pronti a partire.
-Kei... sembri un
morto.-
-Stai zitto.-
-Va tutto bene?-
L'altro non lo
guardò nemmeno. -No.-
-Non puoi fare
niente per lui. Mettitelo in testa.-
Kei finalmente
alzò lo sguardo:
-Ah. Non mi
interessa se a te non importa niente di lui. Evita di
farmi discorsi del genere.- ringhiò.
-Piantala. Stai
dicendo stronzate. Sono solo più realista di te, a
quanto pare.-
-Lasciami in
pace.- concluse Kei rallentava il passo per
allontanarsi da Boris.
-Fai come vuoi.-
-Ci siamo tutti?-
li interruppe la Kanagi contando i suoi alunnni,
e constatando che non ne aveva ancora perso nessuno.
Vorkov si avvicinò assieme a
tre
guardie, con un sorriso più che falso.
-Grazie ancora,
signor Vorkov.- disse Mara stringendogli la mano.
-Di niente. Buona
fortuna.-
Kei ebbe un
conato, che trattenne davvero per poco. Non poteva
vederlo. Era qualcosa di patologico ed incontrollabile.
Cercò di
superarli senza farsi notare, ma lo sguardo di Vorkov si
posò inevitabilmente su di lui. Così, dopo che i due professori si
furono
allontanati verso il portone, ne aprofittò per salutarlo.
-Arrivederci,
Kei-
Lo ignorò.
Almeno, tentò di farlo. E non ebbe molto successo.
-Non so cosa
diavolo tu abbia in mente. Ma ti giuro che me la
pagherai per tutto. TUTTO.- ringhiò, voltandosi.
-Sono curioso
di sapere come farai. A me sembri, uhm... con le
spalle al muro, come minimo. Ora goditi la tua gita. Ci vedremo presto,
non
preoccuparti.-
-Cos'hai in
mente? Dimmelo! Non puoi fare nulla!-
-Credo che tu
ci possa tranquillamente arrivare da solo, Kei... ad
ogni modo non ci vorrà molto-
Il ragazzo fece
per rispondere, anzi, per urlargli contro ogni
insulto che conosceva, ma una mano sulla spalla lo bloccò, e il viso
preoccupato della Kanagi fu come un'oasi del deserto.
-Kei, manchi solo
tu. Non vorrai rimanertene qui, vero? Dai,
andiamo.-
Rimase comunque per ultimo e
non
potè fare a meno di voltarsi e gettare un ultimo sguardo all'imponente
edificio. Dietro al vetro di una finestra, che si ricordava essere
quella
dell'ufficio di Vorkov, distinse una chioma color rubino. Sapeva che lo
stava
guardando. Dopo
pochi
secondi non lo vide più, e seguì la sua classe sul pullman, senza
rivolgere la
parola a nessuno.
La prima giornata
fu costretto a stare in albergo, pallido come un
cadavere e con attacchi di nausea piuttosto sgradevoli. Boris rimase
con lui
mentre gli altri facevano colazione.
-Vorkov ha ancora
tutto questo potere su di te.- constatò,
scostandogli dei ciuffi dalla fronte
-No. È solo
febbre.-
-Mh. D'accordo,
d'accordo. Stai tranquillo, non può farti nulla.-
Kei scosse la
testa: -Farà qualcosa. Lo so.-
Boris non
rispose, mentre la porta si apriva e Kaori faceva
irruzione con la sua solita discrezione:
-Come stai?-
chiese, avvicinandosi al letto.
-Bene...- rispose
l'altro, massaggiandosi le tempie.
-Oh, sì, non male
come colore, davvero. Fa molto alba dei morti
viventi. Quindi non sei dei nostri oggi?- continuò la ragazza,
sedendosi sul
letto.
-No.-
-Peccato però.
Mosca è una bella città.-
Kei rise in modo
alquanto tetro:
-Mosca mi fa
schifo.-
-Ok, ok. Scusa se
ti ho disturbato. Divertiti con Crawford!- lo
salutò, dandogli un bacio sulla guancia e ridendo alla sua espressione
sconcertata.
-Eh? Rimane?-
-Sì. Se un alunno
sta male, deve rimanere un professore in albergo
con lui. Per questo ne servono sempre almeno due.-
Kei scosse la
testa, alzandosi in piedi: -Vengo con voi.-
Boris sghignazzò,
sadico come al solito.
-Kei, no che non
vieni. Stai male. E Mosca ti fa schifo. Senza
contare che se esci al gelo così ridotto ti dobbiamo portare
direttamente in
obitorio.- intervenne Kaori.
-Non rompete.-
-Tanto glielo
dico io che stai male e che vuoi fare l'imbecille
come al solito.- insistette la ragazza, preoccupata per Kei che
sembrava avere
tutta l'intenzione di suicidarsi.
Bussarono alla
porta, ed entrò la Kanagi:
-Kei, come stai?-
chiese gentilmente.
-Bene. Benissimo
anzi. Andiamo?-
Mara alzò un
sopracciglio: -Ehi, la mia era una domanda retorica.
Mi aspettavo un "male", o un "un po' meglio, grazie". Non
dire scemenze e mettiti a letto.-
-Non voglio
rimanere qui. Non sto così male, anzi sto davvero
bene.-
-Non provarci,
Kei. Tu rimarrai in albergo senza fare storie,
d'accordo? Non voglio morti sulla coscienza.-
Il ragazzo si
trattenne per non mandarla a quel paese, poi annuì
con poco entusiasmo.
-Ti compro un
souvenir.- disse Kaori.
-No, no, no, ho
paura dei tuoi regali.- rispose Kei pensando a una
certa papera fuxia.
La ragazza rise e
uscì, seguita dagli altri due. Boris gli gettò
un'ultima occhiata divertita per poi chiudersi la porta alle spalle.
"Perfetto..."
Si rigirò per due ore, con un
pensiero fisso di nome Vladimir Vorkov. Dopo molto tempo provava
un'inquietudine che lo attanagliava senza sosta.
E Boris non
l'aveva affatto tranquillizzato con il suo
atteggiamento così leggero. Non che si aspettasse qualcosa da lui,
certo.
Crawford passò un
paio di volte a "vedere come stava",
premettendo che non gliene fregava niente ma che purtroppo era il suo
lavoro.
Disse addirittura che se l'avesse trovato agonizzante si sarebbe fumato
una quindicina
di sigarette prima di chiamare l'ambulanza.
Per il resto, la
mattinata risultò noiosa e dolorosa. Noiosa
perché non aveva un accidenti da fare e aveva finito le sigarette.
Dolorosa
perché stava male. E il dolore era tanto fisico quanto psicologico.
Decise di
fare una delle sue solite cavolate. Si vestì e uscì fuori dall'albergo
senza
farsi notare, e senza nemmeno prendere la giacca nonostante la neve che
cadeva,
anche se piuttosto timidamente rispetto al solito. Si infradiciò lo
stesso.
Attraversò la strada e cercò un bar, a caccia di scorte, ignorando la
morte
lenta e dolorosa a cui sarebbe andato incontro una volta che Crawford
l'avesse
scoperto. Riuscì nell'impresa e pagò, per poi uscire dal negozio e
trovarsi
faccia a faccia con il suo amato professore di matematica che lo
guardava con
un misto di odio e disprezzo:
-Sei un
imbecille. Non sei stanco di darmi tutte queste
opportunità per farti espellere?-
-Avevo finito le
sigarette.- rispose candidamente Kei,
superandolo. Crawford lo afferrò per un braccio.
-Stai fermo.
Perché non fai altro che trasgredire ogni cosa? Che
problemi hai?!-
Kei dapprima non
rispose.
-Non me ne
accorgo nemmeno.-
-Molto meglio
allora.- rispose l'altro, ironico. -Che ne dici, ti
dai una calmata o ti devo prenotare un appuntamento dallo psicologo?-
Kei si liberò con
uno strattone e andò avanti, ignorandolo.
-Stai mettendo a
dura prova la mia pazienza, Hiwatari, non sto
scherzando.- sbottò Crawford seguendolo. Si accertò che tornasse in
stanza:
-Mettiti qualcosa
di asciutto se non vuoi che ti venga una
polmonite.-
-Sto bene così.-
Il professore
sospirò esasperato, chiudendo gli occhi e contando
fino a cinque. Prese un asciugamano dal comodino e glielo gettò addosso
senza
premurarsi di non centrarlo in piena faccia, cosa che accadde.
-Asciugati,
cambiati e tornatene a letto, porca puttana!-
Kei rispose con
un ringhio insofferente: -Mi lasci in pace.-
Crawford non
resse più quel comportamento da dodicenne e uscì, per
poi sbattergli la porta alle spalle, mentre minacciava di chiuderlo
dentro.
Kei fumò in
stanza nonostante il divieto, sperando di farsi
quattro risate facendo scattare il sistema antincendio. Si tolse il
maglione e
lo gettò con noncuranza sul pavimento. Stava per accendere la tv quando
un
capogiro lo colse, costringendolo ad appoggiarsi al muro.
-Merda...-
mormorò, prima di cadere a terra, privo di sensi.
Non sapeva quanto tempo fosse
rimasto lì, sul pavimento freddo. Ciò che parve riportarlo alla realtà,
dal suo
stato semicomatoso, fu la porta che si apriva e la voce seccata di
Crawford:
-Muoviti, c'è il
pranzo. O non vuoi nemmeno mang...- non terminò
la frase e lo raggiunse con pochi passi, scuotendolo subito.
-Così impari a
non darmi retta.- gli disse, vedendo che era di
nuovo cosciente, anche se debole.
-Grazie.- rispose
ironico Kei, fissando il soffitto.
-È la verità.-
Controvoglia lo
tirò su e si accertò che stesse davvero bene. Poi guardò oltre e vide. Tramite lo specchio alle
spalle di Kei, vide come era ridotto. Cicatrici, talmente tante che non
riusciva a
contarle. Si estendevano dalle spalle fino alla fine della schiena. Ne
aveva
anche due sul petto, meno estese delle altre. Era spaventoso. Kei se ne
accorse
e prese una felpa a caso, mettendosela addosso.
-Come diavolo...
te le sei fatte?- chiese, sconvolto. E non era il
tipo che rimaneva turbato facilmente.
-Ormai è passato
tempo. Non me lo ricordo nemmeno.-
Forse avrebbe dovuto
accontentarsi
di quella bugia gigantesca. Forse era meglio mantenere le distanze.
Quel
ragazzo non era altro che un teppista, un elemento negativo. Quello che
c'era
dietro non era certo affar suo.
-Sei già stato in
quel monastero.-
Non era una
domanda. Lo sapeva già, ne aveva avuto la conferma
quando quella guardia lo aveva riconosciuto.
-Lei che dice?-
Non era una
risposta.
Ma le cose erano
decisamente chiare lo stesso.
-Che posto è?-
insistette, ormai coinvolto.
-Un monastero. E
basta.-
Lo sguardo
violaceo e deciso di Kei era indicativo. Non avrebbe
detto una parola.
Crawford cambiò
espressione all'improvviso:
-C'è il pranzo.
Datti una mossa e scendi.- concluse. Uscì di
nuovo, appoggiandosi al muro per qualche secondo. Gli sembrò di aver
guardato
quel ragazzo negli occhi per la prima volta... Forse era davvero così.
Di certo
quello sguardo l'aveva turbato. Gli diceva qualcosa. Doveva solo capire
che
cosa.
Takao era preoccupato. Molto,
molto preoccupato. Aveva evitato di assillare Kei, sapeva quanto gli
dava
fastidio. Ma il penultimo giorno si decise a parlare. Non era il tipo
che
riusciva a ignorare le cose.
-Kei...-
-Eh.-
Erano appena
tornati dalla Piazza Rossa, dopo aver camminato per
tutto il giorno. Kei se ne stava in terrazza da solo, più in disparte
del
solito. Il balcone era grande, e metteva in comunicazione tre stanze:
le loro e
quella di Boris.
-Non voglio
essere invadente...- tentennò.
-Allora non
parlarmi.-
Takao ci rimase
male, ma non si arrese.
-Se sei cresciuto
in quel posto... e se non ci volevi tornare,
perché non l'hai detto?-
Era troppo
diretto, Kei l'aveva capito fin dalle prime parole che
si erano scambiati pochi mesi prima.
-Ma certo. Anzi,
lo stavo proprio per fare... piangere
disperatamente per i fantasmi del mio passato e farmi consolare dalla
Kanagi.
Come no. Ah, comunque in pullman ci avrei dormito volentieri, sia
chiaro.-
-Aspetta.
Intendo... non saresti dovuto venire alla gita, se
rivedere quel posto ti fa quest'effetto.-
-Sei tu che mi
hai quasi costretto. Tu e tuo padre. Io non ci
volevo nemmeno venire.-
Takao si morse un
labbro e ribatté: -Che ne potevo sapere io? E
anche papà.-
-Appunto,
figurati io. Ok, ho avuto sfortuna, ci siamo fermati lì
davanti, non lo potevate sapere voi, non lo potevo sapere io. Così
siamo tutti
contenti, va bene?-
Takao si sedette
accanto a lui.
-Cosa succede in
quel posto, Kei?-
-Non ti riguarda.-
-Voglio saperlo.
Voglio sapere perché stai così. Ti ho visto,
quando eravamo lì avevi paura.-
Kei alzò lo
sguardo, per una volta non aveva un'espressione
indifferente.
-No. Hai visto
male.-
-Che posto è
quello?-
-Meno sai e
meglio è, ora piantala di farmi domande e lasciami in
pace!-
L'aveva sentito
alzare la voce ben poche volte, ma era troppo
preoccupato per lasciar perdere. L'espressione di Kei di un paio di
giorni
prima, quando aveva visto il monastero, quando aveva visto quel
Vorkov... gli era
rimasta impressa.
-Sono quasi tuo
fratello. Viviamo insieme. Dovresti dirmelo.-
Kei scosse la
testa, sogghignando: -No. E se non ti sta bene me ne
posso anche andare.
Takao si alzò e rientrò in stanza, senza dire una parola.
-Tu hai
intenzione di origliare ancora per molto?- chiese Kei
guardando verso un angolo buio accanto alla porta-finestra della terza
stanza.
Boris fece un passo avanti e guardò Kei con aria eloquente.
-Povero Takao.
L'hai trattato molto male.-
-Proprio tu devi stare
zitto, che ne dici?-
-Ma io non gli
devo la vita, che ne dici?- gli fece il verso, per
poi prendere il posto di Takao e sedersi accanto a lui, sul pavimento
freddo.
Ad ogni modo
aveva ragione, e Kei non disse nulla.
-Hai delle
occhiaie molto sexy. Fai un po' paura.- gli fece notare.
-Lieto che siano
di tuo gradimento. Che vuoi, Boris?-
-Tormentarti. Mi
stai sul cazzo quando fai così.-
-Così come?-
Boris alzò un
sopracciglio: -Sembri una ragazzina violentata.-
Kei represse un forte istinto violento: -Fottiti. Levati
dalle palle.-
-No, dico
davvero. Fra poco vai in un angolino, ti tieni la testa
fra le mani e ti metti a dondolare. Basta. Mi fai venire voglia di
farti male.-
Stavolta fu Kei
ad alzarsi in piedi, imitato dall'altro che lo
ostacolò apertamente nella sua fuga verso la stanza. Gli si parò
davanti, placcandolo:
-Fattela passare.-
-Non ho niente da
farmi passare. E piantala di atteggiarti a
superiore.-
-In questo
momento lo sono. Almeno non mi vengono gli attacchi.-
frecciò, mantenendo quel ghigno sadico sulla faccia.
-Non mi vengono
attacchi. Non enfatizzare.-
-Ah no, scusa...-
si esibì in una perfetta imitazione di Kei, nel
momento in cui era rimasto praticamente paralizzato davanti a Vorkov.
Il giapponese
stavolta reagì, spingendolo verso il muro e
tirandogli un pugno dritto sullo stomaco. L'altro si accasciò in terra,
ma
ridendo.
-Così va molto
meglio.-
-Vuoi che vada
ancora meglio? Continua a parlare allora.- ringhiò
Kei, chinandosi su di lui e prendendolo per il colletto.
-Ehi, ehi, ok, ho
afferrato il concetto. L'aria di casa ti spinge
verso le vecchie abitudini?-
-Hai rotto, Huznestov. Non so
quanto ti convenga continuare a provocarmi per i tuoi motivi insensati.-
-Non sento più la
gamba.- lo informò il russo, riferendosi al
ginocchio di Kei che lo schiacciava.
Si alzò,
fulminandolo con lo sguardo:
-Sei un rompi
coglioni. Voglio tornare in Giappone, questa roba
sta diventando un trauma.-
-Resisti. Partiamo domani sera. Cambiando
discorso,
non per farmi gli affari tuoi... Kaori?-
-Kaori cosa?-
-Se non te la sei
ancora scopata credo che tu sia ufficialmente
gay.-
-Boris, se fosse
così mi sarei già scopato anche te.- rispose Kei
ironico.
-Mi lusinghi.
Allora?-
Il giapponese
alzò le spalle: -Niente.-
-O cavolo. Mi...
mi devo iniziare a spogliare?-
-Quando
crescerai? Non me la posso fare su un banco a scuola, ti
pare?-
-Volendo sì!-
-Ma non voglio.-
Boris si iniziò a
sollevare il maglione, sospirando.
-Coglione.
Piantala.-
-D'accordo, non
mi impiccio più. Fammi sapere quando ci fai un
giro, ok?-
Kei alzò un
sopracciglio e se ne tornò dentro: -Ma come diavolo
parli?-
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Questo finale ricco di
significato
è indicativo! Il mio stato mentale mi è sfuggito di mano U_U Volevo
alleggerire
poco poco la tensione, almeno nelle ultime tre righe. Scusate per
l'html che fa
schifo, ma non sono riuscita a sistemarlo meglio O.o non so che cosa
sia
successo XD
Ringrazio dal profondo del
cuore
chi mi segue. Le recensioni a cui rispondere sono davvero tante ma
voglio
ringraziarvi lo stesso una per una!
Lexy90: Ecco sì,
Yuri è un porco! Questa è la definizione giusta XD
Fortunatamente la
voglia di scrivere mi è tornata, anche se fra
poco ho l'esame ed è meglio se mi ci metto sul serio. Grazie mille, a
presto!
Takari94: Lieta che
la scena dell'armadio sia piaciuta :D la KeixHilary ci sarà, ma non
aspettatevela troppo presto! Grazie per i complimenti, un bacio.
Mizuki96: Crawford
è decisamente antipatico, sì sì. Ma un giorno lo amerete, vedrai! Un
bacione!
Avly: Ciao cara! Anche a me la
coppia VorkovxKei attira parecchio, sarà che siamo malate XD.
Ovviamente i
disastri sono appena cominciati, ho una serie di vicende in serbo che
spero
lasceranno soddisfatta la tua vena sadica!
Grazie mille,
tesoro :) sentiamoci presto! <3
Aphrodite: Hai colto
in pieno la personalità di Yuri! ç_ç grazie per le tue recensioni, ti
stimo
tantissimo e sono felice di sentire dei complimenti da te. Un bacione!
Talia90: Grazie!
Spero mi farai sapere anche riguardo questo :D baci!
Pich_91: Tesoro
mio <3
Ognuno agisce a
proprio modo. Io preferirei di gran lunga riuscire
a fare come fai tu, ma non mi riesce sempre. Sì, sono decisamente
troppo
sensibile e detesto questa cosa XD
Quanto alla
KeixHilari, cercherò di farla meno scontata possibile.
Infatti bisognerà aspettare un po'! Purtroppo la diffusione di questo
pairing è
molto relativa, perché è una coppia parecchio bimbominkizzata ç_ç
vorrei
renderle giustizia, insomma.
Grazie di tutto
tesoro, ti voglio tanto bene :)
Lirinuccia: Ciao
cara! I dibattiti con te sono sempre molto stimolanti *_*
Dunque, che le
emozioni di Kei si percepiscano è un bene, perché
se ci si aspetta che sia lui ad esternarle stiamo freschi XD
Sai che sono
proprio contenta che Kaori ti piaccia? E vale lo stesso
per Yuri, anche se è un po' diverso essendo Kaori un mio personaggio.
Scusa se ho
aggiornato un tantino più tardi delle tue aspettative
<_< ormai sto raggiungendo livelli abominevoli. Grazie mille di
tutto! Un
bacione
Lenn chan: Ehilà!
Grazie per aver commentato, un parere in più è sempre ben accetto :D
Sono felice che la fic ti
piaccia,
spero che mi farai sapere anche cosa pensi di questo capitolo. Un bacio!
Veve Blader Girl: Ciao!
Che entusiasmo! Lieta che ti piaccia :D
Sì, diventerà una
KeixHilary ma ce ne vorrà. Un bacio!
Scrlttheart: E-ehm.
Perdono! Di solito non sono molto puntuale con gli aggiornamenti, ma
stavolta
ho proprio sforato XD Grazie per aver letto e commentato! Un bacione!
BenHuznestova:
*_* Ciao
cara! Che bello, sono felice di leggere un tuo commento!
Anche a me la coppia Yuri Julia non dispiace, anche se Yuri in
realtà lo vedo bene solo con Kei. E in ruoli diversi da quelli che
avrebbe con
Julia :D.
Eheh, ammetto che Kei e Yuri in bagno nella mia mente SI SONO
saltati addosso XD Darei risvolti yaoi alla vicenda ogni cinque
secondi, ma mi
sa che farei troppo casino <_<
Chissà che qualcosa non accada! Ma non posso garantire niente
perché nemmeno io so cosa ho in testa! Alla prossima, un bacione!