Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: hunterd    17/06/2010    4 recensioni
Tutto era ammantato di bianco.
Le tribune, il campo, la copertura che portava agli spogliatoi.
La neve ricopriva ogni cosa, rendendola quasi irreale.
Nonostante il cielo grigio, tutto quel bianco faceva apparire il paesaggio quasi abbagliante.
E Dario aveva dovuto distogliere lo sguardo, fissarsi la punta dei piedi, perchè gli occhi avevano preso a lacrimare.
"Bugiardo" si era detto "Non è per questo che stai piangendo".
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Shot per il “Tricolore Challenge” indetto da Fanworld
Prompt: bianco
Genere: drammatico (argomento certamente delicato, ho solo scelto di raccontare una delle infinite possibilità che possono accadere – non vuole essere una verità assoluta)
Conteggio parole (word): 1.584

 

 

 

 

 

 
Tutto era ammantato di bianco.
Le tribune, il campo, la copertura che portava agli spogliatoi.
La neve ricopriva ogni cosa, rendendola quasi irreale.
Nonostante il cielo grigio, tutto quel bianco faceva apparire il paesaggio quasi abbagliante.
E Dario aveva dovuto distogliere lo sguardo, fissarsi la punta dei piedi, perchè gli occhi avevano preso a lacrimare.
"Bugiardo" si era detto "Non è per questo che stai piangendo".
Le lacrime avevano iniziato a scorrere più copiose. Tutte quelle lacrime che non aveva versato in questo mese, sembravano essere decise a farsi vive adesso.
Dario aveva inforcato gli occhiali scuri, perchè aveva intravisto qualcuno sopraggiungere.
Aveva calcato con maggiore forza anche il cappellino che portava. La visiera a celare ulteriormente il suo viso.
Il freddo era pungente, il fiato si condensava in candide nuvolette bianche.
Dario immaginava chi potesse essere, e aveva sperato che quella persona cambiasse idea all'ultimo momento.
Adesso proprio non se la sentiva di affrontarla.
Ma non era stato così, una figura minuta si era fermata di fianco a lui.
Sotto la pensilina della panchina, la sorella di Marco lo aveva raggiunto.
Incurante della neve alta, in cui affondavano entrambi sino quasi al ginocchio.
- Ciao Dario...
Lui aveva fatto appena un cenno col capo. Il viso rivolto dall'altra parte, teso a nascondere le lacrime.
- Quanta neve vero? Sembrava che non volesse smettere più...
Il bianco era sempre più abbagliante, nonostante gli occhiali da sole, o almeno a Dario sembrava così. Perchè i suoi occhi lacrimavano sempre più copiosamente.
- Anche se dicono che nevicherà ancora... se va avanti così, fra un pò non si circolerà più in città...
Daniela era stata la sua prima ragazza. La sorella del suo migliore amico, un classico. Lui aveva sedici anni, lei quattordici.
Marco gli aveva quasi rotto il naso, prima di dargli la sua benedizione. Era sempre stato geloso della sua sorellina, tanto che all'inizio persino lui, Dario il suo migliore amico, lo aveva giudicato non adatto.
Ma poi avevano parlato, si erano chiariti, e Marco alla fine ne era stato contento.
La storia con Daniela era durata sei mesi appena, una storia da ragazzini in fondo.
Si erano lasciati senza tante tragedie, perchè non c'era motivo di essercene. Marco gli aveva quasi rotto il naso nuovamente, però, giusto perchè voleva fargli presente che quella era la sua sorellina e se avesse sofferto, lui non avrebbe guardato in faccia nessuno.
Nemmeno Dario, il suo migliore amico.
- Marco avrebbe apprezzato.
E Dario avrebbe voluto urlarle di andarsene, di non provarci nemmeno.
- Anche il disagio che avrebbe portato...
Un fiocco di neve, perfetto nella sua imperfezione, si era andato a depositare sulla manica del suo giubbotto nero.
Bianco su nero. Un contrasto che era durato il tempo che il fiocco si sciogliesse, lasciando solo una macchia più scura.
"Niente dura per sempre".
Questa frase si era affacciata nei pensieri di Dario, infliggendogli un ulteriore sofferenza.
Gliel'aveva detta Marco solo qualche mese fa, e lui non aveva capito. Lui era andato avanti per la sua strada, a braccetto con il suo stupido orgoglio, i suoi pregiudizi.
E adesso Marco non c'era più, e sua sorella non era venuto per insultarlo, o disprezzarlo, o maledirlo.
Daniela sembrava essere lì, perché cosciente di quale fosse il suo stato d’animo.
- Ti ricordi, Dario, l’ultima volta che avete giocato qui?
I ricordi erano esplosi con la forza di una bomba, travolgendolo.

 

Dario era felice. Finalmente, dopo dieci mesi, era tornato a casa, in Italia.
Una licenza dalla missione di pace in cui era impegnato con il suo reparto.
Felice di poter essere nuovamente in famiglia, felice di poter rivedere Marco.
Da quando si era arruolato quattro anni prima, la sua vita si era trasferita in giro per il mondo, dove era richiesta la loro presenza di soldati.
L’amicizia con Marco, iniziata il loro primo giorno di scuola alle elementari, non aveva risentito di quella lontananza.
Entrambi erano rimasti un tassello fondamentale nella vita l’uno dell’ altro.
Molti, senza conoscerli, li pensavano fratelli, tanto era forte il loro legame.
Così, negli spogliatoi, in vista di quella partita che avrebbero giocato con vecchie e nuove amicizie comuni, Dario e Marco non smettevano di ridere e scherzare.
E di scambiarsi pacche affettuose, o di ingaggiare finti combattimenti corpo a corpo.
E anche sotto la doccia, dopo la partita, era stato tutto uno sfottersi per dimensioni, lunghezza, prestazioni, capacità più o meno amatorie messe in dubbio.
In pizzeria, erano stati raggiunti da mogli e ragazze dei rispettivi amici.
Ed era lì, che era successo.
Davanti alla loro grande familiarità e confidenza, Dario si era sentito chiedere dalla ragazza seduta accanto a lui, se era il nuovo compagno di Marco.
Subito non aveva capito, o meglio, era convinto che lei avesse frainteso il rapporto che c’era tra lui e il suo migliore amico.
Quando poi si era girato verso Marco, per informarlo dell’equivoco e riderne con lui, aveva incontrato lo sguardo serio del suo amico.
Velato di una verità sconvolgente, inimmaginabile, inaccettabile.
Dario si era sentito gelare il sangue nelle vene.
Si trattava di Marco, il suo migliore amico, il ragazzo di cui conosceva ogni più piccolo segreto o pensiero.
Non poteva essere. Non poteva essere. Non poteva essere.
Continuava a ripeterselo, Dario, mentre sfrecciavano nella sua mente tutte le immagini di Marco con le ragazze che aveva avuto.
Non tante quante ne aveva avute lui, ma ne aveva avute.
Poi altre immagini avevano soppiantato quelle con le ragazze: loro due, solo qualche momento fa, negli spogliatoi. La loro confidenza, i loro scherzi, il contatto fisico.
Non aveva resistito e se ne era andato.
Marco che l’aveva subito seguito, per parlare, spiegare.
Ma lui non aveva voluto sentire ragione. Lo aveva accusato di aver tradito la loro amicizia, di avergli sempre mentito, di essere diventato qualcuno che lui non conosceva più.
Qualcuno che non era di certo il suo migliore amico.

 

 

Era ripartito quattro giorni dopo senza più vedere Marco. Respingendo ogni suo tentativo di contattarlo.
Aveva cancellato sistematicamente ogni messaggio ricevuto da lui.
Troppo arrabbiato, troppo deluso, troppo ferito, troppo tradito per poter solo pensare di ascoltare cosa aveva da dirgli.
La verità era una ed una soltanto.
Marco non era il ragazzo che aveva sempre conosciuto.
Perché non aveva potuto nascondergli un segreto così grande.
E poi Marco era morto.
Mentre lui rischiava la vita tutti i giorni, durante le sue missioni, Marco combatteva un’altra guerra.
Quella contro se stesso, contro quella scoperta che aveva sconvolto anche lui.
- Ti ricordi, Dario, come era felice? Quando c’eri tu, lui aveva una forza diversa.
Le lacrime scendevano ora senza più freni, e Dario sentiva premere anche i singhiozzi.
- Te lo avrebbe detto, sarebbe stato difficile, ma lo avrebbe fatto.
Non voleva più ascoltarla, faceva troppo male.
Aveva visto morte e sofferenza quasi tutti i giorni  della sua vita da quando si era arruolato.
Ma era stato forte dei legami che aveva lasciato e che lo aiutavano ad affrontare la scelta che aveva fatto.
E adesso che quel legame con Marco non c’era più, lui stava crollando.
- Perché tu eri fondamentale per lui. Avrebbe potuto affrontare tutto, sapendo che tu c’eri e lo sostenevi.
E lui lo aveva respinto, lo aveva cancellato dalla sua vita.
Il suo silenzio, aveva ucciso Marco.
Lui, Dario, il suo migliore amico, aveva ucciso Marco.
Non lui che si era tolto la vita, ma il suo silenzio.
- Negli ultimi anni, vicino a mio fratello, ho imparato che nella vita non si può giudicare o condannare qualcuno senza averlo davvero conosciuto.
Si era avvicinata, posandogli una mano sul braccio e costringendolo a guardarla.
Anche lei aveva gli occhi lucidi, ma anche un sorriso sereno.
- E io ti conosco Dario, da sempre.
E Dario sapeva che le sue lacrime erano visibili, nonostante gli occhiali scuri.
- So che non avresti mai voluto fare del male a mio fratello. So quanto gli volevi bene, quanto contasse per te.
Il pianto oramai gli scuoteva le spalle. Quelle spalle così larghe, così cariche di fardelli da portare, ma che non erano mai stati pesanti come adesso.
- E lo sapeva anche Marco.
Aveva tirato fuori dalla tasca un foglio sgualcito per tenderglielo.
- Qui c’è tutto quello che avrebbe voluto dirti, Dario.
La neve aveva ripreso a cadere copiosa.
Ora anche il cielo appariva bianco, un bianco in cui perdersi sarebbe stato facile.
Troppo facile.
Aveva preso il foglio che Daniela gli tendeva. La mano che tremava, come non aveva mai fatto nemmeno imbracciando il suo fucile.
- Marco ti voleva bene. E ti aveva perdonato.
Gli occhi di Daniela lo stavano salutando, come avevano sempre fatto.
- L’ho fatto anch’io, Dario.
E stava per lasciarlo lì, da solo, con il ricordo di Marco sorridente e vivo.
- Adesso tocca a te. Perdonare e fare in modo che Marco non muoia un’altra volta.
Marco che aveva scritto, ciò che non gli aveva permesso di dirgli.
L’ultimo gesto di Daniela era stata una carezza lieve, con cui aveva asciugato quelle lacrime testimoni silenziose del suo dolore.
Un dolore che avrebbe portato per sempre con se.
Insieme a quella lettera, che prima o poi, avrebbe trovato il coraggio di leggere.

 

- Dario?
- Che c’è?
- Non riesco a dormire.
- E allora? Non devo dormire neanche io?
- Credo di sì. Gli amici non dovrebbero condividere tutto?
- Marco?
- Eh?
- Ma vai a cagare…
E l’eco delle loro risate, di quindicenni spensierati, si era spento solo molto tempo dopo.

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: hunterd