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Autore: _KyRa_    18/06/2010    4 recensioni
Si alzò dal divano e si avvicinò a Tom: si era reso conto di quanto tenesse a lui e non glielo avesse mai – o raramente – dimostrato a parole o gesti affettuosi, nonostante fosse piuttosto scontato.
Si abbassò verso di lui, gli prese il viso fra le mani e gli schioccò un affettuoso bacio sulla guancia morbida.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Memories

Memories



Avrebbe voluto cancellare il tempo. Avrebbe voluto rifugiarsi in semplici ricordi; viveva di quelli.

Guardava suo fratello e in quei profondi occhi nocciola rivedeva se stesso; se stesso ed un milione e più di immagini che tornavano a farsi nitide nella sua mente. Sorrideva perchè le ricordava. Sorrideva perchè lo rendevano ancora vivo. Sorrideva perchè suscitavano in lui estrema tenerezza.


Il pianto di un bimbo di circa cinque anni era tutto ciò che si poteva udire in quel giardino.

«Tom? Hey, Tom, dove sei?» chiamò la madre, intenta a cercare suo figlio, seguita dal secondo che se ne stava teneramente accollato alla sua gonna. «Eccoti qua, piccolo. Che è successo?» domandò la donna, inginocchiandosi davanti al bambino in lacrime, mentre il fratellino sbirciava da dietro la sua schiena, con un ditino in bocca.

«Mi – mi sono fatto la – la pipì addosso.» singhiozzò il piccolo, sentendo montare la vergogna dentro di sé.

«Oh, tesoro. Non preoccuparti, capita!» lo rassicurò la madre, piuttosto intenerita, prendendolo per la manina. «Come mai ti sei fatto la pipì addosso?» chiese successivamente, mente camminavano verso la porta di casa.

«Ho visto un ragno e mi sono spaventato.» balbettò il bimbo, strofinandosi un braccio sugli occhi e tirando su con il naso, mentre il fratellino lo seguiva incuriosito.


Tom aveva sempre avuto il terrore dei ragni e quello fu il primo episodio a segnalarlo. Aveva sempre provato un po' di vergogna per se stesso nel ricordarlo e spesso preferiva che nessuno lo facesse. Eppure Bill trovava tutto quanto così tenero e privo di qualsiasi motivo di vergogna.

Chiuse gli occhi, tornando a pensare al primo giorno di scuola. Era tutto così nuovo e strano per loro...


«Tom, ma cosa dici? Il risultato è due, non cinque!» un bambino moro, di circa sette anni, sbattè la manina sul quadernino dove erano riportati una serie di piccoli calcoli, troppo complicati per lui ma decisamente troppo semplici per un qualunque adulto.

Il gemellino, seduto affianco a lui e goffamente ricurvo sul suo foglio scarabocchiato, alzò il capo ricoperto di folti capelli biondicci, per specchiarsi negli occhi del moretto.

«Non è vero, Bill, ho rifatto la somma tre volte e mi viene sempre cinque!» ribattè quest'ultimo contrariato.

«Scommettiamo che ho ragione io?!» detto questo, il moretto – più comunemente chiamato Bill – prese a calcare nuovamente la sua matita contro un pezzo di carta, mordendosi la lingua in segno di concentrazione, e ripetendo quel calcolo così dubbio.

«Ecco! Ecco, hai visto?! Avevo ragione io!» esclamò nuovamente Tom, mostrando una sentita linguaccia al fratellino. Bill gonfiò le guance, divenute improvvisamente color porpora, e decise di rispondere a quella provocazione con una pacca dietro al collo di Tom. Quest'ultimo adottò un'espressione quasi scioccata e ripetè il gesto con un bel concentrato di forza in più, al che Bill si alzò dalla sedia – di qualche centimetro più alta di lui – e si voltò ad aprire il cassetto della cucina per recuperare un'enorme padella, suscitando così le risate di suo fratello.

«E' più grande di te!» rise Tom, piegandosi su se stesso, con le lacrime agli occhi, prima di ricevere una forte padellata sulla testa che lo stordì per qualche secondo.

Non ci volle molto per far sì che quella normalissima giornata di compiti e studio si trasformasse in una vera e propria rissa all'ultima padella.


Soffocò una lieve risata.

Non era l'unico episodio in cui era accaduto qualcosa di simile. Litigi così violenti ed irrazionali erano tipici di casa Kaulitz a quei tempi. Eppure non erano del tutto svaniti negli anni. Vi erano giorni in cui lui e suo fratello Tom ripetevano alcune immagini appartenenti solo al passato. Forse non subentravano padelle, ma era certo che per la cucina volassero posate di vario tipo da una parte all'altra della stanza.

Eppure si erano sempre accettati l'un l'altro. Il loro rapporto era sempre andato oltre ogni screzio, com'era giusto che fosse, ed il bene che provavano a vicenda era decisamente più forte di ogni altra cosa. Neanche una ragazza avrebbe potuto scatenare il loro la competizione.


Da minuti interminabili stavano giocando nell'enorme giardino che circondava casa loro. A soli dieci anni, scherzavano azzuffandosi a vicenda, mentre una bella bambina della loro stessa età li osservava divertita, ridendo di tanto in tanto.

Improvvisamente il moretto decise che era arrivato il momento di bere qualcosa di fresco, così, dopo aver annunciato il suo momentaneo ritiro in casa ai suoi due compagni di gioco, corse in cucina a recuperare una bottiglietta d'acqua che si portò maldestramente alla bocca. Si asciugò le poche gocce che erano scivolate lungo il suo mento e ripose la bottiglietta al suo posto. Proprio mentre usciva dalla cucina, gli venne in contro il biondino.

«Bill, l'ho baciata!» esclamò quest'ultimo entusiasta. Il moretto sgranò gli occhi e sorrise contento. Mentre il fratellino svaniva in bagno, lui uscì in giardino, dove trovò la bambina a giocherellare con una ciocca di capelli. Marciò con sicurezza verso di lei, la prese per le spalle e posò innocentemente le labbra sulle sue.


Il loro primo bacio. L'avevano dato praticamente insieme. Tutta la loro vita l'avevano trascorsa insieme. Avevano vissuto dell'altro attimo dopo attimo, senza lasciarsi sfuggire nulla. Il loro era un rapporto speciale, che andava oltre il semplice legame familiare.

Osservò meglio il ragazzo dai cornrows color pece, seduto sulla poltrona di fronte a lui, intento a seguire un programma televisivo di cui personalmente non conosceva l'esistenza. Si concentrò a studiare quel volto dai lineamenti così delicati eppure così mascolini. Il cambiamento che esso aveva apportato era notevole. Così come il look che aveva scelto di adottare, proprio come lui, a dispetto di tutti i divieti imposti dalla madre Simone.

Quanto avevano fatto penare quella povera donna...


«Che diavolo avete fatto?!» l'urlo di una bella donna, dai capelli biondi e gli occhi nocciola – proprio come quelli dei suoi figli ormai dodicenni – si levò davanti all'entrata di quella villetta di Lipsia. Davanti a sé i suoi “bambini” avevano azzardato a fare ciò che aveva sempre severamente vietato, sebbene non proprio esplicitamente.

Il suo piccolo Bill la guardava con un'espressione quasi ingenua sul volto. Il suo sopracciglio destro era trapassato da un anellino metallico; i suoi occhi erano contornati di un colore nero, molto pesante; le sue unghie dipinte dello stesso colore cupo.

Al suo fianco Tom sorrideva beffardo. Il suo labbro inferiore era contornato da due palline metalliche mentre il suo esile corpicino era coperto da vestiti di almeno tre taglie più grosse della sua.

Simone sbattè ancora qualche attimo le palpebre, pregando mentalmente perchè quell'assurdo spettacolo fosse unicamente frutto della sua immaginazione; ma con suo grande dispiacere dovette accettare il fatto che si trattasse proprio della cruda realtà.

«Ti piace?» domandò ingenuamente Bill, con un radioso sorriso stampato sul volto.

«Mi – mi piace?» ripetè la donna incredula. «Filate immediatamente in camera vostra e scordatevi di uscire per il resto della settimana!»


Alla fine era stato facile farle cambiare idea. O meglio, farla adeguare ai fatti. Col tempo aveva imparato ad apprezzarli per le loro stranezze e presto quelle “stranezze” erano diventate delle caratteristiche positive che, se non fossero state presenti, non sarebbe stata la stessa cosa.

Li aveva sempre affiancati ed incoraggiati in ogni loro decisione; persino il giorno in cui avevano deciso di creare un gruppo musicale e viaggiare per il mondo.

Sorrise.

Ne avevano passate davvero tante insieme ma avrebbero dovuto vivere ancora un sacco di meraviglie e dolori. E l'avrebbero fatto supportandosi, come sempre. Le loro anime avrebbero per sempre vissuto unite, più forti ogni giorno.

Si alzò dal divano e si avvicinò a Tom: si era reso conto di quanto tenesse a lui e non glielo avesse mai – o raramente – dimostrato a parole o gesti affettuosi, nonostante fosse piuttosto scontato.

Si abbassò verso di lui, gli prese il viso fra le mani e gli schioccò un affettuoso bacio sulla guancia morbida.

Il moro rimase esterrefatto per quel gesto così inaspettato e decisamente inusuale tra di loro. Alzò lo sguardo su di lui, osservandolo con infinita curiosità negli occhi, in cerca di qualche strana spiegazione.

«Ti voglio semplicemente bene, fratellino mio.»


  
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