Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: fri rapace    20/06/2010    13 recensioni
Albus Silente di reca a casa Lupin per offrire a Remus un posto nella sua scuola, in un modo un po' particolare...
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Remus Lupin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un albero per un bambino C’era un bambino all’angolo della strada, capì che era lui dall'espressione di attesa sul suo volto.
Silente aveva parlato con il padre del ragazzino pochi giorni prima e, malgrado fosse stato un suo allievo, aveva stentato a riconoscerlo: un giovanotto come età - non poteva avere più di trent’anni, aveva calcolato - e l’aspetto di chi aveva già vissuto molto più di quello che poteva sopportare.
Silente avrebbe voluto confessargli che sapeva bene cosa provava, il senso di colpa per aver condannato una persona cara… ma lui non parlava mai di Ariana. Era doloroso pronunciare il suo nome e forse anche il solo essere formulato mentalmente da lui era sufficiente a corrompere la limpidezza della sua povera sorella.
“Salve, signore,” lo accolse il piccolo Lupin, porgendogli giudizioso la mano. “Papà e mamma mi hanno mandato da solo.”
“Come fai a sapere chi sono?” gli chiese con un filo d’ironia, ricambiando la stretta.
“L’ho immaginato,” rispose lui, facendosi rosso per la fatica di trattenere le risate ed evitando forzatamente di sollevare lo sguardo al di sopra dei suoi occhi.
“E la tua perspicacia immagino non abbia nulla a che vedere con il mio ricercatissimo cappello a punta di peloso velluto turchese,” affermò serio, aggiustandosi il vistoso copricapo con la punta della bacchetta, gesto che avrebbe fatto inorridire il suo vecchio amico Alastor.
Remus si morse il labbro inferiore, guardando in su, verso il cielo, mentre cercava di ricomporsi. Ci teneva a dare una buona impressione, era evidente.
Studiò il viso del piccolo, l’espressione che si faceva tesa. Dalla posa del capo gli parve prepararsi a ricevere un colpo.
“Lei sa cosa sono io?” s'informò, la voce infantile stranamente roca.
Registrò il fatto che non avesse detto 'Chi sono', ma 'Cosa sono'.
“Certo, Remus, so chi sei.”
Lui mise le mani avanti, in un gesto che sembrava più un modo di proteggere il suo interlocutore che non di difesa di se stesso.
“Ma non faccio niente, davvero!”
Silente gli sorrise, mite.
“Oh, ma non è necessaria tanta modestia. Tuo padre mi ha confidato che in realtà tu di solito ne fai molte, di cose.”
“Oh,” fece lui, strusciando i piedi per terra. “Cioè intendeva quando non c’è la luna piena. Perché lui non parla mai di quando c’è la luna piena.”
Il mago ripensò all’incontro con John Lupin: l'unica cosa che aveva ammesso, riguardo i pleniluni del figlio, era stato quel:
“Per ricordarti di venire subito da me, quando tramonta la luna piena, così non ti dimentichi che poi torno sempre a essere Remus,” che il bambino ripeteva di rito alla madre dandole un bacio sulla guancia, le braccia allacciate strette dietro al suo collo.  
Silente batté le mani.
“Ma certo! Perché sprecare tempo a parlarmi di quello che fai in una notte su trenta? Che peso pensi abbiano quelle dodici ore sulle settecento di un mese intero?”
Remus abbassò appena lo sguardo, cercando di calcolare la percentuale di nascosto con le dita, mentre lui lo osservava divertito.
“La risposta è un numero molto piccolo, una cifra così trascurabile che non vale neppure la pena di stare a calcolarla. Un lasso di tempo che non pesa neppure come ricordo, tanto che tu non rammenti nulla di quello che accade.”
Il bambino annuì.
“Nessun peso.”
“Io non gliene darò mai.”
Il suo sorriso si delineò meglio, allargandosi fino a fargli spuntare due fossette sulle guance pallide.
“Non sei a disagio perché ho chiesto a mamma e papà di poterti parlare da solo?”
“No, signore.”
“Bene, perché reputo importante che tu mi aiuti a sbrigare delle incombenze che si stanno facendo urgenti. E l’inizio della primavera è il momento giusto, mi hanno informato.”
“Oh,” fece lui, che probabilmente si aspettava di discutere di un altro periodo dell’anno, quello che coincideva con l’inizio della scuola.
“Sei deluso.”
“Io… speravo avremmo parlato.”
“Nessuno ci obbliga a lavorare in silenzio,” lo rassicurò.
“Di Hogwarts?” tentò il bambino, sbirciandolo attraverso la frangia che ricadeva spettinata sulla sua fronte. Era un ragazzino sveglio.
“Può darsi…” lo tenne sulle spine, strizzandogli l’occhio.
Remus salterellò sul posto, preso dall’entusiasmo.
“Io so fare questo!” disse eccitato. Introdotto finalmente l’argomento, ora voleva convincerlo a concedergli un posto nella sua scuola, doveva fargli sapere che poteva essere ancora un mago anche se era diventato qualcosa di diverso.
Delle zolle di terra, nella striscia erbosa adattata a giardino davanti casa sua, presero a rotolare su se stesse, rincorrendosi come nuvole scure spinte da un gran vento e lo striminzito cespuglio di rose che vi era stato piantato si levò in aria, fluttuando.
“Faccio volare i fiori dalla mamma. Dice che sono un bambino gentile, io, altro che lupo!”
Silente si intenerì pensando alla madre di Remus, pronta a gioire per ogni prodezza del figlio, anche quando questi le regalava fiori devastandole il giardino, per colmare il vuoto delle lodi che non avrebbe mai ricevuto da nessun altro.
E ricordò un altro ragazzo diverso, speciale, che aveva cercato di sedurlo con i propri poteri. Con Tom le cose non erano andate bene, ma lui usava la magia per tessere malefatte con lo scopo di ferire, non con la speranza di far felice qualcuno.
“Sai farlo all’inverso?” gli chiese, riflessivo.
“Certo. Mamma dice che di solito i bambini non sanno controllare la magia come faccio io,” mormorò, quasi se ne vergognasse, convinto che il giudizio materno non fosse dei più obiettivi.
Mentre la terra tornava ad accogliere il cespuglio, Silente capì che Silvie Lupin non esagerava affatto.
“La tua mamma ha ragione. Sei un mago molto dotato, Remus,” osservò, provocando nel ragazzino un’espressione di gioia tale da fargli allargare il cuore.
Come ci si sentiva nel sapere di essere la fonte di tale felicità per un bambino?
Bene.
Male.
Perché non poteva scoprire in lui le sue doti di mago, e non pensare subito dopo che un giorno avrebbe potuto sfruttarle, vederlo già arruolato al servizio del Bene Superiore: un soldatino tanto grato a quell’uomo che era arrivato da lui con la promessa di una vita più equa, da decidere di immolarsi per la sua causa.
Una causa giusta, era vero, pensò, cercando di convincersi che il fine giustificava sempre i mezzi.
“Allora…”  domandò il bambino. “A cosa pensava, per oggi?”
Gli indicò il cespuglio di rose. “Pensavo a un po’ di giardinaggio.”

Silente aveva voluto che il bambino partecipasse al trasferimento del Platano Picchiatore nella sua nuova dimora.
“È più furioso del lupo mannaro,” sorrise Remus soddisfatto. “E anche più forte. Adesso sono tranquillo, perché sono sicuro che gli altri ragazzi, a Hogwarts, saranno al sicuro,” si interruppe, facendosi pensieroso. “Lo conoscerò mai?”
“Chi?”
“Il lupo mannaro che mi ha fatto diventare così, quello che l’ha obbligata a portare qui il Platano.”
Silente strinse le labbra.
“Solo se sarà necessario. Te lo prometto,” disse, pur sapendo che uno dei motivi per cui l’aveva scelto, era proprio per assolvere a quella necessità: Fenrir Greyback era già in attesa, aizzato contro quanti osavano ribellarsi a Voldemort e Silente si era appena procurato la sua piccola spia. Avrebbe atteso con pazienza la sua crescita per servirsene all’occorrenza.
Remus stava lasciando vagare lo sguardo oltre le fronde del suo custode vegetale, senza fissarlo su nulla in particolare, il suo bel sorriso ad arrotondargli le gote.
I bambini vittime di violenza avevano tutti lo stesso sguardo, che a volte si perdeva, facendosi assente. Alcuni trovavano la strada per tornare indietro; altri, come Ariana, no.
La via del ritorno di Remus era tracciata nel suo sorriso e Silente, nell’attesa di vederlo adulto, avrebbe operato affinché fosse sempre abbastanza forte da ritrovarla, affinché il suo sorriso non si spegnesse mai.







Prima di tutto devo ringraziare tutti quelli che hanno commentato le mie ultime one-shot, GRAZIE ^^
Mi hanno fatto notare che Silente non ne esce molto bene da questa mia ff, ho cercato solo di renderlo come è nei libri, tra l'altro a me sta pure molto simpatico, ma non per questo cerco di descriverlo come una persona perfetta, perché non lo è... e, francamente, ringrazio la Row per i suoi personaggi pieni di difetti! (io li adoro ^^)
ciao
Fri
   
 
Leggi le 13 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: fri rapace