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Autore: R e d_V a m p i r e     20/06/2010    2 recensioni
Si dice che l’Orologio del Silenzio tornerà a suonare solo quando colui che ha commesso il peccato più grave arriverà sulla terra, rompendo così il silenzio centenario in cui è stato cristallizzato.
Dovete sapere che l’Orologio ha fatto sentire la sua voce l’ultima volta il giorno in cui il cielo pianse sangue, e le fiamme dell’inferno avvolsero ogni cosa, facendo sprofondare un intera città e i suoi abitanti nelle profondità dell’Abisso.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Konoha Hearts





<< Chi… ? >>
Una risata crudele gli ferì le orecchie, e due mani spettrali, affusolate, spuntarono dal nulla, avvicinandosi pericolosamente al suo volto.
<< Sei tornato! Sei tornato… e finalmente potrò ucciderti! >>

Impietrito. Il giovane Uzumaki non riusciva a muoversi, sentiva come i muscoli del corpo irrigiditi, e malgrado il cervello gli urlasse di scappare, sentiva che provare a staccare i piedi da terra era impossibile. Che poi, terra era un termine inappropriato.
Attorno a lui c’era solo il buio, un buio soffocante, denso e freddo. Un buio che gli faceva venire i brividi, e scendere il sudore freddo lungo il viso.
Per un attimo si era persino dimenticato della… presenza –era l’unico modo in cui riusciva a chiamare ciò che gli stava davanti-
Ma bastò sentire il suo alito caldo sul viso, e la stretta soffocante di quelle gelide mani attorno al collo, per ricordarsene in un sol colpo. Sgranò gli occhi, improvvisamente senza fiato. Sentì il suo corpo cedere, e cadere disteso in quel nulla, mentre una pallida figura si delineava sopra di lui, congiungendosi alle mani fantasma che continuavano a stringere.
Chiuse gli occhi, cercando di inviare ossigeno ai polmoni, senza riuscirci. Qualcosa di umido gli sfiorò una guancia.
Una lacrima.
Riaprì gli occhi, e la vide.

Itachi non sapeva che fare. Il suo boocchan era ancora lì, immobile, seduto sulle ginocchia, il viso pallido e gli occhi sgranati. Stringeva convulsamente l’orologio che non aveva smesso per un istante di suonare.
A nulla erano serviti gli scossoni e le urla.
Sembrava impossibile risvegliarlo.
Sospirò, frustrato, le mani serrate sulle sue spalle, cercando in quegli occhi vuoti un rimedio.
Non poteva rimanere impassibile e lasciare che qualunque cosa fosse quella che stava facendo male al suo padroncino continuasse.
Era il suo dovere.

Doveva avere la sua età. O almeno così credeva. Era una figura esile, sul cui chiaro viso sottile risplendevano due immensi occhi verdi. Gli stessi che piangevano quelle lacrime di sangue che ora scivolavano sulla sua pelle. Il suo sorriso splendente era inquietante, assomigliava a una smorfia, quasi una ferita aperta sul viso di un morto, ed era accarezzato da ciuffi blu scuro dei lunghi capelli che le arrivavano ai piedi, lisci e con qualche treccina qua e la. Indossava un abito strano, che sarebbe andato di moda il secolo scorso, nero, con la gonna aperta sul davanti a mostrare le gambe chiare fasciate da bende di lino bianco. Sul petto, proprio sopra il cuore, un cerchio bianco, vuoto, faceva bella mostra di se.
Naruto si chiese perché stesse piangendo, e come mai provasse tutto quell’odio verso di lui. Non l’aveva mai vista, infondo.
Anche se…
Anche se c’era qualcosa, una sensazione vaga forse frutto della mancanza d’ossigeno al cervello, che gli e la rendeva in qualche modo famigliare. Gli occhi, forse.
Provò a muovere le labbra cianotiche, e quel che ne uscì fu solo un soffio vago.
<< Perché…? >>
La ragazza – o qualunque cosa fosse- strinse di più la presa, scossa da singhiozzi. Il ragazzo si stupì, ma poi vide che non stava piangendo.
Tutt’altro.
Il suo viso era sfigurato da una risata folle, amara, che rimbombava in quella strana dimensione.
<< Mi hai lasciato sola! Per tutto questo tempo, per tutto questo tempo… Sakura non ti perdonerà mai! >>
Ebbe solo il tempo di percepire quel nome, poi vide la smorfia dipingersi sul suo viso, e un fiore rosso sbocciare sul suo petto. Le mani lasciarono la presa, permettendogli di tornare a respirare.
Sakura lanciò un urlo acuto, da animale ferito, e i suoi bei lineamenti si distorsero in una maschera da macabra marionetta, prima di sparire in un soffio di vento, divenuta polvere.
Naruto sospirò, ricambiando lo sguardo di due occhi neri che lo fissavano preoccupati, e sorrise, prima di perdere i sensi.
<< Itachi >>

<< Naruto-kun! >>
Esclamò il giovane servitore, afferrandolo prima che cadesse riverso a terra, stringendolo fra le braccia. Sospirò, sollevato. Almeno sembrava essere tornato normale.
Diede un occhiata all’orologio sul terreno erboso. Era bastato chiuderlo perché il suo padroncino uscisse da quella sorta di trance.
La sua attenzione tornò al ragazzo che si stava riprendendo.
Naruto aprì gli occhi, confuso, passandosi una mano sul viso. Cos’era successo? Era stata una visione?
Eppure era così dannatamente reale… sembrava che stesse davvero soffocando.
<< Sakura… >>
Sussurrò, fra se e se. Itachi inarcò un sopracciglio, confuso, aiutandolo ad alzarsi.
<< ‘Sakura’? Chi è, Naruto-kun? >>
L’altro alzò il viso, guardandolo serio, come se non lo vedesse. Scosse appena il capo, muovendo qualche passo e chinandosi a riprendere l’orologio da terra, facendolo cadere in una tasca dei pantaloni.
Inspirò, voltandosi e sfoggiando uno dei suoi soliti sorrisi enormi.
<< Nessuno Itachi, nessuno. Ora… ehm… come usciamo? >>

Itachi sospirò, distrutto, fermandosi a riprendere fiato, la giacca bianca stretta fra le mani. Da quando erano usciti dal pozzo (avevano scoperto un passaggio segreto che conduceva direttamente all’interno del palazzo) Naruto aveva fatto i capricci come un marmocchio, impedendogli di adempiere al suo dovere. E in quel momento il suo dovere era vestirlo di tutto punto per la cerimonia. Peccato all’Uzumaki questo piccolo insignificante aspetto fosse del tutto incomprensibile.
Tornò a guardare il Signorino che si era messo all’impiedi sul letto, in soli pantaloni, i capelli scarmigliati e che ostentava una smorfia sul viso, chiaro segno di rifiuto.
<< Naruto-kun la cerimonia inizierà a breve >>
Provò un ennesima volta quello, con voce fioca. Non aveva la forza di fare di più. Stare dietro al padroncino era un impresa, visto che questo sembrava avere l’energia inesauribile di un ciclone.
Il giovane sbuffò, prima di lasciarsi cadere con un tonfo sul letto, dondolando le gambe.
<< Ne, Itachi, sarai tu a mettermi il mantello, vero? >>
Chiese quello con un sorriso splendente.
L’interpellato abbassò le mani che stringevano la giacca, arrossendo impercettibilmente. Ricordava la discussione con Jiraya-sama. Teoricamente a un servo non sarebbe potuto essere permesso di partecipare in quel modo alla cerimonia di avanzamento all’età adulta, ma essendo lui il miglior amico del Signorino Naruto c’era stato uno strappo alla regola.
Annuì, abbassando lo sguardo, indeciso.
<< H-hai. Però ora Signorino finisca di vestirsi, la supplico! >>
La risata del ragazzo biondo che gli strappava di mano la giacca gli fece tirare un sospiro di sollievo.

L’uomo dalla bianca capigliatura leonina sospirò, le mani nelle tasche del completo bianco, e lo sguardo rivolto fuori dalla finestra, al cielo grigio. Mosse le labbra, così che la sigaretta che vi pendeva mestamente rischiò di rovinare al suolo.
I suoi occhi scuri rivelavano la sua inquietudine. O tristezza, chi sa? Dopotutto quella giornata avrebbe dovuto essere perfetta, perché importante per il suo nipotino.
Abbassò il capo scuotendolo piano, estraendo la mancina dalla tasca e massaggiandosi con due dita le palpebre.
<< Ahhh Inoichi, Inoichi, non sai il male che stai facendo… >>
Sussurrò.
Il bussare discreto alla porta lo fece voltare e mormorare un appena udibile “Avanti”. La governante dai capelli scuri, Shizune, si chinò rispettosamente congiungendo le mani davanti al Padrone.
<< Jiraya-sama, i rappresentati degli Hyuuga sono appena arrivati >>
L’uomo sorrise, facendo un cenno alla donna, togliendo la sigaretta dalle labbra e spegnendola in un posacenere di cristallo.
Ispirò, appena, seguendola. Lo spettacolo stava per iniziare.
   
 
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