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Autore: Mokochan    21/06/2010    7 recensioni
[Questa storia partecipa alla "Love Challenge - Do you love me?" indetta da Mayumi_san su EFP Forum]
Lui scoppiò a ridere e iniziò a togliere la carta che avvolgeva il cioccolato, lanciandole occhiate di tanto in tanto: pregustava il momento in cui l’avrebbe costretta a mangiarlo.
“Apri la bocca, avanti.”
“Fottiti.”
“Certe paroline una ragazza non le dovrebbe nemmeno dire, sai?”
“Fottetevi tu, e il cioccolatino.”
Hanabi amava mandarlo a quel paese.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hanabi Hyuuga, Kiba Inuzuka | Coppie: Kiba/Hanabi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
- Questa storia fa parte della serie 'KibaHana ~ Spiral Static'
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Chocolate Love
Questa storia partecipa alla Love Challenge - Do you love me? indetta da Mayumi_san


Autrice: Mokochan
Titolo: Chocolate Love
Pairing: KibaHana  [con accenni NaruHina ù_ù]
Rating: Arancione
Genere: Romantico, Comico
Avvertimenti: One-shot, AU
Trama:  

Lui scoppiò a ridere e iniziò a togliere la carta che avvolgeva il cioccolato, lanciandole occhiate di tanto in tanto: pregustava il momento in cui l’avrebbe costretta a mangiarlo.
“Apri la bocca, avanti.”
“Fottiti.”
“Certe paroline una ragazza non le dovrebbe nemmeno dire, sai?”
“Fottetevi tu, e il cioccolatino.”
Hanabi amava mandarlo a quel paese.

Note dell’Autrice: XD Avevo scritto - in parte - questa storia per lo scorso San Valentino, ma purtroppo per me era iniziato il calo d'ispirazione (pagina bianca di word, crisi isteriche, pigrizia alla Shikamaru), di conseguenza l'avevo mollata al suo destino, ma adesso l'ho ripresa! E' ispirata - anche se credo non c'entri molto il testo... - a Take a Bow di Leona Lewis: Leggete questa storia con quella canzone in sottofondo, ve lo consiglio ardentemente! XD *__* Spero che vi piaccia! XD Buona Lettura!




Chocolate Love



Disprezzava San Valentino perché trovava fosse una festa inutile e noiosa, e poco le importava che fosse la celebrazione assoluta dell‘amore: San Valentino era orribile.
Così, il 14 Febbraio decise di rinchiudersi a chiave in camera sua per non vedere rose, cioccolatini e robe annesse alla festicciola - cose che parevano prendere possesso di tutto e spuntavano come funghi, facendole venire l'emicrania.
Sapeva che sua sorella avrebbe ricevuto la visita di Naruto Uzumaki e che questi si sarebbe presentato con ogni tipo di sdolcineria, dalle rose ai cioccolatini, e avrebbe combinato qualche casino quando, con fare assassino, il loro amato padre - se così lo si poteva definire -  lo avrebbe beccato in compagnia della figlia maggiore.
Non che le importasse qualcosa dell'idiota che stava con sua sorella, ma ci teneva a precisare quanto fosse stupido, tonto e maleducato.
Mentre tutto si svolgeva come aveva previsto - Naruto si era presentato alla porta con un mazzo gigante di rose rosse e una scatola di cioccolatini: Hiashi Hyuuga lo aveva ovviamente preso per il colletto urlandogli che non poteva frequentare la sua povera figlia -  lei si era messa davanti allo specchio per sistemarsi i capelli appena lavati, le cuffie alle orecchie e i Linkin Park a tutto volume per coprire il suono delle grida del padre.
Strofinò l'asciugamano fra i capelli, li pettinò agevolmente e li fermò sulla testa con una pinza, evitando così che le gocciolassero fastidiosamente sulle spalle nude, poi rimise tutto al suo posto con cura: sistemò le pinze, il phon e gli asciugamani nei cassetti appositi, rovistò nell'armadio accanto al letto e prese la biancheria e il pigiama; si vestì lentamente, ignorando i brividi che il venticello freddo che entrava dalla finestra le dava a contatto con la pelle bagnata, e alla fine si lasciò scivolare addosso una maglietta consunta, buttando da una parte il pigiama.
Non lo usava spesso, preferiva indossare roba più comoda per dormire.
Se suo padre avesse saputo che dormiva con la roba vecchia...
Rabbrividì e diede le spalle alla porta.
Fu proprio in quella frazione di secondo che le parve di intravedere fuori dalla finestra un paio di occhi neri.
Hanabi aprì la bocca e poi la richiuse, inarcò un sopracciglio e si alzò in piedi, estraendo da sotto il cuscino una piccola bomboletta di spray al peperoncino: teneva un oggetto del genere da quando un maniaco aveva tentato di spiarla. Da quel momento aveva deciso di non farsi cogliere alla sprovvista di nuovo - odiava con tutta se stessa i guardoni.
Una cuffia le scivolò sulla spalla, permettendole di sentire le urla sempre più alte di suo padre, che in un moto d'ira sembrava aver deciso di uccidere il fidanzato di sua sorella - e non sarebbe stato un male, in effetti.
Non riusciva a capire perché certa gente dovesse disturbarla a quell’ora della sera e soprattutto il giorno di San Valentino; insomma, lei avrebbe voluto passarlo in pace, al sicuro.
Invece si doveva preoccupare pure di un maniaco! Era davvero troppo irritante.
Hanabi attese per qualche secondo che quello sguardo nero facesse di nuovo capolino, ma non accadde nulla e alla fine si costrinse ad abbassare la mano che teneva la bomboletta e andare a chiudere la finestra - perché se non c’era nulla, almeno una precauzione in più la doveva pur prendere.
Inaspettatamente, proprio mentre si apprestava a chiudere tutto, una mano si posò sul suo polso, bloccandola, e due occhi neri - animaleschi come pochi - incrociarono i suoi, beffardi.
Hanabi sbuffò. Se un maniaco era irritante, quell’individuo lo era ancora di più.
“Inuzuka.”
Kiba ghignò. “Salve, piccoletta.”
La Hyuuga fece due passi indietro, liberandosi dalla sua presa e permettendogli quindi di entrare con un balzo nella sua stanza: in piedi, Kiba superava il metro e ottanta e questo la faceva sentire dannatamente piccola e indifesa - anche se quell’ultimo aggettivo stonava accostato a lei.
Il ragazzo si guardò attorno incuriosito, e alla fine tornò a scrutare la ragazza, che nel frattempo era rimasta ferma a fissarlo come un gatto che aspetta di saltare sulla propria preda.
“Carina la tua stanza, Hyuuga.”
“Che ci fai qui?”, tagliò corto Hanabi, portando le braccia al petto.
Lui si mise le mani nelle tasche, mostrandole uno dei suoi sorrisi selvaggi. “Prova a indovinare. Ti giuro che se riuscirai a capire il motivo ti regalerò un cioccolatino.”
Il cane fra loro due era lui, ma evidentemente Kiba pensava il contrario, costatò Hanabi, seccata.
Lo scrutò per tre secondi esatti - che si preoccupò di contare minuziosamente - e alla fine sbuffò di nuovo, posò la bomboletta sulla scrivania e andò a prendere un libro dalla borsa. Quando lo estrasse, lo mostrò all’intruso: era un volume di algebra.
“Questo è tuo, vero, Inuzuka?” commentò la corvina, nervosa.
Kiba fischiò. “Non male.”
“Adesso vattene.” disse fredda la Hyuuga, sbattendogli sul petto il libro e ignorando lo sguardo dell’Inuzuka, che s’era posato sulle sue gambe nude e, in modo particolare, sulle sue cosce.
Odiava essere osservata in quel modo da lui. Come sempre, d’altronde.
Con un movimento repentino Kiba afferrò saldamente la sua mano e lasciò cadere il volume, che si schiantò a terra con un tonfo sordo - rumore a cui lui non badò minimante, perché rivolse ad Hanabi un’occhiata da vero sbruffone e le portò davanti agli occhi un oggetto rotondo e argentato che lei non identificò subito, poi, ad un’occhiata più attenta, si rese conto che era un cioccolatino. Un dannatissimo cioccolatino, la sua ricompensa.
Hanabi rimase senza parole. “Tu-stai-scherzando”, disse infine, in tono funereo.
Le voleva dare del cioccolato il giorno di San Valentino pur sapendo che lei odiava quella festa. Lo stava facendo di proposito per farle perdere la pazienza. La stava prendendo in giro. Kiba Inuzuka era un maledetto bastardo.
“Ti avevo promesso un cioccolatino ed eccolo qua, mocciosa.”
“Non lo voglio.”
Kiba ghignò. “Sì che lo vuoi. O non ti piace il cioccolato?”
“Certo che mi piace!” ma si bloccò, conscia delle proprie parole. Mi ha fregata!
Lui scoppiò a ridere e iniziò a togliere la carta che avvolgeva il cioccolato, lanciandole occhiate di tanto in tanto: pregustava il momento in cui l’avrebbe costretta a mangiarlo.
“Apri la bocca, avanti.”
“Fottiti.”
“Certe paroline una ragazza non le dovrebbe nemmeno dire, sai?”
“Fottetevi tu, e il cioccolatino.”
Hanabi amava mandarlo a quel paese.
Alzando gli occhi al soffitto, Kiba le posò la mano capiente sulla guancia e le avvicinò alle labbra la sua ricompensa, ignorando le sue proteste.  “Non fare i capricci!”
“Sei uno stupido cane!”, la ragazza si allontanò bruscamente da lui e andò verso la porta: afferrò la maniglia, ma si ricordò solo in quel momento di aver chiuso tutto a chiave.
Si maledì e, prima di riuscire a fare alcunché, l’Inuzuka la prese per la vita, l’alzò con  tutte le forze che aveva e se la mise in spalla.  “Lasciami, guarda che urlo, cane!”
“Fai pure, tanto nessuno ti ascolterà!” affermò il ragazzo, allegro. “Tuo padre è impegnato a uccidere quel baka di Naruto”, le fece notare quando un urlo disumano arrivò fino alla loro stanza: Hiashi Hyuuga stava imprecando sonoramente perché il biondino aveva sfasciato uno dei suoi vasi antichi.
Per la prima volta da quando Hanabi lo conosceva, desiderò poterlo uccidere - lui e quell’idiota dell’Uzumaki.
Kiba la buttò malamente sul letto e le saltò sopra, bloccandola col proprio corpo, il cioccolatino in mano e l’aria di uno che si sta divertendo un mondo - ed era l'unico, ci poteva contare.
“Se mangi questo ti lascerò in pace, altrimenti ti torturerò”, l’avvertì lui, attento.
Non le piacevano le minacce. Gli lanciò un’occhiataccia delle più fredde per fargli intendere che non si piegava per una cosa del genere - mangiare del cioccolato quel giorno sarebbe stato come arrendersi al fatto che a San Valentino ci si doveva per forza divertire con qualcuno e lei non aveva alcuna intenzione di fare come gli altri.
Ok, era una cosa piuttosto stupida, ma proprio non si vedeva a dire “Ti amo” ad un ragazzo o a preparare qualcosa di dolce appositamente per farlo felice. Era una cosa totalmente fuori da ogni controllo, un’assurdità. 
Non era qualcosa che le si addiceva, tutto qui.
Kiba le mise due dita sulle labbra e le dischiuse prepotentemente, mostrandole ancora il suo sorriso da bastardo infame, poi compì un gesto inaspettato: mangiò una parte del cioccolato.
Masticò lentamente e si umettò le labbra con gusto, infine avvicinò alla bocca di Hanabi quel che ne restava: la giovane si arrese facilmente a tutto ciò, furiosa, e lasciò che il cioccolato le si sciogliesse sulla lingua, stuzzicandole i sensi.
“Visto? Non è male, mi sembra.”
“Ti odio, cane.”
Kiba infilò piano un dito fra le sue labbra; poté sentirne la punta premere lieve contro la lingua. “Lo so che mi ami, Hyuuga, e so anche che non vedi l‘ora di togliermi i vestiti che indosso per godere di me.”
Schietto e dannatamente arrogante.
Da quando conosceva Kiba Inuzuka, Hanabi aveva compreso che rispondergli a tono sarebbe stato inutile e che le faceva venire solo una grandissima emicrania - come se ne avesse avuto il bisogno, poi. Di conseguenza, si astenne dal mandarlo direttamente a quel paese, fece scivolare la mano fra i suoi capelli castani e lo baciò per tappargli la bocca, che sapeva di gemiti rochi, sesso e bollente cioccolato fondente.


Hanabi Hyuuga continuava a non amare San Valentino, questo era ovvio.
Ma se si trattava di passarlo in quel modo, allora era tutt'altro discorso e certo non avrebbe mandato via l'Inuzuka, né se lo sognava minimamente -  prima di lasciarlo uscire dal suo letto gli avrebbe fatto passare due ore di completo piacere, e si sarebbe vendicata per quel cioccolato d’amore.


Perché lei odiava il cioccolato che veniva donato a San Valentino e Kiba Inuzuka gliel’aveva fatto amare, per una volta.





***Fine***



   
 
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