Helena
era seduta sul candido divanetto della discoteca, assorta. Era sola e stava
osservando la pista da ballo.
I
suoi capelli color del miele le raggiungevano la fine della schiena e
contrastavano meravigliosamente con il suo incarnato candido. Gli occhi celesti
e l’espressione dolce e rassicurante contribuivano a rendere il suo volto a dir
poco serafico.
Il
fisico tonico ed aggraziato era fasciato da un bustino in raso bianco
impreziosito da decorazioni floreali nere e da una corta minigonna in jeans chiaro.
Indossava dei sandali argento con poco tacco.
Era
decisamente troppo bella, troppo simile ad una preda perché lui potesse
ignorarla.
Thomas,
seduto al tavolino con i suoi amici, stava osservando Helena da qualche minuto.
Era
il tipico ragazzo sicuro di sé, come si poteva intuire dall’espressione
spavalda dei suoi occhi scuri. I capelli color pece erano leggermente arruffati
ed indossava un paio di jeans delavè e una maglietta aderente nera che faceva
risaltare il suo fisico allenato e l’incarnato abbronzato.
“Hai
puntato quella?” domandò Eric, rivolto a Thomas. Quest’ultimo sorrise con fare
allusivo all’amico biondo e si alzò dal tavolo.
“Domani
mattina vi racconto tutto, ragazzi!” promise, prima di dirigersi verso Helena.
Thomas
sorrise e raggiunse il divanetto dov’era seduta Helena. La giovane bionda lo
notò e ricambiò il sorriso.
Thomas
rimase incantato dalla perfezione delle sue labbra carnose. Non sembravano
truccate eppure non era possibile che senza trucco delle labbra potessero avere
un colore così bello.
“Posso
sedermi?” domandò il giovane, indicando il posto vuoto accanto ad Helena. Lei
annuì, anche se pareva un po’ imbarazzata.
“Sei
qui da sola?” domandò Thomas, dopo essersi seduto. Si era avvicinato molto ad
Helena in modo che lei potesse udirlo nonostante l’altissimo volume della
musica. Da quella distanza avvertiva chiaramente il delicato profumo di
violetta che avvolgeva la giovane.
“No,
sono qui con una mia amica.” rispose Helena, indicando la pista.
Thomas
si voltò e notò subito la ragazza indicata da Helena: era esile, minuta e
pallidissima. I lunghi capelli corvini erano cotonati e gli occhi azzurro
elettrico erano contornati da un pesante tratto di matita nera.
Indossava
un bustino rosso fuoco con dettagli in pizzo, una minigonna in morbido tessuto
nero e degli audaci tronchetti in velluto nero con almeno dodici centimetri di
tacco. Stava ballando con un giovane alto, biondo e muscoloso che tuttavia
sembrava un po’ intimorito dall’intraprendenza della giovane, che gli era
letteralmente avvinghiata addosso.
“Wow,
che tipino!” sorrise Thomas.
“Già,
Alyssa è una forza della natura! Comunque non ci siamo ancora presentati!” fece
gentilmente notare Helena. Thomas non poté fare a meno di notare come le sue
labbra si muovessero in maniera appena percettibile nonostante il frastuono
della musica.
“Già,
che sbadato! Io sono Thomas!” si presentò, porgendo la mano alla giovane
bionda.
“Io
sono Helena, piacere!” si presentò a sua volta Helena, ricambiando la stretta.
Non
appena la canzone terminò, Alyssa e il suo accompagnatore raggiunsero Helena e
Thomas, i quali avevano iniziato a chiacchierare.
“Oh
Helena! Anche tu ti sei decisa a fare della sana conoscenza!” commentò,
raggiante Alyssa, rivolta all’amica.
Helena
si limitò ad annuire imbarazzata, abbassando lo sguardo. “Adorabile.” pensò
Thomas.
“E
tu non mi presenti il tuo nuovo amico?” domandò poi Helena.
“Paul,
molto piacere!” si presentò il ragazzo biondo, sotto lo sguardo compiaciuto di
Alyssa.
“Vi
va un drink?” propose Thomas, per spezzare un po’ il ghiaccio. In fondo gli
dispiaceva che Alyssa e Paul si fossero unito a lui ed Helena, dato che sperava
di poter restare da solo con l’attraente biondina il più presto possibile.
“Certo!”
approvò Alyssa, entusiasta.
Angel
Face. Il nome del drink ordinato da Helena s’intonava a meraviglia con la
sua persona.
Lo
stava sorseggiando piano, lanciando di tanto in tanto timide occhiate a Thomas.
Alyssa,
nel frattempo, continuava a ciarlare vivacemente, fermandosi solo per sorseggiare
il suo Sex on the Beach. Paul sembrava essersi adattato al suo carattere
travolgente anzi, ormai ne pareva totalmente ammaliato e non riusciva nemmeno a
distrarre il suo sguardo dall’estrosa moretta.
“Eli!
Ma mi stai ascoltando?!” domandò, scocciata, Alyssa.
Helena
scosse la testa. “Oh, scusa! Ero un po’ distratta!” si giustificò, timidamente,
la giovane.
Alyssa
alzò gli occhi al cielo, evidentemente divertita. “Ah! Come ti capisco! Dai,
Paul, lasciamo soli i due piccioncini!” disse poi, prendendo per mano il
giovane biondo e sparendo tra la folla che circondava il bancone.
Thomas
ne approfittò immediatamente per portare avanti il suo piano di conquista.
“Qui
la c’è troppa confusione, ti va di fare due passi fuori e chiacchierare un
po’?” propose, accostando le sue labbra all’orecchio di Helena, sempre con la
scusa della musica troppo alta. Gli parve che la giovane rabbrividisse, prima
di annuire.
Si
sedettero sul muretto che delimitava il parcheggio.
Mentre
parlavano, Thomas si stupì del suo poco spirito d’osservazione: come aveva
fatto a non notare il singolare ciondolo della collana di Helena?
Era
un cilindro semitrasparente rosso vermiglio, dalla forma allungata, chiuso alle
estremità da dei coni in oro, lo stesso materiale della sottile catenina.
Incredibile che una ragazza come Helena indossasse una collana tanto bizzarra.
Da
una delle macchine parcheggiate poco distante provenne un gemito eccitato.
Chissà quante coppiette si stavano dando alla pazza gioia, pensò Thomas. Le
invidiò profondamente.
“Thomas?”
La
melodiosa voce di Helena lo ricondusse alla realtà.
“Oh,
scusami! Dicevi?” si riscosse il giovane.
Helena
sorrise. “Niente, ti ho solo domandato se anche tu eri venuto qui in
compagnia.”
“No,
in realtà no. Ho abbandonato la mia ragazza ad un tavolino, è convinta che io
sia in bagno!” rispose, scherzosamente, Thomas. Helena ridacchiò.
Thomas
evitò di raccontare che un episodio del genere si era realmente svolto: qualche
anno prima, mentre la sua prima ed unica ragazza (che poi era diventata la sua
prima ed unica ex) era seduta al tavolo ad aspettarlo, lui si era concesso una
sveltina in automobile con una splendida rossa conosciuta in pista.
Quell’episodio,
se non altro, aveva fatto a capire a Thomas quanto fosse poco portato alla
monogamia. Aveva lasciato la sua ragazza e si era dedicato unicamente al
divertimento anche se, purtroppo, era costretto a mentire alle ragazze con cui
usciva: poche, pochissime, accettavano il fatto di essere una semplice
avventura e così doveva fingere dei sentimenti che non provava.
Il
senso di colpa, per fortuna, durava al massimo qualche giorno.
“Forse
è meglio se rientri dalla tua ragazza, non trovi?” disse Helena, facendo
l’occhiolino.
Thomas
sorrise. “Ho una proposta migliore. Che ne dici di salire nella mia macchina e
ascoltare un po’ di musica? Sicuramente è più comoda del muretto!” propose,
sperando di non essere troppo audace per la timida Helena.
La
giovane bionda parve riflettere sulla proposta. Sembrava piuttosto titubante e
Thomas temette di finire in bianco.
“Sì
dai! Comincio anche ad avere freddino!” accettò, infine, Helena. Thomas nascose
con fatica la sua soddisfazione e i due si avviarono verso l’auto del giovane.
Circa
un quarto dopo un’anonima utilitaria si allontanò dal parcheggio dalla
discoteca. Al volante c’era un bellissima giovane bionda e sul sedile del
passeggero un ragazzo dai capelli corvini, addormentato e con la testa
reclinata contro il vetro.
Helena
guidava prudentemente, senza fretta. Era diretta verso il laghetto che si
trovava appena fuori città e preferiva non attirare l’attenzione.
Il
sangue che colava dal collo di Thomas aveva già macchiato il sedile del
passeggero ed era colato fino alla leva del cambio e non sarebbe stato facile
giustificarlo in presenza di un posto di blocco.
Mentre
erano in macchina, Thomas aveva allungato le mani. Non che Helena non se
l’aspettasse, anzi, era proprio per quello che l’aveva scelto.
Ricordava
la sua mano che le accarezzava le gambe nude. “Helena, la tua pelle è gelida!”
si era meravigliato. Helena aveva sorriso.
“Tranquillo,
ho sempre la pelle molto fredda.” lo aveva tranquillizzato. “Sicura, vuoi che
accenda il riscaldamento?” aveva insistito Thomas.
Helena
aveva sorriso maliziosamente. “Non preferisci scaldarmi in un altro modo?”
aveva proposto, prima di baciarlo.
Un
bacio appassionato, senza dubbio. Anche se Thomas ancora non lo sapeva, sarebbe
stato l’ultimo.
Quando
si erano staccati, Helena aveva preso a baciare avidamente il collo di Thomas.
Il giovane aveva sospirato le parole che avevano firmato la sua condanna a
morte: “Helena, amore…”
Già,
amore. La più dolce utopia.
L’unica
utopia alla quale Helena credeva, molto tempo prima. Moltissimo tempo, forse
secoli, non lo ricordava più.
Il
sogno di vivere insieme, per sempre, “finché morte non vi separi”. Solo che
Helena era morta per davvero.
Helena
non ricordava granché di cosa significasse essere morta, dato che si era
risvegliata piuttosto presto. Come avesse fatto a diventare una vampira restava
ancora un mistero, si era semplicemente svegliata in uno spazio angusto e buio.
Non
appena era riuscita a fuggire dalla propria bara, aveva deciso di vegliare sul
sonno del suo amore: nei primi mesi non dormiva, passava la notte in lacrime,
invocando il nome di Helena.
Pian
piano aveva smesso di piangere ed Helena ne aveva gioito: vedere il suo amore
soffrire era veramente doloroso ed era felice che finalmente avesse ripreso a
vivere. Poi, però, lui aveva smesso di visitare la sua tomba e aveva preso a
frequentare un’altra giovane. L’aveva dimenticata!
Helena
realizzò finalmente cos’era la sua nuova vita: un’eterna, dolorosa, solitudine.
Non era più umana e aveva già ucciso numerose volte per potersi nutrire.
Decise
di andarsene, non prima di aver ucciso la neonata coppietta: aveva torturato
lentamente lei davanti allo sguardo terrorizzato ed impotente di lui, per poi
ucciderlo. Soddisfatta, aveva lasciato il suo natio paesello e aveva preso a
girovagare per l’Europa.
Nei
suoi vagabondaggi aveva preso ad uccidere tutti i giovani uomini che le
ricordavano, per un qualsiasi motivo, l’unico uomo che avesse mai amato: era il
suo piccolo e necessario esorcismo che le impediva di uccidere altre persone.
Con
l’avvento delle discoteche, rintracciare le sue vittime era diventato ancora
più facile. Non solo, aveva anche incontrato la sua migliore amica, nonché
unica compagna di viaggio: Alyssa, un’esaltata e ninfomane vampiretta che
vagava per l’Europa in cerca di feste per trovare esseri umani con i quali
accoppiarsi. Adorava sfinirli per poi succhiare quel tanto di sangue che le
bastava per sostentarsi fino alla settimana successiva.
Non
uccideva se non era strettamente necessario e non era per nulla vendicativa,
eppure in lei Helena aveva trovato un’autentica amica, che non giudicava il suo
modo d’agire.
Quella
parola. Amore.
Un
invito chiarissimo all’omicidio.
Helena
conficcò dolorosamente i suoi canini nel collo di Thomas. Fissò lo specchietto
centrale, che rifletteva l’espressione terrorizzata del povero giovane: una
visione paradisiaca, eccitante.
I
canini andarono più a fondo, mentre la mano curata della vampira si posò con
forza sulla bocca di Thomas, per impedirgli di chiamare aiuto.
Il
giovane tentò di ribellarsi, ma Helena sapeva di essere invincibile. Ogni tanto
fingeva di allentare la sua morsa mortale, per poi bloccare rapidamente ogni
tentativo di fuga da parte del giovane: lo trovava estremamente divertente.
In
cinque minuti era tutto finito. Helena spostò facilmente il corpo esanime di
Thomas sul sedile del passeggero e si mise alla guida, dirigendosi fuori città.
Giunta
sulla riva del laghetto, Helena parcheggiò l’auto.
Estrasse
un piccolo coltellino in argento dalla sua borsetta e tagliò la testa a Thomas,
in modo che i segni dei suoi morsi sul collo non fossero riconoscibili.
Si
tolse la collanina e svitò la parte cilindrica del ciondolo, dove raccolse
parte del sangue del giovane moro: aveva scoperto che il sangue umano mescolato
all’assenzio aveva un sapore ancor più delizioso. Si sarebbe concessa un calice
del suo cocktail preferito durante la settimana.
La
vampira mollò il freno a mano, scese dall’auto e poi la spinse: il veicolo
raggiunse le ferme acque dello specchio del laghetto e cominciò lentamente ad
affondare.
Helena
ammirò la scena in silenzio e quando il veicolo sparì tra i flutti camminò
lentamente verso il boschetto dove avrebbe atteso Alyssa.
La
sua amica le avrebbe dato della sadica, come al solito. Un sorriso apparve
sulle labbra di Helena: forse Alyssa non aveva tutti i torti, pensò sorridendo.