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Autore: R e d_V a m p i r e     23/06/2010    2 recensioni
Si dice che l’Orologio del Silenzio tornerà a suonare solo quando colui che ha commesso il peccato più grave arriverà sulla terra, rompendo così il silenzio centenario in cui è stato cristallizzato.
Dovete sapere che l’Orologio ha fatto sentire la sua voce l’ultima volta il giorno in cui il cielo pianse sangue, e le fiamme dell’inferno avvolsero ogni cosa, facendo sprofondare un intera città e i suoi abitanti nelle profondità dell’Abisso.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Konoha Hearts





Inspira. Espira. Inspira
Era facile. Sarebbe dovuto essere facile, ma quel mantra che gli martellava la testa cercando di distoglierlo da ogni altro pensiero non faceva altro che aumentare il principio di emicrania che l’aveva colto improvvisamente quando si era ritrovato davanti al portone che dava al salone gremito di gente dove si sarebbe svolta la sua cerimonia.
Malgrado ostentasse un espressione rilassata e il suo tipico sorriso sornione, dentro di se si stava combattendo un ardua battaglia per non voltarsi e darsela a gambe.
Un'altra volta.
Diede una veloce occhiata al cane da guardia a Shizune, che lo osservava austera, le braccia incrociate al petto, come un bravo soldatino pronto a scattare ad ogni movimento sospetto che le avrebbe rivelato un'altra improvvisa tentata fuga del Signorino.
Naruto ispirò, desolato, voltando il capo a destra e a sinistra, chiedendosi dove diavolo fosse finito Itachi. A quest’ora avrebbe dovuto essere lì, a rincuorarlo con la sua cruda quanto ingenua ironia. Invece di lui nemmeno l’ombra.
Valutò se azzardarsi a chiedere informazioni alla sua guardia, ma un occhiata fulminante da parte della donna bastò a farlo desistere.
Depresso, abbassò le spalle, lasciandosi cadere sul rosso divanetto appoggiato contro il muro. Sentiva di stare sudando in quell’uniforme – cosa strana, visto che erano agli inizi di marzo-
Alzò il viso al soffitto, studiando il lampadario per distrarsi.
La Cerimonia dell’Avanzamento all’Età Adulta. A quindici anni tutti gli eredi dei Nobili Casati dovevano parteciparvi. Quest’anno era toccato al giovane Uzumaki. Davanti a tutti gli esponenti della nobiltà avrebbe dovuto giurare fedeltà al suo casato, e da quel momento in poi non sarebbe stato più considerato un ragazzino ma un uomo.
E la cosa, tutto sommato, non gli dispiaceva più di tanto. Era convinto che, una volta diventato un uomo agli occhi della società, avrebbe acquistato un nuovo valore anche davanti a quelli di suo padre. Sperava che così il suo Otou-san potesse iniziare a volergli bene.
<< Signorino, è ora >>

Hinata chinò il capo di lato, il viso appoggiato su una mano, osservando silente l’uomo davanti a se che guardava assorto fuori dal finestrino. Abituata alla vista del pupazzetto sulle sue spalle non si stupì più di tanto quando questo si voltò, osservandola con i grandi occhioni color cioccolato circondato da capelli di spago rossi, muovendo il sorriso verso l’alto. Scambiò uno sguardo con questo, sentendo la sua vocetta meccanica chiedere cosa avesse la Signorina.
La giovane Hyuuga sospirò, sorridendo appena.
<< Vorrei che il tuo Padrone mi dicesse a cosa sta pensando, Rin >>
La bambolina batté le mani a piccoli scatti, voltandosi appena senza muovere le gambe e iniziando a tirare i capelli all’uomo per richiamarne l’attenzione. La ragazza voltò il capo, senza più chiedersi come facesse.
Aveva da tempo capito che chiedere qualsiasi cosa sulle stranezze dell’Hatake fosse tempo sprecato.
Il servitore del suo casato si voltò, con una piccola smorfia scocciata sotto la maschera, dando un colpetto al capo della bambolina e liberandosi dalla sua presa.
<< No no Rin, non si fa così >>
Le disse, pacato, come se stesse parlando a una figlia particolarmente capricciosa. Poi come ricordatosi della presenza della Padroncina davanti a lui sorrise, appoggiandosi allo schienale, mentre la carrozza saltava appena, prendendo un fosso.
<< Allora Hinata-san, cosa la turba? >>
L’interpellata inarcò un sopracciglio scuro, tamburellando le dita contro il vetro appannato.
<< Era la stessa cosa che volevo chiedere a te, Kakashi-kun >>
Quello annuì, stringendosi brevemente nelle spalle.
<< L’hai notati anche tu vero? Mi chiedo cosa ci facessero gli Akatsuki appostati fuori dal maniero degli Uzumaki >>
La giovane tornò a guardare fuori dal finestrino, mentre la luna nel cielo splendeva coperta a tratti da nubi passeggere.
Aveva smesso di piovere.
<< Spero solo che Naruto-kun non abbia problemi >>

Jiraya si aprì in un sorriso splendente, mentre il nipote avanzava fra i banchi di legno su cui erano seduti i principali esponenti dell’alta società, il viso alto e lo sguardo fiero, malgrado un occhio attento potesse notare l’inquietudine celata dietro questa sua fittizia sicurezza. Ignorò il chiacchiericcio che s’era sollevato dai banchi al passaggio del ragazzo, portando una mano trasversale al petto e facendo un inchino in direzione del giovane.
<< Buon quindicesimo compleanno, Naruto >>
Mormorò, mentre il ragazzo ricambiava con un sorriso stentato. L’uomo si rialzò, voltandosi a prendere fra le mani la spada argentea che riposava su un cuscino di velluto rosso, sollevandola in aria in modo che tutti potessero vederla.
Come era stato già precedentemente provato, il biondo Uzumaki si mise in ginocchio, posando una mano sul pilastro dorato che s’ergeva fino al soffitto, e in cui era incastonato l’Orologio del Silenzio.
Tutti gli Uzumaki prima di lui avevano pronunciato la promessa davanti all’Orologio, era tradizione.
Certo, a consacrarlo con la Spada della Benedizione avrebbe dovuto essere il padre, ma in mancanza di questo il suo Oji-sama era un valido sostituto.
Si chiese allora cosa fosse quella stretta che gli attanagliava il cuore, mentre sentiva senza ascoltarle davvero le parole del vecchio Uzumaki, che aveva calato la lama sulle sue spalle.
Capì che era ora del giuramento solo quando questo gli diede una lunga occhiata penetrante.
Scosse appena il capo, chiudendo gli occhi e iniziando a parlare.
<< ‘Giuro davanti a tutti voi e l’Orologio del Silenzio, di adempiere ai miei doveri, di rimanere fedele ai miei amici e di sacrificare la mia vita per loro se questo fosse neces- >>
Non finì mai di parlare. L’Orologio che era stato muto per cent’anni, ruppe il silenzio. La sala si ammutolì, rimanendo attonita ad ascoltare la voce arrochita di quel vecchio silenzioso.
Lo stesso Naruto sgranò gli occhi, ritirando la mano, alzando lo sguardo verso le lancette ferme da cui proveniva quel rumore.
Fece per dire qualcosa a Jiraya, ma quando si voltò vide piombarsi davanti tre figure incappucciate. Rimase immobile, guardando i tre in rosso che avanzavano verso di lui, nel silenzio generale.
Una di queste alzò una mano, facendo cenno agli altri due. Al comando, i due figuri si mossero veloci, apparendo ai lati dell’Uzumaki minore e afferrandolo per le braccia, sollevandolo all’impiedi.
Lo sconcerto sul viso del ragazzo era sormontato solo dall’agitazione.
Che sta…
I pensieri si cancellarono, mentre la figura più bassa sollevava il mantello, rivelando un ragazzino dai capelli neri e gli occhi vacui, il sorriso tirato e innaturale, un pugnale scintillante fra le mani.
… Itachi!
La figura si chinò sul ragazzino, accarezzandogli languidamente il volto.
<< Fa il tuo dovere… >>
Quello annuì, avvicinandosi a passi meccanici verso il proprio Padroncino. Naruto non capiva. Cosa stava succedendo? Perché Itachi era con quei tizi, e soprattutto, che significava ‘fa il tuo dovere’?!
Provò a dire qualcosa, ma un dolore lancinante all’altezza del petto gli mozzò il respiro. Sentì le gambe cedere, mentre il suo servitore ritirava il coltello, facendo cadere qualche goccia del suo stesso sangue a terra.
Quel che successe dopo fu molto confuso. Un cratere profondo si aprì lì dove le gocce di sangue avevano toccato terra, inghiottendo ogni cosa, rimanendo immobile e minaccioso, buio e apparentemente senza fondo.
La figura che aveva parlato prima batté infantilmente le mani, prima di indicarlo severamente.
<< Naruto Uzumaki il tuo verdetto è stato firmato: hai commesso una colpa troppo grave per rimanere impunito. La tua condanna è… l’Abisso >>
Naruto sentì le sue forze venire meno, a quelle parole.
L’Abisso. Solo i peggiori criminali subivano una condanna simile. Venire gettati nell’Abisso era peggio che morire: da lì non si sarebbe tornati. Una sorta di purgatorio ai confini della terra, i cui carcerieri erano mostri orribili e senza cuore.
Scosse il capo. Non capiva, non capiva, dannazione! Cosa aveva fatto di così grave per meritarsi una condanna simile?
Alzò il capo, gracchiando quella stessa domanda che rimbalzava nei suoi pensieri.
La figura si bloccò, fissandolo da sotto il cappuccio. Il sorriso che vi intravide gli fece gelare il sangue nelle vene.
<< Oh è semplice ragazzino. La tua colpa è la tua stessa esistenza >>
Detto questo fece un nuovo gesto e i due uomini che lo tenevano stretto lo strattonarono, con l’intento di gettarlo in quella voragine.
Itachi che si era ripreso dal soggiogo mentale sgranò gli occhi, facendo cadere il coltello a terra.
<< Padroncino! >>
<< Come vi permettete?! Morirete, morirete tutti! >>
La figura vicino al giovane servitore indietreggiò, come spaventata. Al centro della voragine era apparso un essere colossale avvolto dalla fiamme.
Sembrava una volpe, ma nove code fiammeggianti frustavano l’aria attorno a lei, rendendo la stessa soffocante. La cosa che stupì il giovane Uzumaki furono gli occhi della creatura.
Due occhi verdi che guardavano le tre figure incappucciate con ira e intelligenza. Era stata la Volpe Rossa a parlare.
La donna del gruppo rise, indicando l’essere, stringendo una mano in pugno.
<< E così ti sei fatta viva… Kyuubi >>
Il demone di fuoco ringhiò, gettandosi contro i tre incappucciati. Ogni cosa che toccava distruggeva, dissolvendola in polvere.
Itachi corse dal suo boocchan, sorreggendolo, troppo scioccato per chiedergli perdono o fare qualche altra cosa. L’attenzione era riservata alla battaglia che infuriava.
Nella sala non era rimasto nessuno, e pezzi di muro avevano ceduto sotto i colpi della Kyuubi, alla fine i tre si riunirono davanti alla voragine, ansimanti, mentre la Volpe tornava al centro di esso, mostrando i canini e voltandosi verso il biondo. Lo fissò a lungo, poi le code smisero di frustrare l’aria.
<< Gettatelo pure nell’Abisso. E’ lui ciò che mi manca >>
Detto questo sparì, come inghiottita dal nero.
Le tre figure risero, tornando a voltarsi verso di lui. Una delle tre, la più alta, fece per muoversi nella direzione dell’Uzumaki.
Naruto gemette, adocchiando la Spada della Benedizione ed afferrandola, gettandosi così addosso alla figura, urlando.
Itachi sgranò gli occhi, notando qualcosa sotto il cappuccio dell’uomo. Si mosse fulmineo, parandosi davanti a questo e chiudendo gli occhi.
<< Naruto-kun no! Lui è- >>
Il giovane non seppe mai chi fosse l’uomo. Non era riuscito a fermarsi, e aveva inferto un lungo taglio al petto dell’amico, che cadde di lato, apparentemente senza vita.
Naruto tremò, indietreggiando, gli occhi sbarrati.
Cosa aveva fatto? Aveva ucciso il suo migliore amico! La spada tremò convulsamente nel suo pungo, tanto che dovette lasciare la presa.
L’uomo riprese ad avanzare, prendendolo per il collo senza che questo potesse far nulla per impedirlo. Aveva ancora davanti agli occhi l’espressione di dolore di Itachi.
La donna rise, senza cuore.
<< E così ora sei anche un assassino. Non ti salverai, Naruto Uzumaki. Addio! >>
Urlò, e l’uomo lasciò la presa, mentre il ragazzo cadeva nella voragine.
L’ultima cosa che vide furono le tre figure incappucciate, e il corpo riverso a terra di Itachi.
Naruto chiuse gli occhi, smettendo di combattere quella caduta eterna. La sua pena se l’era meritata.
L’Abisso lo attendeva a braccia aperte.
   
 
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