Rivelazioni tra le piante
Due
giorni dopo le rivelazioni di Voldemort sui negozi di Hogsmeade, non erano più
accaduti fatti di alcun genere. I ragazzi non potevano parlare con la
professoressa Sprite prima della successiva lezione di Erbologia, quindi per
adesso l’unico lume di speranza di un gruppo ristretto di studenti restava il
fatto che erano giunti al 31 di ottobre, occasione di festeggiamenti clandestini
per la festa di Halloween, bandita dalla comunità magica dal nuovo regime. Ron
era riuscito a farsi inviare altri dolci per la festa, e questa volta senza
tornare in sala comune con tagli o maledizioni, mentre Hagrid aveva coltivato e
stregato delle zucche in gran segreto. Così mentre Hermione andava a lezione di
Rune Antiche, Ron si diresse alla sala comune con i pacchi nascosti dal mantello
dell’invisibilità (un paio di studenti vennero colpiti, ma diedero la colpa a
Pix), e Ginny, Neville e Luna si
occuparono di portare di nascosto le zucche nella scuola, con l’aiuto del
guardiacaccia. Quando Hermione uscì dalla lezione era quasi tutto pronto per la
serata.
“Ottimo,
abbiamo già praticamente tutto! Allora, pensavo che per i festeggiamenti di
quest’anno potremmo rimettere degli stendardi, l’anno scorso sono piaciuti!
Luna, ci pensi tu? Così io mi occupo delle zucche…”.
Naturalmente,
Luna assentì e si mise subito a lavoro. Quella sera la sala di ritrovo non era
più illuminata solo di verde, ma anche di rosso, giallo e blu, i vecchi colori
delle case di Hogwarts. Le zucche prese quello stesso giorno erano state
incantate da Hermione, e adesso illuminavano la sala fluttuando liberamente in
aria. Luna aveva dipinto degli stendardi con il vecchio simbolo di Hogwarts: il
leone, il tasso, il corvo e il serpente, tutti uniti attorno ad una H. Avevano
deciso di metterci anche Serpeverde perché a quel tempo era comunque una delle
case, non la sola.
“Quelli
sì che erano bei tempi…” la voce di Ron si fece sognante guardando quel simbolo
di speranza
“A
quei tempi ci ammazzavamo con i Serpeverde, poi li battevamo a Quidditch, e ogni fine anno rischiavamo la vita in
qualche modo… ora invece la rischiamo tutto l’anno! Ah beh, beviamoci su!” e si
diresse al banco degli alcolici per versarsi dell’idromele aromatico (evitava
quello barricato da quando era finito avvelenato a sedici anni nell’ufficio del
Professor Lumacorno). Neville invece cercò Ginny con lo sguardo, e la trovò
seduta vicino ad una finestra, in lacrime, lacrime silenziose, che cadevano
lentamente sul pavimento di parquet. Lo sguardo era rivolto al cielo oltre il
vetro, un cielo ormai troppo conosciuto e troppo disprezzato. Sopra le nuvole
che ormai da tre anni ricoprivano tutta la Gran Bretagna, si stagliava un
immenso Marchio Nero, la luce verde che non lasciava capire quando era giorno e
quando era notte, se non per il fatto che di tanto in tanto un raggio di sole
usciva furtivamente dalle nuvole dense e scure come un mare profondo. E quel
marchio, visibile solo ai maghi, era quanto di più terribile e frustrante ci
potesse essere in quel momento. Fino quando era visibile, Lord Voldemort
regnava. Neville si avvicinò così alla ragazza e tentò di rassicurarla.
“Ginny,
Harry è salvo, lo sai. Lui non si lascerà sconfiggere da quei dissennatori. La
prigione di Azkaban…” ma non trovò altre parole. La ragazza annuì in silenzio,
poi dopo qualche secondo mormorò, la voce straordinariamente limpida nonostante
le lacrime che sgorgavano dai suoi occhi: “Si, lo so… ma non posso non pensare
che lui… che… non merita tutto questo! Mi manca, mi manca tutto di lui, il suo
volto, la sua voce… il suo bacio… ricordo ancora l’ultimo, al suo compleanno…
l’ultimo bacio prima di…” ma fu troppo. Si
alzò, correndo verso il dormitorio delle ragazze, senza degnare di uno
sguardo il tavolo, dove era stata posta una foto di Harry contornata da numerose
candele accese, ad illuminare una targhetta in ottone scritta da Hermione che
riportava la seguente frase: ‘Venti anni fa un grande mago sconfisse
inspiegabilmente il signore oscuro, e tre anni fa riuscì quasi a sconfiggerlo
nuovamente. Oggi quel mago è stato arrestato per l’idiozia di un regime
dittatoriale che nessuno ha mai voluto ma che tutti devono accettare. Ma non
possono avere i nostri cuori, e finchè essi resteranno nostri, continueremo a
gridare buona fortuna a Harry Potter, il ragazzo che è sopravvissuto’.
Luna,
che per tutta la sera aveva parlato con dei compagni, Ernie Macmillan e Rolf
Scamandro, stava rileggendo nuovamente quella frase quando si accorsero che
erano quasi le tre di notte. Spensero le candele, fecero sparire le zucche e
nascosero la foto di Harry, e quando tutto tornò alla normalità i ragazzi
poterono tornare nei loro odiati letti.
La
notte passò molto velocemente. i ragazzi dormirono poco, un po’ per l’ora che
avevano fatto, un po’ per l’insonnia che ormai li affliggeva da anni, dovuta
alla preoccupazione. Fattostà che la mattina dopo, quando arrivarono alle serre
di erbologia, si sentivano leggermente stanchi. La Professoressa Sprite li
salutò come al solito sorridendo per cercare di rincuorarli, anche se spesso ad
aver bisogno di un sorriso era proprio lei. Era una situazione imbarazzante
alcune volte, ma ormai gli studenti non ci facevano più molto caso. Così la
lezione passò normalmente, e Neville riuscì per primo a far crescere la sua
pianta di Tranello del Diavolo, dimostrando in una scuola votata ormai alla
magia oscura, come era diventata Hogwarts, la sua spiccata attitudine all’Erbologia.
Ma a fine lezione la Professoressa Sprite trattenne Ron, Hermione, Ginny,
Neville e Luna con la scusa di farsi aiutare per mettere a posto i vasi.
“Non
potevo parlare con quei deficienti in classe… stupidi mangiamorte! Un altro anno
così e giuro che mi faccio ammazzare io!” esclamò, con rabbia
crescente.
“Comunque vi ho trattenuti qui perché so
che voi volete far tornare Harry tra noi, e forse io so qualcosa che vi potrebbe
aiutare…” disse. Hermione prese un attimo la parola.
“Il
professor Vitius ci ha detto di parlare con lei proprio di questo” bisbigliò, e
la professoressa annuì. I ragazzi erano tutti orecchie.
“Allora,
sappiamo tutti che al terzo anno della vera Hogwarts voi avevate i l permesso di
accedere al villaggio di Hogsmeade come gita scolastica, giusto? Bene,
quest’anno ci sarà un piccolo cambiamento… non verrete portati ad Hogsmeade ma
ad Azkaban. In gita ovviamente, e vi consiglio caldamente di non comportarvi
male in questi giorni per non allungare il periodo di gita a tutta la vita. Però
ora viene la parte brutta… A quanto pare, Voldemort vuole rendersi ancora più
potente agli occhi degli studenti, e vuole commettere un omicidio in pubblico
proprio quel giorno, e il soggetto che ha deciso di uccidere è… Harry Potter”.
Per
qualche secondo i ragazzi non ebbero reazioni, poi la paura e il dolore
cominciarono a crescere, misti a puro panico e rabbia. Hermione fu la prima a ritrovare
la voce.
“Si
sa quando ci sarà questa gita?” chiese, con la voce tremante. La Professoressa
Sprite scosse la testa.
“No,
ma appena lo verremo a sapere noi professori, troverò senz’altro il modo di
comunicarvelo… Ora andate, se vi fate trovare fuori dalle aule a quest’ora
potrebbero cruciarvi di nuovo…” e fece cenno ai ragazzi di allontanarsi. Quando
uscirono dalle serre erano sconvolti.
“Non
avrei mai creduto che potesse succedere… non ora almeno…” mormorò Hermione.
Luna
era meno pessimista. “Abbiamo ancora dei giorni, possiamo sempre inventarci
qualcosa, un piano… Dobbiamo soltanto capire come potremmo tirar fuori Harry
dalla prigione…” mormorò. “Facile! - commentò Ron, sarcastico - Basterà bussare
e ordinare un Harry Potter con patatine per favore! Purtroppo non è così
facile.”
Ma
Neville era della stessa idea di Luna. “Non è facile, ma neanche impossibile.
Invece di fare commenti sarcastici, pensiamoci un po’ su. Abbiamo fatto di
peggio in passato, abbiamo spodestato la Umbridge, siamo entrati nell’ufficio
misteri, e voi, che avete salvato la scuola per sei anni di seguito, vi siete
infiltrati al Ministero, avete rubato alla Gringott… possiamo riuscire anche in
questo, tutti insieme!” e si avviarono tutti e cinque verso l’aula di Pozioni,
mentre tra le piante della serra un fruscio lasciava presagire che qualcosa
sarebbe accaduto troppo presto.
Note
dell’Autore: Nuovamente, mi ritrovo a ringraziare di
cuore tutti coloro che stanno seguendo la mia storia con tanta pazienza, dato
che per un periodo sono stato impossibilitato a postare. In questa nota vorrei
anche rispondere a qualche quesito che potreste esservi poste: la scuola di
Hogwarts, che non è più la Hogwarts di un tempo, prevede sette anni di scuola.
Per ora l’anno più avanzato è il terzo, dato che Harry è stato catturato tre
anni prima e Voldemort ha ripreso la scuola e il mondo magico in
quell’occasione, però agli studenti viene dato un programma completo di quello
che impareranno per tutti i sette
anni di studio. In verità volevo scrivere questo nella storia, ma ormai siamo
già al terzo capitolo e non ho mai trovato occasione di scriverlo, e se ve lo
avessi detto più avanti sarebbe potuto essere troppo tardi. Poi vorrei fare un
ringraziamento speciale alla mia gemellina Dark Lady, senza la quale questa
storia non avrebbe mai visto la luce. Bè, per adesso basta, ci vediamo al
prossimo capitolo!
Relly