Le sfumature color arancio vanno ad accarezzare i prati, i quali sono lievemente scossi dal vento, così da creare come delle piccole onde erbose. Alzo lo sguardo verso l’orizzonte, ed inspiro a fondo.

Ad ogni tramonto mi si propone lo spettacolo di una campagna come cullata dalla notte imminente. E’ una visione così malinconica, a tratti poetica. Una visione di cui mai mi stancherò.

Accarezzo quei fili d’erba, non osando strapparne nemmeno uno. Tutti assieme paiono comporre una sublime armonia, e usurpare solo uno di essi potrebbe infrangerla.

Ancora una volta i miei occhi vanno a posarsi verso la linea dell’orizzonte, la quale ormai perde poco a poco la sfumatura dell’arancio, cedendo il posto alle tinte scure della sera.

E tu, dove sei?

 

Da una mese a questa parte, ogni singola sera mi sembra di rivivere il medesimo momento. Un déjà vu che non riesco a fermare.

E giunge alle mie orecchie lo scalpore dei zoccoli sulla terra. Il suono di una cavalcata frenetica.

Eccoti.

La tua cavalcata carica di dolore.

Si erge la tua figura, i capelli dorati infrangersi nella luminosa linea dell’orizzonte. La testa china e la giacca rossa della divisa poggiata sulle tue piccole spalle.

Dalle tue labbra fuori esce solo quel suono di comando rivolto al tuo bianco destriero. Lo istighi a correre sempre più forte, a non fermarsi.

Ma prima o poi dovrai fermarti, Oscar.

 

La tua corsa senza freni attraversa in un attimo i verdi prati, ed oltrepassa con noncuranza la mia figura. Ancora una volta.

Abbasso lo sguardo, ed un lieve sorriso amaro si disegna sulle mie labbra.

La mia figura sempre li ad attenderti nel medesimo posto, da un mese. Da una vita. L’hai oltrepassata, ancora.

Lentamente volto gli occhi verso il suono degli zoccoli ormai alle mie spalle, e vedo che non accenni a smettere di correre.

Senza meta, dove vuoi andare Oscar?

Forse a trovare un po’ di pace.

Rido. Di un riso falso e straziante.

Ovunque i tuoi occhi color cielo andranno a posarsi, non troverai pace.

Ovunque andrai, non troverai l’amore di Fersen.

Né la gelosia, mista a lacrime amare, ti abbandonerà.

Oh, Oscar. Eppure sei così saggia. Ma è l’orgoglio che ti dice di non fermarti.

Di non mostrarti debole.

 

Io non sono orgoglioso quanto te, ma ti comprendo.

Credimi, oh Oscar. Credimi.

Se fermassi la tua cavalcata, per un istante, potrei almeno parlarti.

Riuscire a farti sorridere di nuovo.

Ma tu non vuoi sentire, ora. Le lacrime hanno offuscato anche il tuo ascolto.

 

Mi butto sul morbido prato, mentre la mia mano accarezza ancora quei fili lievemente scossi dal vento.

Ti aspetto, come tutte le sere.

A breve tornerai, mi verrai vicino senza neanche guardarmi, ed io capirò.

Salirò sul tuo cavallo e ritorneremo a casa. Appoggerai stancamente la testa sulla mia schiena, mentre io guido il destriero.

Stanca di quella corsa che non concede pace, sarò io il tuo silenzioso appiglio sul quale aggrapparsi.

Come tutte le sere.

Sorrido, perché mi concedi di essere almeno questo.

 

Oh Oscar, Fersen non merita tutto questo.

Le tue lacrime, no.

Non sono nessuno per poter sancire ciò, ma permettimi di dire che lui non sa chi sei davvero.

Che donna si cela dietro quello sguardo costantemente deciso e la divisa.

Certo, oh sì, ti rispetta e ti ammira. “Il suo più grande amico” ti definisce.

Oh, lo prenderei a pugni!

 

Hai ballato con lui.

Ti ha stretta fra le sue braccia, ha sfiorato la tua pelle diafana.

Solo un pazzo non crollerebbe ansimante d’amore dinanzi a tutto ciò, solo un pazzo.

O forse il pazzo sono io, Oscar.

Che non riesce a staccarsi da te, non riesce a staccarsi dalla continua sofferenza che mi dai.

Sei un veleno, Oscar. Ed una volta che il veleno è entrato in circolo non lo si può fermare.

Ma per quanto mi distruggi, mi ridai vita. Oh, Oscar.

 

Un debole suono di zoccoli cattura la mia attenzione.

Sei qui.

I boccoli arruffati ti coprono il viso, ma gli occhi arrossati sono fin troppo evidenti.

La testa ancora china, come una guerriera sconfitta.

Tremi lievemente.

Velocemente mi sfilo la giacca e la poso sopra le tua spalle, come se già la divisa non bastasse.

“Ha rinfrescato, effettivamente” ti sussurro.

Sorridi debolmente, ed io con te.

In realtà, non vi è la benché minima ombra di freddo. E lo sappiamo entrambi.

“Torniamo a casa”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

Salve a tutti!

Questo è il primo capitolo di un’ idea che mi sta frullando per la testa da un paio di giorni.

Inspirata dalla canzone dei Killers “Mr. Brightside”, mi è venuta l’idea di creare una fan fiction di tre capitoli, dove i primi due sono incentrati su come la gelosia/sofferenza/pensieri vengono vissuti da personaggi differenti.

Il terzo capitolo, vi anticipo, sarà un capitolo conclusivo che chiuderà questa mini-raccolta.

Il primo capitolo che avete appena letto, è dal punto di vista del nostro amato Andrè. Spero di poter postare a breve il secondo :)

So che su “Lady Oscar” sono state scritte innumerevoli fan fiction, quindi spero di non essere caduta nel banale. Ma essendo un anime che ho sempre adorato ci tenevo a dare un mio “contributo” ^^

 

Intanto mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate di questo primo capitolo e di questa mia idea un po’ particolare.

Fatemi sapere, grazie mille :) Inoltre mi scuso se vi è un cambio di stile di scrittura nella parte "Da un mese ecc...", ma momentaneamente non riesco a correggerlo, dannato HTML >__<