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Autore: Ale Kanou    11/09/2005    4 recensioni
“Da cosa sei scappata?” le chiese lui. Sanae per un attimo non rispose poi, guardando diritto davanti a sé aggiunse a bassa voce “Dai fantasmi del passato…”
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 22: Rivederti


Tutti i giocatori delle varie rappresentative erano riuniti nella sala riunioni dell’albergo per la conferenza stampa che era stata indetta per quel pomeriggio.

Genzo in piedi vicino alla porta d’ingresso, osservava Schneider parlare con il loro allenatore Baumann; evidentemente anche lui non aveva chiuso occhio quella notte: aveva il viso tiratissimo mentre rispondeva a monosillabi e arrivando all’albergo quella mattina, non gli aveva rivolto parola.

Dopo aver fatto un cenno del capo rivolto verso di lui, lo vide allontanarsi dal Mister, il quale con aria evidentemente preoccupata, gli si avvicinò chiedendogli “Wakabayashi, hai forse sentito Nakazawa? La conferenza stampa sta per cominciare…”

Scrollando le spalle e senza proferire parola, il portiere lasciò l’uomo per dirigersi verso la sala conferenze: evidentemente neanche Karl era riuscito a mettersi in contatto con l’amica.

Era preoccupato; dal giorno prima non aveva sue notizie; l’aveva chiamata più volte e quella mattina prima di venire lì era anche passato da casa sua, senza però trovarla.

L’arrivo del Presidente Seeler dell’Amburgo sancì l’inizio della conferenza.

Genzo sedette accanto al suo capitano che in quel momento stava giocherellando nervosamente con gli occhiali da sole.

I calciatori del Barcellona raccolti intorno al loro allenatore, erano seduti sulle poltrone in seconda fila, dietro alla squadra tedesca e a quella francese.

Genzo non poté non notare Tsubasa che, in silenzio, non stava prestando la minima attenzione ai discorsi dei suoi compagni, limitandosi a guardare fisso davanti a sé con uno sguardo imperscrutabile.

In quel momento la formazione olandese stava rispondendo alle domande dei numerosi giornalisti presenti in sala; subito dopo sarebbe stata la squadra francese a salire sul palco, seguita dagli spagnoli e infine dai padroni di casa.

Dopo circa venti minuti, Kanou e compagni abbandonarono i microfoni; il Presidente Seeler seduto accanto a Baumann, invitò i giocatori francesi a raggiungere il palco insieme agli interpreti.

Genzo vide l’espressione del suo allenatore cambiare rapidamente; per tutto il tempo era rimasto seduto continuando a controllare l’orologio e guardando nervoso l’ingresso della sala.

Improvvisamente, mentre i giocatori del Paris Saint Germain si accomodavano al tavolo, lo vide sorridere leggermente e, girandosi nella direzione in cui lui stava guardando in quel momento, la vide entrare dalla porta principale.



Sanae con un groppo in gola e un macigno sullo stomaco varcò l’ingresso della sala conferenze e guardando diritto davanti a sé, si incamminò verso i gradini del palco.

Quella mattina si era svegliata presto e per molto era rimasta seduta sul letto a fissare il telefono che aveva squillato in continuazione, senza però mai rispondere. Quella notte aveva dormito poco e male e un forte cerchio alla testa la accompagnava ormai da ore.

Alzandosi si era diretta in bagno e guardandosi allo specchio, non aveva potuto fare a meno di notare il terribile aspetto che aveva il suo volto.

Come poteva presentarsi in quello stato all’incontro con la federazione tedesca…o meglio…come poteva trovare il coraggio di presentarsi?

Aveva trascorso tutta la notte rimuginando sul modo migliore per togliersi da quella situazione: il Vicepresidente e il Mister della squadra tedesca, tramite Karl, l’avevano contattata tre giorni prima per chiederle di sostituire all’ultimo minuto uno degli interpreti ingaggiati per le amichevoli di quella settimana. Avevano avuto il suo nominativo dall’Università e lei all’inizio era stata ben felice di accettare.

Ma adesso le cose erano completamente cambiate.

Alla fine però, raccogliendo tutte le sue forze, aveva deciso di andare comunque all’appuntamento: doveva farlo…non solo per l’impegno preso con la società, ma anche e soprattutto per sé stessa. Non poteva pensare di nascondersi in eterno…non dopo quello che aveva affrontato nella sua vita.

E così si era avviata verso lo Sheraton Hotel, come da accordi con il Signor Baumann.

Entrando nella sala conferenze però, sentì tutta la sua determinazione svanire in un istante: le gambe le tremavano e il cuore era in pieno tumulto. Ingoiando e inspirando profondamente cominciò a camminare e tenendo lo sguardo diritto davanti a sé, passò davanti alle file di poltrone sulle quali erano seduti giocatori e giornalisti.

Genzo la fissò sfilare velocemente davanti a loro, impeccabile nel suo tailleur gonna nero e camicia bianca.

Ad un tratto anche Karl la vide avvicinarsi e per un attimo sentì un’immensa gioia riempirgli il cuore: l’aveva cercata disperatamente il giorno precedente, rimanendo inutilmente per ore fuori dal suo appartamento in attesa che rientrasse; e poi tornato a casa, aveva passato tutta la notte a torturarsi sul motivo della sua sparizione, non riuscendo a chiudere occhio.

I due giocatori dell’Amburgo non furono però gli unici a notare l’arrivo di Sanae.

Tsubasa con la testa appoggiata al pugno della sua mano, stava distrattamente guardando i giocatori francesi sul palco, quando con la coda dell’occhio vide una figura femminile passare davanti alla prima fila di poltrone.

Fu il suo cuore a riconoscerla all’istante, ancor prima dei suoi occhi, e per un attimo lo sentì fermarsi nel petto.



Sanae si sedette al centro del tavolo tra il signor Baumann e il capitano Le Blanche e come un automa cominciò a tradurre al campione francese e ai suoi compagni le domande poste dalla platea.

Rimase per tutto il tempo con lo sguardo fisso sul tavolo davanti a sé, limitandosi ad alzare gli occhi solo per pochi secondi in direzione degli interlocutori presenti in sala.

Sentiva il desiderio disperato di scendere da lì e fuggire…fuggire il più lontano possibile.

Non li vedeva direttamente, ma sentiva su di sé gli sguardi delle persone presenti in sala e di due giocatori in particolar modo.

Genzo rimase ad osservare Sanae che, apparentemente a suo agio, traduceva domande e risposte in inglese, tedesco e francese: poteva immaginare il vero stato d’animo dell’amica che però ancora una volta, contro tutte le sue aspettative, era riuscita a stupirlo, presentandosi alla conferenza.

Si girò a guardare prima il suo capitano e poi Ozora, rendendosi conto con preoccupazione che entrambi non stavano ascoltando una sola parola dell’intervista.

I due giocatori per tutto il tempo avevano tenuto gli occhi fissi sulla ragazza orientale seduta al tavolo e, cosa che incupì ancor più il portiere, il loro sguardo era identico e valeva più di mille parole.

Dopo aver risposto all’ultima domanda, anche i francesi abbandonarono il palco, cedendo il posto ai giocatori del Barcellona.

Sanae, sentendo nominare la squadra spagnola, rimase incollata alla sedia per qualche secondo. Con uno sforzo sovrumano si alzò pronta a catapultarsi giù dal palco, ma venne trattenuta dal Mister tedesco che la invitò a fermarsi anche per quell’intervista.

Ripiombando disperata sulla sedia, rimase con il cuore in gola finché tutti i giocatori si sistemarono. Non osò neanche voltarsi verso la persona che si era seduta accanto a lei…aveva il terrore di scoprire chi fosse.

Con immenso sollievo lo sentì però parlare, accorgendosi che si trattava dell’allenatore della squadra catalana.

Continuando a guardare la penna e il quaderno sotto di lei, ascoltò per tutto il tempo l’interprete seduto all’estremo del tavolo, tradurre in spagnolo i dialoghi dei presenti.

All’improvviso una giornalista si rivolse ad Ozora in inglese: lui senza aspettare la traduzione della domanda in spagnolo, ribattè alla donna, lasciando però spiazzato l’interprete che, davanti alla sua risposta in giapponese, non sapeva come comportarsi.

Il Presidente Seeler, di fronte all’inconveniente tecnico e al silenzio seguito alla domanda della giornalista, rivolgendosi all’attaccante giapponese seduto vicino al suo allenatore Van Saal, gli chiese di ripetere ciò che aveva appena detto, invitando contemporaneamente Sanae a tradurre.

Sanae si sentì sprofondare…per qualche secondo rimase paralizzata…poi girando la testa sulla sua sinistra, lentamente alzò lo sguardo sul giocatore che, a meno di un metro da lei, la stava guardando diritto negli occhi.



Tsubasa con il cuore in gola, si ritrovò a guardare quegli occhi che tanti anni prima l’avevano fatto innamorare; mentre lentamente ripeteva la sua risposta, non abbassò neanche un secondo lo sguardo da lei, cercando di catturare ogni minimo dettaglio del suo viso.

Sanae rimase intrappolata in quello sguardo di fuoco…lo sentiva bruciare…su tutta la sua pelle, mentre mille brividi le attraversavano la schiena.

Schneider immobile, assistette a quello scambio di sguardi tra i due giapponesi, mentre una lama invisibile gli trapassava il cuore.

Serrò le mani intorno ai braccioli della poltrona mentre osservava il modo in cui il giocatore spagnolo stava fissando la sua ragazza: quello sguardo era inequivocabile.

Sanae dopo aver ascoltato le parole di Tsubasa, cercando di fare appello a tutta la sua forza di volontà, staccò i suoi occhi da lui e senza neanche rendersi conto di quello che diceva, cominciò a tradurre in inglese ciò che il ragazzo le aveva detto.

Involontariamente si ritrovò a guardare le persone sedute in prima fila e per un attimo i suoi occhi incrociarono quelli blu del capitano tedesco.

Sentì il sangue ghiacciarsi nelle vene…lui la stava guardando…ma il suo sguardo non era quello di sempre…era glaciale.

Immediatamente si rimise a fissare il tavolo, sperando con tutta sé stessa che quella tortura finisse il prima possibile.

L’intervista finalmente si concluse e i giocatori spagnoli lentamente si allontanarono; Tsubasa continuò a fissarla scendendo dal palco e riaccomodandosi in platea.

Lei rimase ammutolita sulla sedia per tutto il tempo, non osando più alzare la testa, anche dopo essersi resa conto che la squadra tedesca si era disposta intorno al tavolo.

Una tempesta di emozioni si era abbattuta nel suo cuore…
  
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