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Autore: almostlover    25/06/2010    3 recensioni
[...]E poi mentre Elena, in lacrime, contava mentalmente quanti passi mancassero alla zia per arrivare alla cucina, due braccia la tirarono via dal corpo di John. Era Stefan. Alle sue spalle c'era Damon, al telefono.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E anke il secondo capitolo è andato. Spero che piacerà

ELENA'S POV

Sto sognando! Sto sognando! Sto sognando!

Elena continuava a ripetersi quelle due paroline come un mantra. Aveva davvero riposto tutte le sue speranze nel fatto che quello fosse soltanto uno sterile sogno dal quale avrebbe voluto svegliarsi all'istante. Con John non aveva mai avuto un solido rapporto di fiducia reciproca: lui era sempre distaccato e freddo, con sempre stampata in faccia quell'espressione seria e sarcastica al contempo, e lei si limitava a comportarsi da nipote educata le poche volte che decideva di ritornare a Mystic Falls per una visita di "piacere". Lui non sembrava voler approfondire il rapporto con i suoi nipoti e sia Jeremy sia Elena glielo lasciavano fare senza opporsi. L'ultima volta che John si era fatto vivo era al funerale dei genitori adottivi di Elena, per poi ricomparire mesi e mesi dopo con una verità sconvolgente. Era il padre naturale di Elena. Ovviamente non aveva avuto l'ardire di confessarglielo di persona. Strafottente. Pentito. O semplicemente codardo. Ma vederlo lì, steso su quel pavimento macchiato di sangue ovunque, sorprendentemente non la lasciava indifferente.

Sempre più lacrime cominciarono a scenderle lungo il viso, mentre Stefan continuava a stringerla con maggiore intensità.

All'improvviso Elena sentì il corpo di Stefan irrigidirsi sotto il suo. Si allontanò da lui per guardarlo in viso, apparentemente calmo e rilassato.

<< Stefan devi andartene da qui >>. Era la voce di Damon. Aveva scordato che fosse lì anche lui. Era rimasto tutto nella stessa identica posizione di quando era arrivato senza dire una parola. << C'è troppo sangue >> spiegò quando i grandi occhi confusi di Elena incontrarono i suoi.

Ha ragione, pensò Elena. Stefan era da poco ritornato alla vecchia dieta a base di sangue animale, non poteva permettersi di restare in una stanza piena di sangue umano e rischiare di perdere il precario controllo che aveva acquisito.

<< Sto bene. Ce la faccio! >> esclamò Stefan con forza, ma con poca convinzione nella voce. Elena vide Damon far roteare gli occhi.

<< Si vede >> commentò sarcastico Damon, avvicinandosi al fratello. << Va' a caccia. Ci penso io >> aggiunse poi con il solito ghigno beffardo. E come consuetudine Elena gli rivolse il tipico sguardo da "piantala" che gli riservava quando doveva tacere.

Stefan in un primo momento sembrò non voler desistere, poi, dopo lo sguardo supplichevole di Elena, le baciò la fronte, senza staccare gli occhi da Damon, e si avviò alla porta. Elena sapeva che si fidava del fratello anche se non voleva ammetterlo, altrimenti non l'avrebbe mai lasciata con lui.

La stanza presto ricadde nel silenzio religioso in cui era prima che Damon lo spezzasse. Gli unici suoni che si sentivano erano i singhiozzi di Jenna che, accasciata accanto al corpo di John, si copriva il volto con le mani. Tutti erano in attesa dell'arrivo del 911. Quasi tutti, pensò Elena.

<< Sai chi è stato? >> chiese a bassa voce Elena a Damon quando quest'ultimo si avvicinò a lei.

<< No, ma chiunque sia stato è a conoscenza di cosa può fare l'anello >> rispose semplicemente Damon, indicando la mano di John con quattro dita mancanti.

Elena si portò una mano alla bocca, incredula. << A parte Alaric e Isobel, chi altro ne è a conoscenza? >> chiese dopo alcuni istanti di silenzio che sfruttò per riprendersi dalla raccapricciante visione. In cambio non ottenne nessuna risposta da Damon, che sembrava perso in un mondo tutto suo.

Poi il rumore della sirena dell'autoambulanza riempì la città, di cui una metà era già addormentata e l'altra metà era ancora in festa per il giorno del Fondatore. In un istante tre paramedici piombarono in casa con una lettiga e si fiondarono sul corpo di John in fin di vita. Uno di loro fece allontanare i presenti mentre gli altri due sollevarono John e lo caricarono sulla lettiga. In fretta si avviarono verso la porta, seguiti a ruota da Jenna e Elena.

In quell'istante il più piccolo dei Gilbert fece il suo ingresso. << Che succede? >> chiese allarmato Jeremy che, con una mano alla testa, accorciava la distanza che c'era tra lui e la sua famiglia.

<< Non ora. Vieni >>. Furono le uniche parole di Jenna con gli occhi arrossati e gonfi per le lacrime.

 

DAMON'S POV

La vendetta, anche se non per mano sua, era arrivata. E Damon l'avrebbe trovata più che soddisfacente se non facesse star male Elena. A vederla piegata in due vicino al corpo del padre, aveva sentito il bisogno di starle accanto per farle sapere che lui era lì per lei. Ma quello non era il suo compito, toccava a Stefan, perché Damon non era l'eroe proprio come le aveva fatto notare qualche ora prima sulla soglia di casa. Eppure molte volte si era ritrovato a volerla proteggere volontariamente e non soltanto lei, ma anche l'intera città, la stessa città che 146 anni prima avrebbe lasciato di corsa se avesse avuto la certezza che Katherine l'avrebbe seguito. Come era potuto succedere, si chiese. Lo sguardo si posò involontariamente su Elena, seduta poco più in là su una scomoda sedia del Pronto Soccorso accanto alla zia e al fratello irrequieto. La causa del suo cambiamento era davvero Elena? Scosse impercettibilmente la testa come a voler cancellare quel pensiero dalla mente, ma un forte e sonoro "si" lo costrinse a fargli accettare la realtà. Si, era stata Elena. L'unica che avesse davvero creduto fino in fondo nella sua umanità, quella che lui aveva provato a nascondere nella parte più profonda di sé stesso per quasi un secolo e mezzo. Per colpa di Elena erano settimane che non uccideva nessuno o beveva sangue umano direttamente dalla tenera gola di qualche povera ragazza innocente, era colpa di Elena se lui era costretto a usare una insolita e poco eccitante sacca presa alla Banca del Sangue ed era colpa di Elena se in quel momento era rinchiuso in uno squallido ospedale in attesa che un attempato medico accorresse per comunicare che per John non c'era niente da fare oppure che era vivo e vegeto anche se aveva quattro dita in meno e una ferita grande quanto una penna nell'addome. E la cosa lo spaventava. Damon Salvatore era spaventato. Non era mai successo prima. Niente lo metteva a disagio o in difficoltà e tantomeno lo spaventava. Ma Elena riusciva a fargli quest'effetto, soprattutto dopo il bacio.

Proprio in quell'istante la vide camminare nella sua direzione. Si sedette accanto a lui. Elena rimase pochi secondi in silenzio a fissare attentamente il pavimento davanti ai suoi occhi.

<< Devi essere stanco, perché non vai a casa? >> domandò Elena, dalla voce debole ma carica di preoccupazione per lui. << Dovresti ... lo sai no? >> aggiunse leggermente a disagio nell'ultima parte. Per quanto Elena fosse sempre a contatto con i vampiri da qualche mese, aveva ancora problemi con il gergo specifico.

<< Cosa? >>. E Damon ci godeva. Lo divertiva vederla in imbarazzo e vedere comparire le due sfumature rosee sulle guance. Ancora una volta Elena gli rivolse il solito sguardo e Damon cedette. << Non dovrei avere problemi qui con il ... lo sai no? >> rispose ironico, facendole il verso, fingendo il suo stesso imbarazzo.

<< Ti sembra il momento di scherzare? >> chiese retoricamente Elena, lievemente innervosita. Damon scrollò le spalle. E' meglio non infierire ulteriormente, si disse.

Il silenzio scese su di loro. Damon si chiese se quello fosse il momento adatto per parlare del bacio, ma ovviamente non lo era. Elena si voltava ogni cinque secondi nella direzione della porta in fondo al corridoio. Damon non poté fare a meno di notare che Elena non covava il benché minimo rancore nei confronti di John. In fondo lui l'aveva abbandonata da piccola, le aveva nascosto la verità anche di fronte all'evidenza e aveva quasi ucciso Stefan. Era impossibile che non provasse astio per quell'uomo! Eppure era lì esausta e infreddolita in una sala d'aspetto in attesa di buone notizie.

Damon si sfilò la giacca e gliela poggiò sulle spalle sotto lo sguardo stupito di Elena. << Avresti dovuto prendere la giacca >> le disse Damon con una dolcezza insolita per i suoi standard.

<< Dopo la festa non sono riuscita a trovarla insieme alle mie cose >> replicò la ragazza, allontanandosi velocemente dal viso di Damon. << Qualcuno deve averle prese ...  >> aggiunse, ma Damon non la ascoltava più.

Era impossibile che Elena avesse la giacca e le altre cose che mancavano. Le aveva prese lui stesso dalle sue mani poco prima del bacio. Ripensò al bacio. Ricambiato. Troppo familiare.  E poi Jenna. L’invito in casa.

Katherine.

 

  
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