[6.
Ore]
Le ore di Kanon erano maree che salivano.
Mentre l’aria andava e tronava, all’ombra di rocce che
sapevano di sale.
Ore erano gli occhi delusi di Saga.
Le ore di Saga erano gradini che scivolavano.
Mentre le lacrime cadevano e si seccavano, durante una corsa
che ricordava un inganno.
Ore erano il viso pallido di Kanon.
“Parliamo. Vuoi?”
“Voglio.”
Ore sono impronte parallele sul bagnasciuga,
Un’ora; e un’altra. E ancora.
Adesso, le ore per Saga e Kanon sono una bottiglia di retsina
con due bicchieri; sono una casa bianca su un mare turchese. E Saga ride; e
Kanon ride.
Raccontandosi.
D’accordo: è ufficiale.
Il ritmo delle drabble, ormai,
è confermato su una a settimana. Salvo cambiamenti e rivoluzioni varie che,
sinceramente, per ora non ho in programma. Venerdì, dunque. E speriamo di
riuscire a non deludere.
Intanto, i gemellini si sono
fatti perdonare: lunedì 21 giugno colazione a letto e torta al limone (e io
ADORO la torta al limone). Quasi quasi faccio mio il motto un buon non compleanno del Cappellaio. Ma dubito che Saga e Kanon
siano concordi^^’’’’
Ah! E c’è una piccola
comunicazione di servizio: ho più tempo adesso, ho preso in mano scopa e
secchio e ho dato una bella spolverata a Hanazakari no mori, il mio blog sul Giappone. Se
qualcuno fosse interessato, e posto anche su richiesta.
Kiki May: Oddio! Sai che mi fa un po’ paura? Brrr!
Angst a go go. Se penso che, fino a qualche anno fa, non sapevo nemmeno cosa
fosse, l’angst, e scirvevo quello che mi passava per la testa senza
etichette...Perchè vedo sempre più vicino un frustino letterario?! Grazie
infinite per le belle parole!
Beat: Sì, sono pessimi. E sì, li adoriamo per
questo. Poi, personalmente, non ce li vedo molto come penitenti a oltranza; ma
questa è un’altra storia. Per i biscottini...Intanto mi è arrivata la torta al
limone; e ispira. Decisamente. Ho messo Saga e Kanon ai fornelli; chissà cosa
ne uscirà? Il ricettario dice: cuocere a
fuoco lento. Mmmm...Per il momento non c’è fumo, ancora. E grazie ifninite
per il commento!
Makochan: *grazie infinite per la tesi!* E sì,
decisamente il frustino di cui parlo a Kiki è sempre sempre più vicino. Però
anche l’idea della catarsi...Ah! Aristotele, mon amour! E il sondaggio
è serissimo! Un’idea stupenda!
Il gioco cui faccio
riferimento è la petteia, un gioco di
strategia disputato su una plancia a caselle e con pedine, simile alla dama e
agli scacchi moderni. Il termine che usi tu, pessoi (forma plurale di pessos),
indica le pedine, della petteia dalla
sua comparsa, ma in precedenza fa riferimento alle pedine di un qualsiasi
gioco, non legato di necessità alla damiera. Per primo fu Omero a usare il
termine pessoi come pedine, per
indicare i pretendenti di Penelope. Con Erodoto, invece, pessoi indica le pedine della petteia,
che quindi risale almeno al V sec. a. C. Scusa la lezione^^ Deformazione
professionale. E grazie del commento!