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Autore: Lily_PAX    25/06/2010    12 recensioni
James è il Principe d'Inghilterra, bellissimo, misterioso, affascinante, popolare, ribelle. Lily è una ragazza a dir poco perfetta, stupenda, intelligente, gentile, apparentemente rispettosa delle regole ... ma con un grande segreto. A Hogwarts i nostri cari Malandrini dovranno vedersela con un gruppo di ragazze agguerrite pronte a dare un gran bel filo da torcere ai quattro ragazzi ... Le Wild Girls. Tra Quidditch, Magia, Scazzottate, Scherzi e Vendette, sull'orlo di una catastrofica guerra si intreccia questa storia. Alla fine come ne verranno fuori i nostri eroi?! LEGGETE E SAPRETE
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I, Malandrini, Nuovo, personaggio, Sorpresa | Coppie: James/Lily
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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CAPITOLO n°33
Breaking the Habit

“Memories consume
Like opening the wound
I'm picking me apart again
You all assume
I'm safe here in my room

Unless I try to start again

I don't want to be the one
The battles always choose
'Cause inside I realize
That I'm the one confused

I don't know what's worth fighting for
Or why I have to scream
I don't know why I instigate
And say what I don't mean
I don't know how I got this way
I know it's not alright
So I'm breaking the habit
I'm breaking the habit
Tonight  (…)
I ricordi consumano
Come l'apertura di una ferita
Mi sto lacerando ancora
Tu dai tutto per scontato
Sono sicuro qui nella mia stanza
A meno che io non tenti di ricominciare

Non voglio essere l'unico
Che preferisce sempre le battaglie
Perché dentro mi sono reso conto
Che sono io quello confuso

Non so per cosa valga la pena combattere
O che cosa io debba gridare
Non so perché istigo
E dico ciò che non ho intenzione di dire
Non so come ho imboccato questa strada
So che non è quella giusta
Perciò mi sto liberando da un vizio
mi sto liberando da un vizio stasera (…)”

Linkin Park – Breaking the habit



La malvagità è una bestia, un mostro orribile, fin dalla nascita insito nel cuore di ciascuno di noi. Essa è terribile, ma allo stesso tempo indispensabile poiché senza di lei, non sussisterebbe neanche la bontà, sua complementare compagna, e impensabile, quindi, sarebbe l’esistenza umana.
Quando questa infida belva prende il sopravvento, risveglia in chi ne è assoggettato quei tratti primordiali della sua essenza, quegli istinti selvaggi cancellati da secoli di civilizzazione e buoni costumi, e lo trasforma in un mostro.
Una bestia mossa solo dall’istinto, soggetta a impulsi selvaggi, malefici, votata solo alla ricerca del piacere personale, insensibile nei confronti di coloro che la circondano.
Quei tre Serpeverde che avevano aggredito così inumanamente Lily Evans, non erano ragazzi, erano Mostri. Incubi nati da famiglie corrotte, genitori assenti, educazioni severe, ideologie rigide, dogmi indiscutibili insegnati con la violenza.
Bestie prive di qualsiasi umanità, che andavano punite per le atrocità di cui si erano macchiati.


La stanza attorno a me era bianca. Completamente Bianca.
Era tutto così dannatamente candido … innocente … pulito … mentre io mi sentivo tanto sporca. Macchiata indelebilmente da quelle mani demoniache, marchiata a fuoco come una bestia, usata come un giocattolo e buttata via.
Ero stata ingannata, picchiata, violata, usata, toccata, umiliata … e io non avevo avuto la forza di proteggermi. Io, che fin da quando ero uscita dal grembo di mia madre avevo dovuto imparare a combattere, a ribellarmi per sopravvivere al mondo selvaggio che mi ero ritrovata contro, non mi ero saputa difendere davanti a quei tre aborri della natura umana … quei Mostri.
Da quando avevo riaperto gli occhi, uscendo da quell’oscuro limbo in cui ero scivolata non appena la mia tortura aveva trovato il suo termine, tutto mi era improvvisamente parso così … orribile.
Con movimenti cauti alzai il busto e molto lentamente mi misi a sedere.
Quando mi mossi, la brandina scricchiolò sommessamente rompendo per un attimo il soffocante silenzio che regnava in quella grande stanza vuota.
Socchiudendo gli occhi mi guardai attorno con circospezione, cercando un pericolo che in verità non c’era. Mi era diventato istintivo ispezionare, osservare, inseguire, temere spettri invisibili, che si potevano nascondere ovunque.
Ma niente, in quella stanza come sempre tutto sembrava innocuo … troppo tranquillo per farmi rilassare; ormai avevo imparato a diffidare anche delle cose più innocenti!
Ispirai profondamente, preparandomi ad incassare in silenzio il dolore che sarebbe presto venuto, poi piegai lentamente le ginocchia, e forzando più del dovuto la gamba sinistra le portai con fatica al petto.
La fitta di dolore che ne seguì fu improvvisa, lacerante … ma era poca cosa rispetto a quello che avevo passato i giorni precedenti, sospesa tra il sonno e la veglia, preda inerme degli incubi, lacerata continuamente dal dolore fisico delle profonde ferite che lentamente si rimarginavano.
Non era certo quello il momento di mettersi a piangere come una bambina!
Ingoiai il groppo che mi si era formato in gola e mi rannicchiai in posizione fetale; i capelli sciolti mi ricaddero sui lati del capo, creando una sottile barriera dorata fra la cruda e infida realtà e me.
Chiusi stanca gli occhi, nelle tre lunghe ore passate dal mio risveglio mi ero palesemente resa conto che il “coma” (se così vogliamo chiamarlo) in cui ero caduta non mi aveva affatto riposata, né rinvigorita, era stato solo fonte di ulteriore turbamento.
Orribili incubi, flash spaventosi di ciò che avevo passato, mi scorrevano instancabilmente davanti agli occhi tormentandomi, sfiancandomi fino all’inverosimile ogni volta che osavo abbandonarmi tra le braccia invitanti di Morfeo. E in più, quella maledetta pozione di Madama Chips per dormire senza fare alcun sogno, sembrava non avere nessun dannato effetto sulla sottoscritta!
Dopo i primi attimi di sollievo, l’oscurità della mia mente si popolò di immagini, ricordi, pezzi di un film horror da quattro soldi di cui io ero la protagonista  … e nuovamente il pensiero volò ai primi momenti in cui avevo ripreso conoscenza, e alle terribili notizie di cui ero venuta a conoscenza:  dopo un tempo a me parso lunghissimo passato immersa nella più completa oscurità, quasi fluttuando in un immenso universo bui, totalmente intorpidita, isolata, insensibile, quando il debole dubbio di esser veramente morta aveva sfiorato quel che rimaneva della mia coscienza, era arrivato il dolore.
Fortissimo, lacerante, bruciante … era stato come essere trafitti da mille e più lame roventi … sempre più affondo, sempre più spietatamente … avevo caldo, mi sentivo in fiamme. Dopo ciò possedevo sì la consapevolezza di non esser morta, di avere ancora il mio corpo, ma soffrivo come se nelle vene mi scorresse piombo fuso!
E poi erano venute le voci.
Una soave litania inizialmente incomprensibile aveva lentamente invaso il mio vuoto universo ipnotizzandomi, ammaliandomi con i suoi dolci, familiari suoni, come un’antica ninna nanna … e poi, d’un tratto, la riconobbi.
Non era né una ninna nanna, né una filastrocca … era un incantesimo, un’arcaica preghiera nella mia lingua natia.
Qualcuno stava tentando di tirarmi fuori di lì …
Non ebbi né tempo, né abbastanza razionalità per pensare a chi mai potesse recitare tale incantesimo, o a che cosa stesse succedendo di così grave, da spingere qualcuno ad usare un sortilegio così potente, perché un forte, lungo brivido mi attraversò l’intera spina dorsale agendo così affondo, così profondamente da farmi tremare fin nelle ossa.
Poi fu luce.
Improvvisamente aprii di scatto gli occhi, e fui abbagliata, letteralmente accecata dal chiarore che mi circondava, così dissimile dal profondo, avvolgente buio che mi aveva accudita fin o qual momento.
E fu come rinascere … respirare per la prima volta, assaporare la dolce, pungente aria, percepire di nuovo quel confortante solletichio nei polmoni, riaprire gli occhi sul mondo, bearsi dei tanti colori, avvertire il dolore del petto che si alza ad ogni nuovo respiro, percepire il fresco delle lenzuola che mi circondavano e il bruciare assurdo del mio corpo … fu così meraviglioso!
Quando fui in grado di distinguere gli oggetti attorno a me, la prima cosa che vidi chiaramente fu il volto preoccupato di mio fratello, che mi osservava attentamente con la fronte corrugata, gli occhi stanchi cerchiati da due leggere occhiaie.
Di fianco a lui, in un secondo momento, era entrato nel mio campo visivo il viso segnato del Professor Silente, che non appena si accorse che mi ero svegliata, mi aveva sorriso radiosamente.
-    Ben tornata Lily …-
Mi aveva sussurrato con voce stanca il vecchio Preside
-    Grazie a Godric … Lily sta bene!!!! -  
Aveva invece quasi urlato Matt, prima di saltarmi letteralmente addosso e stritolarmi in uno dei suoi fantomatici abbracci-tenaglia … o almeno molto più in là, fu quello che supposi volesse fare  …
Ma non appena l’immagine di Matt che si avvicinava sempre più a me, a braccia aperte, si era formata in tutta la sua immediatezza nella mia coscienza ancora insonnolita e provata, i flash erano tornati …
In un attimo avevo rivisto passarmi davanti Malfoy ghignante, ero riuscita a sentire di nuovo le sue sporche mani su di me, la sua bocca, il suo odore.
Fu come se mi venissero riaperte mille piccole, brucianti ferite … e la paura riprese il sopravvento su di me, maligna, distorcendo la realtà, terrorizzandomi, confondendomi.
Dopo neanche un secondo non avevo visto più mio fratello di fronte a me, ma un Mostro, un altro orrendo Mostro pronto ad approfittarsi un’altra volta di me.
Avevo sentito di nuovo il dolore, l’umiliazione, la rabbia, la paura …
Il cuore improvvisamente aveva iniziato ad accelerare furiosamente il battito, il respiro mi si era mozzato, e per l’ennesima volta fui molto vicina allo svenire.
-    AHHHH-
Urlando terrorizzata mi ero allontanata di scatto dalla bestia che mi si stava catapultando addosso, ma la mia azione fu troppo improvvisa e maldestra, e inaspettatamente ero caduta dal lettino schiantandomi a terra.
Il dolore scoppiò ancora più forte, terribile; mi ero sentita quasi morire …
Avevo urlato sofferente dopo il doloroso impatto col freddo pavimento, ma, facendo quasi violenza su me stessa, non mi ero lasciata distrarre, no, stavolta non mi sarei fatta prendere …
Con le lacrime agli occhi avevo tentato di indietreggiare il più possibile, per allontanarmi da quella nuova minaccia … solo in quel’istante mi ero accorta della gamba sinistra fasciata da una lunga, stretta, candida benda.
A fatica, strascicando l’arto immobilizzato, mi ero spinta sempre più indietro, fino a toccare con le spalle le gambe gelide del letto prossimo a quello che fino a quel momento doveva avermi accolta.
Avevo alzato terrorizzata lo sguardo, e col cuore in gola e il respiro pesante, avevo osservato guardinga le ombre scure dei due spettri di fronte a me.
-    Matthew fermo –
Aveva detto una voce familiare, con una evidente sfumatura di timore.
-    Lil … -
Quel sussurro, spaventato, confuso, così preoccupato, mi fece tornare in me.
Le ombre si erano diradate e i Mostri erano scomparsi, l’Infermeria si era rifatta chiara e luminosa e davanti a me, ora, si trovavano solo i due visi conosciuti di Matt e Silente …
“che diavolo mi sta succedendo …?”
Cercando di calmare il cuore che galoppava e il respiro affannoso avevo abbassato sofferente lo sguardo, puntandolo umiliata sul pavimento.
-    Lily?!-
Aveva detto Matt, facendo di nuovo per avvicinarsi, stavolta lentamente.
Cercando di calmarmi, avevo ricacciato faticosamente le lacrime, che ribelli avevano provato a rompere la prigione in cui le avevo rinchiuse.
-    Fermo! – gli avevo quasi gridato, la voce roca dopo il prolungato silenzio, rotta da un leggere tremito – non ti avvicinare …- avevo poi sussurrato, alzando lentamente lo sguardo fragile su di lui. Avevo poi cominciato improvvisamente a singhiozzare – M-mi … non ce la faccio … vi prego perdonatemi, i-io non ce la faccio … -
Avevo cercato di giustificarmi tremando …
-    Non ti preoccupare cara … è tutto apposto!-
Aveva tentato di rassicurarmi il vecchio Preside, guardandomi sconsolato.
Usando un incantesimo non verbale mi aveva poi aiutata a risistemarmi sul letto, e sempre rimanendo a debita distanza aveva cominciato a fare l’ultima cosa che io volevo che facesse: Domande.
-    Lily, so che deve essere molto difficile per te, ma potresti raccontarci cosa ti è successo? –
Scuotendo freneticamente la testa avevo negato, tremando al solo pensiero di rivivere quell’orribile incubo.
-    Lil ti prego … sappiamo che è stato terribile, ma abbiamo bisogno di sapere.-
Aveva tentato poi Matt, parlando il più tranquillamente possibile, ma di nuovo restai muta.
-    D'accordo, non fa niente … quando te la sentirai potrai raccontarci ciò che avvenuto … -
-    Ora rilassati e prendi un bel respiro profondo –
Mi aveva detto Matt notando la mia insormontabile tensione.
Io, timorosa, avevo seguito alla lettera le sue istruzioni.
-    Vi prego, ditemi cos’è successo dopo … -
Avevo pigolato io con voce titubante e angosciata, alzando su d loro il mio sguardo innaturalmente fragile.
Matt e Silente si erano poi scambiati una lunga occhiata intrisa di paure e discorsi taciuti dalle labbra, forse, per timore di arrecarmi ulteriore turbamento.
Poi mio fratello, facendosi coraggio come solo un vero Grifondoro sa fare, si era inumidito le labbra, tanto simili a quelle di mio padre, e aggrottando la fronte per lo sforzo di riordinare i ricordi, aveva parlato:
-    Vedi Lil, sono passati esattamente quattro giorni, da quando James ti ha trovata nel bosco … - aveva proferito il mio fratellone cavandosi faticosamente ogni singola parola dalla gola, evidentemente tutto quello non era stato facile neanche per lui. Alle sue parole avevo sbarrato gli occhi sorpresa e spaventata al tempo stesso “ Mio Dio … quattro giorni!” – sei rimasta incosciente per tutto questo tempo, sembravi esser caduta in uno strano stato di dormiveglia, una specie di coma … fino ad oggi! Avevi … -aveva continuato Matt esitando per un attimo e cercando di nascondermi malamente la smorfia dolorosa che gli aveva attraversato il bel volto – a-avevi riportato gravi ferite sugli arti, al torace e sul capo. Quando sei arrivata in Infermeria eri sul punto di morire dissanguata e … e di cadere in ipotermia. Santo Godric eri talmente gelida! – aveva esclamato con voce tormentata cercando di scacciane dalla mente, con una lieve scrollata di spalle, quello che io credevo che fosse il ricordo di quegli orribili attimi. Ad ogni singolo particolare che pian piano veniva aggiunto sul mio stato, non potevo far a meno di rabbrividire – ma non furono le tue ferite a preoccuparti maggiormente … è stato il vederti sanguinare! –
-    È chiaro che in questa stanza sappiamo tutti che l’unico modo per ferirti tanto profondamente e farti sanguinare senza che le ferite si rimargino nell’istante dopo sia quello di usare della Magia Nera … Magia Nera potente! – era poi intervenuto Silente, interrompendo saggiamente Matt, che forse si era agitato troppo nel raccontare cosa mi era successo. Di scatto avevo abbassato gli occhi, e tremando avevo ricordato flash di quel pomeriggio … l’immagine vivida del pugnale con cui Nott mi aveva ferita era baluginata nella mia mente facendo rivivere in me il dolore allucinante provocatomi. D’istinto mi sfiorai la guancia che era stata colpita con quell’arma maledetta, e sotto i polpastrelli potei sentire ancora il profilo irregolare del lungo taglio. Scrutandomi attentamente Silente continuò – Lily, non so cosa sia successo in quella radura, ma la maledizione che ti ha ridotta in quello stato è sicuramente più potente di ciò che è alla portata di tre maghi umani diciassettenni! – notando il mio sguardo confuso, il preside aveva ripreso a parlare, stavolta più concitato di prima – Lily, hanno quasi rotto i sigilli.-
Un lungo, profondo, terribile brivido mi aveva scossa “ … i sigilli …”.
Col volto trasfigurato dal terrore ero riuscita a fatica a balbettare qualcosa.
-    I-i sigilli …. C-come è possibile? C-come …-
Non ero riuscita a terminare la frase per la paura che pian piano stava crescendo in me a quella notizia inaspettata.
-    Non lo so Lily, sono riuscito a malapena a contenere i danni. I sigilli non hanno ceduto e sono stati rinforzati, ma ricordati che io per quanto potente rimango sempre un umano … li ho rafforzati come meglio ho potuto; ma rimarranno delle crepe, e credo che ormai per te sarà più difficile gestirli. Non conosco il modo in cui li abbiano potuti attaccare, ma sono certo di una cosa, qualunque mostruosità ti abbiano fatto quei tre ragazzi, loro non ne erano completamente consapevoli … forse, forse è stato qualcun altro a guidare le loro azione, qualcuno che sa bene chi sei, e che vuole colpirti. –
Anche se avevo ancora la mente confusa e insonnolita, ero riuscita benissimo a capire a che si stesse riferendo il vecchio Preside, una persona che affollava i nostri dubbi, le nostre teorie già da molto tempo prima, e ora non faceva altro che confermarle.
Con gli occhi spalancati, e la testa che mi girava ero riuscita solo a bisbigliare una frase incompiuta:
-    Erano solo loro tre … solo loro … nessun altro … -
Avevo cercato di negare in tutti i modi l’evidenza … non era possibile, non era affatto possibile che fosse successa una cosa così grave!!!
-    Lily sta calma e guardami … - aveva detto risoluto Silente, ignorando la stanchezza e prendendo le redini della situazione - so che ricordi benissimo le nostre teorie su di Lui, e questo, se esatto, conferma solo che Lui si trova veramente qui in Inghilterra … e che ti vuole … -
-    N-non è possibile … non posso crederci … -
-    Lil – era intervenuto poi Matt, cercando di farmi ragionare – solo tu sai tutta la storia, quindi solo tu puoi capire meglio di tutti come stanno le cose. Il professor Silente è dovuto ricorrere a una formula dell’Antico Libro per salvarti … - sì, l’avevo sentita anche io - … e ha dovuto avvisare loro-
Avvertendo quell’ultima parola, marcata con tanta forza, il mio cuore aveva perso un battito.
-    NO! Come avete potuto farlo?! – avevo gridato, presa improvvisamente da un’ira dettata solo da pura paura– Dannazione … ora mi porteranno via!-
-    No Lily, ho palato io con loro … - aveva detto Silente, guardando con gli occhi colmi di rimorso - … non ti porteranno via prima del dovuto ma – il cuore mi si fece istantaneamente più leggero, ma quel maledetto “ma”, mi avvertiva che le cose non erano ancora finite lì - … per precauzione manderanno una scorta … - eccola la fregatura!! Avevo stretto forte la mascella, per non dire cose di cui in seguito mi sarei indubbiamente pentita, e poi avevo finito di ascoltare docile il mio Preside - … arriverà qui ad inizio Dicembre; ma ricorda, al prossimo pericolo, non esiteranno a portarti via. –
-    Lo immaginavo –
Dissi fredda guardando il sole che tramontava attraverso i vetri della finestra posta di fianco al mio letto.
-    Lil … -
-    Vi prego lasciatemi sola … ho bisogno di riposare.-
Mi avevano guardato entrambi per un lungo, interminabile istante, con gli occhi colmi di quella che a me sembrò in tutto e per tutto pena, ma che forse, in realtà era solo comprensione … e poi, silenziosi, se ne erano andati.


Avevo ingenuamente sperato che,  varcando la porta dell’infermeria, avrebbero portato via con loro anche quel maledetto senso d’angoscia che mi attanagliava il petto, ma così non era stato!
E anche ora, dopo ore insonni passate da quel colloquio mi sentivo ancora così provata. Non volevo pensare a ciò che di lì a poco sarebbe successo, non volevo assolutamente preoccuparmi di quello che sarebbe avvenuto quando sarei uscita di lì.
Basta, ero così esausta.
Era ora di rompere quella mia maledetta abitudine di angustiarmi per tutto e per tutti, non volevo più tormentarmi le possibili conseguenze che ogni mia azione avrebbe avuto.
Ero stanca di combattere, stanca di preoccuparmi, stanca di sottomettermi, stanca di mentire, stanca di scappare, stanca … di tutto!
Feci un bel respiro profondo, prendendo contemporaneamente la saggia decisione di lasciare tutto e tutti fuori da quella porta e di occuparmi solo di me stessa nel periodo di convalescenza che mi attendeva.
Era strano anche solo pensarlo … ma qualcosa mi diceva che avrei fatto bene a rompere un po’ le abitudini …
“Lily, hanno quasi rotto i sigilli
La voce di Silente rimbombò turbata nella mia mente, e non potei non sentirmi di nuovo mancare a quel ricordo.
Che colpo al cuore erano state quelle parole … istintivamente mi accarezzai il lobo arrotondato dell’orecchio sinistro, stringendo convulsamente il lenzuolo bianco sotto di me con la mano destro fasciata.
Il solo pensiero che qualcuno fosse quasi riuscito a rompere i vecchi sigilli apposti su di me mi fece tremare da capo a piedi,ringraziai il cielo di essere sul letto, evitando così di cadere e provocarmi ulteriori danni.
Silente aveva ragione … lo sapevo, ma non volevo accettarlo!
Finché erano state supposizioni a muoverci non mi ero fatta problemi, ma ora che la realtà prendeva forma e tutto sembrava così orribilmente palese … la cosa mi terrorizzava!!!
Ero stata attaccata con un’arma potente … il pugnale.
Per quei tre orribili mostri Serpeverde poteva anche essere stato un modo per vendicarsi degli affronti subiti, ma sotto, a muoverli c’era comunque dovuto essere qualcuno di più potente …
Una persona che conosceva la mia vera identità, che sapeva dove e come colpirmi, che voleva qualcosa di preciso da me …
Espirai pesantemente, preparandomi ad un altro duro colpo
“Straiker è vivo, è tornato e sa dove sono …”
Prima che potessi riflettere ulteriormente sulla mia situazione di cacca, e anche maledirmi per aver incominciato a farlo, visto che pochi minuti prima mi ero giusto ripromessa di non pensarci, la porta dell’infermeria si aprì cigolando dolcemente, e sotto la debole luce delle candele accese e dei raggi lunari, vidi entrare mio fratello, intento a cercar di non far cadere un vassoio strabbordante di roba da mangiare.
-    Ciao Lil –
Fece Matt con voce titubante, sorridendomi calorosamente.
Risposi al sorriso, sinceramente contenta di vederlo.
-    Ciao –
-    Come stai?-
In quell’istante presi in seria considerazione l’opzione di mentirgli spudoratamente e cacciarlo via … odiavo mostrarmi debole!
Ma uno sguardo a quegli occhi chiari, così dannatamente preoccupati mi fece dimenticare tutti i miei cattivi propositi.
-    Malissimo … -
Ridacchiando per la strana smorfia che mi si era formata in faccia, Matt si sedette sulla sedia di fianco al mio letto e mi poggiò sulle ginocchia il vassoio che aveva portato con tanta cura fino a me, stando ben attento a non avvicinarsi troppo.
-    Bè, allora spero che questo ti faccia sentire meglio … Madama Chips ha detto che devi mangiare, quindi non fare storie e favorisci pure di tutto questo ben di Merlino. Sono dovuto anche entrare di nascosto nelle cucine per prendertelo … -
-    Chissà che sacrificio!-
Sbuffai sarcastica.
Il mio fratello ne mi lanciò un’occhiataccia offesa.
-    Ehi, non sminuire le mie azioni eroiche!-
-    Per carità … -
-    Dai mangia!-
-    Mi dispiace Matt, non ho proprio fame e … -
-    Lily … MANGIA!-
E in quel momento scoprii quanto può essere pericoloso contrariare Matt Evans, soprattutto in fatto di cibo …
Addentai poco e niente, la abbastanza da soddisfare lo sguardo indagatore di mio fratello che, ogni tanto, rubava qualcosa da quella che doveva essere la mia cena, e se la mangiava di gusto.
Passammo così il resto della sera, io rimasi abbastanza taciturna e distante, ma Matt non me ne fece una colpa, anzi, cercò di alleviare la tensione che ci attorniava parlando a raffica, raccontandomi tutto quello che mi ero persa, dall’entrata teatrale, e per Matt alquanto indecente, delle mie Wild Girls ai Tre Manici di scopa, allo strano comportamento di James, mi raccontò di come aveva reagito impulsivamente quando mi aveva vista svenuta, della quasi espulsione dei tre Serpeverde, della reazione bizzarra di nostro padre alla notizia. Fu a dir poco inquietante venire a sapere che John Evans, mio padre, era venuto personalmente ad Hogwarts per chiedere l’immediata espulsione e l’arresto dei tre colpevoli.
Seppi allora che non era stato permesso a nessuno, tranne che ai miei parenti e al Professor Silente, di venirmi a far visita, e sempre tramite Matt appresi di come si sentivano in colpa le mie amiche … e del bizzarro atteggiamento che James Potter aveva tenuto in quei giorni.  


Erano passati già 5 dannatissimi giorni da quando l’avevo trovata nella radura, e ancora non avevano dato il permesso di entrare a nessuno in quella maledetta stanza asettica, nessuno, a parte Matt.
Difatti lui era stato l’unico, a parer di Madama Chips, ad avere il diritto di conoscere le reali condizioni della sorella, e in più Uncino si era dovuto anche medicare la mano destra, ferita quando lui, sconvolto dalla vista della sorella sanguinante che giaceva inerme fra le mie braccia, aveva preso a pugni quello schifoso di Malfoy, con una rabbia che non gli avevo mai visto in corpo; e naturalmente non avevano potuto astenersi dall’aiutarlo neanche Remus e Sirius.
Era dovuto intervenire lo stesso Silente per fermarli dall’aggravare ulteriormente le condizioni già pessime in cui avevo ridotto quegli schifosi.
Avevo osservato il mio migliore amico entrare con un’espressione spettrale a fasciargli il volto, e impotente, avevo aspettato fuori, seguendo diligentemente gli ordini categorici della Chips e del Preside, che era accorso al capezzale della mia Grifona non appena l’avevo poggiata sul letto candido dell’Infermeria.
Da quel momento non l’avevo più rivista …
-    James! Jaaaameeees?!? Ehi là … Principino ci sei?-
-    Dannazione James, svegliati!! Anche il boccino ti sta prendendo in giro!!-
-    Eh? –
Feci io sfoggiando tutta la mia incommensurabile intelligenza.
Le urla dei miei compagni di squadra mi fecero tornare brutalmente alla realtà.
Ma la prima cosa che vidi, mettendo bene a fuoco il campo da Quidditch che mi circondava, fu un’elettrizzata macchiolina dorata che mi girava intorno giocosa, cercando di farmi scattare in un qualche modo a me ignoto.
-    Dannatissima pallina … -
Soffiai io irritato, agguantandola molto più che facilmente con la mano destra, osservando con invano essa cercasse di scappare, battendo furiosamente quelle sue alucce sottili. Ma prima che potessi ancora inveire contro il mondo, il mio piccolo peloso e pulcioso fratellino, Sirius naturalmente, mi si catapultò contro e, sempre in sella al suo manico di scopa, mi agguantò violentemente per il bavero della maglietta.
-    Tu … stupido Grifone idiota, la vuoi finire di startene fra le nuvole e inizi a giocare decentemente?! – io aggrottai le sopracciglia, guardandolo sprizzando superiorità da tutti i pori, ma il canide continuò imperterrito – questo è un allenamento, e domani si da il caso che noi abbiamo la partita contro i Tassorosso, quindi … Zampalesta vedi di darti una svegliata, e SUBITO!! –
Ok, ammetto di non essermi comportato in modo del tutto normale durante questi giorni, ma da qui a accusarmi di non fare il mio sacro dovere di Cercatore … giammai!
-    Sirius, quello che sta battendo la fiacca sei solo tu qui –feci con voce sdegnata, scansando malamente il Malandrino da me, e poi, vedendo che stava per replicare aggiunsi – io, da buon capitano quale sono, stavo giusto pensando a nuovi schemi di gioco per domani.-
L’ho già detto che sono un bravissimo attore?!
-    Bè scusa Jamie, è che ci siamo un po’ tutti preoccupati, sai … Matt che manca, la Watson che non è in sé, la partita è domani e … -
Ghignando compiaciuto risposi bonario.
-    Suvvia Felpato smettila di frignare e fila a buttar qualcuno giù dalla scopa con i tuoi cari bolidi … -
Guardandomi sospettoso, il mio fratellino non aggiunse altro, e si diresse dritto spedito dagli altri, rassicurandoli, in parte, sulla mia sanità mentale.
Osservai stanco il cielo scuro trapuntato di stelle, opache da lì a causa delle potenti luci magiche che rischiaravano a giorno il campo.
Fin dal pomeriggio sentivo una strana sensazione, come se fosse successo qualcosa di importante a cui dovevo subito porre attenzione.
Pensieroso posai lo sguardo ambrato sul Castello in cima all’altura.
Tante piccole finestrelle erano rischiarate dai focolai accesi, e risplendevano sfavillanti andando in contrasto con lo scuro muro di pietra dell’antica costruzione.
Quando però abbassai gli occhi per inquadrar meglio la situazione che si profilava sul campo, scorsi una figura a me fin troppo nota, che correva come un razzo verso l’entrata dello Stadio.
Matt …
Doveva esser successo qualcosa.
Immediatamente, spinto dalla paura, puntai dritto a terra, e con un’agile mossa scesi dal mio fedele manico di scopa.
Non faceva molto freddo in quei giorni, ma in quell’istante, vestito solo da un semplice paio vecchi pantaloni da ginnastica e una maglietta a maniche lunghe, rimboccate fino a gomito per l’occasione, mi sentii andare a fuoco dalla rabbia.
Se Matt era lì, significava che era successo qualcosa a … a Lily, e se le avevano fatto ancora del male … se l’avevano toccata di nuovo, Merlino solo avrebbe potuto fermare la mia ira!!
Camminando a passo svelto raggiunsi il mio migliore amico, che fermatosi si piegò ansante sulle ginocchia per riprender fiato dopo la lunga corsa.
-    Che è successo?-
Chiesi brusco con ogni singola parole intrisa di rabbia.
-    James … ti prego, aiutami! Io … io non sapevo da chi altri andare … Silente è andato a Londra e io non … -
-    Dimmi cos’è successo Matt!!-
“Come sta lei?” era la reale frase che volevo formulare, ma non ne ebbi il coraggio.
-    Lily ha ripreso conoscenza questo pomeriggio … - fece il biondo Malandrino, e a quelle parole non potei non sentirmi sollevato … ecco cos’era stata quella strana sensazione! - … ora ero in Infermeria con lei, le ho portato la cena e ho controllato che mangiasse. Sai, Silente si è raccomandato di non lasciarla sola … ha così tanta paura! Dovresti vederla, è così strana, così fragile! Cinque minuti fa si è addormentata, ma ha subito cominciato ad agitarsi nel sonno: urla, piange, non sta un attimo ferma … - a quelle parole mi sentii di nuovo sprofondare sottoterra – ho tentato di svegliarla, credimi le ho provate tutte, ma non ci riesco, è come se fosse intrappolata in quell’incubo … credo riveda ciò che le anno fatto.-
-    E il professor Silente?-
-    Te l’ho detto, è andato a Londra e la Chips non riesce a svegliarla … James, lei invoca il tuo nome … -
Trattenendo il fiato credetti di aver udito male …
-    Come?-
-    Lily ti chiama …. Il tuo nome è stata una delle poche cose che sono riuscito a capire di quello che dice … credo che solo tu possa calmarla … -
E finalmente cedetti all’istinto di correre da lei, inforcai la mia Firebolt, feci salire Matt dietro di me, e insieme volammo il più veloce possibile verso l’Infermeria.
Lei mi voleva accanto a sé, lei mi chiamava, mi cercava, aveva bisogno di me … e, come avevo fatto pochi giorni prima, accantonai la ragione che mi diceva quanto fosse stupido da parte mia correre al capezzale della mia nemica, e ascoltai solo l’istinto.
Arrivammo in Infermeria dopo un tempo a me parso lunghissimo, troppo lungo, e quando varcai la grande porta scura sentii il cuore perdere un battito alla vista di quella piccola, esile figura che si agitava sull’unico letto occupato della stanza.
Senza più calcolare nessuno altro mi avvicinai veloce, e senza la minima esitazione le presi un mano, stringendola fra le mie. Era così piccola … così calda, doveva avere la febbre! Scrutai turbato quel volto che da giorni bramavo di vedere, e il dolore e la paura che vi lessi mi fecero sentire ancora più preoccupato. La vidi muovere freneticamente gli occhi smeraldini sotto le palpebre chiuse, le guance erano rigate da scie umide … aveva pianto …
Notai poi che sussurrava, bisbigliava parole incomprensibili, implorava, ansimava, alzando sempre di più il tono di voce …
-    … James … -
Rabbrividii sentendo il mio nome pronunciato da lei. Sembrava così dolce …
Sorpreso e intimidito dall’effetto che mi faceva incrociai lo sguardo di Matt, che stava dall’altro lato del letto e mi guardava impaziente.
Lessi una scintilla di divertimento nei suoi occhi, quando constatò il mio stato “confusionale”, ma questa svanì subito, rimpiazzata da un’ansia incommensurabile.
Però prima che potessi dire qualcosa di confortante, quel piccolo tesoro che custodivo fra le mie mani mi diete una stretta improvvisa, e la sua dolce voce divenne pervasa dal terrore.
-    No … NO, basta … James … -
Pronunciò il mio nome quasi fosse una preghiera, un’invocazione … sì, stava chiamando il suo Angelo, ed io non avrei di certo tardato ad arrivare.
Stringendo forte la sua mano, avvicinai il mio viso al suo, non perdendo di vista neanche per un secondo quei due occhi chiusi.
Accostai piano la bocca al suo orecchio, sfiorando involontariamente quei suoi capelli  splendidi capelli, che parevano una cascata d’oro fuso su un letto di neve.
-    Ehi piccola … - bisbigliati respirando il suo profumo, e non appena proferii parola non potei non notare che l mia protetta si era lievemente irrigidita … mi aveva riconosciuto … - sta tranquilla, è solo un sogno, un brutto sogno. Mandali via, battili tutti … tu sei più forte di loro … Svegliati!!-


Eccoli di nuovo i Demoni, centinaia, migliaia, mi guardavano famelici con i loro occhi di ghiaccio … tentai di scappare, di nuovo, ma ero troppo lenta.
Mi afferrarono e mi scaraventarono a terra tracciando solchi profondi sulla  mia schiena con le loro dita artigliate.
Mi voltai ansimando, i gomiti poggiati su un pavimento freddo, inconsistente, e vidi mille e più Malfoy ghignanti, attorniarmi e ridere malvagi …
Ognuno di quei Mostri allungò smanioso una mano, proprio come aveva fatto il Malfoy originale quando mi aveva presa …
-    Sei mia … -
Avevano sibilato in coro i Demoni guardandomi malvagiamente …
Tremai dal terrore, non volevo che succedesse di nuovo .. non un’altra volta ….
Arretrai, ma mi accorsi di esser completamente circondata.
Lacrime ribelli scappavano dai miei occhi, solcando solitarie le mie guance.
No, stavolta non ero abbastanza forte per affrontare quelle mostruosità … non ce l’avrei fatta, ero così dannatamente debole!!
 Se solo ci fosse stato ….
-    James … -
Quel nome mi uscì improvvisamente dalle labbra, era stato un sussurro involontario, dettato non dal cervello ma da cuore.
-    James, James, James … -
Come avrei fatto se il mio Angelo non fosse apparso?
Lui doveva venire ad aiutarmi … a salvarmi.
-    James … -
E poi la sentii, la sua voce … la sua dolce, forte, rassicurante voce rimbombarmi nella mente, riempire assordante lo spazio intorno a me …
“ Ehi piccola … sta tranquilla, è solo un sogno, un brutto sogno. Mandali via, battili tutti … tu sei più forte di loro … Svegliati!!”
Il cuore perse un battito al suono di quelle parole confortanti …
Sì, aveva ragione … io ero più forte, io ero potente … era solo un incubo quello, uno stupido dannato incubo …
Presa da una nuova forza mi alzai risoluta, ma con un calcio i demoni mi rispedirono contro il duro pavimento …
No, io non ero affatto forte da sola … non ce l’avrei fatta …
Poi senti un tocco rinfrancante sul viso, una lieve carezza, e ancora la sua voce.
“ Dannata Evans non fare stupida e svegliati … non sei sola … ci sono io con te!!”
Sembrava quasi che mi leggesse nel pensiero …
D’un tratto tutto tremò, i Demoni urlarono terrorizzati, e tutto svanì silenziosamente com’era cominciato …
Sbarrai gli occhi e subito annegai in un mare dorato.
-    Ciao … -
Mi sussurrò Potter non accennando minimamente ad allontanarsi, il suo inconfondibile odore mi invase i polmoni, dandomi uno strano senso di sicurezza.
-    Ciao … - bofonchiai con la voce impastata- … cosa …. Cos’è successo?-
-    Hai fatto solo un brutto sogno … -
Fece la voce sollevata di Matt, sbucando dal lato del letto opposto a quello di Potter.
Istintivamente arretrai, notando la vicinanza di mio fratello al letto, andando involontariamente a stringermi ancora di più al Re dei Grifoni … Matt ne parve quasi offeso …
-    Ma come, di me, tuo fratello, hai paura … mentre arriva lui e subito gli ti strusci contro?!-
-    Che ci posso fare se sono più bello io?!-
-    Ah IDIOTA! – feci io irritata, rivolgendomi a nessuno dei due in particolare, con un mezzo sorriso sulle labbra – Matt mi dispiace è che … non lo so perché, ma di lui non ho paura … - dissi alzando lo sguardo e incrociando due occhioni ambrati che mi scrutavano curiosi – con lui mi sento al sicuro … -
Conclusi quasi bisbigliando, perdendomi in quel mare dorato e dimenticando tutto il resto.
Fu la voce dello stesso James a risvegliarmi.
-    Forse è perché sono stato io a trovarti e a … a difenderti nella radura.-
-    Forse … -
Bisbigliai distogliendo lo sguardo e tirandomi su col busto, stringendo i denti per non dar a vedere il dolore.
Solo in quel momento mi accorsi che Potter teneva la mia mano destra tra le sue … e la cosa mi parve alquanto rilassante …
Dopo un bel respiro profondo, presi una decisione sofferta, e tutto d’un fiato dissi:
-    Matt, vuoi ancora ascoltare ciò che è successo nel bosco?-
Domandai con voce tremante, sentendomi più che una stupida … ma che domande insensate facevo?!
-    Te la senti Lil?-
Mi chiese il mio fratellone dolcissimo.
Avvertii Potter che mi stringeva delicatamente la mano per farmi forza, e mi sentii stranamente rassicurata dal quel contatto.
Voleva farmi sapere che lui era lì, pronto a proteggermi di nuovo … me l’aveva promesso che non avrebbe permesso a niente di farmi di nuovo del male no?!
-    Sì … -
Feci risoluta, mettendo in mostra il mio coraggio da vera Grifondoro qual’ero.
Così, con la voce ancora rotta dall’angoscia, raccontai tutto.
Ogni singolo particolare, ogni sensazione … buttai fuori tutto, e fu come liberarsi, almeno in parte, da un’enorme, gravoso fardello …
E raccontandolo ad alta voce mi parve che tutto diventava pian piano più chiaro, più nitido e evidente; e solo allora, il ritorno di Straiker mi sembrò definitivo.


Passai in Infermeria più di due settimane.
Non fu però a causa delle ferite, che dopo i primi giorni si rimarginarono in fretta, fu per la paura. Gli squarci sul corpo scomparirono, ma quelli nell’animo fu più difficile rimarginarli. Non scomparirono del tutto, quest’è certo, ma pian piano seppi gestire il dolore, il timore, e di loro ne rimase solo una cicatrice.
Nei giorni oziosi passati in quel piccolo angolo di quiete, isolato dal resto della caotica realtà studentesca, affrontai le mie paure, e lentamente riuscii a comportarmi il più normale possibile … le mie Wild Girls mi vennero sempre a trovare, non lasciandomi un attimo da sola, né con nulla da fare; i Malandrini, con molto timore e imbarazzo si affacciarono ogni tanto … e pian piano tutto tornò alla normalità.
Sì, proprio tutto, perché Potter certo non se ne stava con le mani in mano! No, per carità,  ad ogni sua visita, e ne faceva più di una al giorno con la scusa che “se non mi vedeva incazzata non riusciva a dormire tranquillo”, non faceva altro che farmi arrabbiare, irritare … insomma il solito arrogante pallone gonfiato!
E alla fine di ogni “match”, come l’adorabile Madama Chips adorava chiamare i miei incontri con quel “teppistello di un Principe”, naturalmente io ne uscivo con il volto completamente trasfigurato dalla rabbia e la mente in subbuglio, mentre lui se ne andava via zampettando felice con il suo solito ghigno strafottente su quella faccia da schiaffi che si ritrovava.
Dall’alto del bastione dove si trovava l’Infermeria riuscivo benissimo a scorgere il bel campo da Quidditch della scuola dalla grande finestra accanto al mio letto, e i più, con i continui commenti delle mie compagne, non potei non potei non venire a sapere delle partite vittoriose di Grifondoro, che né vinceva una dopo l’altra sbaragliando gli avversari. Per di più un giorno piovoso, Potter entrò tutto contento nella grande Sala candida, zuppo fin al midollo, e sorridendo come un bambino mi aveva elegantemente annunciato che Grifondoro aveva stracciato Corvonero … alludendo palesemente alle mie amicizie, che poco gli andavano a genio, in quella Casa … geloso!
Comunque non fece altro che vantarsi e pavoneggiarsi per aver battuto “quella mezza calzetta di Jackson” per una settimana intera, tanto che fu la stessa Angy a rifilargli un bel calcio negli stinchi e a buttarlo fuori dall’Infermeria. Che sia benedetta quella ragazza!!
La notte faticavo ancora a prender sonno, ma pian piano i ricordi si affievolirono e il dolore diminuì … così che non furono più solo gli incubi a popolare le mie notti, ma tornarono anche i dolci e lieti sogni.
I giorni si susseguivano lenti e monotoni, e adagio si avvicinava anche l’ora che io affrontassi lo spettro più grande: uscire dall’Infermeria.
Essere dimessa equivaleva a dover affrontare tutta la scuola … e io non ero ancora pronta a tante persone insieme! Figuriamoci, andavo nel panico solo con tutte e tre le mie amiche appollaiate sul letto. Non volevo neanche pensare a quando avrei dovuto riattraversare la Sala Grande, o ancora peggio, a quando avrei rincontrato quei tre Mostri. Sì, perché i tre inumani Serpeverde che mi avevano aggredita non erano stati espulsi, neanche James e i suoi fratelli, con tutti il potere e l’ascendente che avevano non erano riusciti a far prendere una decisione così drastica, riguardo la loro punizione (che sapevo durare per tutto l’anno) avevo appreso solo che aveva a che fare soprattutto con Gazza, dei vecchi attrezzi, relegati per anni nei sotterranei, e Pix …
Quando finalmente feci ritorno nella mia amata Sala Comune, ingenuamente avvertii nell’aria un lieve accenno di tensione pre-occasioneimportante, dimentica che di lì a pochi a giorni,si sarebbe tenuto il tanto sospirato Ballo di Halloween.  


Ammiccando ad un paio di ragazze che passavano di lì proprio in quel momento, Matt si appoggiò con nonchalance alla colonna del porticato, osservando distratto gli studenti che frettolosamente si avventuravano per il corridoio verso la loro prossima avventura. Susy, seduta sul basso muretto del chiostro, accanto alla famosa colonna occupata dal nostro biondino preferito, cercava ostinatamente di leggere quel dannato trattato sull’ennesima rivolta dei Troll  che il caro vecchio Professor Rüf aveva assegnato alla classe dopo una delle sue solite soffocanti, soporifere lezioni. La nostro povera Wild Girls tentava quindi di concentrarsi sullo studio … ma i suoi sforzi, anche se fatti con le migliori intenzioni, risultarono del tutto vani.
Da quando aveva messo piede nel corridoi quel maledetto Malandrino era rimasta ferma sempre alla stessa riga del testo. Era più forte di lei, la innervosiva, la distraeva. Dal suo arrivo non aveva potuto fare a meno di osservare, contrariata e parecchio irritata, ogni suoi minimo gesto (sì, anche quando aveva sorriso come un cretino a quelle due gatte morte che erano passate di lì “per caso”!), aspettando speranzosa che rivolgesse le sue attenzioni SOLO a lei. Com’era giusto che fosse!
E invece quel cretino se ne stava lì, come un deficiente, a sorridere a tutte quelle che passavano senza neanche salutarla!!!
La riccia strinse un pugno irata, dandosi della stupida per adorare quell’idiota.
Ripromettendosi poi, a costo di far violenza su se stessa, di non dare più soddisfazioni a quello stoccafisso di un Evans! Sì, era ora di rompere quel maledetto vizio di vedersi sempre servito e riverito e far soffrire un poco quell’arrogante pallone gonfiato!!  
Come diavolo faceva a piacergli uno ragazzo egocentrico ed egoista come lui?!
“Stupida stupida stupida …”
Da canto suo Matt non trovava il coraggio di guardare, o di rivolgere almeno un saluto alla sua bella riccia.
Era un po’ emozionato …
Il cuore gli batteva a mille e la lingua sembrava morta sul palato, incapace di muovesi. L’unica cosa che ora gli veniva in mente per calmarsi era quella di far finta di niente e comportarsi come il solito cascamorto.
Il biondo pensò un attimo se anche il suo migliore amico, James, si sentisse così quando nei paraggi c’era Lily … ma tanto a Jamie non piaceva sua sorella, non ne era certo innamorato! James Potter non si innamorava!
Ghignando per quell’arguta osservazione, il malandrino si fece forza e parlò.
-    Allora Su’, finito con Storia della Magia?-
La riccia chiuse di scatto il povero libro, con un gesto che sprizzava stizza da tutti i pori, e poi alzò il suo sguardo infastidito sul suo interlocutore.
-    No, non sono riuscita a finirla.-
Disse poi lei a denti stretti.
Lui parve non accorgersi del suo disappunto, tanto che continuò a conversare molto tranquillamente.
-    Èh, il vecchio Rüf non si è regolato stavolta … ma non ti preoccupare, sono sicuro che non interrogherò … non lo fa mai!-
Terminò ridacchiando … ma Susy rimase seria come una tomba.
E lui non se ne accorse … di nuovo!
-    Comunque … - insistette il malandrino facendo il vago – hai sentito che …  che quest’anno organizzano un ballo per Halloween?-
-    Certo, sono nel comitato organizzativo … -
Osservò lei a denti sarcastica. Non voleva proprio rendergli le cose facili dopo il suo atteggiamento da playboy messo in mostra al suo arrivo!
Lui, dal canto suo si maledì in tutte le lingue del mondo, per non essersi ricordato una cosa così ovvia … che cretino, aveva pure fatto l’ennesima figuraccia davanti a lei, la ragazza che gli aveva stregato il cuore! “Stupido …”
Di colpo, il giovane Evans si sentì molto in imbarazzo …
-    Bè … mi chiedevo se ti andava di venire al ballo con me … -
Silenzio agghiacciante.
-    No!-






CIAO RAGAZZIIIIIIIIIII, SCUSATEMI TANTO PER IL RITARDO ... SAPETE, E' SEMPRE PER LE SOLITE COSE: BLOCCO DELLO SCRITTORE, ISPIRAZIONE CHE SE NE VA A SPASSO E NON RITORNA, SCUOLA!!
Sì OK, ORA è TUTTO PASSATO, CON LA SCUOLA HO CHIUSO DEFINITIVAMENTE FINO A SETTEMBRE E SPERO CHE D'ORA IN POI VADA TUTTO MEGLIO ...
SPERO DAVVERO CHE QUESTO CAPITOLO, ANCHE SE PIù CORTO DEGLI ALTRI, VI SIA PIACIUTO ... MI DISP, MA ORA COME ORA NN HO TEMPO PER RISPONDERE ALLE VOSTRE BELLISSIME RECENSIONI PERCHè STO PARTENDO E NN HO IL TEMPO MATERIALE PER SCRIVERE ...CMQ VI ADORO E VI VOGLIO UN MONDO DI BENE ...LA PROSSIMA VOTA SCRIVO UN POEMA A CIASCUNO DI VOI ...NN MI ABBANDONATEEEEEEEEE
BACI





  
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