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Autore: Melmon    25/06/2010    1 recensioni
A un sasso più grosso mi concedo solo tre secondi in più di respiro, premo con forza sulla ferita, il flusso del sangue è rallentato, ora che sono arrivata al ruscello la luce è aumentata ma non sapere è meglio, se vedo il mio fianco sporco del mio stesso sangue svengo qui! Se proprio devo svenire voglio farlo tra le tue braccia porca miseria!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Alice e Dean.'
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Grazie ancora per i complimenti e per le recensioni. Un grazie a wayne_ per aver messa la storia tra le preferite.
Oggi sono di poche parole quindi vi lascio subito alla storia. Buona lettura!

4. Arrivo al Roadhouse.

Non so di preciso cosa sia successo, dove ora io mi trovi e come ci sono arrivata, non so nulla di nulla, ancora mezza intontita e mi guardo attorno, tutto passa nell’attimo preciso in cui i miei stanchi occhi scorgono la tua figura al mio fianco.
Qualcuno parla ma la voce arriva ovattata, le immagini sono sfuocate, del mio corpo non sento nulla, però vedo la tua mano nella mia, ti vedo avvicinarti e sederti sul letto, mi sposti una ciocca di capelli riportandola dietro l’orecchio e mentre ti lasci andare a questo gesto dolce io richiudo gli occhi con la certezza di essere al sicuro.
Quando ritorno in pieno possesso delle mie facoltà tu non sei più al mio fianco: la poltrona è vuota.
Scosto lentamente le coperte, sul fianco fa bella mostra di se una stretta fasciatura, sopra una canottiera bianco di cui al momento ignaro la provenienza: il bianco non è il mio colore!
La sveglia sul comodino dice le sette del mattino, la cosa mi sembra un po’ strana, mi sembra di aver dormito un giorno intero, guardo meglio il display rendendomi conto che l’ora è esatta ma di due giorni dopo il mio incidente: ho dormito due giorni interi!
Questo spiega perché non sei seduto su quella poltrona, una volta assicuratoti che io sia viva ti sei preso il lusso di allontanarti.
Ok ho tre possibilità:
riaddormentarmi,
Restare a letto e fare la brava paziente
O alzarmi e vedere con i miei occhi dove sono e dove sei.
Ovviamente scelgo la terza.
Mi alzo con cautele, faccio piano anche se il dolore non si sente, devono avermi dato anche degli antidolorifici perché quello che provo è solo un leggero fastidio al fianco.
Sulla poltrona vicino alla porta trovo le mie infradito, la felpa senza maniche e dei pantaloncini.
Mi siedo e lentamente mi vesto, molto lentamente, poi passo nella camera a fianco dove trovo Jo e … non so di preciso chi sia l’uomo al suo fianco.
– Buon giorno.
– Non dovresti alzarti signorina!
– Dai Bobby lo sai che non riesco a star ferma a lungo, ti prometto di starmi seduta buona buona!
– Tu buona buona?
– Ehi se voglio ci riesco!
– Se fai anche solo un millimetro che non mi garba ti rimando dritto a letto, con la forza se è necessario!
– Agli ordini mio capitano.
Mi siedo mentre un’altra donna si avvicina porgendomi un bicchiere d’acqua.
– Grazie.
– Io sono Hellen, lei è mia figlia Jo e lui è Ash.
– Piacere di fare la vostra conoscenza.
Hellen mi guarda fisso e con ciglio arrabbiato, Ash mi sta mangiando con gli occhi e di Jo non so che dire.
– Scusate se vi ho creato problemi e grazie per il vostro aiuto.
– Se non ci si aiuta tra noi …
– dove sono gli altri soccorritori?
– Lavoro.
– Quando sono partiti?
– Stamattina sul presto tornano nel pomeriggio.
– Ok.
Fisso il bancone del bar, ho promesso a Bobby di stare seduta buona e non è un problema mantenere la promesso visto che qui o al letto la situazione non varia tanto.
Ash è simpatico, eccentrico ma simpatico, e poi è un dato di fatto che più sono fuori dal comune e più attirano la mia simpatica, certo le cose andrebbero meglio se smettessero di guardarmi male, preferisco essere spogliata con gli occhi che queste occhiatacce senza un preciso significato. Dopo un quarto d’ora che parliamo del più e del meno mi sono stufata e senza pensarci due volte lo chiede a bruciapelo.
– Oh niente scusa.
– Non ti preoccupare accetto di tutto da chi nemmeno due giorni fa ha collaborato a salvarmi la vita.
– Non è niente di particolare e che Dean sembrava diverso tutto qui.
– Diverso per come si è comportato in macchina?
– Anche.
– Perché cos’altra ha fatto durante il mio stato comatoso?
– Niente di tanto anormale e che l’ho avevo visto comportarsi in quella maniera solo con Sam, tutto qui.
– Per me Dean fratello maggiore non è una novità, anzi a volte è una scocciatura bella e buona ma ormai gli voglio bene e non lo cambierei per nulla al mondo.
Ok forse quest’ultima parte potevo risparmiarmela, i cacciatori non parlano cosi, ma io sono stramba e ho una dose elevata d’antidolorifici che mi circolano nelle vene; certo non è droga ma in dose elevante anche queste fanno dei casini, ecco la mia teoria per Dean.
Continuiamo a parlare, per lo più di lavoro, Ash mi fa anche vedere la sua attrezzatura e qualche caso a cui sta lavorando, Bobby mi ha permesso di alzarmi a patto che urli al primo minimo segno di pericolo o dolore.
Quando esco fuori dal bar c’è solo la polvere a farmi compagnia e cosi sono libera di poter pensare, di far vagare i miei pensieri, ripenso a quei attimi di paura misti alla consapevolezza che tu eri con me, che c’è qualcosa tra di noi da scoprire. Ieri in auto potevo sentire questo sentimento tra noi, ieri eri il mio Dean, quello di sempre, quello che nascondeva nelle sue grandi iridi verdi la voglio di quel bacio, la passione che ne lessi durante e il dolore di un gesto che forse non doveva mai essere compiuto. No che ti vergogni o che non voglia rifarlo ma e che le cose sono cambiate, in un certo senso ci siamo persi e questo non voleva un attimo di felicità. Siamo sempre stati bene insieme, c’è un’intesa, un sostenerci a vicenda, un capirci a volo che neanche con tuo fratello hai mai avuto e questo il legame che si è deteriorato manca a me e a te.
Ripenso alle mille imprese, hai pomeriggi passati insieme, alle serate nei bar, alle caccie e hai giochi stupidi che facevamo una volta, allora non mi avresti mai lasciato senza una parola, non saresti andato a far nulla senza vedere i miei bei occhi aperti che cercavano i tuoi per farti capire che stavo bene.
Non eri tu quello che mi diceva che potevo mentirti a parole ma che i miei occhi non potevano farlo? Come sai che sto bene Dean, come fai a sapere che non ho bisogno di te? Mi hai dato la tua parola di non lasciarmi, la parola di un Whinchester non mi ha mai delusa. Non hai chiamato, non torni …
  
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