Ad personam:
Cara Scrlettheart, grazie di cuore per la tua recensione rapidissima e per le tue gentilissime parole. Cosa farà Carol? Credo che questo capitolo riserverà due sorprese sui retroscena non detti nei precedenti. Non preoccuparti se alcune parti sono sibilline, è che preferisco non chiarire tutto già a questo punto. Cara Lux, grazie per i tuoi commenti, so che posso sempre contarci. Una ribellione delle Nemesis sarebbe un bel guaio per Vera, se si realizzasse, ma tieni conto che i poteri di tutte le ragazze provengono da lei e potrebbe sempre ritirarli, al bisogno. Di tutte? Forse no... Un grazie anche a Silen per la rilettura e i suoi consigli. Due parole sul presente capitolo: il titolo, Le notti di Carol,
sembrerebbe promettere una storia piccante, ma le uniche luci rosse si
trovano su un albero di Natale di un mondo che ormai la ragazza ha perduto.
Due parole anche sui disegni: sono finalmente soddisfatto di come
sono riuscito a rendere Carol questa volta: tutti i precedenti tentativi
non rendevano giustizia a come la immaginavo. Lo so che l'espressione depressa
non è rappresentativa del suo carattere abituale, ma è caratteristica
del periodo che sta passando ora.
Buona lettura
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PROFEZIE
Riassunto delle puntate precedenti
Dopo un incontro misterioso con la Luce di Meridian, Vera ha convinto le Gocce a sostituirsi ad Elyon a Meridian, impersonando la regina e le guardiane. Carol si è opposta, ed è stata costretta con l'ipnosi. A Meridian, la controfigura di Elyon e le finte guardiane esiliano Miriadel e Alborn, mentre Caleb sfugge alla cattura; pur avendo assunto il potere, si rendono conto di non essere convincenti, e inventano la storia che le guardiane sono a palazzo per proteggere la Luce di Meridian da un complotto. A Heatherfield, rifugiatasi con i genitori nella sua vecchia casa, Elyon spiega che quella che si sta realizzando è una sua profezia, la cui interpretazione fino a quel punto era ambigua. La profezia prevede che la tirannia duri un anno, che a Meridian dura diciotto mesi. Elyon è decisa a non tentare niente prima di questa scadenza. Sul palazzo scende un clima sempre più oppressivo in cui le congiurate utilizzano sia i poteri mentali che l'intimidazione per mantenere il controllo. Settimane dopo, vengono a sapere per caso la profezia infallibile che prevede che la tirannia durerà un anno. Il nuovo piano di Vera prende rapidamente forma, basandosi sull'ambiguità del termine di un anno: prima simuleranno che Elyon diventi sempre più tirannica e impopolare, screditandola, poi Vera, che ha comunque il rango di una principessa Escanor, la spodesterà dopo un anno terrestre di dodici mesi, facendo finire apparentemente la tirannia e realizzare la profezia; poi, dopo aver guadagnato il consenso della gente, si prepareranno per affrontare Elyon e eventualmente le Guardiane al loro ritorno dopo diciotto mesi, un anno di Meridian. Vera crea venti copie di Wanda, dette Nemesis, che avranno l'incarico di impersonare le guardiane, sollevando le gocce dal compito, e di sorvegliare la città restando invisibili o sotto falsa identità, o con l'aspetto di aquile. Dopodichè, una controfigura di Elyon presenta pubblicamente Vera come principessa al popolo e al Consiglio dei Veglianti, delegandole tutti gli impegni pubblici; la nuova vice-regina incontra subito un'accoglienza favorevole, anche avendo ammesso di essere una creatura della Luce di Meridian. Vera può finalmente muoversi liberamente in città. Accompagna Pao nel quartiere cadente di Trasclovkir, le spiega delle distribuzioni di acqua magica alla popolazione, infine si recano a vedere gli archi di crescita dove le copie degli oggetti sottratti sulla terra stanno crescendo, ma troppo lentamente per scarsità di energia magica. Per integrare quest'energia, vengono disposti attorno alla città sinistri pannelli simili alle alette delle guardiane per assorbirla dall'aria. Nel frattempo Carol, perse le speranze di convincere le altre a desistere, si isola sempre più dal gruppo, finchè viene a lite aperta con le Nemesis. |
Cap.53
Le notti di Carol
Meridian, palazzo reale, camera di Carol
Nell’oscurità della camera si intravede un sottile
spicchio di cielo notturno. Dalla fessura tra i tendoni, tre diverse lame
di luce si proiettano sul pavimento.
Carol è rimasta sveglia osservando il loro lentissimo spostarsi, minuto dopo minuto. Mentre aspetta la mezzanotte, i suoi pensieri divagano. E’ quasi un mese che si trattiene in camera il più possibile, cercando di sfuggire a un ruolo che odia e di recuperare durante la giornata il sonno perduto di notte. La scusa che ha portato è stata l’insonnia, ma la verità è un’altra: mentre il suo corpo restava inerte nel letto, il suo spirito era altrove. Rivede ancora la prima volta che lo ha fatto. |
Serrò gli occhi e, seguendo un ricordo rubato ad altri, iniziò una sequenza mentale mai provata prima.
Appena compiuta, la prima sensazione fu una vertigine: uno scollamento tra le sensazioni di immobilità del suo orecchio e gli occhi che, pur chiusi, le mostravano che si stava sollevando nella stanza.
Si guardò dall’alto prima con meraviglia, poi con un senso di trionfo. Ora che il suo corpo le sembrava estraneo, vide la tensione sciogliersi e lasciare il suo viso, abbandonato sul cuscino. Le mani contratte si aprirono lentamente, e il suo respiro divenne come quello del sonno.
Dopo un po’, il corpo astrale prese a vagare nel palazzo. Dapprima levitava con prudenza, attraversando pareti e pavimenti senza trovarvi ostacolo, come nelle migliori tradizioni dei fantasmi. Poi, mano a mano che prendeva confidenza con le possibilità offerte dal suo nuovo stato, i suoi movimenti divennero sempre più veloci e sicuri, e si tuffò dentro e fuori dai muri perimetrali del palazzo, sopra la città addormentata e l’altopiano. Perdendo la cognizione del tempo, continuò a lungo a esercitarsi in voli sempre più folli, finché non fu sazia di quell’illusione di libertà.
Poi ripensò alla misteriosa biblioteca che le era stata proibita.
Sapeva che non si conosce alcun metodo per individuare un corpo astrale, se non gli occhi immateriali di un altro come lui. Ciò le apriva una nuova possibilità.
Risalì veleggiando lo scalone circolare della torre nord fino alla robusta porta azzurra ben serrata, su cui campeggiava a caratteri dorati: ‘Biblioteca reale’. La attraversò, senza che scattasse alcuno dei sofisticatissimi allarmi che la proteggevano.
Al di là, ritrovò il grande stanzone a forma di ciambella. Era buio, ma la sua nuova vista poteva percepire una nuova luminescenza promanarsi dagli oggetti, un riflesso delle forze interne della materia che li costituisce.
Rivide l’ampio tavolo di legno laccato d’azzurro e le grandi sedie imbottite che invitavano a lasciarsi sprofondare, ma lo spirito non ha bisogno di riposarsi dal peso del corpo.
Disposti sulle scansie radiali attorno al vano scale centrale, c’erano migliaia e migliaia di libri a prometterle conoscenze arcane e vietate. Il suo sguardo poteva scorrere avidamente sulle loro costole, facendola spasimare frustrata per non poterli aprire.
I primi erano terrestri, infatti tutti i loro titoli erano in inglese. Edizioni recenti, certo acquisti di Elyon: biologia, genetica, fisica. Mattoni che la sua amica, pur affamata di risposte, non era riuscita a comprendere a pieno.
Le venne da sorridere passando davanti a intere collezioni di romanzetti rosa e di albi a fumetti. Di questi non le aveva mai parlato!
‘E’ così lontana, Ellie’, pensò con tristezza, ‘Tutti i suoi ricordi in questo luogo verranno corrotti, prima o poi’.
Continuando a vagare per le scansie, ritrovò anche libri terrestri più vecchi. Si andava indietro nel tempo di secoli, e i titoli sembravano rivelare decine di lingue diverse.
Poi, dove questa sezione finiva, era appeso un cartello del tutto incomprensibile. La prima volta che era venuta lì, in carne e ossa, era rimasta a lungo a pensarci prima di risolvere l’arcano: era appoggiato alla rovescia! Raddrizzandolo, era facile leggervi “magia” in caratteri meridiani.
Questa sezione era la meglio fornita di tutto il metamondo, accumulata in secoli e secoli dalla dinastia che aveva fatto di quest’arte la base del suo potere spirituale e politico.
I libri che più le destavano desiderio erano quelli serrati da lucchetti, che sembravano quasi cofanetti di sapienza proibita.
Accanto a questi, disposti in qualche ordine incomprensibile molto somigliante al più completo caos, c’erano papiri e pergamene arrotolati, quadernetti fitti di appunti, e quadernoni ornati da illustrazioni incomprensibili.
Si avvide che i suoi piedi incorporei erano penetrati in una cassetta, abbandonata in mezzo al corridoio come con il proposito di far inciampare i visitatori distratti.
‘Sequestrati dalla censura’, chiariva un biglietto ingiallito attaccato al coperchio serrato.
Carol acuì la sua vista incorporea fino a focalizzare l’interno dello scrigno: conteneva decine di volumetti tutti uguali che sembravano manuali di magia fai-da-te.
Si accorse con gioia che riusciva a leggere le pagine al loro interno anche senza poterli aprire.
Sorrise compiaciuta: aveva trovato come impiegare bene le sue notti insonni.
Immersa nel suo ricordo, Carol guarda, quasi senza vederla,
una striscia di luce spostarsi in alto sulla parete, e svanire quando la
stella artificiale da cui proviene tramonta all’orizzonte. Una macchia
luminosa compare sul davanzale quando un altro astro artificiale supera
lo zenit, diretto verso levante.
Carol si riscuote. E’ giunto il momento: un’ora dopo
la mezzanotte. Addio, Meridian.
Senza sollevarsi dal letto, inizia a ripetere la sequenza
mentale del teletrasporto, sempre più velocemente, finché
tutte le fasi si fondono in una, e il suo corpo si dissolve in un baluginio
ben visibile nella penombra.
Le coperte ormai vuote si afflosciano sul letto, mentre
un’altra striscia di luce sulla parete si affievolisce e scompare.
Heatherfield, casa Portrait, camera di Elyon
Poco dopo, un ambiente in penombra si riforma davanti
agli occhi di Carol, già allenati all’oscurità.
Resta incerta sul da farsi: prima di partire, aveva stimato
che a Heatherfield fosse già mattina, invece pare piena notte anche
qui.
E’ una camera che ricorda molto bene. I peluche allineati
sulla mensola sono gli stessi di allora. Eppure sono ricordi della fanciullezza
di un’altra, di un tempo in cui lei non esisteva ancora.
Nel lettone dorme Elyon, avvinghiata a un cuscino cui
sorride teneramente. Sembra felice, come una volta.
Carol resta a lungo a guardare la stanza rassicurante
e la sua vecchia amica.
Poi si decide e le si accosta. “Ellie…”, sussurra.
Nessuna risposta.
“Ellie!”, chiama più forte, scuotendola delicatamente.
“Svegliati, sono Carol!”.
“Mmh? Scusa, mi sono appisolata in….”. Si desta di colpo
e spalanca gli occhi verso l’ospite inattesa. “Carol?!? Carol! Cosa fai
qui?”. La guarda un attimo con occhi sgranati, poi torna a rilassarsi.
“Ho capito. Sto sognando”.
L’altra la scuote di nuovo, e accende l’abat-jour sul
comò. “Ellie, sei già sveglia! Sono qui per parlarti. Voglio
restare!”.
“Restare?”. La guarda come se non capisse. “In camera
mia?”. Poi si volta verso il cuscino come se chiedesse la sua approvazione.
“Oh, svegliati! Ti fai di Valium, la sera? Io voglio
restare sulla Terra!”.
Si sente qualche rumore dietro la porta. Il battente si
apre improvvisamente, ed entra il signor Portrait impugnando una pistola.
“Chi è lei?”.
“Ehi… calma!”, si allarma Carol.
“Elyon, va tutto bene?”, chiede Miriadel da dietro le
spalle dell’uomo.
“Sì. Papa, mamma, vi presento Carol, la goccia
di Cornelia. E’ venuta a trovarmi da Meridian”.
“Piacere, signori. Scusate l’ora…”. La ragazza, imbarazzatissima,
non sa se sia più il caso tendere la mano o di svanire.
L’uomo abbassa la pistola, ma il viso ostile le fa capire
che non ricorda con simpatia le nuove ospiti del palazzo reale. “E’ il
meno, signorina. Niente alette, stavolta?”.
“Thomas, non essere scortese!”, lo riprende Eleanor.
“Carol, benvenuta comunque. Un caffé?”.
“Non per me, signora, io soffro già di insonnia.
Grazie comunque. Magari per Elyon?”.
“Insonnia! E ha pensato a noi in piena notte”, completa
sarcastico Thomas. “Gentile!”.
“Chiedo scusa per l’ora”, ammette Carol. “Ho sbagliato
i miei calcoli, credevo che qui fossero le otto del mattino”.
“Anche quella è un’ottima ora, per una visita
non annunciata”, sfreccia Thomas.
“E poi”, riprende Carol più acida, “Non ho pensato
a lei, signore. Volevo parlare con la Luce di Meridian, se
permette!”.
“Papà, per piacere, ci lasci da sole?”, chiede
gentilmente Elyon, ormai ben sveglia, “Parleremo sottovoce, lo prometto”.
“Thomas, vieni via!”. Eleanor artiglia il marito per
un braccio e lo trascina fuori. “Ragazze, parlate pure!”.
Quando la porta si è richiusa, si sente ancora
Thomas al di là del battente che brontola: “Sono un militare, io.
Non mi piacciono i traditori, e ancora meno quelli che poi tradiscono anche
i loro complici!”.
Carol ha sentito il commento dietro la porta. La sua ferita
si vede dal viso e dal tono della sua voce. “Ellie, sono stata trascinata
in questa faccenda da Vera! Io non ho mai creduto alla sua panzana, e lei
mi ha ipnotizzata! Non mi sarei mai messa contro di te!”.
Elyon annuisce, e per un attimo un’espressione quasi
commossa si dipinge sul suo viso. “Carol, sei un’amica! Scusa mio padre,
lui non sa niente. Ma raccontami cosa vi ha detto Vera!”.
“Ha raccontato che le guardiane e l’Oracolo ti hanno
imposto di rimbambirci e consegnarci a loro, e che tu hai girato a lei
questo incarico”.
“Geniale!”, sfugge a Elyon. “Comunque, è tutta
una sua invenzione”.
“Lo sapevo”, fa sollevata Carol, sedendosi sul letto.
“Comunque, tu l’hai vista, quella notte. Toglimi tu una grande curiosità,
ora: cosa le hai detto, in realtà?”.
“Non chiedermelo”, risponde Elyon a disagio, “Se te lo
spiegassi, non potresti più rimettere piede a Meridian”.
Carol resta interdetta un attimo. “Ma io non voglio tornare
lì, sono appena fuggita! Non voglio avere nulla a che fare con il
loro piano criminale!”.
Elyon sospira. “E’ qualcosa che doveva comunque accadere”.
Scuote il viso, incerta. “Non mi aspettavo il tuo ritorno proprio in questo
momento. Ora, qualunque cosa io ti dica o non ti dica, sarà comunque
sbagliata”.
Carol la guarda sempre più stupita, cercando di
intuire i suoi pensieri. “Parli della profezia?”.
“Sì. Il futuro è già scritto, ma
solo qualche riga qua e là ci è stata rivelata”.
“Il futuro è pur sempre il risultato di scelte
fatte nel presente”.
“Non solo delle scelte”, puntualizza Elyon. “Le loro
conseguenze si intrecciano con le conseguenze delle scelte degli altri
e con tutto ciò che, per comodità, chiamiamo caso”.
Carol aggrotta la fronte. “Ma fai sogni filosofici tutta
la notte?”.
L’altra ridacchia alla battuta. “Ci penso spesso, è
vero”. Poi, nuovamente seria: “Ascolta, lasciami finire i miei vaneggiamenti.
Di solito le profezie non danno gli elementi che potrebbero servire a contraddirle.
Per esempio, non ti dicono il luogo, il giorno e l’ora in cui ti cadrà
una tegola sulla testa, altrimenti uno eviterebbe di trovarsi lì,
non gli succederebbe niente, e la profezia si sarebbe resa falsa da sola”.
Carol la squadra, cercando di afferrare il senso di queste
frasi sibilline. “Però questa volta c’è una scadenza precisa:
‘La tirannia finirà dopo un anno’ ”.
“Appunto! E questo è un ottimo segno, perché
significa che, pur sapendo la data del mio ritorno, non riusciranno ad
impedirlo. E intendo farlo in modo che nessuno si rompa neanche un’unghia”.
Carol riflette. “Questo mi va bene. Però non è
garantito dalla profezia, no?”.
“Ecco il punto, cara: le cose potrebbero prendere una
piega non voluta. Perciò, per il bene di tutti, è meglio
che Vera e le altre sappiano, fin da prima del mio ritorno, che io non
ho nessuna intenzione di punirle, ma solo di riprendere il mio posto di
Regina. E qui tu puoi fare molto! In primo luogo puoi rassicurarle, e poi
puoi cercare di tenere a freno eventuali teste calde dalla tua parte della
barricata”.
Carol sospira. “Forse ho capito”. Dopo un attimo di riflessione,
aggiunge: “Ma forse tu non hai compreso la mia situazione. Anche se avevo
dato a Vera la mia parola, io non ne posso più di quel ruolo che
vorrebbero…”.
“Gli hai dato la tua parola?”, la interrompe Elyon. “Ma
allora, devi tornare indietro per mantenerla! La parola è una cosa
seria. Se non ci si potesse fidare della parola data…”.
“Che cosa?”, allibisce Carol, “Forse non mi sono
spiegata bene. Io sono fuggita da Meridian. Vera ha preteso
la mia parola che non lo avrei fatto; io gliel’ho data,
ma poi l’ho fatto lo stesso. Sono venuta a parlare con
te, a darti informazioni. Se tornerò indietro,
forse non mi romperà alcun’unghia, ma più probabilmente mi
rimbecillirà del tutto!”.
“Che pasticcio”, sbotta Elyon, poi ci riflette un attimo,
ed esclama: “Ma finora tu non mi hai dato nessun’informazione segreta,
Carol! Perciò, per il tuo bene, ora non dirmi nessuno dei loro segretucci:
prendi coraggio a quattro mani, torna indietro a mantenere la tua promessa,
e racconta loro tutte le cose come stanno. Poi fai del tuo meglio perché
la faccenda finisca in modo indolore, quando sarà il momento!”.
L’altra la ricambia con uno sguardo sconcertato.
Elyon riprende, più dolcemente: “E’ anche per
il tuo bene, Carol. Loro sono le sole, al mondo, a sapere veramente chi
sei. Se le perdi, non troverai nessun altro che possa accettare la tua
storia”.
Dopo un lungo silenzio di riflessione, l’altra esala
piano: “Ora credo di aver capito”.
“Forse. Non posso confermarti niente, cara. Se tu lo
sapessi per certo, non potresti più tornare lì”.
Carol storce il viso. “Speravo che il mio contributo
a questa maledetta profezia fosse finito. Sono già apparsa vestita
da guardiana, come nei tuoi disegni…”.
“Allora, cerca qualche accordo con Vera per farti dare
un ruolo diverso. Con tutte le memorie di esperti che hai assorbito a Midgale,
puoi fare tante cose per la città”.
L’altra resta sbigottita. “Con… Vera? Ma mi odia!”.
“No, cara. Sei tu che odi lei”.
Cala un lungo silenzio, durante il quale queste parole
si fanno strada lentamente nella mente di Carol.
Dopo un po’, Elyon la scuote: “Ora devi andare. Mi dispiace,
vorrei tanto tenerti qui. Avrei tante cose da dirti e da chiederti, ma
ti comprometteresti troppo. Prima torni a Meridian, meno severamente rischi
di essere punita”.
“Ci devo pensare”, sospira Carol scuotendo il viso e
alzandosi in piedi. “Però, prima di lasciarti, ho una domanda troppo
importante. Tu hai promesso che non punirai nessuna di loro. Ma cosa ne
pensano le Guardiane? E Kandrakar? Sei sicura che loro non vorranno qualche
testa? E magari proprio la tua?”.
Elyon si stringe nelle spalle, a disagio. “La mia l’avrebbero
già presa, se avessero voluto davvero. Per le altre, farò
di tutto per dissuaderli”.
“Quindi, non sei sicura, e non sai come la prenderanno”,
riflette Carol. “Ti farai accompagnare dalle W.I.T.C.H. , per tornare a
Meridian?”.
“Per quanto posso, no”, fa Elyon, sempre più a
disagio. “Ma non sono certa di riuscire a impedirlo. Potrebbe essere una
catastrofe, se si arrivasse a uno scontro tra voi e loro. Perciò
ho bisogno di aiuto per calmare le eventuali teste calde su tutti e due
i fronti, al momento giusto”.
Carol storce il viso. “Ancora un anno lì… Stiamo
parlando di un anno di diciotto mesi, vero?”.
L’altra appare stupita dalla domanda. “Certo! Gli anni,
sul metamondo, durano diciotto mesi, lo sai!”. Si alza in piedi anche lei,
e le pone le mani sulle spalle. “Sono già passati due mesi. Ce la
puoi fare, ed essere utile a tante persone. Alle tue compagne, soprattutto!”.
Le mie compagne… Quelle che potrebbero trasformarmi in
un vegetale, rimugina amaramente. Dalla smorfia dispiaciuta, si accorge
che l’altra ha captato quel pensiero. “Dovrò pensarci sopra, Ellie”,
esala, sfiduciata.
L’altra le stringe le mani. “Scegli bene. Comunque sia,
io ti auguro tanta fortuna, Carol”.
Lei annuisce, mentre inizia a svanire. “La fortuna ce
la creiamo noi”.
Appena Carol è sparita, Elyon si guarda le mani.
Questo pizzicore… non aveva mai provato prima a toccare una persona che
si sta teletrasportando.
Pochi istanti dopo, Thomas entra in camera a grandi passi.
“Elyon! L’hai mandata via così?”.
“Non ci posso credere!”, fa eco Eleanor, seguendolo a
ruota.
“Perché? Se avete ascoltato, saprete già
che l’ho fatto per non comprometterla troppo”.
“Chi se ne importa di comprometterla!”, insiste suo padre,
“Non ti sei accorta di niente di strano?”.
Elyon alza un sopracciglio. “Più strano di trovarsela
in camera a notte fonda, vuoi dire?”.
La madre scuote il viso, esasperata. “Secondo te, come
ha fatto a teletrasportarsi fin qui, e soprattutto ad andarsene? Non dovrebbe
perdere i poteri, lontano da quella Vera?”.
Un lampo di dubbio attraversa gli occhi della Luce. “Già…”.
“Aveva forse il sigillo di teletrasporto con sé?”,
incalza Thomas.
“No… Non mi è sembrato, almeno”, risponde lei,
persa. “Anzi, sono sicura di no. La tenevo per mano, quando è sparita”.
“E poi”, aggiunge Miriadel, “Se anche fosse, servirebbe
comunque un po’ di potere per azionare l’interfaccia di guida del sigillo”.
“Proprio così, signorina!”, incalza lui rivolto
alla figlia, “E non ti pare che avresti almeno potuto chiederle come ha
fatto?”.
Heatherfield, casa Hale
Accanto all’ampia vetrata del soggiorno, sembra quasi
di essere all’esterno. Il cielo notturno di questo fine dicembre nevoso
riflette una luminosità aranciata; lampioni e insegne illuminano
i giardini imbiancati, facendoli sembrare salotti all’aperto.
Carol si guarda attorno. Non c’è bisogno di accendere
la luce: il locale è illuminato dalla vetrata e dalle lucette dell’albero
di Natale. Festoni luccicanti, tesi tra le appliques, attraversano le pareti.
Ventotto dicembre, ricorda il calendario alla parete.
Quanti ricordi! Perlopiù non suoi, in verità,
ma ereditati dalla sua originale. Sono passati quasi due anni dall’ultima
volta che Carol, ancora la sosia di Cornelia, ha visto con i suoi occhi
questa casa.
Ricordava più grande la sala; essere cresciuta
di quindici centimetri rispetto ad allora le ha cambiato la prospettiva.
Si dirige verso le scale che portano alla zona notte,
al mezzo piano superiore, e le sale con passo felpato.
Quando arriva in cima, nel corridoio, aguzza l’udito;
se trattiene il suo respiro, può vagamente sentire quello dei suoi
genitori dalla loro camera.
Entra, attraversando la porta chiusa. Sa che non la possono
vedere, o almeno lo spera.
Eccoli lì. Papà e mamma… per quanto si
sforzi e cerchi di razionalizzare, non riesce a pensarli diversamente.
Dormono sereni, volti uno verso l’altra. Non li sfiora l’idea che possa
esistere una ragazza che si considera loro figlia e che, dopo aver vissuto
due anni in un’altra città e perfino in un altro mondo, possa essere
tornata lì come un fantasma, per rendere loro un saluto prima di
sparire.
Resta lì a lungo, ascoltando il silenzio, poi
esce.
Dopo una breve attesa (Breve? C’è solo il battito
del cuore per misurarla), si decide e attraversa la porta della camera
di Lilian.
La sorellina. Il rospo. La scimmia. Una volta la detestava.
Eccola lì, che dorme beata tra i suoi peluche.
Bellissima, il viso abbandonato e innocente dei suoi sette anni. La ricorderà
sempre così.
Torna a uscire. L’ultima camera è quella di Cornelia.
Esita a lungo, poi rinuncia. Non si sente pronta a rivederla,
e forse non lo sarà mai.
Scende piano le scale, fino ai divani del soggiorno. Quando si siede, lo scricchiolio delle molle sembra un gemito nel silenzio. Resta così a lungo, osservando le luci dell’albero di Natale. Ha già perso la sua famiglia, fuggendo da Cornelia. Può permettersi di perdere anche le sue compagne? Ed anche Elyon, forse, se la deluderà? Quante volte ci si può tagliare i ponti alle spalle, nella vita? Eppure, tornare indietro a Meridian è un rischio enorme, anche ora che vede tutto sotto una nuova luce. Si metterebbe nelle loro mani, pur sapendo ciò che sarebbero in grado di farle, sperando nella loro benevolenza. E il suo orgoglio? Lei era la femmina alfa, una volta. Anche se la perdonassero, sarebbe comunque un’umiliazione terribile. |
Scuote il viso: Se scegliesse così, poi non riuscirebbe più a tenere la testa alta come prima.