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Autore: mistica    27/06/2010    8 recensioni
[Attenzione: pre-slash. Spoiler dell'episodio 2x13]
Quel 'se' pronunciato da Arthur pochi istanti prima aveva rafforzato
ancora di più le barriere di Merlin: se Arthur non fosse
stato un principe non ci sarebbero state menzogne, nè
limiti, nè segreti.
Se Arthur non fosse stato un principe, avrebbero riso insieme all'idea
di un Destino così grandioso costruito su misura per loro.
E, soprattutto, se Arthur non fosse stato un principe e non fosse stato
un uomo, forse non si sarebbe sentito così in colpa ogni
volta che lo guardava negli occhi e lo desiderava un po' di
più.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
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I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati. La storia non ha fini di lucro.


Can't you just let me be?
By Mistica


"I never want to see you unhappy
I thought you'd want the same for me."



"Cosa c'è?"
La voce arrogante dell'asino spezzò il silenzio, irritante come non mai: Merlin scattò sulla difensiva, maledicendo il lampo di acutezza che Arthur stava manifestando nel momento meno opportuno.
"Niente."
La risposta gelida e fasulla fece piombare per qualche istante il silenzio ma non spense la curiosità dell'erede al trono: l'arroganza sparì dal volto e dalla voce, lasciando spazio a una leggera, quasi impercettibile, nota di preoccupazione.
"C'è qualcosa. Dimmelo. Va bene, so che sono un principe e che non possiamo essere amici. Ma se non fossi un principe...".

"Cosa?"
Merlin si voltò dall'altra parte, rendendosi conto che non desiderava sentire una parola di più: voleva rimanere da solo, senza pensare, senza essere costretto a nutrirsi di illusioni.

"Insomma... Forse andremmo d'accordo."
"Quindi?"
"Quindi puoi parlare con me."
Orgoglioso e a testa alta, Arthur si stava esponendo con lui più di quanto non avesse mai fatto: con una fitta al cuore, nascondendo agli occhi del principe il dispiacere e la vergogna che in quel momento provava per se stesso e le proprie bugie, Merlin replicò acidamente.
Forse così avrebbe tenuto a bada la testardaggine di quell'asino borioso.
"Certo. Ma se voi non foste un principe vi direi di farvi gli affari vostri."
"Merlin!"
L'esclamazione scandalizzata dell'asino lo fece quasi sorridere: riusciva a immaginare l'espressione orgogliosa e irritata sul suo volto, segnata anche dalla rassegnazione per la mancanza di rispetto del suo servo.
A riscuoterlo dai suoi pensieri fu un cuscino lanciato dall'asino: sospirò, frustrato, cosciente del fatto che non l'avrebbe mai avuta vinta.
"E allora che cosa c'è?"
"...Ve lo dico."

Quel 'se' pronunciato da Arthur pochi istanti prima aveva rafforzato ancora di più le barriere di Merlin: se Arthur non fosse stato un principe non ci sarebbero state menzogne, nè limiti, nè segreti.
Se Arthur non fosse stato un principe avrebbe avuto qualcuno con cui sfogare la propria ansia, ora che stava per incontrare il padre che non aveva mai conosciuto.
Se Arthur non fosse stato un principe non avrebbe dovuto nascondere la sua vera identità, non avrebbe dovuto contare solo sull'appoggio di un Drago che, dopo tanti consigli mirati a salvare il deretano reale del rampollo dei Pendragon, si era fatto ripagare con la libertà: libertà che stava distruggendo Camelot e spegnendo vite di cittadini innocenti.
Se Arthur non fosse stato un principe si sarebbe sfogato, confessando la sua frustrazione per quella responsabilità troppo grande che ora gravava sulle sue spalle.
Se Arthur non fosse stato un principe avrebbero riso insieme all'idea di un Destino così grandioso costruito su misura per loro.
E, soprattutto, se Arthur non fosse stato un principe e non fosse stato un uomo, forse non si sarebbe sentito così in colpa ogni volta che lo guardava negli occhi e lo desiderava un po' di più.
Ma Arthur era un principe: mostrarsi debole non sarebbe servito a nulla, nè a lui nè all'asino, per questo doveva continuare a proteggerlo anche dalla verità, mettendo da parte ogni debolezza. A costo di soffocare i suoi stessi sentimenti, confusi e opprimenti.

Per questo mentì, blaterando qualcosa sul fatto che Gaius gli mancasse e sul destino incerto di Camelot: il silenzio che seguì l'ennesima bugia gli fece intendere che il principe, per quanto asino, non c'era cascato.

Stava per abbandonarsi al sonno quando sentì che il letto di Arthur scricchiolò rumorosamente, accompagnato da un gemito di dolore, dovuto alla ferita. Merlin si rannicchiò tra le lenzuola, pensando amaramente che finalmente avesse deciso di girarsi dall'altra parte e di lasciarlo in pace, almeno per quella sera.

Non si aspettava però di sentire improvvisamente un peso sul materasso e un corpo caldo disteso ad un soffio al suo, vicino eppure quasi troppo lontano: le coperte furono tirate dall'altro lato senza troppa delicatezza ed infine un respiro leggero, tiepido, prese a sfiorare la sua nuca.
"Cosa state facendo, asino?"
Borbottò in un sussurro, incapace di muovere un solo muscolo per scostarsi o, meno razionalmente, per avvicinarsi ulteriormente a quella inaspettata fonte di calore.

Arthur non era intenzionato a rispondere quella domanda, semplicemente per il fatto che non c'era risposta: aveva agito di impulso, come sempre, sentendo che in quel momento Merlin aveva bisogno di lui.
Anche se non fosse stato un principe, avrebbe fatto qualunque cosa per cancellare la tristezza da quel volto. Così chiuse gli occhi, fingendo di dormire: sapeva che come principe non avrebbe dovuto battere in ritirata neppure di fronte a verità scomode, così aveva deciso di agire semplicemente come un uomo, lasciandosi guidare dall'affetto e non dall'orgoglio.

Merlin non era solo.

Per la prima volta consapevole di ciò, il ragazzo dai capelli neri serrò la mascella, travolto dalla sensazione dello stomaco che si contorceva e delle orecchie che andavano a fuoco: chiuse gli occhi, lasciandosi avvolgere da tutto quel calore che gli riscaldava il cuore.

"...Grazie, Arthur.".
Un ultimo sospiro, poi il silenzio accompagnò la melodia dei loro sogni.



"I never want to see you unhappy
I thought you'd want the same for me.

I'm trying not to think about you
Can't you just let me be?
So long, my luckless romance
My back is turned to you
I should've known you'd bring me heartache
Almost lovers always do."

(Almost Lover
by A Fine Frenzy)



FINE

Che dire, è la mia prima fanfiction su Merlin, frutto di un'impellente ispirazione a cui non sono riuscita a ribellarmi, avendo troppo vivida nella mia testa questa scena, sulle note della canzone 'Almost Lover' degli A Fine Frenzy.

Ringrazio Elyxyz per la bellissima recensione (la mia prima recensione, tra le altre cose. Da parte di un'autrice che amo alla follia XD Sono veramente su di giri) e, su suo consiglio, ecco la traduzione del pezzo in inglese:
"Non ho mai voluto vederti infelice
Pensavo volessi lo stesso per me.

Sto cercando di non pensare a te
Non puoi semplicemente lasciarmi stare?
Così a lungo,mio sfortunato romanticismo
La mia schiena è girata verso di te
Dovevo capirlo che mi avresti portato ad un attacco di cuore
I quasi amanti lo fanno sempre"



Vi auguro buona lettura e vi ringrazio di esser giunti fin qui.
Aspettando impazientemente critiche e consigli,
la vostra

Miss
  
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