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Autore: Scribak    27/06/2010    2 recensioni
-Perché, Polonia?- “Perché proprio a me?” Il ragazzo incrociò i suoi occhi verdi con quelli castani di Toris, squadrando quel bambino di una decina d’anni che presto, al suo fianco, si sarebbe trasformato in una grande nazione. Si chinò leggermente verso di lui, in modo da portarsi alla sua altezza; gli prese una mano e vi fece scivolare dentro la pietra, strizzando un occhio. Il lituano si stupì della leggerezza dell’ambra, che trasmetteva alle sue dita uno strano, dolce calore. -Perché sento che diventeremo grandi amici, Liet- disse semplicemente.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lituania/Toris Lorinaitis, Polonia/Feliks Łukasiewicz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Keepsake


Nonostante Toris si trovasse da più di un anno in casa di Polonia, provava ancora soggezione nei confronti di quel pallido ragazzino dai capelli biondi. Personalmente, era sempre stato un bambino timido, chiuso, schivo, con una forte predilezione per quel silenzio che pareva impossibile gustare quando si trovava nei paraggi il polacco. I suoi modi così esuberanti non davano pace al bambino, che spesso, nonostante le proteste del suo re, si andava a nascondere in una delle tante stanze del palazzo di Feliks per sfuggire al turbolento coetaneo.

Tra i due, si dicevano i cortigiani, non sarebbe mai potuta scoccare la scintilla di un’amicizia sincera, da cui, eppure, sarebbe dipesa la sorte di milioni di persone: una responsabilità che andava solo ad accrescere la timidezza di uno, la spavalderia dell’altro e la distanza tra entrambi.

Quel giorno, Toris aveva eletto a suo nascondiglio la biblioteca reale, un nome un po’ pretenzioso per una stanza piuttosto piccola ma molto calda, ingombra di libri, rischiarata dalle fiammelle rossicce di tante lampade che le davano un’atmosfera raccolta e familiare.

In quelle pagine di carta, in quei mondi di inchiostro, Toris cercava di rifugiarsi sempre più, ultimamente, trovando per pochi minuti una scappatoia dalla paura per il polacco.

Ed era per questo che, quando lo sentì arrivare alle spalle con quei suoi passetti leggeri da folletto, sentì una spiacevole sensazione alla bocca dello stomaco ed iniziò a tremare.

-Ti ho portato una cosa, Lituania- Toris si voltò, trovandosi di fronte il volto diafano e sorridente dell’alleato che teneva le mani dietro alla schiena, in una posa infantile, celando qualcosa alla sua vista.

Toris aveva pensato di riuscire a godersi un po’ di pace in biblioteca, ma evidentemente, la luce della lampada sulla scrivania doveva essere filtrata sotto la porta, rivelando al polacco il suo nascondiglio.

Sospirò, posando il libro che aveva letto sino a quel momento. Sperava con tutto il cuore che ciò che stava nascondendo dietro la schiena non fosse, come l’ultima volta, una rana inzaccherata di fango, che, sfuggendogli dalle mani, aveva sporcato alcuni tra quei preziosi volumi a cui tanto teneva il re di Polonia.

-Di cosa si tratta, Polonia?- chiese cauto, squadrandolo con sospetto.

Feliks tese le mani a calice verso il ragazzo moro, che vide qualcosa brillare fiocamente tra le sue dita affusolate.

Toris sgranò gli occhi, rapito dalla bellezza della gemma che aveva sprigionato quella morbida luce, una piccola pietra arancione con delicate screziature marroni e dorate, grossa poco più di un acino d’uva. Era incredibilmente liscia, levigata dai martelletti degli orafi di corte, che l’avevano resa simile ad una lacrima scarlatta.

-Cos’è?- domandò incantato.

-Ma come, è da un anno che sei mio alleato e ancora non conosci l’ambra, il vanto delle miniere della mia terra?- gli chiese ridendo, una risata ricca e musicale, che piacque suo malgrado al lituano.

Toris ricordò le poche spiegazioni che gli aveva fornito il Primo Ministro della Polonia in merito.

-Vagamente…so solo che è commerciata in tutta Europa- ammise umilmente.

Feliks sbuffò: -Come sminuire in poche parole la poesia di una tale pietra… comunque, questa è per te- disse, porgendogli la piccola ambra.

Toris rimase a bocca aperta, guardando il polacco con un’espressione stupita. Non era la prima volta che gli faceva doni di quel tipo: nei primi mesi della loro “amicizia” , era stato un suo vizio vantarsi con lui della sua ricchezza con regali costosi, doni che sapeva di non poter ricambiare e che gli lasciavano l’amaro in bocca, toccando il suo orgoglio di bambino. Tuttavia, pensava che quei tempi fossero passati.

-Perché, Polonia?- “Perché proprio a me?”

Il ragazzo incrociò i suoi occhi verdi con quelli castani di Toris, squadrando quel bambino di una decina d’anni che presto, al suo fianco, si sarebbe trasformato in una grande nazione.

Si chinò leggermente verso di lui, in modo da portarsi alla sua altezza; gli prese una mano e vi fece scivolare dentro la pietra, strizzando un occhio.

Il lituano si stupì della leggerezza dell’ambra, che trasmetteva alle sue dita uno strano, dolce calore.

-Perché sento che diventeremo grandi amici, Liet- disse semplicemente.

Nota dell’autrice                                                                                                      

 Salve a tutti! Spero vivamente che vi sia piaciuto il primo capitolo di questa fanfic. Personalmente, non lo trovo nulla di che, ma mi solleticava l’idea di base di un pegno (il keepsake, appunto) tra Feliks e Liet :) Come avete notato NON è una yaoi: non che le odi, ma semplicemente non vedo quei due sotto quella particolare luce, ecco tutto.Il secondo (e ultimo capitolo) è già pronto, ma preferirei ricevere alcune recensioni prima di postarlo, in modo tale da correggerlo secondo eventuali consigli. Grazie in anticipo!!! ;)
  
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