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Autore: Elanor89    29/06/2010    1 recensioni
Elena Dumont è una bella vampira, una donna in carriera e di successo, ma la sua diffidenza l'ha sempre condotta per strade solitarie, lontana dai suoi simili nei quali non riesce più a riporre fiducia... Accadrà tutto in una notte: il destino mescolerà le carte in gioco e lei dovrà imparare a fidarsi di nuovo per sopravvivere... Ma quando la fiducia non sarà più sufficiente, quando ogni segreto verrà svelato, riuscirà a fuggire da un passato terribile che torna sempre a bussare alla sua porta?
Genere: Generale, Romantico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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E' con immenso piacere che do il benvenuto nella nostra piccola famiglia di lettrici a GiulyRedRose :)
Grazie per le recensioni così puntuali e gradite, spero di poterti rispondere via mail al più presto.
Un grande, enorme abbraccio,
Elanor 

 



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Capitolo XIX

 


 

 

Sentii il sibilo che precede il colpo ancora prima di vedere il pugno di Victor colpire il viso di Christian, ormai in piedi.

Digrignavano entrambi i denti, fronteggiandosi come sue fiere sul punto di azzannarsi. Chris si frappose tra me e Vic, impedendomi di guardarlo in viso, in posizione di difesa.

Istintivamente mi misi a sedere, pronta a scattare se la situazione fosse degenerata. Mi sentivo una stupida... Avrei dovuto immaginare che non sarebbe andato tutto liscio, che non saremmo mai arrivati all'aeroporto, ma il panico mi assalì ugualmente, privandomi della mia lucidità. L'assurdità di quella situazione mi raggelava. Potevamo fingere di essere umani con tutte le nostre forze, potevamo vivere di solo cibo, ma la nostra vera natura sarebbe riemersa, prima o poi. E quella ne era la prova. Eravamo bestie, pronte ad azzannarci alla prima occasione, eravamo demoni, inclini alla vendetta più che a qualunque altro sentimento. Eravamo vampiri, stupidi, orgogliosi vampiri.

Non avrei immaginato ciò che sarebbe accaduto quella notte.

Vidi Victor mirare al viso di Chris, sistemandosi in posizione di attacco, prima di sferrare un pugno. Lo mancò di una manciata di millimetri, troppo fuori di sé per prevenire il suo spostamento.

- Smettetela- urlai. Entrambi mi ignorarono, continuando a fronteggiarsi con i pugni sollevati. Chris alzò la guardia giusto in tempo per evitare che un colpo raggiungesse la sua mascella, frantumandogliela.

- Adesso basta...- insistei. Mi ritrovai in posizione di attacco prima ancora di rendermene conto, Victor ringhiò, mostrandomi i denti.

- Vai via...- sibilai.

- Solo se verrai con me...- mi rispose.

- No.- ringhiò Chris.

- Cosa ti fa credere di poter decidere per me? Cosa ti fa pensare che assisterò alla vostra lotta senza battere ciglio?- lo provocai – Io tornerò a casa, non mi importa che tu sia d'accordo o meno...-

- Tu sei una mia creatura...- mi urlò – Sei sangue del mio sangue...-

- Io sono una donna libera...- risposi. Riacquistai la posizione eretta, cercando di riportare tra noi una parvenza di umanità – E sono libera di andare dove desidero...-

- Tu non andrai da nessuna parte con lui...- disse, guardandolo con disprezzo.

- Come pensi di impedirmelo?- lo sfidai.

Lui si mise in piedi, cambiando espressione del volto con una rapidità tale da sconcertarmi.

Lo vidi guardarci per un attimo, sconcertato dalla mano di Chris sul mio fianco, dal suo atteggiamento protettivo nei miei riguardi. Trattenne a stento un sibilo di dissenso, indietreggiando disgustato.

- Non posso più trattenerti con la forza, El..-

Mi diede le spalle, rivolgendosi alla finestra della camera. Appoggiò la fronte al vetro.

- Pensavo che avrei avuto la determinazione necessaria per tenerti al mio fianco a tutti i costi, che ciò che provo per te sarebbe stato abbastanza per entrambi... ma non ce la faccio!-

Lo ascoltavo, sorpresa, mentre sentivo il respiro di Chris rilassarsi. Mi accarezzò un braccio, scendendo lentamente a prendermi la mano. Aveva bisogno di sentirmi, così come io avevo bisogno di averlo al mio fianco, ma non sopportavo di vedere Vic in quello stato.

- Non si può scegliere chi amare... non si può decidere di non amare più... Non c'è niente da decidere, niente da scegliere...- dissi, mesta.

- Lo so...- mi rispose, voltandosi a guardarmi. Vidi una lacrima scorrergli lungo il viso.

Mi avvicinai a lui, lasciando che mi abbracciasse e interrompendo per un attimo il contatto con Chris. Vederlo in quello stato mi rendeva difficile anche respirare. Quanto dolore avevo causato? Quanto ancora ne avrei causato?

Non potevo fare a meno di pensare che fosse tutta colpa mia. Chris aveva sofferto, Vic stava soffrendo... Non riuscivo a muovere un passo senza causare dolore a qualcuno. Ero diventata un mostro... lo ero sempre stata.

- Perdonami, ti prego...- mi sussurrò lui. Mi strinse più saldamente, guardandomi negli occhi per un attimo. Poi tese i muscoli. Lo percepii chiaramente sotto le mie dita, al di là della stoffa della sua camicia.

Compresi troppo tardi ciò che aveva intenzione di fare.

Sentii le schegge di vetro rimbalzare sul mio corpo e tintinnare nell'aria come piccoli campanelli mentre sfondavamo la finestra, ancora stretti in quell'abbraccio.

Planavamo a tutta velocità verso l'asfalto, compiendo un volo dall'undicesimo piano e tagliando l'aria come due proiettili impazziti.

Per quel poco che ricordavo della fisica studiata al college, sapevo che non sarei rimasta in aria per molto più di un paio di secondi, eppure ebbi il tempo di vedere gli occhi di Chris, sbarrati dall'orrore, rivolgermi un ultimo intenso sguardo, il viso illuminato dal sole appena sorto. Era divino, accarezzato da un vento leggero che gli scompigliava i capelli...

Non sentii nessuno schianto, nessun dolore.

Non vidi la mia vita passarmi davanti agli occhi in una sequenza di immagini a rallentatore. Non vidi tunnel, né luci bianche da seguire.

Ebbi solo la consapevolezza che tutto finiva esattamente come era cominciato.

Con il mio corpo disteso sull'asfalto in un vicolo scarsamente illuminato, con i primi raggi del sole che sorge a baciare i palazzi più alti.

E con gli occhi di Chris nei miei, un piccolo angolo di paradiso in quel luogo che sapeva di morte.

Se fossi riuscita a parlare, ero certa di cosa avrei detto.

Mi sarebbero bastate poche parole, sapevo che mi avrebbe sentita sin da lassù.

Ma non avevo fiato. Non potevo parlare.

Sperai che sentisse con chiarezza dentro di sé quanto lo amavo, nonostante tutto ciò che era accaduto negli ultimi mesi. Che sapesse che lo avevo perdonato per tutto. Per Lexie, per essersi fatto attendere...

Sperai di poter sentire le sue mani su di me ancora. Di poterlo baciare ancora. Di poterlo avere ancora...

Sperai di non morire lì, tra le braccia dell'uomo sbagliato.

E mentre i miei pensieri ricorrevano quelle speranze sentii le forze prosciugarsi, costringendo le mie palpebre ad abbassarsi lentamente, precludendomi quelle ultime immagini di vita. In quel momento realizzai che il mio destino si era finalmente compiuto.

Elena Scarlett Grey moriva per l'ultima volta.

  
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