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Autore: Aerith1992    29/06/2010    3 recensioni
Antonio e Lovino non si incontrano da quando l'italiano se n'è andato da Villa Carriedo, per diventare una Nazione indipendente. Francis e Gilbert movimenteranno un po' le cose... Andrà tutto bene?
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Recuerdos

Antonio sprofondò in una delle comode potrone, solo, al buio, nel grande salotto dove poco prima si era intrattenuto con i suoi amici. Sospirò al pensiero della discussione con Francis e ancora una volta, come spesso accadeva quando era solo nella sua enorme villa, ricordò il giorno in cui Lovino se n'era andato, anni e anni prima.

 

Era tornato da poco a casa, dopo uno dei suoi soliti lunghi viaggi, ma Antonio lo aveva notato subito: Lovino non era più lo stesso. Non solo esteriormente, dato che si era trovato davanti un ragazzo di 17 anni cresciuto di molto in altezza anzichè il bambino che ricordava, ma anche il suo carattere sembrava cambiato. Era più scontroso e indifferente e si lasciava avvicinare da lui sempre meno. Lo spagnolo aveva subito pensato che fosse un fattore dovuto alla crescita di Lovino, ma qualcosa non andava, lo sentiva dentro. L'italiano sembrava pensare a qualcosa costantemente, così dopo una settimana dal suo ritorno Antonio si decise a parlargli, mentre pranzavano nel grande salone.

-Come va, mi cariño? Sei molto cambiato mentre ero via.

-Ci credo, non ci sei mai, bastardo! Non che io ti voglia qui- rispose Lovino in italiano, arrossendo mentre fissava il suo piatto di paella.

Antonio sorrise a mo' di scusa. Sapeva che era mancato al piccolo (che piccolo in realtà non era più) italiano, troppo orgoglioso per rivelarglielo.

-Mi dispiace, tutte le Nazioni sono state occupate come me al momento... Ma adesso ho molto più tempo per stare qui

Lovino mormorò qualcosa a pugni stretti. Sì, c'era veramente qualcosa che non andava, ma Antonio non riusciva veramente a capire cosa. Decise di chiederglielo.

-Che succede, Lovi? A che stai pensando questi giorni?

Un "fatti i cazzi tuoi" dell'italiano lo avrebbe rassicurato, ma non fu questa la risposta che ricevette. L'italiano sembrò esplodere.

-Voglio tornare alla mia vera casa, voglio stare tra la mia gente cazzo! Non ne posso più di questa dannata villa, di essere un tuo possedimento... Diamine, sono anche io una Nazione!- gli rispose Lovino tutto d'un fiato guardandolo negli occhi, rosso in volto.

Antonio lo guardò stranito. Non sapeva che rispondere.

-Insomma, idiota, non lo capisci? Te lo devo dire anche in spagnolo? Voglio l'indipendenza. Quiero la indipendencia.

 

Accidenti com'era cresciuto. Antonio riflettè un attimo. Il momento a cui aveva sempre evitato di pensare era arrivato. Voleva bene a Lovino, aveva imparato a conoscerlo, non poteva lasciarlo andare. *É per il bene di Lovino* pensò prima di parlare, ma in fondo lo sapeva, era egoismo, quasi paterno, da parte sua.

-Dovesse essere l'ultima cosa che faccio, Romano, non ti farò andare via da qui. Soy yo el Reino de España- rispose passando al nome ufficiale dell'italiano

-Provaci, ma non ci riuscirai. Diventerò una nazione indipendente che tu lo voglia o no.

Antonio rimase sorpreso alla reazione del ragazzo. Lo ricordava come una persona pavida, pensava si sarebbe spaventato. Ma il bisogno di libertà aveva sconfitto la paura. Così da quel giorno si ripromise di stare attento a quel ragazzino.

I giorni seguenti la tensione in casa Carriedo era alle stelle. Antonio continuava a sorridere come se niente fosse stato, sebbene sapesse benissimo che Lovino non avrebbe cambiato idea, anche solo per il semplice fatto che lo aveva sfidato. L'orgoglio di Lovino non gli avrebbe permesso di ritirarsi. Così lo spagnolo aspettava l'arrivo della tempesta.

Tempesta che arrivò, coincidenza, in un giorno di pioggia. Antonio era corso a verificare lo stato dei suoi amati pomodori, quando vide correre sul viale che portava fuori villa Carriedo Lovino. Lo raggiunse velocemente e bloccò per un braccio.

-Cosa stai facendo, Lovi?

-Non lo vedi da te? Me ne vado, idiota- rispose l'italiano senza voltarsi.

-¡Espera! Fermati!- ordinò Antonio tirandolo a sè

-No- Lovino gli puntò addosso un archibugio che aveva rubato il giorno prima -Lasciami o sparo. Questo coso è vecchio, ma funziona-

Antonio lo osservò. Il ragazzo era fradicio quanto lui, e nei suoi occhi oltre ad una certa nostalgia risplendeva una determinazione che non sarebbe crollata. Avrebbe sparato, sì. Lo spagnolo gli lasciò il braccio, ma Lovino non abbassò ancora l'arma

-Non cercarmi, non seguirmi, o ti odierò sul serio-

Il punto debole di Antonio, colpito e affondato.

-Va bene- rispose lo spagnolo a denti stretti

L'italiano abbassò l'arma e uscì dalla villa. Antonio lo guardò, fino a quando non diventò un puntino indefinito tra la vegetazione mediterranea. Rise sommessamente sotto la pioggia. Lui, il Regno di Spagna, messo con le spalle al muro da un ragazzino.

Quella fu l'ultima volta che vide Lovino Vargas.

 

***

Ed ecco qui, il primo capitolo della storia! Questa parte è un po' più riflessiva, ma nel prossimo capitolo torneranno Francis e Gilbert con il loro megapiano e l'atmosfera sarà più allegra. Grazie a tutti quelli che hanno commentato il capitolo precedente (su EFP, forum, eccetera eccetera)

@ moniko chan: sono contenta che la storia ti piaccia ^^. In quanto all'errore che mi hai segnalato, ho controllato e sembra sia a posto, anche se è un'espressione un po' strana, sì. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

  
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